• 11/06/2019

Scultore tra cielo e terra

Paolo Saverio Di Zinno aveva goduto di una formazione tutta napoletana, nella bottega di Gennaro Franzese, tra il 1737 e il 1742

di Gaetano Jacobucci (da lafonte.tv)

6 novembre 2019

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Alla scuola del Franzese

Paolo Saverio Di Zinno aveva goduto di una formazione tutta napoletana, nella bottega di Gennaro Franzese, tra il 1737 e il 1742. Tornato nella città natale attrezzò una bottega in grado di eseguire, a imitazione di quella degli statutari lignei del primo Settecento a Napoli, scultura a getto continuo, soddisfacendo una richiesta che proveniva dalla Regione, capace di esportare le sue opere statuarie.  In Capitanata, Abruzzo e nella Campania località grandi e piccole si popolano di Assunte, Immacolate, santi martiri, santi patroni, propagando in queste zone una raffinata e virtuosistica cultura rococò, anche intrisa – e non paia una contraddizione – di una vena narrativa di efficacia verista che la committenza “popolare” delle zone di provincia era attrezzata ad apprezzare in modo particolare.

Lo storico dell’arte Francesco Abbate, trattando le province continentali nel Settecento borbonico, ha abilmente intrecciato vari interventi di studiosi come Catalano, Lattuada, Borrelli delineando le coordinate stilistiche di maestri che hanno fatto della scultura un intreccio a trama tra il centro e le periferie del regno.

Formazione partenopea

Negli anni del soggiorno napoletano Paolo Saverio Di Zinno si dedicò all’osservazione delle le sculture del barocco napoletano e degli argenti del tesoro di San Gennaro, delle sculture della Certosa di San Martino, in cui si erano cimentati i più grandi artisti della prima metà del Settecento. Gli studi preparatori per il monumento equestre di Carlo III, mai realizzato, e i progetti per i carri allegorici possono essere considerati dei promemoria dell’esperienza napoletana, in seguito utilizzati con particolare efficacia nel travaglio progettuale legato alla realizzazione delle macchine dei Misteri.

Le fonti artistiche

A quali fonti il Di Zinno ha attinto? Vissuto al tempo di Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Nicola Tagliacozzi Canale, artisti ‘dell’effimero napoletano’, è questa l’eredità già evidenziata da molti studiosi. Paolo Saverio ricava dai modelli osservati le modalità di composizione, vale a dire il percorso dalla modalità statica a quella dinamica, tipicamente barocca. I bozzetti preparatori esprimono un’accurata attenzione agli slanci delle rappresentazioni in seguito realizzate nella plasticità della scultura. Le opere del Di Zinno vanno osservate dal basso verso l’alto, non in posizione frontale; tale visione ascensionale permette di far risaltare il chiaroscuro del modellato in movimento, dando all’incarnato una luce diafana, in trasparenza, tipica delle creature attraversate dallo splendore celeste.

Raccolta Eliseo

Uno studio sistematico della grafica del Di Zinno è stato curato dalla Dottoressa Silvana De Gregorio, la quale delinea la personalità dell’artista con uno studio sistematico della grafica e gli aspetti tecnici dei disegni studiati, come le filigrane, ha potuto far risaltare il rapporto con le sculture.

Nelle opere traspare una sintesi personalissima del culto della bellezza: la dolcezza dei contorni e la magia dei colori non rappresentano un punto d’arrivo ma sono tappe della crescita, che non prevedeva un passato da rimuovere bensì un continuo da perfezionare.

La produzione grafica del Di Zinno risulta di notevole rilevanza per lo studio dell’elaborazione plastico – visiva dello scultore e della sua bottega, e consente di valutare la vasta gamma degli interessi culturali che lo hanno visto impegnato. La Raccolta Eliseo comprende non solo bozzetti riferibili alle sculture lignee, ma anche decorazioni per pedane e macchine effimere. Si rileva che non tutto il materiale grafico è in rapporto a opere del Di Zinno. Gli studi per macchine effimere ed anche un certo numero di disegni sono appunti che l’artista elaborò nel periodo della sua permanenza a Napoli.

La vera arte non è fredda esercitazione, ma ciò che riesce a parlare al cuore, alla mente, alla vista, all’udito del fruitore che secondo la specifica sensibilità potrà goderne al meglio arricchendo lo spirito. Obiettivo dell’arte sacra è comunicare e rappresentare il mistero nella sua bellezza.

di Gaetano Jacobucci (da lafonte.tv)

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