• 12/19/2018

“Se devo cambiare Peppe per Peppe mi tengo il Peppe mio”

L’annunciata “rivoluzione ecologica” che boccia le auto  “tradizionali” e premia quelle elettriche e/o ibride potrebbe aggravare le condizioni ambientali globali 

di Marcello Pastorini – fb

19 dicembre 2018

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In Italia la produzione di energia elettrica per buona parte deriva da fonti rinnovabili, tuttavia un’altra importante fetta proviene dall’utilizzo di combustibili fossili. L’annunciata “rivoluzione ecologica” che boccia le auto  “tradizionali” e premia quelle elettriche e/o ibride potrebbe aggravare le condizioni ambientali globali con particolari ricadute negative, in riferimento alle problematiche acute, in alcune specifiche aree. Questo accadrebbe se la misura non prevedesse l’incremento della produzione di energia elettrica, quella utilizzata in più dalle nuove auto, attraverso le fonti rinnovabili. Ovviamente questo incremento necessita tempo e investimenti, per questo anche in questo caso sembra si sia voluto iniziare a costruire la casa dal tetto.

In ogni trasformazione energetica vi è una perdita, quindi nel passaggio da energia chimica dei combustibili in energia elettrica il rendimento è lontanissimo dal 100%: al consumo energetico delle auto elettriche andrebbe aggiunto quello speso per produrre l’elettricità spesa. In questa “rivoluzione ecologica” la situazione migliorerebbe nelle grandi città, ma peggiorerebbe nei luoghi in cui l’energia elettrica viene prodotta a partire da combustibili fossili, con innalzamento, in quei luoghi, del livello di polveri sottili, inquinanti. A livello globale aumenterebbero i gas serra. Ad esempio peggiorerebbe la condizione ambientale nell’area industriale di Termoli e a Larino dove, in pochi chilometri, si trovano due turbogas. La “rivoluzione” potrebbe peggiorare la classifica relativa alla qualità della vita di un’area, che è già nella stessa fanalino di coda a causa di spopolamento, indice di vecchiaia elevato, mercato del lavoro scarso… invece, la prima della classe, Milano, vedrebbe rafforzare la sua posizione per il miglioramento delle condizioni ambientali.

Forse si potrebbe giungere ad un risultato ambientale migliore per tutti se si rendesse efficiente il trasporto pubblico, con un servizio rafforzato e il rinnovo del parco macchine in circolazione: la rinuncia all’auto privata comporterebbe un risparmio energetico complessivo a vantaggio di tutti e dell’ambiente. Quindi sarebbe meglio spendere soldi pubblici, piuttosto che per favorire l’acquisto di auto elettriche, per rendere efficiente il trasporto pubblico. D’altronde, come disse Steven Chu, Nobel per la fisica, l’energia più pulita è quella che non si produce… e quindi consuma.

Poi mi chiedo le case produttrici che lunghezza di vita garantiranno per le nuove auto: io ho una Fiat diesel che senza problemi si sta avvicinando ai 500.000 km di percorrenza. Se le nuove auto durassero la metà, al conteggio energetico e ambientale dovremmo considerare il maggiore peso energetico per produrre il nuovo parco macchine.

Per l’ambiente come per l’economia, per verificare la sostenibilità delle misure dovremmo tenere conto di entrate e uscite: una rivoluzione che prevedesse un aumento globale della produzione di energia a partire dei combustibili fossili comporterebbe un peggioramento ambientale e non un miglioramento. Sarebbe una rivoluzione peggiorativa e non migliorativa, quindi ancora di più varrebbe il detto molisano: “ se devo cambiare Peppe per Peppe mi tengo il Peppe mio” 

di Marcello Pastorini – fb

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