Emigrazione

Ambiente

Tratturi

 

Prima edizione - 1995

Giovanni Germano, Fabio Bellini,  Nunzio Di Vito ed Il Sindaco

In un clima di calorosa accoglienza

A SORA SI E' PARLATO DI EMIGRAZIONE

Il saluto dell'Amministrazione Comunale

di NUNZIO DI VITO

Emigrazione tra nostalgie e nazionalismi

di FABIO BELLINI

(Consigliere Regionale del Lazio)

A sera tarda di mercoledì 2 agosto 1995, delegato dal Sindaco di Sora (FR) Rag. Enzo Si Stefano, ho atteso, unitamente al Consigliere Rocco Sperduti, Assessore alla XV Comunità Montana con sede in Arce, l'arrivo dei maratoneti che con una Marcia Longa con partenza da Roma sostasse a Sora per poi proseguire il cammino pere gli altri comuni, sino ad arrivare a Duronia nel Molise, ripercorrendo tutto il tragitto attraverso le montagne che videro i loro avi percorrere a ritroso per andare a Roma in cerca di lavoro e fortuna.
Al dibattito che ne è seguito, presente anche il consigliere regionale Fabio Bellini, nella saletta dell' Hôtel Ristorante del Sole di Sora, sono rimasto commosso per il sacrificio affrontato dai maratoneti (giovanissimi, giovani e meno giovani di ambo i sessi) per ricordare quali furono i sacrifici ed il dolore dei loro avi in cerca di lavoro altrove, così, abbandonando per gioco forza ed a malincuore le loro amate terre e le loro povere famiglie.
Ne è risultato nel dibattito, accalorato, un unico obiettivo, quello del forte desiderio di rivedere la terra ed i luoghi natii degli avi, con il preciso scopo di potervici ritornare e riportarli a vita più prospera per amore della natura, per respirarvi aria pura e per goderne e far godere alla collettività tutte le bellezze naturali delle immense valli molisane, così come avrebbero voluto fare i loro avi che ne furono distolti e distaccati dalla miseria che ivi regnava desolatamente e sfortunatamente.Sembrava a questi maratoneti, lo si
vedeva nei loro occhi, che il loro sacrificio lo affrontavano, volentieri, per rendere omaggio ai loro avi e specialmente a quelli defunti, che all'epoca della loro avventura in lacrime ne avevano giurato il ritorno per amore alla loro terra.
Tale iniziativa, nel mio intervento, l'ho ritenuta lodevolissima sotto tutti i punti di vista, perché lo scopo che si vuole raggiungere è dei più nobili e sublimi, per l'educazione ed il vivere una vita felice da parte dell'essere umano che è incline a non abbandonare il grembo materno, ovvero la terra che ha visto la sua nascita e la sua tormentata crescita in questo mondo infame.
Magari tutti gli altri abitanti della terra, ovunque si trovino, emulassero la nobile iniziativa dei maratoneti di Duronia e paesi limitrofi del Molise, che ritornano ai loro lidi oche vanno a conoscere il luogo natio dei loro avi per curarli, migliorarli, viverci felici e farli ammirare agli altri.

