• 01/20/2025

Una metro senza treno

L’entrata in servizio delle stazioni della metropolitana leggera, ultimate tra il 2019 e il 2020, era prevista entro il 31 dicembre 2022

di Francesco Manfredi Selvaggi

20 Gennaio 2025

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Uno tra i migliori auspici in cui possa sperare un molisano per il nuovo anno è certamente quello di una viabilità migliore ed, in generale, infrastrutture decorose di una regione che si rispetti, la quale, seppure ai margini, meriterebbe la stessa dignità di ogni realtà locale.
Per infrastrutture non si intende esclusivamente quella su gomma, ma anche tutto ciò che viaggia su rotaia, che rappresenta un asse di collegamento essenziale nella maggior parte delle regioni d’Italia, ma che in Molise è catalogata alla voce di “eterna incompiuta”.
Non si vuole in questa sede rievocare quello che è il melodramma quotidiano dei tanti pendolari in viaggio verso la Capitale, con i disservizi che sono noti a tutti, né fare menzione di un collegamento verso l’Adriatico che non esiste più da anni, con una tratta completamente dismessa. Neppure fare voli pindarici immaginando un collegamento verso Est, con il Tavoliere, mai messo in cantiere. Lo stesso dicasi con il vicino Sannio, dove il punto più estremo dell’asse ferroviario verso Benevento è rappresentato dalle stazioni di Guardiaregia e Bosco Redole, cattedrali nel deserto al pari di tante altre. La mancanza di fondi regionali, statali ed europei per finanziare le opere infrastrutturali è ormai argomento arcinoto, seppur nel caso in esame è il contrario. Ma, pur ammettendo di non voler contare su aiuti terzi, la domanda che è lecito fare è quella se si sarebbe potuto fare di meglio, dirottando diversamente il denaro sperperato in opere inutili. L’esempio più concreto, tra i tanti, di questo spreco di risorse pubbliche, riporta agli onori della cronaca una vicenda che riveste i contorni del ridicolo, ovvero quella della cosiddetta “metropolitana leggera”, un servizio di trasporto pubblico  su rotaia al servizio della città di Campobasso e dei comuni limitrofi, con l’obiettivo di recuperare i servizi già esistenti delle linee ferroviarie Termoli-Campobasso e Campobasso-Isernia, incrementando l’area servita attraverso la realizzazione di nuove fermate e di parcheggi di interscambio.
Oggi, ad inizio 2025, ciò che invece è sotto gli occhi di tutti sono solo le stazioni di questa metropolitana leggera, ultimate tra il 2019 e il 2020 con l’entrata in servizio che era prevista entro il 31 dicembre 2022, stazioni ben illuminate ed al servizio di nessun passeggero, con tutti i costi a carico della collettività che ne conseguono ed alla mercé di chiunque voglia utilizzarle per altri scopi. Sottopassaggi pronti, strutture rinnovate, luci di notte sempre accese per una questione di sicurezza. Esempio ne siano le stazioni di Matrice, illuminata a giorno, le fermate di Campobasso, luogo di riparo di diversi senzatetto, oltre a quella di San Polo Matese, l’ultima prima di Bojano che completa il tratto in questione. L’emblema dello sperpero di denaro pubblico si manifesta quando, una volta ultimata l’opera, non si è provveduto all’acquisto dei treni né a nominare chi e come avrebbe dovuto gestire il servizio. 
Si sono spesi 24 milioni di euro per il completamento dell’opera e non si è pensato di finanziarne altri 7/8 per l’acquisto dei treni. Possibile una così scarsa lungimiranza da parte dei politici che negli anni si sono avvicendati alla Regione? La risposta è evidentemente affermativa.
Ripercorrendo brevemente le tappe di questa vicenda, bisogna tornare indietro nel tempo esattamente a dieci anni fa, al gennaio del 2015, quando l’ex governatore Paolo Di Laura Frattura annunciò l’avvio di un progetto rivoluzionario per la mobilità regionale: un collegamento rapido tra i due capoluoghi con annessa elettrificazione della vecchia e malmessa rete ferroviaria già esistente. Gli spostamenti per la pendolarità breve sarebbero avvenuti con una metro veloce che si spostava in superficie per unire Campobasso ad Isernia in mezz’ora. Tutto apparentemente molto interessante, peccato che la successiva giunta regionale guidata da Donato Toma definanziò l’opera togliendo alla progettazione preliminare del secondo lotto (Bojano-Isernia) 425mila euro. Infine, nel dicembre del 2023 la successiva Giunta regionale a guida Roberti, con delibera 463 depennò la somma preventivata per non perdere le risorse europee assegnate, non avendo conseguito entro i tempi prefissati le cosiddette ogv, obbligazioni giuridicamente vincolanti, che dimostrano l’avvio dell’iter di spesa. 
Ad oggi, nel nuovo contratto di servizio firmato dalla Regione Molise con Trenitalia per gli anni 2024-2033, si prevede espressamente l’eliminazione del costo della cosiddetta metropolitana leggera, mai entrata in funzione ma conteggiata nei costi di Trenitalia con 23,5 milioni di euro sui 269,5 totali del precedente contratto 2015-2023.
Tirando le somme, il consuntivo definitivo ci dice che quest’opera ci è costata ben 23 milioni e mezzo di euro, per un tratto di appena 41 km di strada ferrata. Sono state ristrutturate le stazioni, 14 in totale di cui 3 ex novo sulla città di Campobasso, per una percorrenza totale di appena 50 minuti di treno tra i capolinea, ovvero Matrice da una parte e Bojano dall’altra. I convogli ferroviari non sono stati mai acquistati, perché non previsti nella spesa del finanziamento. Piccola sottolineatura: per comprare almeno due coppie di treno, a combustione diesel, dato che l’elettrificazione non accenna ad essere completata, la spesa sarebbe stata molto meno impattante rispetto a quanto è costata l’intera opera, ma avrebbe per lo meno dato un senso a tutto il resto. La metropolitana leggera non vedrà mai il transito di un treno.
Così, mentre l’Europa dice di investire più risorse sulla mobilità sostenibile, in Molise si pensa bene di sottoscrivere contratti che contrariamente, investono sul trasporto su gomma, con una scelta antieconomica e contro la necessità di ridurre l’inquinamento ambientale: siamo l’unica regione d’Italia che decide di invertire il trend. In presenza di strade adeguate, questa scelta, seppur antistorica, potrebbe essere sensata in funzione della mobilità, ma non ci sembra il caso della nostra regione. Buon anno.

(Foto: F. Morgillo-Il passaggio del treno)

 

di Francesco Manfredi Selvaggi

20 Gennaio 2025

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