“Un disastro per il Paese”
L’autonomia differenziata e il Consiglio Regionale del Molise
di Umberto Berardo
26 febbraio 2023
Richiesta dai consiglieri di minoranza, si è tenuta martedì 20 febbraio la seduta monotematica del Consiglio Regionale del Molise sull’autonomia differenziata.
Nei giorni scorsi l’Associazione degli ex Consiglieri Regionali ha fatto pervenire a tutti i membri della massima istituzione locale un documento in cui si esprime la netta contrarietà al DDL 615 definito “un disastro per il Paese”.
Fuori dall’aula CGIL e ALI Molise hanno tenuto un presidio informativo in Via IV Novembre.
La prima cosa da rimarcare è l’approssimazione nella conduzione dei lavori che hanno avuto ben due sospensioni, fasi concitate, incertezze su norme statutarie, continui richiami all’attenzione da parte di chi interveniva.
Interdetti lasciavano le immagini di consiglieri ripresi a smanettare sui cellulari nel corso dei lavori mentre si è notata la presenza solo iniziale di qualche giornalista in sala stampa.
In apertura il consigliere Niro ha chiesto l’iscrizione di un atto d’indirizzo per l’istituzione di una commissione regionale di studio e supporto al Presidente Roberti in fase di attuazione del Disegno di Legge sull’autonomia differenziata nel confronto con lo Stato o nella Conferenza Unificata Stato-Regioni.
Pur facendo rilevare la minoranza che tale richiesta doveva essere fatta come da Statuto almeno tre giorni prima della convocazione dell’assise, è stata comunque iscritta ai lavori.
In buona sostanza il Consiglio Regionale si è aperto su tale atto d’indirizzo di Niro e su una mozione della minoranza presentata dalla Consigliera Micaela Fanelli che ha sottolineato come il DDL 615, che applica in maniera irrazionale e con profili di incostituzionalità l’art. 116 della Costituzione, rappresenta un pericolo di disgregazione del Paese, una marginalizzazione delle regioni con minor gettito fiscale, un attacco ai diritti dei più poveri, problemi gravi nella gestione di materie fondamentali quali la sanità, l’istruzione, l’energia, il lavoro, le infrastrutture.
Secondo i consiglieri di minoranza i LEP come le risorse di perequazione appaiono francamente finora solo cortine fumogene con cui si cerca capziosamente di presentare positivamente l’autonomia differenziata.
Per la maggioranza sono intervenuti nel dibattito Michele Marone, Michele Iorio, Vincenzo Niro, Massimo Sabusco e alla fine dei lavori il Presidente Roberti sostenendo che il DDL 615 non fa altro che applicare l’art. 116 della Costituzione e rappresenterebbe, come sostiene Sabino Cassese, un’opportunità proprio per le regioni meridionali che già oggi sarebbero discriminate nella ripartizione dei fondi statali; i consiglieri hanno aggiunto dunque che un provvedimento non può essere giudicato in maniera pregiudiziale e ideologica, ma che attraverso una Commissione Regionale si dovrebbe lavorare per una definizione dei LEP come del fondo perequativo e per attuare poi l’autonomia differenziata che nessuno dei loro interventi ha escluso considerandola fondamentalmente un provvedimento positivo.
Roberti ha detto che, ove in fase attuativa ci dovessero essere decisioni rischiose per il Molise, sarebbe pronto a opporvisi.
Gli interventi della minoranza da parte di Micaela Fanelli, Vittorino Facciolla, Andrea Greco, Angelo Primiani e Massimo Romano hanno posto in evidenza come questo Disegno di Legge, voluto dalla Lega e sostenuto dalle altre forze politiche del Governo Meloni, rappresenti una iattura per molti aspetti.
Sicuramente per l’opposizione questo provvedimento non tutela più l’indivisibilità dello Stato prevista nell’art. 5 della Costituzione né l’eguaglianza dei cittadini con la diversificazione regionale nella gestione di molte materie; ipoteca inoltre la fine del Molise e di altre regioni senza risorse e adeguati gettiti fiscali obbligandole magari a fare cassa con lo sfruttamento irrazionale del territorio, dell’acqua o di altri beni di cui non sempre si dispone.
I meccanismi di premialità salariale delle Regioni più ricche priveranno certamente ancora più di oggi quelle povere di qualsiasi adesione ai concorsi nella sanità, nell’istruzione o in altri settori.