Gli entusiasti animatori della particolarissima esperienza editoriale de la vianova sono riusciti in un'altra impresa. Hanno convinto un gran numero di persone a percorrere a piedi, nelle prime giornate di agosto, decine e decine di chilometri per tornare da Roma al loro paese di origine (Duronia). Hanno, in questo modo, ripercorso idealmente il tragitto inverso che gli emigranti avevano effettuato negli anni e nei decenni passati. Non contenti di queste fatiche hanno deciso di sottoporsi ogni sera alla ulteriore "tortura" di incontri e dibattiti nei paesi che durante il tragitto li hanno ospitati. Il primo incontro si è svolto il due agosto ed è stato dedicato ai temi dell'emigrazione. Discutere di emigrazione può comportare due rischi, da un lato, uno nostalgico, in cui si possono semplicemente rimpiangere i "bei tempi andati", dall'altro, uno nazionalistico, in cui si determina una attenzione esasperata a questo tema. Questi rischi appartengono, probabilmente, ad una lettura troppo "ideologica" del fenomeno migratorio. In questo tipo di lettura, la giusta nostalgia, il giusto rimpianto per un luogo dove si è nati o, comunque, si hanno le radici può portare a far dimenticare le sofferenze, le difficoltà che si sono vissute in quei luoghi ed in quella fase della propria esistenza. Questo si può verificare perché troppo pesante e troppo difficili appaiono sia l'esistenza che le condizioni di vita nel presente, nell'attuale luogo di residenza. Talvolta, congiunto e non a questo aspetto, si possono determinare sentimenti nazionalistici esasperati. L'alternativa può, invece, essere rappresentata da una attenzione maggiore al presente, alle condizioni materiali di vita delle persone che sono costrette ad emigrare. Ossia al complesso di temi riferibili alle condizioni materiali e psicologiche del "radicamento" (nei nuovi luoghi di abitazione" e dello "sradicamento" dai luoghi e dalle abitudini di origine). Ma c'è un altro aspetto. Quando si effettuano delle iniziative come quelle promosse dal giornale in questo caso, il tragitto che viene percorso non è soltanto in lunghezza, non può essere misurato solamente in chilometri. Il percorso, infatti, ha una dimensione relativa alla profondità, allo spessore delle cose, delle azioni che ognuno di noi compie. Diviene anche, e forse è soprattutto, interiore, personale, di riscoperta di una dimensione spesso trascurata. Si determina un fenomeno sorprendente: si ha modo per riflettere, per pensare. Semplicemente, implicitamente, inavvertitamente si ha il tempo per riscoprire un valore che oggi appare dimenticato: il valore della lentezza. E questa riscoperta non è affatto nostalgica, passatista; ha addirittura un effetto "eversivo" per l'oggi. Punta al cuore di uno dei miti della nostra società industrializzata: il mito della velocità. In definitiva, questa riscoperta offre lo spunto per una riflessione di tipo diverso, eccentrico sul tema dell'emigrazione.

 

A OPI SI E' PARLATO DI AMBIENTE

In pieno Parco Nazionale d'Abruzzo, nell'aula Consigliare, alla presenza dell'intera Giunta e di alcuni consiglieri Comunali, del parroco, del Presidente della Pro-Loco e di tanti cittadini, il Sindaco, Sig. Pasquale Di Rocco, ha salutato i marciatori e dopo la proiezione di bellissime diapositive sulla storia del Parco, ha introdotto l'intervento della Dr.ssa Cinzia Sulli, della Direzione Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, dopo il quale si è aperto un interessante dibattito.


TUTELA AMBIENTENTALE

ESIGENZA FONDAMENTALE PER IL FUTURO

di CINZIA SULLI

Si è fatto un gran parlare in questi anni della tutela ambientale, della conservazione della natura e dell'istituzione delle aree protette (Parchi, Riserve, Oasi, etc.) spesso però senza comprendere fino in fondo il valore ed il significato della tutela. Potremmo forse dire meglio oggi, alla fine del millennio, che conservare la natura significa lavorare per lasciare al futuro un patrimonio di inestimabile valore fatto di piante, animali, acque, panorami, etc.. Molto spesso però i temi della conservazione vedono contrapposti tra loro le esigenze di chi, vivendo nelle nostre megalopoli, avverte come prioritaria l'esigenza di verde, di aria ed acque pulite e di coloro che vedono invece la possibilità di crescita economica nello sfruttamento turistico proprio di quelle risorse -aria, acqua, verde- che altri vorrebbero conservare.
Come conciliare tutto questo? L'esempio del Parco Nazionale d'Abruzzo può forse servire a comprendere come sia certamente possibile far convivere in un'area protetta le esigenze della conservazione con le esigenze e le aspettative di chi nell'area protetta vive.
Un parco Nazionale viene istituito con alcune semplici finalità che si possono brevemente sintetizzare in tre obiettivi: conservazione, educazione e ricerca scientifica.
Il primo obiettivo ovviamente non può che essere quello della conservazione: la conservazione è il traguardo finale da raggiungere ma anche il propulsore iniziale, lo stimolo all'istituzione di un'area protetta.

