Salviamoci
Al via la sperimentazione del medico e pediatra di base a persone senza fissa dimora. Il commento di Roberto De Lena operatore sociale di “Città Invisibile/Faced” di Termoli
di Antonio Ricciuti (da La Fonte Nov 24)
11 Novembre 2024
Il Molise andava salvato da tempo, se non lo abbiamo fatto finora, facciamolo adesso! Non deve destare scalpore questa pessimistica ed accorata esortazione, in quanto nel settembre 2023 l’università del Molise ha organizzato un convegno intitolato Caduta Libera, in cui, resi noti e commentati i risultati di uno studio sul progressivo spopolamento delle aree interne della regione Molise, si proponeva di studiare strategie regionali e nazionali da adattare agli specifici contesti locali. In ossequio alla preoccupata sollecitazione, mi accingo a suggerire una proposta di radicale cambiamento, atta a sollevare le sorti e fare uscire dall’agonia la sconsolata nostra regione che, con il malaugurato ed improvvido avvento della economia “differenziata”, precipiterà in un irreversibile baratro socio-economico istituzionale.
Il Molise, tra il Trigno a nord e il Fortore a sud, non solo non ha raggiunto l’obiettivo, che si prefiggevano i politici nel 1963 di portare la popolazione da 400mila a 600mila, ma la stessa è precipitata a 280mila abitanti, con oltre trenta Comuni con meno di 300 abitanti, spesso con nascite vicine allo zero. Si è venuto a creare un “combinato esplosivo”:
1) un progressivo depauperamento demografico, per il fenomeno del brain drain,
2) l’invecchiamento della popolazione, 3) la cronica mancanza di posti di lavoro. Esiste, quindi, la realistica possibilità che nel prosieguo, a causa della evidente impossibilità di esistere come regione autonoma, il Molise venga aggregato alle varie regioni limitrofe.
Mi accingo da molisano a prospettare una proposta per la nostra sopravvivenza, che non ha la pretesa e la presunzione di essere il verbo, ma di rappresentare una pietra lanciata nello stagno dell’inerzia accidiosa che ci attanaglia. Ora che risulta del tutto evidente l’attuale nostra tragica situazione di decadenza socio-politico-istituzionale, tutti i cittadini, soprattutto i giovani, cui più opportunamente compete costruire il proprio futuro assieme ai rappresentanti degli organismi istituzionali più sensibili al problema, seguendo i dettami dell’antidoto proposto dal sottoscritto, devono organizzarsi in comitati denominati COSSTE (comitati per la salvezza e sopravvivenza territoriale). I comitati avranno il compito di sensibilizzare i cittadini/elettori, il governo regionale e nazionale alla perentoria necessità di una radicale riforma che comprenderà perfino assetti istituzionali, al pari di altre regioni che nel tempo hanno già avuto dallo Stato centrale la possibilità di autodeterminarsi. Successivamente, gruppi di attuali comuni, uniti per aree geografiche omogenee creeranno comuni più grandi che verranno denominati Comuni Metropolitani, – cfr. città metropolitane istituite con la riforma degli enti locali introdotta con la legge 56/2014. L’obiettivo di tale operazione può sintetizzarsi nello slogan “Un comune metropolitano, una scuola, uno stadio, una chiesa: un futuro”.
Un comune metropolitano.
Il Molise dovrà essere suddiviso in massimo dieci comuni, con un unico sindaco e un unico consiglio comunale metropolitano, ed un rappresentante locale per ogni ex comune, che fungerà da referente, senza stravolgere gran parte delle attuali funzioni. I dieci sindaci acquisiranno maggiore autorevolezza, e, rappresentando 20/25mila abitanti, avranno la possibilità di incontrare i referenti regionali, ad esempio, una volta al mese. Il che, di per sé, ovviamente, non risolverebbe gli atavici ed inveterati nostri problemi, ma senza dubbio, questa sorta di democrazia diretta, renderebbe la rinascita e resilienza più agevoli ed il dialogo istituzionale più snello e diretto, condividendo le immancabili difficoltà assieme a una programmazione territoriale più ampia, non legata ad un unico e singolo campanile.
