Venti piccole patriette
La seduta del Consiglio regionale molisano dedicata all’autonomia differenziata non ci ha deluso
di Domenico Di Nucci (da Altosannio-Almosava fb)
14 marzo 2024
Veramente al di sopra delle attese, anche questa volta la seduta del Consiglio regionale dedicata all’autonomia differenziata non ci ha deluso. Se ci fossimo trovati all’ interno del “Nuovo Cinema Paradiso” non ci saremmo divertiti così come a guardare la diretta televisiva della seduta consiliare con un unico tema all’ordine del giorno: DDL 615 sulla secessione dolce, senza rivoluzione.
La seduta è stata aperta dalla Presidente del Consiglio con un rumoroso bacio di buon lavoro agli astanti: a palazzo D’Aimmo forse si usa fare così. Si sarebbe dovuto discutere di una mozione di condanna contro la porcata Calderoli, non quella della legge elettorale, l’altra, che con l’aiuto del patriota Giorgia Meloni ci regalerà venti piccole patriette, alla faccia della nazione. I consiglieri della Destra federalista insieme a quelli della Destra nazionalista, per non mettere in mostra le diverse “sensibilità”, hanno buttato la palla in tribuna e così il sottosegretario Niro, grande conoscitore del regolamento consiliare, ha presentato un ordine del giorno, un atto d’indirizzo, al fine di costituire una commissione consiliare che dovrà sostenere l’azione propositiva del presidente della regione in tutte le fasi attuative della legge Calderoli: povero Roberti, lo trattano come uno scolaretto. L’ordine del giorno è stato approvato a maggioranza, Niro e compagni, con questo espediente: hanno evitato di discutere nel merito la mozione della minoranza. La commissione pensata dalle Destre difficilmente vedrà la luce, si è trattato solo di un trucco, a meno che i consiglieri che dovessero farne parte non vogliano passare alla storia come liquidatori della regione Molise.
Più volte la maggioranza si è fatta scudo delle dichiarazioni del Prof. Cassese, emerito presidente della Corte Costituzionale, alcune volte riportandone correttamente il pensiero, altre travisandolo. L’esimio studioso, nominato presidente della commissione per la determinazione dei LEP, dalla quale già qualche componente è fuggito, continua a sostenere che l’autonomia pensata da Calderoli è un’idea magnifica, già contenuta nella Costituzione dai padri costituenti con la previsione delle istituenti regioni, “bisogna solo saperla realizzare” dice ancora il professore; eppure una domanda ci assilla: se il concetto di autonomia è già contenuto nell’attuazione del regionalismo, perché perdere altro tempo? Forse si vuol fare altro. E qui ci viene ancora in soccorso il presidente emerito: l’autonomia differenziata è una opportunità per il sud perchè i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) saranno uguali per tutti, avranno gli stessi costi e verranno finanziati così come la legge prevede – compatibilmente con le risorse disponibili: questo lo diciamo noi invitandovi a leggere il contenuto dell’art 4 della Legge Calderoli.
Noi abbiamo sempre pensato che l’autonomia differenziata servisse alle Regioni per meglio adeguare le scelte politiche alle esigenze emergenti in ciascuna di esse. Purtroppo dobbiamo ricrederci. L’aggettivo qui viene usato per distinguere chi può accedere da subito all’autonomia e chi, dovendo raggiungere i livelli essenziali di prestazioni, dovrà aspettare che il governo in carica racimoli qualche spicciolo (circa 100 miliardi di euro secondo i calcoli della Banca d’Italia) per finanziare i LEP senza violare il patto di stabilità. Premesso che siamo assolutamente contrari a qualsiasi forma di autonomia differenziata (noi siamo a favore di qualsiasi forma di coesione territoriale) e considerato che, secondo la vulgata del popolo della Destra la Premier riesce a fare anche i miracoli, vorremmo suggerire, anche per superare i problemi di incostituzionalità presenti nella legge a partire dal titolo, di modificare l’ordine dei lavori: prima si stabiliscano i LEP confidando nell’ottimo lavoro del presidente emerito, poi si fissino i costi delle prestazioni, per ultimo si approvino con legge dello Stato i capitoli di bilancio dai quali attingere i fondi, anche qui confidando nei poteri taumaturgici del presidente Meloni. Solo dopo un’attenta verifica su quanto ottenuto da ogni Regione si passi all’approvazione delle intese Stato-Regione. Sarebbe questa la prova che rassicura tutti.
Se poi si volesse scegliere un’altra strada, allora dovremmo prima di tutto rifare un po’ di conti a partire dal 1861, fino al PNRR, per scoprire che gli occupanti dell’ epoca, dopo aver saccheggiato il Regno delle due Sicilie hanno accumulato immense ricchezze, ma veramente tante che più di qualche studioso ha calcolato in oltre duemila miliardi di euro l’ammontare delle stesse (quasi l’intero debito pubblico); per quanto invece attiene ai fondi del Next Generation EU, ebbene dobbiamo rilevare che dopo 150 anni dall’Unità d’Italia la musica non è cambiata, i soldi del Sud vanno al Nord e quelli del Nord restano al Nord. Di queste cose avrebbero voluto parlare le minoranze in Consiglio regionale, altro che di Commissione farlocca.
Va dato atto tuttavia all’assessore Iorio di aver dismesso per qualche minuto la casacca tricolore, da sempre malamente portata, per indossare l’abito di sempre. Il suo, oltre a essere un intervento onesto (è stato l’unico a riconoscere che l’approvazione della legge Calderoli peggiorerà le condizioni del Sud e della nostra regione in particolare) contiene in sé un accorato appello rivolto a tutto il Consiglio per trattare, sui tavoli che contano, la sopravvivenza del Molise. Un atteggiamento egoistico, una resa condizionata perfettamente in linea con l’animo democristiano che lo ha sempre guidato ma anche un grido di allarme per il declino ormai vicino della nostra Regione. Pensate, oltre a iscriversi all’albo dei regionalisti è giunto a prospettare, se mai fosse possibile, una Regione a statuto speciale con un’autonomia particolare riservata alle piccole regioni, questa la peculiarità, cosi come si fece con il federalismo fiscale che prevede il cosiddetto fondo di perequazione, tra l’altro mai attuato. Iorio è come quel naufrago in mezzo al mare consapevole di non potersi aggrappare a nulla e comunque spera che qualcuno o qualcosa possa salvarlo. Questa battaglia o la si combatte insieme a tutte le Regioni del Sud o la si perde.
di Domenico D’Adamo (da lafonte.org)