Il secondo è quello dell'educazione: solo educando infattisi può stimolare il formarsi di nuovi atteggiamenti verso la natura. Solo il sopraggiungere di una nuova mentalità più rispettosa degli ambienti naturali consentirà la corretta gestione di questi e la loro migliore conservazione.
La ricerca scientifica infine è di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi precedenti. Un Parco Nazionale può in tal senso divenire un vero e proprio laboratorio scientifico all'aperto.
Questi obiettivi ovviamente sono strettamente interponessi tra loro anche se la priorità spetta alla conservazione, solo mezzo per trasmettere alle generazioni future un patrimonio prezioso e insostituibile: l'ambiente. I Parchi rappresentano un mezzo per conseguire queste finalità ma devono anche essere un mezzo di crescita e sviluppo per le popolazioni che all'interno dei Parchi vivono.
I Parchi dunque rappresentano un bene collettivo ma contemporaneamente debbono con i loro benefici rappresentare una nuova strada di sviluppo economico, sviluppo che tende a mantenere intatto il capitale -la natura - prelevandone i frutti.
Come? Attraverso una accorta pianificazione dei flussi turistici, pianificazione temporale - turismo tutto l'anno - e spaziale - convogliando il turismo verso un punto a basso valore ambientale (centri abitati, infrastrutture e servizi sul territorio).
La politica del Parco Nazionale d'Abruzzo è in tal senso illuminante:
- Uffici di zona in tutti i centri abitati del Parco per dare informazioni ai visitatori;
- Musei ed aree faunistiche nei principali villaggi per consentire ai visitatori di conoscere ed ammirare gli animali più importanti del Parco (Lupo, Camoscio, Cervo e prossimamente, Capriolo e Orso);
- aree attrezzate per pic-nic, campeggio e attività all'aria aperta;
- Una rete capillare di sentieri che guida il visitatore verso i luoghi più belli o ne evita la presenza nelle zone più delicate.

Ogni anno il Parco Nazionale d'Abruzzo è visitato da circa 2 milioni di persone determinando notevoli benefici economici per le popolazioni residenti.
A fronte infatti, di un investimento iniziale di 5 miliardi - a tanto ammonta il finanziamento che lo Stato concede al Parco - si determina nn impatto economico nel comprensorio di circa 210 miliardi.
Un esempio concreto che ci aiuta a comprendere meglio come sia possibile conciliare la conservazione con lo sviluppo economico può venirci proprio da Opi: il piccolo centro abitato che ha ospitato una delle tappe della lunga marcia organizzata da la vianova.
Opi è un piccolo centro di circa 500 abitanti, con una decina di esercizi commerciali, 2 alberghi, un certo numero di posti letto presso i privati. Per anni fuori dai flussi turistici del Parco finché, nel maggio del 1992, vi viene inaugurato un piccolo museo e un'Area Faunistica dedicata al Camoscio d'Abruzzo.
La collaborazione con l'Amministrazione Comunale e con il personale che lavora presso il Museo ha consentito di raccogliere alcuni dati significativi relativi alle presenze turistiche:
a) Visitatori del Museo di Opi

- giugno '92-giugno '93 16300 presenze
- giugno '93-giugno '94 18000 presenze.

b) Presenze stimate all'area Faunistica di Opi dal momento dell'apertura alla primavera di quest'anno: circa 30.000/anno.
c) Presenze turistiche registrate ad Opi:

- 1 giugno/15 settembre '93 32700 presenze
- 1 giugno/15 settembre '94 31500 presenze.

Ben a ragione dunque i Parchi vengono definiti l'industria verde del futuro. E' evidente però che dovremo amministrare molto oculatamente il nostro capitale-natura senza mai perdere di vista il nostro obiettivo primario: la conservazione di questo patrimonio culturale e spirituale prima ancora che economico che è la natura, da trasmettere intatto alle future generazioni.


Venerdì 4 agosto la marcia ha fatto tappa a Forlì del Sannio.

Qui, nell'aula Consiliare Municipale, stracolma di gente, alla presenza di tanti rappresentanti di Enti Amministrativi molisani, si è tenuto l'interessante incontro-dibattito sul tema dei TRATTURI, culminato con la conferenza del prof.Natalino Paone, Presidente dell'Istituto per gli Studi storici del Molise.


