Un ponte tibetano
La ricetta dei comuni di Sellano e Montesanto (Perugia) per combattere lo spopolamento?
di Michele Palmieri (da Il Mattino 20.02.25)
21 Febbraio 2025
Due borghi, un ponte tibetano che li collega e un progetto di rivitalizzazione in modo dolce, ecologico e partecipato di un territorio soggetto a spopolamento. Ce lo racconta Roberto Battista, vicesindaco di Sellano.
A fine marzo 2024 abbiamo inaugurato il ponte sospeso che collega i castelli dei due borghi umbri di Sellano e Montesanto. A quasi un anno di distanza è opportuno fare le prime valutazioni su quello che per noi è stato un tentativo di riportare in vita dei borghi destinati all’abbandono. Il caso di Sellano è del tutto analogo a quello di migliaia di piccoli Comuni dell’appennino e non è dunque necessario ribadire le condizioni che hanno portato al graduale spopolamento e abbandono delle aree interne o i vari tentativi, più o meno riusciti, di invertire la tendenza.
La nostra area, nel cuore della Valnerina, in Umbria, gode di preziose risorse naturalistiche, paesaggistiche e storiche. Uno degli effetti collaterali dello spopolamento, iniziato negli anni ’50 del secolo scorso, è stato quello di preservare intatti i borghi, evitando le speculazioni edilizie e sviluppo dissennato che hanno deturpato altre parti della nazione, oltre ad aver consentito alla natura di riappropriarsi di ampie aree, che sono oggi più selvagge di quanto non siano state per secoli.
A Sellano abbiamo cercato di immaginare uno sviluppo graduale e coordinato che sfruttasse il turismo come motore per una ripresa economica, evitando però lo shock del turismo di massa. Per questo occorreva un attrattore di un certo rilievo, che fosse realizzabile in breve tempo, con basso impatto sull’ambiente, con effetti a breve termine e che fosse rimovibile il giorno che avesse assolto la sua funzione senza lasciare tracce sul territorio.
Dopo aver esaminato varie possibilità, abbiamo scommesso sulla costruzione di un ponte tibetano che dal centro storico del paese principale – Sellano, appunto – attraversa la bella valle del Vigi per raggiungere il prospicente castello di Montesanto. Volevamo anche dimostrare che, nonostante le note lungaggini dell’amministrazione pubblica, anche in Italia si può agire in maniera snella e rapida. Infatti dal giorno in cui si è deciso di presentare il progetto per finanziamento, approfittando dei fondi del PNRR, al giorno dell’apertura sono trascorsi solo 18 mesi.
Il ponte in sé è solo la punta dell’iceberg di un progetto articolato che – partendo dal centro del nostro territorio comunale, che copre circa 90 chilometri quadrati e include 44 borgate ma con meno di 1000 abitanti – si vorrebbe allargare gradualmente, creando opportunità e motivi per restare, tornare o trasferirsi. Il piano include il ripristino di una rete di antiche strade, chiuse ai mezzi a motore e destinate a percorsi ad anello adatti a trekking, biking e cavallo.
Per evitare afflussi di massa incontrollati, l’attraversamento del ponte avviene su prenotazione a scaglioni orari, di modo che non si verifichi mai affollamento. Abbiamo creato spazi di parcheggio fuori dal paese, nei pressi dei campi sportivi, per evitare traffico e presenza di veicoli nei vecchi borghi. La gestione del ponte è stata affidata a un gruppo di giovani dell’area, guide qualificate ed esperte in attività outdoor, creando una dozzina di posti di lavoro, mentre il ponte rimane di proprietà del Comune di Sellano, generando introiti che possono essere immediatamente reinvestiti in opere di miglioria a beneficio dei cittadini e senza le lunghe e complesse procedure dei finanziamenti pubblici.
L’afflusso di visitatori è stato superiore alle aspettative, con più di 50.000 attraversamenti e circa 120.000 presenze nell’area di Sellano in 10 mesi, senza mai causare affollamenti che potessero rovinare la quiete e pace che caratterizzano la zona. In seguito all’incremento di visitatori sono nate numerose nuove attività e varie altre partiranno nei prossimi mesi. Intorno al ponte si sta creando un insieme di offerte, cominciando con quelle più facili da vendere, tutte basate su un’esplorazione lenta e rispettosa del territorio.
A corollario di queste stiamo ora sviluppando varie altre iniziative che includono laboratori incentrati sulla natura e le tradizioni locali reinterpretate in chiave adatta all’oggi, eventi culturali che si riallacciano alla storia locale, ricucendo la frattura tra passato e presente, produzione di artigianato di qualità da parte di persone che vivono nell’area e alle quali sono stati messi a disposizione spazi di proprietà comunale come laboratorio di ceramica, tessitura, artigianato del riciclo e altre attività tutte basate sulle caratteristiche storiche e naturali dei luoghi.
Intanto continua l’opera di ricostruzione dei danni del terremoto 2016, il restauro del patrimonio architettonico dei borghi, il riadattamento di spazi abbandonati per farne luoghi fruibili per i cittadini come per i visitatori, lo sviluppo di attività per bambini e giovani – laboratorio audiovisivo digitale, discoteca, ludoteca, cinema, palestra di arrampicata, aree naturali attrezzate – e di spazi per la vita sociale oltre al favorire la reintroduzione di colture tipiche biologiche da vendere nelle nuove botteghe.
Gli ostacoli sono molti, primi tra tutti la scarsità di risorse umane tipica delle amministrazioni dei piccoli Comuni e la lentezza delle procedure burocratiche. Ma anche la carenza di giovani intraprendenti, la difficoltà di trovare abitazioni in affitto per chi volesse venire a lavorare in zona, che rende difficile per chi apre nuove attività trovare personale e il fatto che molte proprietà inutilizzate appartengono ad una molteplicità di eredi di emigrati che vivono in varie parti del mondo, cosa che complica sia l’affitto che la vendita di immobili.
Insomma, difficoltà pratiche non sempre facili da risolvere. Non ultimo, favorire il ricrearsi di una comunità che si era disgregata e le cui ragioni di essere erano svanite è comunque un’operazione delicata e in un certo senso artificiale. Resta in ogni caso il fatto innegabile che, con una visione a lunga scadenza che tenga conto della natura dei luoghi e la cultura di chi li abita, è possibile porre i semi per uno sviluppo che sia a basso impatto, creando opportunità e reazioni a catena positive. Occorrono molto spirito pratico, capacità di vedere i vari elementi come parte coordinata di un sistema, determinazione e iniziativa, ma tutto è possibile.
di Roberto Battista (da italiachecambia.org)
21 Febbraio 2025