In aula la minoranza ha sottolineato anche che è da ingenui credere agli specchietti per le allodole dei LEP o di un meccanismo perequativo che non hanno già funzionato per i LEA nella sanità violati tranquillamente in molti territori.
Il Consiglio Regionale del Molise, con sistemi di conduzione dei lavori che hanno raggiunto livelli grotteschi a detta di più di un consigliere intervenuto, ha bocciato a maggioranza la mozione delle opposizioni che chiedevano di esprimersi negativamente su un Disegno di Legge che certamente porterà alla desertificazione umana, demografica, culturale, sociale ed economica di regioni come la nostra ed ha approvato sempre con il voto della sola maggioranza l’istituzione di questa fantomatica commissione di supporto al presidente della Giunta Regionale per l’attuazione del DDL 615.
Alcuni esponenti della minoranza, invitati a partecipare a detta commissione dal Presidente Roberti, pur con voto contrario, hanno dichiarato che valuteranno a tempo debito le posizioni da assumere.
L’attesa era che il Consiglio Regionale, ma soprattutto chi governa il Molise, si adoperasse per stilare un documento, magari da votare all’unanimità, impedendo che si possa approvare anche alla Camera questo provvedimento che non è, come ha sostenuto in aula l’assessore Maroni, l’attuazione dell’art. 116 comma 3 della Costituzione perché in quell’articolo si parla di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e non certo di un’ autonomia differenziata e discriminante che mina alla radice uno dei principi fondamentali su cui è nata questa Repubblica e cioè quello dell’eguaglianza dei cittadini.
Non basta allora citare Sabino Cassese per convincere i cittadini che il DDL 615 sia un provvedimento utile al Paese.
Storicamente, quando si pensa a leggi di livello costituzionale, occorre che si operi con cautela e responsabilità.
Non è accaduto con la riforma del Titolo V della Costituzione, che è stato un assist per la Lega, e non si sta verificando neppure con questo DDL 615 che rischia di portare l’Italia verso una deriva pericolosissima.
Ciò che a mio avviso va compreso è che siamo davanti a un provvedimento che non mira al raggiungimento di un’autonomia rispettosa del principio di solidarietà, ma alla richiesta di una redistribuzione del potere a livello locale per fini che a molti non sono ancora chiari, però puntano alla privatizzazione di servizi in grado di generare profitto.
Come Comitato Spontaneo contro l’autonomia differenziata abbiamo pubblicato un documento politico reso pubblico lunedì 19 febbraio, ma abbiamo deciso di non essere al sit-in organizzato la mattina del 20 febbraio davanti al Consiglio Regionale perché quando lo abbiamo fatto in passato per la tutela della salute dei cittadini come Forum per la Difesa della Sanità Pubblica abbiamo avuto sempre difficoltà nell’ascolto e nel confronto.
Il Comitato sta portando avanti le iniziative programmate con assemblee territoriali di confronto sul tema dell’autonomia differenziata e ovviamente cercherà con quanti lo desiderano di allargare il fronte di opposizione al Disegno di Legge ora in discussione alla Camera perché si possa giungere a una mobilitazione di massa; per questo parteciperà venerdì 23 febbraio alla manifestazione organizzata da ALI e CGIL presso la Scuola Edile del Molise in Contrada San Giovanni in Golfo.
Trasmetteremo una lettera aperta al Presidente Mattarella invitato a rinviare alle Camere il DDL 615 per vizi di costituzionalità, si lavorerà per un’impugnazione dello stesso davanti alla Corte Costituzionale e, ove ce ne siano le condizioni, per un referendum abrogativo.
Auspico che chi ha seguito in presenza o da remoto i lavori del Consiglio Regionale nella seduta monotematica sull’autonomia differenziata sappia valutare con onestà intellettuale e spirito critico gli interventi tenuti nel Consiglio Regionale in difesa degli interessi dei molisani e altri pronunciati con demagogia, talora con qualche confusione, inesattezza, senza molta coerenza con il percorso politico personale e tuttavia sempre in linea con le indicazioni dei partiti politici di appartenenza.
Controlliamo attentamente l’operatività di chi votiamo perché la crisi del principio di rappresentanza è uno dei tarli che mina alla radice la democrazia quando gli eletti potrebbero sedere nelle istituzioni non a rappresentare le istanze dei cittadini ma gli interessi del potere.
di Umberto Berardo