INTERVENTO DEL SINDACO DI FORLI DEL SANNIO

ARCH. SERGIO LERZA

In qualità di sindaco di Forli del Sannio e a nome dell' amministrazione comunale do il benvenuto a tutti ed un ringraziamento per essere qui con noi. Un ringraziamento alle autorita' presenti un ringraziamento particolare al presidente dell' amministrazione provinciale dott. Pellegrino al consigliere regionale Di Iorio al professor Natalino Paone presidente dell' istituto per gli studi storici del Molise al presidente della comunita' montana Centro Pentria di Isernia Sig. Sirego e a questi amici de "la vianova" che nel loro tornare a casa a piedi da Roma a Duronia stanno percorrendo anche i piu' importanti "Tratturi" molisani. Essi hanno percorso oggi del tratturo Pescasseroli-Candela il tratto Opi-Forli del Sannio e percorreranno domani, nella tappa che li portera' nel loro paese, sul tratturo Castel di Sangro-Lucera il tratto Forli del Sannio-Duronia.
Il motivo principale per il quale abbiamo ritenuto giusto parlare questa sera dei tratturi e' perche' quando parliamo della nostra origine e della nostra storia, quando parliamo della storia dei nostri comuni o della nostra regione, non si non si puo' non porgere la giusta attenzione a quello che fu il mondo pastorale molisano, a quello che fu il mondo della transumanza, il mondo dei tratturi. Un mondo che ha inciso profondamente nella storia di questa regione per 2400 anni, dai Sanniti, fino al secolo XIX quando poi cominciò il lungo declino. Questo fenomeno della transumanza, per troppi anni sottovalutato, per troppi anni svilito ed associato ad un semplice evento che riguardava solo il mondo pastorale. Un semplice trasferimento ciclico dai monti al mare e viceversa da effettuarsi due volte l' anno per soddisfare le esigenze dei greggi ed evitare le avverse condizioni climatiche.
Non fu' così,o meglio , la transumanza non fu solo questo, oggi c'e' una grossa rivalutazione di questo evento grazie soprattutto all' opera di molti studiosi tra i quali vanno citati gli amici qui presenti il professor Paone ed il presidente della provincia che ci hanno fatto capire come quell' evento ha inciso profondamente sui nostri usi e sui nostri costumi. E' sufficente tener presente le molteplici costruzioni che esistono lungo il percorso dei trattuti ed i paesi che sorgono a lato di essi per capire l' importanza che essi hanno avuto negli scambi e nelle comunicazioni. Gli stessi capoluoghi come Cambopasso ed Isernia sono stati costruiti a margine di quei tratturi che sono poi stati inglobati nello sviluppo delle aree cittadine alla fine della transumanza.

Tutto questo ci porta a parlare della civilta' della Transumanza che impose i propri modelli economici, sociali, religiosi, urbanistici ed architettonici.
Questa sera i professori Paone ed il presidente Mimmo Pellegrino ci aiuteranno a capire questo mondo ed a viverlo come se fosse presente. Perche contrariamente a chi afferma che di tratturi si parla anche troppo ritengo che di essi si dovrebbe parlare anche di piu' . Noi ci auguriamo che la fase di studio dei tratturi volga al piu' presto al termine e che inizi una nuova fase, una fase progettuale, una fase propositiva, una fase che ci porti ad utilizzare questa ricchezza culturale ed ambientale che ha la nostra regione. Certo nel pieno rispetto e nella tutela dei "tratturi", ma una tutela che non deve essere un impedimento a fare qualsiasi cosa e che non deve nascondere una totale mancanza di idee per cui attualmente e' impossibile qualsiasi intervento. Se vogliamo parlare di sviluppo anche nelle nostre aree penso che i tratturi possano darci una mano e che il recupero e l' utilizzo delle strutture esistenti lungo il percorso possa essere fatto. E' necessario tenere conto delle situazioni ormai consolidate ed irreversibili e creare quelle strutture necessarie a coloro che questo territorio vogliono utilizzare. E' necessario quindi guardare al problema con un' ottica diversa : di tutela e salvaguardia certamente ma che non impedisca gli interventi.
Voglio concludere questo intervento con l' augurio che questo nostro proposito diventi realta' e con la richiesta a tutte le autorita' presenti di intervenire presso la regione Molise affinche' si emani al piu' presto una legge che permetta l' utilizzo normalizzato dei tratturi e che tutti i sindaci dei piccoli centri, toccati da questi tratturi, (il forma sinergica con tutti gli altri enti esistenti sul territorio) siano coinvolti nella definizione di tale legge. Partecipare alla definizione di quanto si andra' a studiare e poter incidere sulle scelte che si andranno a fare, al fine di ottenere una legge di riordino del territorio è nostro diritto, il diritto di chi è sempre vissuto in questo territorio.


