Turismo di montagna
Come farlo in maniera sostenibile?
Sxw di Redazione italiachecambia.org
17 Marzo 2025
Solitamente le aree montane sono caratterizzate da criticità particolari come l’invecchiamento e lo spopolamento, oltre che da una fragilità effettiva anche di carattere ambientale. È per questo che l’AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabile – attribuisce al turismo una valenza universale, con attenzione e sensibilità verso quelle che sono le aree interne e le aree montane. «Queste zone rappresentano modelli dove le comunità sono più piccole e più radicate sul territorio e questo consente un’attività maggiore di coinvolgimento turistico – si veda l’esempio delle comunità ospitali di Borghi Autentici d’Italia. Questo si verifica sia nelle attività dei soci AITR in Italia che nei progetti all’estero, quali quelli in Albania e in Kosovo».
A parlare è Maurizio Davolio, presidente di AITR, che si è espresso sul delicato tema del turismo di montagna: «La nostra attenzione in questo periodo è focalizzata sulla montagna, non solo per quelli che sono i rischi storici, come appunto lo spopolamento, ma per fenomeni come quello dell’overtourism, di cui è stata di recente vittima la destinazione turistica di Roccaraso. Per questo auspichiamo e lavoriamo affinché siano forti l’attenzione e la gestione della politica in senso lato. Di esempi positivi e buone pratiche da replicare in tal senso ce ne sono diverse».
Si nota in questi anni un ritorno alla montagna che va anche al di là del turismo. In cosa consiste?
Si tratta di fenomeni molto interessanti. Il primo che mi viene in mente è quello dei nomadi digitali, che scelgono quando ne hanno l’opportunità, come lavoratori autonomi, possono scegliere queste località più gradevoli. Un secondo fenomeno è dato dalla scelta di giovani di avviare nuove attività produttive in zone diverse dalla città. Ci sono molti casi di giovani che allevano animali, che producono prodotti come lo zafferano, ci sono vari fenomeni di riscoperta della montagna.
Sono dei piccoli nuclei che si collocano in montagna come scelta di vita e questo ha positivi effetti. Il terzo fenomeno è che diversi immigrati decidono di collocarsi in montagna per occuparsi di lavori come l’allevamento, l’agricoltura e si tratta di giovani immigrati formati e dinamici che possono dare nuova linfa alla montagna. Questi sono fenomeni non turistici che rendono organizzata la montagna. Si rigenera e il turismo ne beneficia.
Puoi fare qualche esempio di buone pratiche?
A proposito di immigrati che decidono di vivere in montagna, mi viene in mente il Comune di Biccari, una delle più importanti buone pratiche per quel che riguarda le aree interne e di bassa/media montagna. Biccari è il Comune più in alto della Daunia e della stessa Puglia che ha operato sia nel recupero di elementi di tradizione locale sia nell’innovazione. Loro hanno lavorato su due binari: il mantenimento dell’economia tradizionale come la forestazione, la cucina, l’agricoltura e quello dell’innovazione segnato dal recupero delle case abbandonate, il parco avventura, le case sugli alberi, la bubble room [tende trasparenti gonfiabili a forma di bolla, ndr].
Questo ha contribuito a stimolare dei flussi turistici molto significativi legati al turismo di comunità, esperienziale e outdoor e quindi a un conseguente incremento demografico. Si tratta dell’unico Comune che ha avuto un incremento con l’immigrazione e la nascita di nuovi bambini. Ci sono dei casi molto interessanti che vanno valorizzati.
Un altro caso interessante che rappresenta una buona pratica è l’Associazione NaturaValp, che ha puntato a valorizzare un turismo di tradizione e non legato allo sci alpino. Un’associazione che si è quindi battuta contro le scelte di portare su quel territorio l’eliski ad esempio e che si è focalizzata sull’ospitalità, l’escursionismo, la cucina. Nel dossier Neve Diversa, elaborato da Legambiente tante sono le buone pratiche citate, che hanno scelto come NaturaValp di puntare su un turismo di qualità e sostenibile.
