• 03/06/2025

Sulle tracce degli internazionalisti

Son già passati 25 anni dalla posa della lapide nella piazzetta di Letin

di Giuseppe La Serra (da lafonte.tv)

6 Marzo 2025

 

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Nel 2002, su iniziativa del Club Alpino Italiano (CAI), un gruppo di persone ha ripercorso per tre lunghi e faticosi giorni il cammino fatto da Malatesta e dagli altri della “banda del Matese” nel 1877. Partiti da San Lupo, sulle orme di quegli anarchici sono arrivati a Letino, paese nel quale Malatesta e gli altri “spiegata al vento la bandiera rossa e nera, ornati i cappelli con coccarde del medesimo colore, gli internazionalisti si diressero verso la piazza principale del paese, decisi ad occupare il municipio. (…) Gli insorti, entrati nella sala del consiglio, dichiararono decaduto il re Vittorio Emanuele II, proclamarono la rivoluzione sociale…”.
A puntate, riportiamo le impressioni di viaggio, tra cronaca e storia, di uno dei partecipanti, Vincenzo Argenio.
Son già passati 25 anni dalla posa della lapide nella piazzetta di Letino, che ricordava il centenario del moto della primavera del 1877. La sera del 4 aprile, in una sala dell’azienda agrituristica che ci ospita, facciamo gli ultimi preparativi prima della partenza solenne dell’indomani mattina. Niente lapidi, stavolta, anche se la manifestazione ha avuto un suo prologo nella presentazione di Cusano Mutri, il 23 marzo u.s., nella sala consiliare del Comune. Vengo nominato, anche se non ancora in campo, cronista ufficiale della manifestazione. A tavola siamo in undici a consumare la frugale cena di lavoro. Dei presenti ognuno, secondo le proprie simpatie e inclinazioni, si sceglie un nome tra i ventisei a disposizione dei partecipanti al Moto del 1877: ricominciano a circolare, per qualcuno per familiarizzare con gli eventi da rivivere, per qualche altro per entrare nella finzione goliardica del novello rivoluzionario, i nomi di Carlo, Errico, Domenico e del fratello Pietro, Cesare, Alamiro, Sisto, Ugo, Ariodante, e via via tutti gli altri. Scelgo, per la cronaca, quello di Francesco Ginnasi, il Conte, il possidente di Imola. Attaccata al muro, sulla parete di fronte, sopra al camino che arde alacremente, pende la bandiera diagonale rosso-nera. Tra gli altri presenti nella sala qualcuno sente che parliamo di Internazionale; uno di questi, tra il sorriso e il serio, sbotta: – Siete dell’Internazionale e portate la bandiera del Milan. Così va la vita. I nostri sono tutti iscritti ai vari CAI di Napoli, Caserta e Piedimonte Matese. Benché non la pensino allo stesso modo, ognuno, interpellato sulla circostanza, si sente comunque orgoglioso d’ iniziare l’avventura sotto il sigillo rosso-nero.
Arriva Vittorio, l’autista che ci dovrà portare all’inizio di ogni tappa e riprenderci alla sua conclusione. – Siete in pochi, – afferma – vengo col pulmino da sedici posti. Gli facciamo notare che sabato e domenica saremo di più. – Va bene lo stesso, – risponde – vi ho sistemato un’intera squadra di calcio di ventisette albanesi e, un’altra volta, trentuno persone che andavano al Santuario del Bambino Gesù. Fuori imperversa una bufera di neve. Siamo a quota m. 1.030, immersi in boschi di faggio, pascoli, strutture zootecniche e complesso agrituristico.
Si scherza, si fanno battute sulla imminente rivoluzione ma circola, subdolo, un timore malcelato, dovuto al pensiero per l’inclemenza del tempo, le asperità del percorso e, non ultimo, l’impari confronto con la storia. Il camminamento (molto meglio che trekking) prevede tre tappe di otto ore ciascuna: è stato così deciso per questioni organizzative, senza alcun riferimento temporale ai fatti storici. Il percorso, in larga parte, è già stabilito, sull’esperienza delle precedenti escursioni, necessarie per il suo approntamento; una verifica, che pretenderà di avere i connotati di “una sua storia”, senza condizionamenti, non ancora scritta, sarà possibile solo a posteriori, quando il confronto delle idee si sarà sedimentato. L’anima è il Maestro, Luigi, che aleggerà come una colomba sull’intero percorso.
Alle ore 10,00 del 5 aprile si parte da San Lupo (BN) il paesino dove, nello stesso giorno del 1877, ventisei Internazionalisti iniziarono un’avventura, che solo la storia di Stato tende ad ignorare. Dalla taverna Jacobelli, affittata giorni prima da Errico Malatesta, per motivazioni di diversa natura, verificabili sulle tante pubblicazioni esistenti sull’argomento, i nostri presero, nella notte tra il 5 e il 6 aprile, la via dei monti, ritenuti come unica possibilità di fuga e riparo ma, per quello che ci riguarda, per riorganizzare le fila e le idee per mettere in pratica la “propaganda del fatto”, sull’ esempio del mai dimenticato Carlo Pisacane.
Nella taverna Jacobelli fu trovata, dopo la partenza degli Internazionalisti, questa iscrizione murale:
Oggi
18 marzo 1877
ricordiamo
il 18 marzo 1871.
In questo giorno solenne
il Popolo di Parigi
insorgendo
inaugurava la libertà comunale
la emancipazione degli uomini.
Grande il popolo e generoso
la grandezza e la generosità non gli valsero
e
la Comune cadde.
Cadde
lasciando un’eredità sanguinosa
che noi abbiamo raccolto.
Intorno al vessillo
della Comune rivoluzionaria
raccogliamoci
o nuova generazione
e
combattiamo.

di Giuseppe La Serra (da lafonte.tv)

 

6 Marzo 2025

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