INTERVENTO DEL COORDINATORE DELLA MANIFESTAZIONE

ARCH. GIOVANNI GERMANO

Ringrazio il sindaco di Forli del Sannio per la bella accoglienza che ci ha riservato e per il fatto di aver accolto immediatamente l'invito, da me personalmente rivoltogli a nome del giornale che rappresento, ad organizzare la manifestazione di questa sera.
L'iniziativa di questa lunga camminata da Roma a Duronia è nata per festeggiare il primo (e non ultimo, speriamo) anniversario del giornale, nato appunto nel Maggio del 1994 a Duronia, un paese di appena 600 anime. La vianova, in collaborazione con il gruppo "Insieme per Duronia", perseguendo lo scopo che si era prefisso, è riuscito a far esprimere alcune di quelle belle e forti energie che anche in un paese così piccolo sono presenti. E' vero, l'intenzione di questo mensile è quella di tentare di trovare i modi e i tempi per far si che le energie di questo tipo, che sono presenti in tutti i paesi di questa regione, vengano fuori, si sprigionino, si propaghino e si colleghino su tutto il territorio della regione stessa.
Noi con l'azione del volontariato e con tantissimi sacrifici siamo riusciti a tenere in piedi un giornale per un anno intero, finanziandoci solo con i soldi degli abbonamenti e degli amici che hanno avuto il coraggio di mettere le inserzioni pubblicitarie. Questi finanziamenti servono a stento a coprire le spese vive (stampa e spedizioni). Ognuno di noi impegna volentieri e con passione il proprio tempo per il giornale, sottraendolo alla famiglia, al lavoro ed al tempo libero Tanto tempo! e questo non è poco come ben sanno tutti coloro che fanno volontariato.
Questo giornale è nato anche per dar voce a chi voce non ha mai avuto. Nella nostra regione non esistono altri strumenti che diano informazioni di carattere prettamente locale o analizzino quanto accade nei micromondi dei paesi del Molise. Pertanto questo giornale, unico in tutta la regione, ha voluto aprire una finestra su queste realtà ed ha voluto dar voce perciò a coloro che non l'hanno mai avuta. Noi abbiamo creduto opportuno di dar voce a tutti, a chiunque avesse qualcosa da voler illustrare. Abbiamo dato voce per esempio agli emigranti ed a quelli che vivono nelle più remote contrade dei nostri piccoli centri, alle associazioni culturali, religiose e politiche di base ed alle singole persone toccate dai problemi più disparati, etc. Abbiamo cercato, allo scopo di preservarla, di ricordare, attraverso ricerhe, racconti e materiale fotografico, quella che è stata la nostra cultura contadina, quelli che erano i nostri usi, i nostri costumi, il nostro dialetto. Il nostro dialetto! spesso sul giornale scriviamo in dialetto. E questo è un appello che faccio alla gente dei nostri piccoli centri ed alla gente presente qui in sala: cerchiamo di preservare il nostro dialetto, perchè esso è un aspetto fondamentale della nostra cultura.
Ma ora per tornare all'oggetto della nostra presenza qui , devo dire che la marcia è stata benevolmente e calorosamente accolta in tutti i centri che ha attraversato. Ad Alatri abbiamo avuto una accoglienza commovente e cosi anche a Sora e ad Opi. Siamo stati ricevuti dalla popolazione e dalle amministrazioni locali. Ad Opi abbiamo organizzato un interessantissimo dibattito sull'ambiente, con la partecipazione della dr.ssa C. Sullo della Direzione del Parco, che ha tenuto la relazione introduttiva, del Sindaco, del presidente della Pro Loco e di tanta gente. A Sora, invece , l'altra sera abbiamo discusso di emigrazione , alla presenza del consigliere regionale del Lazio, dr. F. Bellini. Ripeto, dovunque l'accoglienza è stata molto bella e questo ci rende commossi e soddisfatti insieme. E' evidente quindi che le tematiche che stiamo portando avanti anche con una semplice marcia, semplice si fa per dire, sono di grande interesse.
Questa sera siamo a Forli, qui nell'aula consiliare in mezzo a tanta gente, per parlare di tratturi. Voglio anche io, come prima di me ha fatto il Sindaco, ringraziare il presidente della provincia di Isernia, dott. Pellegrino, ed il dr. Paone , per aver accettato l'invito a venir a parlare di tratturi con noi questa sera. Ringrazio tutti gli Enti che hanno voluto patrocinarci, ed in particolare ringrazio quelli che oltre al patrocinio ci hanno assicurato anche un contributo, tra essi la Regione Molise, la Provincia di Isernia, la Comunità Montana di Isernia ed i Comuni di Duronia, di Forlì, di Carovilli e di Pescolanciano. Ai rappresentanti di questi Enti io adesso consegnerò a nome de la vianovauna targa ricordo della marcia Voglio ringraziare ovviamente tutti quanti i partecipanti alla marcia, i quali si sono sottoposti ad uno sforzo incredibile in questi tre giorni ed ai quali rivolgo l'invito a voler conservare tutta la forza possibile per l'ultimo sforzo da sostenere domani, in quanto, pur essendo l'ultima tappa, i chilometri da percorrere sono ancora tanti e bisogna cercare di arrivare tutti insieme ed integri al paese. Qualcuno purtroppo si è infortunato, ma bisogna arrivare perchè ci aspettano tutti.
Un ultimo invito ai sindaci, ma non solo a loro. Domani noi attraverseremo i comuni dell'Alto Molise, tra i quali Roccasicura, Carovilli, Pescolanciano e Civitanova, dove noi cercheremo di fermarci, tempo permettendo, e di parlare se possibile anche del giornale. Aiutateci a trovare qualcuno interessato a voler collaborare, ci farebbe molto piacere. Ripeto, tra gli impegni che il giornale sta cercando di portare avanti c'è quello di trovare collaborazione e partecipazione in ogni paese molisano. Già in questo momento il giornale stà ospitando l'inserto mensile del Basso Molise e di altre realtà, probabilmente nei prossimi mesi ospiterà anche l'inserto di Campobasso. Quindi come vedete il mensile sta diffondendosi e sta crescendo.
Siamo fiduciosi, la vianova da domani sarà anche il vostro giornale.