Altre realtà che rappresentano una buona pratica sono le Cooperative di comunità che combinano tradizione e innovazione. Tra i soci di AITR diverse sono le cooperative di comunità presenti nell’appennino tosco emiliano: La Valle dei Cavalieri, Lunigiana Sostenibile, Sigeric. Ci sono diversi fenomeni che lasciano sperare in un futuro dove sviluppo non vuol dire portare le industrie in Montagna, ma è legato a nuove modalità di fruizione, come lo sono i cammini.
In questo senso prima fra tutti mi viene in mente La Via degli Dei, cammino che ha contribuito alla nascita di ben 50 nuove imprese tra servizi di guida, tour operating, ricettività, ristorazione e che di recente ha anche ricevuto un riconoscimento internazionale quale la GSTC Destination. L’itinerario che collega Bologna e Firenze è il primo cammino al mondo a ottenere la certificazione internazionale GSTC, garanzia di sostenibilità e responsabilità sociale in ambito turistico. Orami ci sono dei riconoscimenti per questo sviluppo. Sono fenomeni che aiutano ad avere fiducia nel futuro.
A dimostrazione di questo, pensiamo anche all’editoria che sta ponendo una particolare attenzione sul turismo di montagna. A tal proposito ci piace citare il libro, edito da Altreconomia e scritto da Massimo Acanfora, proprio in collaborazione con AITR: Altra Montagna. Guida di turismo responsabile nelle terre alte. Esperienze di turismo responsabile in montagna: sulle Alpi e sugli Appennini, in estate e in inverno, per scoprire paesaggi e comunità, nel rispetto dell’ambiente, con proposte di turismo responsabile dei soci dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, per tutte le stagioni.
AITR è anche impegnata in diversi progetti di cooperazione allo sviluppo in territori montani. Ce ne vuoi parlare?
Nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo siamo impegnati da molto tempo. In passato abbiamo lavorato anche nei territori montani del Libano e della Tunisia. Questi anni siamo invece attivi nei territori montani del Kosovo con il progetto Naturkosovo, alla riscoperta della Via Dinarica e in Albania, con i progetti VitaVjosa e Laghi d’Albania. I Balcani infatti stanno vivendo un forte sviluppo turistico. Sono destinazioni nuove, che si aggiungono a quelle esistenti e che ora si stanno aprendo. Questi Paesi tra di loro sono interconnessi. C’è un clima pacifico e quindi c’è sicurezza e sono luoghi strepitosi con montagne selvagge, si stanno regolamentando i parchi, ci sono i cammini come la Via Dinarica, che sta diventando molto gettonata.
Poi c’è la valorizzazione della cultura locale, che ha delle caratteristiche intra etniche molto interessanti, una mescolanza di religioni che convivono pacificamente tra di loro. C’è la riscoperta dei loro prodotti e della loro cucina con presidi slow food e c’è una natura selvaggia come quella del fiume VJOSA su cui l’essere umano non ha ancora messo le mani se non per i ponti. Le montagne del nord dell’Albania e Kosovo vengono chiamate maledette e sono montagne ricche di cascate, funghi, foreste. Si possono fare tutte le varie discipline come il rafting, il canyoning.
Abbiamo riscontrato una grandissima attenzione e adesione e tutti sono impegnati sul tema della sostenibilità e quindi buone pratiche per l’uso dell’energia e dell’acqua e ci si è impegnati a risolvere le varie questioni. Come AITR presenteremo La Via Dinarica alle prossime fiere di settore come l’ITB di Berlino dal 4 al 6 marzo e poi ancora a Fa’ La Cosa Giusta! dal 14 al 16 marzo. Il progetto VitaVjosa con la Valle della Vjosa è invece protagonista della BITAC, la Borsa Italiana Turismo Associativo e Cooperativo e a sua volta a Fa’ La Cosa Giusta!. Nell’ambito della fiera organizzeremo anche una conferenza di presentazione.
Sxw di Redazione italiachecambia.org
17 Marzo 2025