Una scuola.
Essendo la fucina dei futuri cittadini, la scuola dovrà essere la sede della maturazione culturale dei giovani in senso lato. Un istituto di formazione che denomineremo CU.CU.RI.DI. (centro unificato culturale, ricreativo,didattico), cioè un istituto che dovrà essere, e qui diventiamo moderni ed ambiziosi, superiore ai college, già presenti da anni nelle nazioni più evolute. Il CU.CU.RI.DI. dovrà nel tempo essere provvisto ovviamente di aule dedicate (in- formatica, laboratori, musica, teatro), piscine, palestre, campi sportivi ed infine una palazzina atta ad accogliere studenti pendolari o studenti ospiti provenienti da altre nazioni. Questo libro dei sogni può far sorridere, forse anche irridere qualche lettore, ma si pensi a quanti milioni di euro si sono e si stanno spendendo e programmando di spendere per adeguare gli edifici esistenti (adeguamento sismico, elettrico, termico, green, etc.) in comuni dove le nascite sono a zero o giù di lì. Si deve convenire che è preferibile concentrare le risorse in un unico luogo, in un moderno college, da farci invidiare da tutto il mondo. Attorno agli edifici del college (uno per ogni nuovo Comune Metropolitano) sorgerebbero di conseguenza attività commerciali (librerie, bar, pizzerie, punti di incontro e ritrovo, negozi di abbigliamento, calzature ed articoli sportivi). Ma il risultato più significativo è rappresentato dalla possibilità di incontro tra ragazzi e giovani provenienti da paesi confinanti, di vivere una vita sociale piena di occasioni di arricchimento culturale e non essere relegati ad una anacronistica e deleteria pluriclasse.
Uno stadio.
Il Comune Metropolitano di 20/25 mila abitanti potrà ambire ad avere una squadra che militi nelle serie superiori ed avere come satelliti le squadre che attualmente militano nei campionati minori con conseguente coinvolgimento di tutto il mondo sportivo dell’area geografica di appartenenza. Per ovvie ragioni le manifestazioni sportive creeranno un afflusso di cittadini che convergono per tifare la propria squadra territoriale.
Una chiesa. Nei prossimi anni è prevedibile un inevitabile calo delle vocazioni, pertanto, ci sarà una carenza di personale ecclesiastico da destinare ai piccoli centri, per cui sarà necessario concentrare i fedeli presso massimo due strutture ecclesiastiche.
Ribadiamo: “un comune metropolitano: un futuro”. Da oggi cari concittadini cerchiamo di ridere insieme, se non vogliamo rassegnarci a piangere da soli.
Un unico comune metropolitano di circa 20-25 mila abitanti, non rappresenta affatto, come con malcelata superficialità qualcuno asserisce, la scomparsa del campanile. Finora ci hanno chiuso le scuole, le poste, le caserme, poi hanno chiuso conseguentemente le numerose attività commerciali; a forza di tagli non ci resta che si provveda al taglio di ciò che per decoro non possiamo nominare! Il decreto Molise arriverà, ma sarà un “decreto di sfratto” dal contesto delle altre regioni, più degne di questo nome. Bisogna proporsi e prodigarsi per una regione Molise principessa e non più cenerentola ma, rivendicando per la ventesima regione un ruolo di prestigio da protagonista, candidandola al governo nazionale come regione pilota, regione laboratorio, per qualunque esperimento di governance locale. Per la realizzazione del progetto è necessario rompere col passato, per realizzare ciò bisogna dissociarsi da coloro che con il loro agire lo hanno malamente rappresentato.
In conclusione, possiamo asserire che tutti noi, compreso il sottoscritto, con il nostro voto e non voto, candidandoci, sostenendo un candidato e/o una coalizione, abbiamo in piccola parte contribuito a che si verificasse ciò che oggi auspichiamo non accada più. Con ferma convinzione diciamo: “Il Molise andava cambiato da tempo, ma se non lo abbiamo ancora fatto, facciamolo adesso!” perché quelli che vogliono cambiare, non aspettano, lo fanno.
di Antonio Ricciuti (da La Fonte Nov 24)
11 Novembre 2024