• 04/21/2023

“Strada delle Cornacchie”

Le “strade dell’acqua” in agro di Capracotta

di Francesco Mendozzi (da letteratura capracottese.com)

21 Aprile 2023

La prima “strada dell’acqua” che ho approntato è quella cosiddetta «delle Cornacchie», la quale ruba il nome al monte che fa da fulcro all’escursione. Secondo la leggenda di Cornix e della dea Atena, la cornacchia (malaugurio) rappresenta il contraltare mitologico della civetta (buon auspicio), che dà il nome a un’altra montagna capracottese e, non a caso, anche ad un’altra delle mie strade dell’acqua. La Strada delle Cornacchie, tuttavia, è lunga oltre 7 chilometri e tocca 7 fonti, oltre ad un punto acqua particolarmente suggestivo, quello della cascata del Pisciariello.
La partenza è prevista dal Comunìce (forse dal latino communico, ossia “metto in comune”, “condivido”), un’ampia vasca presso cui le nostre donne facevano il bucato e dove si abbeveravano anche mucche e giumente. Poco più a monte, a nord del campo di calcio intitolato ad Erasmo Iacovone, vi è poi un altro manufatto realizzato negli anni ’90 per facilitare l’accesso dei bovini all’acqua e che, a rigor di logica, andrebbe chiamato Fonte di Ponte di Ferro, il quale merita comunque una visita.
A quel punto ci si trova al di sopra del già citato Ponte di Ferro, materiale con cui era probabilmente costruito l’antico viadotto che, dopo un’importante frana, venne sostituito da uno in pietra e cemento. Da lì, a pochi metri, si imbocca il sentiero CF il quale, dopo una lunga e spettacolare ascesa, conduce alla Fonte del Capriolo, la più giovane tra le fonti del territorio capracottese, costruita grazie allo sforzo di Lucio Carnevale e di altri volontari, che così l’han ribattezzata in onore degli ungulati che si vedono scorrazzare nella valle sottostante.
Dopo aver gustato un paesaggio mozzafiato, si prosegue sul sentiero 313 lungo il crinale delle Coste della Ruchetta per scendere nel Vallone dell’Incotta, nel mezzo del suo bosco. Questo vallone, nella stagione fredda, porta molta acqua e il suo nome è probabilmente legato non tanto alla natura calcarea della roccia quanto all’aggettivo latino incocta, nel senso di “bruciata”: in quest’area, infatti, i capracottesi erano soliti preparare le catòzze per la preparazione del carbone. Un’accezione di terra incocta ancor più aderente è quella di “luogo imbevuto, impregnato”, il che spiegherebbe quanto detto circa la portata idrica del vallone stesso.
Proseguendo verso ovest e ponendo attenzione alla segnaletica verticale, si giunge alla prima Fonte Nascosta (ve n’è un’altra sulla sommità di Monte Civetta, di cui parleremo in altra occasione) e, poco dopo, alla Fonte del Sambuco. La prima deve il nome al fatto che si trova in un avvallamento difficile da scorgere; la seconda, invece, è una sorgente perenne di Capracotta con una portata media di 2,46l/s, il cui nome è indiscutibilmente legato alla celebre pianta delle Caprifoliaceæ utilizzata in fitoterapia come diuretico e lassativo. La Fonte del Sambuco è segnalata sin dal 1753 sulla cosiddetta Pianta Barosio come punto di ristoro del «tratturo antico».

Da lì in poi si torna a vedere il cielo e, dopo aver abbandonato il sentiero 313, fatto un breve tratto su strada si arriva alla Fonte Gelata, che in realtà è una mera sorgente stagionale di Capracotta con una portata media annua di appena 0,003l/s. Risalendo verso est e rientrando nuovamente nella faggeta, si arriva finalmente alla prima Fonte del Pisciariello (con identico nome ve n’era un’altra in contrada Macchia), cui segue il punto che convenzionalmente indica l’omonima sorgente (portata di 0,78l/s), da cui si può ammirare l’altissima Cascata del Pisciariello che vien giù da Monte Cornacchia, uno spettacolo della natura che i più fortunati avranno visto persino in versione ghiacciata.
Riuscendo dal bosco e proseguendo verso sud, si sta nuovamente su strada finché si torna alla Pineta dove, con un ultimo sforzo di gambe, affrontando un piccolo sentiero in salita, si raggiunge il punto di partenza.

di Francesco Mendozzi (da letteratura capracottese.com)

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