• 03/07/2023

Tanto più è grande il santuario quanto più è lungo il cammino

Tutto dipende dalla lunghezza del percorso il rilievo che assume il santuario perché un percorso breve coinvolge un territorio limitato e coinvolge meno fedeli

di Francesco Manfredi Selvaggi

7 Marzo 2023

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Le grandi Vie, la Francigena, la Micaelica e il Cammino di Santiago, la seconda passa pure per il Molise, si concludono con importanti santuari. Dipende dalla lunghezza del percorso il rilievo che assume il santuario perché un percorso breve coinvolge un territorio limitato e coinvolge meno fedeli. I percorsi lunghi richiedono più sforzo il quale si è disposti ad affrontare se la meta è di notevole valore.

Un piano regolatore non può certo stabilire dove dovrà sorgere un santuario, non è come fissare il luogo in cui ubicare la chiesa parrocchiale a servizio di un nuovo quartiere cittadino. È da dire che il problema posto, cioè il posto da assegnare ad un santuario, non si pone (posto, pone …) perché non è detto assolutamente che in quel determinato comune ci debba essere di necessità un santuario. È una logica imperscrutabile quella che sta dietro alla nascita dei santuari, è in qualche modo un mistero della fede.

Ciò che attiene alla spiritualità non può cerro essere governato da uno strumento urbanistico, la sede della parrocchia è un’altra cosa in quanto intesa nella legislazione italiana quale servizio collettivo, alla stregua di scuole, spazi verdi, ecc. A volte la decisione di costruire un santuario è connessa all’accadimento di avvenimenti soprannaturali quale è l’Apparizione della Madonna a Castelpetroso, l’edificazione del santuario qui la si può definire una scelta eterodiretta, voluta dall’Alto, da molto in alto, ovverosia effettuata per volontà divina.

Si tratta, comunque, di casi rari in quanto ordinariamente le località in cui si realizzano i santuari non sono connesse con l’essere successo lì un fatto miracoloso. E comunque vale per diversi santuari, la determinazione della loro costruzione è in relazione alla sacralità insita in quel sito, seppure non si tratti del sacro di cui alle, appunto, Sacre Scritture; il sentimento spirituale che emana un certo areale può provenire dalle sue caratteristiche naturali, un genius loci perpetuazione del culto ancestrale, volta per volta, delle grotte, la chiesetta ipogea di Pietracupa, delle sorgenti, la stessa Castelpetroso ne è un esempio perché c’è una fonte d’acqua sorgiva, delle vette.

Ci soffermiamo un po’ su quest’ultima categoria. Alcune sommità dei monti più alti sono state consacrate in epoca moderna, non è un fenomeno antico, dall’apposizione di croci, a cominciare da monte Miletto; l’altitudine trasmette al credente il senso di vicinanza a Dio. Le cime delle montagne sono una specie di interfaccia tra cielo e terra, quindi elementi di congiunzione tra le cose terrestri e quelle celesti.

Qualcuna di loro, segnando il passaggio tra il terreno e l’ultraterreno, viene dedicata al culto con l’edificazione di santuari sul modello dei Sacri Monti che costellano l’arco alpino e monti è, appunto, chiamato comunemente il rilievo sovrastante Campobasso su cui si erge un santuario mariano. È esplicito il riferimento al monte nella denominazione della bella chiesa di S. Maria, non per niente, del Monte a Cercemaggiore.

Sui gruppi montuosi molisani si incontrano diversi eremi tra cui vi sono i due S. Egidii, di Frosolone e di Boiano, che sono venerati, nelle relative cappelle, alla maniera di santuari; a questo proposito è da dire che da noi gli eremi sono meno numerosi di quelli presenti nell’Appennino abruzzese rappresentando quasi una coda della lunga serie di eremitaggi della confinante regione, una specie di scia. L’interesse deve essere posto non solo ai punti con valenze cultuali, ma pure al percorso che occorre compiere per raggiungerli che nel caso degli eremi i quali sono, di norma, montani è in salita e perciò faticoso.

La fatica che è richiesta per arrivare fin lassù è un po’ la metafora dello sforzo che è imposto ai fedeli per conseguire la salvezza dell’anima, una forma di espiazione dei peccati cioè una penitenza. Il cammino penitenziale è, di sicuro, più arduo se la meta, il santuario, è in quota, ma è altrettanto impegnativo se il santuario è assai distante, anche se magari non ci sono forti dislivelli da superare. Conta, in altri termini, anche la lunghezza del tragitto, quanto più esso è lungo tanto maggiori saranno le indulgenze che si acquisiranno, fondamentali per aspirare al Paradiso.

Si sarà capito che stiamo per parlare delle grandi Vie, la Micaelica, la Francigena, il Cammino di Santiago, delle quali solo la prima interessa il Molise e alle quali vanno aggiunti i meno affollati Cammino di S. Francesco, di S. Camillo De’ Lellis, di S. Francesco Caracciolo tutti di scala sovraregionale che toccano pure il territorio molisano; unicamente le prime hanno quale termine un santuario il quale è sempre di notevole rilievo, in verità la Francigena un insieme, l’insieme delle basiliche romane, e, d’altro canto, a proposito della dimensione del santuario è nelle cose che essa sia in rapporto alla dimensione, chilometrica, della Via.

Piace evidenziare che la nostra regione potrebbe ambire a divenire una tappa del Cammino di S. Benedetto, un ulteriore cammino impostato sulle orme di un santo, nello specifico il punto-tappa potrebbe diventarlo S. Vincenzo al Volturno, un antichissimo monastero benedettino. Invertiamo ora i termini del discorso, dai santuari posti alla conclusione di un percorso ai santuari situati in tratti intermedi di un percorso, nell’un caso un percorso di fede, nell’altro un percorso che possiamo definire laico, il percorso, è da precisarsi, in ambedue le casistiche è di rilevante estensione.

Lo annunciamo subito: nella prima fattispecie di percorrenza il santuario è grande, nella seconda è piccolo, inoltre nella prima è unico, nella seconda sono molteplici. Siamo pronti per svelare ciò di cui stiamo discutendo: gli uni sono i santuari maggiori che stanno alla fine delle Vie, gli altri sono i tanti santuari minori ubicati lungo le vie, adesso con l’iniziale minuscola, ovvero piste tratturali.

Limitandoci ad un pezzo del Celano-Foggia, quello che va dal Biferno al Fortore, camminando su questo tratto incontreremo S. Maria di Montecastello a Ripabottoni, S. Pietro a S. Elia a Pianisi, S. Elena a S. Giuliano di Puglia, architetture che possiamo riconoscere, abbiamo iniziato parlando di urbanistica, essere “attrezzature” religiose funzionali allo svolgimento della transumanza permettendo ai pastori di avere un momento di raccoglimento per pregare.

In conclusione va fatto, per completezza di trattazione, un breve accenno ad un’altra peculiarità dei santuari che si aggiunge a quella delle valenze cultuali ed è la loro significatività dal punto di vista culturale: sono cose che non sono discordanti, del resto una sola lettera separa cultuale da culturale, tra i principali monumenti architettonici di questa terra vi sono i santuari, i più belli sono quelli di stile romanico, non ce ne voglia Castelpetroso, da S. Maria della Strada alla Madonna di Canneto a quella di Casalpiano.

di Francesco Manfredi Selvaggi

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