• 11/05/2024

Sull’Agricoltura

Custode degli ecosistemi naturali

di Fabrizio Quaranta (da italiachecambia.org)

5 Novembre 2024

L’agricoltura è il baluardo contro l’arrembante predazione della speculazione energetica e la finzione di un ennesimo esiziale alibi per consumare ulteriore suolo e trasformare l’Italia in un’immensa, indistinta e squallida

periferia industriale a rischio e indifesa contro le catastrofi naturali.

Nella nuova normativa europea sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), la difesa degli ecosistemi, della biodiversità e del suolo rappresenta una condizione imprescindibile per contrastare il cambiamento climatico.

Dopo 70 anni di selvaggia speculazione edilizia, incontrollata urbanizzazione e crescente diminuzione della SAU, superficie agricola utilizzabile, con perdita completa dell’autosufficienza per quasi ogni materia prima

alimentare (meno del 64% per grano tenero per pane e pasticceria, -44% duro per la pasta, – 53% mais, -73% soia e poi legumi, olio, frutta secca, ecc.…fonte ISMEA e CREA), e’ semplicemente irresponsabile consumare

ulteriore suolo, tombando migliaia di ettari, tra l’altro quelli migliori e carenti, i più fertili, pianeggianti e ben esposti, con un osceno tappeto per km di lugubri paramenti funebri fotovoltaici a terra (che tutti

sanno potrebbero tranquillamente trovare posto su tetti o aree industriali già consumate (fonte ISPRA), seppur con minor lucro privato dell’arrembante speculazione energetica). Già migliaia di ettari agricoli,

soprattutto a grano, pianeggianti del Sud più bello (Sicilia, Puglia, Lucania, Molise) sono stati impunemente massacrati, con “allegro” cambio di destinazione d’uso, e ora tocca alle località più iconiche del Centro, in

particolare della Tuscia, “rea” di aver preservato vaste aree agronaturalisticamente integre e quindi particolarmente appetitose alla speculazione energetica: a Tuscania, Tarquinia e, soprattutto, Vulci-

Montalto di Castro ormai si coltiva quasi più silicio che grano e centinaia di progetti predatori incombono su quelle zone patrimonio dell’umanità.

L’indiscriminato assalto alla terra non ha trovato fino ad oggi un valido contrasto istituzionale visto anche il progressivo e doloso annacquamento delle norme di tutela ambientale degli ultimi anni e contemporaneamente per il crescere del fenomeno di “agri-bashing”, ovvero la sistematica denigrazione dell’agricoltura accusata da una popolazione che ha ormai dimenticato il faticoso lavoro dei nonni, di avere effetti nocivi sulla salute, sull’ambiente e sul benessere degli animali. Tutti luoghi comuni ossessivamente ripetuti con slogan orecchiabili da pessimo marketing mediatico, seppur facilmente smontabili con fatti e dati scientifici che però nessuno ha voglia e capacità di studiare: basti pensare che l’agricoltura, unico settore di importanza socio-economica, in virtù della fotosintesi delle colture erbacee ed arboree, assorbe enormi quantitativi di CO2 (ben 54 gigatonnellate l’anno) e che da decenni è invece costantemente relegata al ruolo di grande inquinatore per le 10 gigatonnellate che annualmente emette, come ogni buon talchsciò si lustra di sentenziare.

Invece l’attività agricola è la prima custode dell’agro-ecosistema e produttore di beni e/o benefici diversi dal cibo, se questo tante volte risultasse di scarsa importanza “culturale”, essendo di facile, banale reperibilità nel frigorifero o nello straboccante supermercato sotto casa Oltre a un immenso stoccaggio della CO2 con l’attività fotosintetica delle colture, e ovviamente, al cibo che

fino a prova contraria tiene più in vita dell’energia, l’attività agricola fornisce gratuitamente e silenziosamente preziosi, indispensabili e insostituibili servizi ecosistemici che altrimenti sarebbero costosissimi alle comunita’, agli Stati.

I servizi ecosistemici sono funzioni o processi ecologici vitali, come la produzione di ossigeno atmosferico, il ciclo o il filtraggio dell’acqua dolce, la sintesi di carboidrati da parte delle piante o il mantenimento di condizioni climatiche stabili, che costituiscono il capitale naturale. Lo stesso capitale naturale su cui si basa l’attività agricola e che essa stessa può aiutare a ripristinare ed aumentare. Il contributo dell’agricoltura nel garantire la fornitura di servizi ecosistemici da parte dell’agroecosistema è richiamato anche nell’ambito dell’obiettivo 2.4 dei Sustainable Development Goals (SDG) (nota 9) delle Nazioni Unite.

I servizi ecosistemici non producono effetti immediati e di grande impatto, ma operano con i ritmi dei processi naturali e, per questo, risultano spesso invisibili. Risulta molto più difficile formare una consapevolezza intorno all’invisibile o al difficilmente quantificabile, e si preferisce sorvolare nel consueto talchsciò marchettaro denigratorio.

Il suolo NON CONSUMATO fornisce all’uomo i servizi ecosistemici necessari al proprio sostentamento (Kumar et al., 2012):

– sequestro di ingenti quantità di carbonio;

– riserva, filtraggio e trasformazione delle sostanze nutritive e delle acque meteoriche o irrigue;

– ritenzione e rilascio di nutrienti nei terreni;

– supporto alla vita, riserva di biodiversità, habitat delle specie vegetali e animali, tra cui l’uomo, partendo dalla valorizzazione degli elementi minerali, bio-chimici e fisici legati al ciclo della fertilità;

produzione di biomassa, materie prime naturali per le attività umane e, ovviamente, di cibo variato e vocato nei vari ambienti per il benessere e la longevità di miliardi di persone;

– regolazione dei cicli idrologico e bio-geochimico, e con la relativa capacità depurativa;

– mantenimento dell’equilibrio idrogeologico.

regimazione e controllo sistematico delle acque superficiali, attraverso anche le ben studiate sistemazioni idraulico-agrarie dei pendii volte a ridurre le perdite di suolo causate dall’erosione e attenuare la velocità

cinetica dell’acqua nel ruscellamento superficiale che può generare disastrose alluvioni nei centri abitati.

Un terreno impermeabilizzato anche solo per il 50% ha un tasso di deflusso cinque volte superiore rispetto ad un terreno naturale (Zullo et al., 2022). Un suolo agricolo perfettamente funzionante può immagazzinare

fino a 3750 tonnellate di acqua per ettaro (Commissione europea 2012). Le modifiche apportate al suolo naturale (con cemento, asfalto o silicio NdR) riducono notevolmente la capacità di infiltrazione totale della

superficie di un bacino avendo inevitabili effetti negativi sulla ricarica degli acquiferi proporzionalmente al grado di impermeabilizzazione (Zullo et al., 2022). E solo dopo la saturazione comincia un iniziale lento

deflusso che invece è immediato e catastrofico sulle troppe e crescenti superfici artificiali impermeabilizzate.

– e at last but not least valori culturali, in quanto archivio storico-archeologico, patrimonio e quinta maestosa del paesaggio naturale e dei beni artistici e architettonici che portiamo nel cuore della nostra

identità.

Un aspetto profondamente etico, non superficialmente estetico come minimizzano pro lucro suo i neopredatori della speculazione energetica e i loro avventati garruli sostenitori che Negano l’Ambiente.

di Fabrizio Quaranta (da italiachecambia.org)

5 Novembre 2024

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