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE

PROF. ALFONZO DI IORIO

Voglio ricordare che proprio oggi abbiamo fatto un conferenza stampa sui primi 50 giorni della nuova amministrazione regionale ed io pur avendo solo 50 giorni di legislazione mi farò naturalmente portavoce di tutte queste istanze. E mi farò portavoce soprattutto di questa brillante iniziativa. Devo dire che appositamente per essa io sono intervenuto non solamente per i sentimenti di amicizia che mi legano ai molti alunni provenienti da Forli che io ho avuto nel liceo scentifico di Isernia ed all'amicizia con gli amministratori di Forli, ma soprattutto perchè sono stato profondamente sensibilizzato all'argomento dalle conversazioni fatte durante le lunghe passeggiate in compagnia dell'impareggiabile professor Natalino PAONE, presidente dell'IRISMO, il quale ha suscitato in me un profondo interesse per il nostro patrimonio non solo artistico, ma culturale nel senso più ampio della parola. Sono convinto che un popolo deve andare alla ricerca delle sue fonti, perchè un popolo che non ha un passato non ha nemmeno un presente, nè tanto meno un futuro. E la ricerca del nostro passato serve a darci la certezza del presente e la speranza del futuro. Ecco perchè io plaudo a questa iniziativa nobile direi, vi accompagnerei volentieri, ma penso di non farcela a dire la verità.
E sono entusiasta anche per un altro motivo perchè nel tracciare le linee programmatiche della regione Molise noi abbiamo fatto alcune scommesse per quanto riguarda lo sviluppo. Una è molto intelligente, secondo me, ed è che il Molise deve partire per il proprio sviluppo soprattutto dalla valorizzazione delle cose che ha. Il Molise può riscattarsi soltanto se riesce a trasformare quelli che una volta erano dei vincoli in tante opportunità di sviluppo, deve quindi cercare di valorizzare l' artigianato, l'ambiente e tutto quanto altro abbia disponibile. Se noi riusciamo a valorizzare l'artigianato, le piccole e medie industrie, le manifestazioni culturali, il patrimonio artistico disponibile in ogni paese, in quanto non abbiamo grosse concentrazioni di beni artistici, ma ogni piccolo centro possiede cose che valgono la pena di essere visitate, quindi se riuniamo tutto questo e ne facciamo un pacchetto di proposte, avremo fatto un passo avanti per quanto riguarda il nostro sviluppo . Io sono convinto che attraverso la valorizzazione di quanto detto non solo passa lo sviluppo di Forli e di Duronia ma passa anche lo sviluppo della provincia di Isernia e della regione Molise.


INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ISERNIA

DR. DOMENICO PELLEGRINO

Un saluto all'amministrazione ed ai convenuti innanzi tutto. Un saluto agli amici de la vianova che non conosco se non attraverso l'amico Germano, con cui abbiamo avuto modo di coltivare insieme alcune attenzioni per la nostra terra anche in passato. Un saluto quindi a questi nostri amici, una quarantina di persone io credo che sono alla quarta tappa della loro marcia, ed un saluto agli amici di Forli ed a tutti i sindaci presenti, anche a nome di tutti i consiglieri provinciali convenuti qui questa sera.
Io voglio fare qualche considerazione su la vianova. "La via nova" è un termine che nel nostro dialetto è comparso quando sono state create le prime strade carrabili, come quella del Macerone in epoca post-Morattiana o quella che da Carpinone va verso Agnone nel 1840. Proprio allora è nato il termine "la via nova", perchè "la via vecchia" era il Tratturo. E "la via nova" era, per me e per quelli che hanno la mia età, un punto di riferimento perchè: z' iva a pazz'ià m'iez'a la via nova, z' iva a iecà a pallone m'iez'a la via nova, allora si poteva giocare a pallone in mezzo alla via nova, perchè allora la via nova era il luogo del bambino, il luogo degli incontri, il luogo dei giochi, era un luogo straordinario, una nuova struttura. E credo che la vostra, amici di Duronia, è una fine ironia quando avete voluto un giornale intitolato in questa maniera ed anche una passeggiata a piedi da Roma intitolata in questo modo. Una fine ironia inoltre quella di utilizzare la vianova per parlare della "via vecchia", per ritrovare il piacere dell'aderenza con la nostra realtà. Piacere anche fisico quello di misurarsi con il territorio, con le difficoltà del territorio e con quelle climatiche e con il piacere di scoprire o riscoprire pezzi e spezzoni del passato. E mentre dico queste cose mi ricordo bambino vicino a dei selciaioli, che nel 1936-37 su un mucchio spaccavano i selci e raccontavano di quando da Pescolanciano andavano a piedi ad Alfedena, al laghetto, dove c'erano le fabbriche dei selci di materiale vulcanico. E allora io voglio dire che è simpatico che voi abbiate fatto questa scelta, che per altro io valuto come un messaggio, come una intelligente, appassionata, straordinaria provocazione. E' questo quello che vi ha guidato per questo percorso per poi venirvi a ricongiungere con quello che era "la via vecchia" e cioè "il tratturo" e per parlare di esso.
Io non parlerò molto del tratturo, perchè ne parlerà Natalino Paone. Ma sicuramente, insieme agli altri amici che lo hanno già fatto, voglio anch'io sottolineare questo momento nuovo nella nostra realtà, in cui la collettività a tutti livelli opera una riflessione su quello che è il nostro patrimonio. Non è un caso che ad una intelligente proposta, cosi piena di fantasia, tanti sindaci e tanti rappresentanti di Enti abbiano risposto, intervenendo a questo incontro, e non è un caso che questa manifestazione abbia avuto accoglienze ad Opi e a Sora. Evidentemente le collettività di provincia e di paese riscoprono la preziosità del nostro territorio e la preziosità delle nostre radici, del nostro passato, riscoprono quell'identità, della quale non intendiamo assolutamente vergognarci, anzi della quale ci facciamo titolo, titolo per considerarci al nostro posto in questa nostra terra ed in questi nostri borghi ed in queste nostre frazioni che si snodano lungo il tratturo. Questa è la maglia dove per centinaia o addirittura migliaia di anni è stata gestita la vita delle nostre comunità, con una valenza tale da essere oggi considerata un monumento storico.
Ora se volete sapere il percorso che farete domani, esso parte da Guado Setteporte per arrivare a Fonte La Colonica e poi giù a valle fino a risalire verso il tratturo di Roccasicura, dal tratturo di Roccasicura alla Taverna Gismondi, dalla Taverna Gismondi al comune di S. Pietro, dal comune di S. Pietro a Selva Bella, da Selva Bella a Capo d'acqua, da Capo d'acqua a Lacona, da Lacona a Pescolanciano, da Pescolanciano a S. Onofrio, da S. Onofrio alla Bellaveduta, dalla Bellaveduta a Civitanova, da Civitanova al fiumarello di Duronia e da lì fino a Duronia, ultimo tratto questo che è veramente una salita "strappacore".
Ebbene quindi un ringraziamento vivissimo, un vivo sentimento di ammirazione per questa impresa vostra, che sicuramente è un messaggio validissimo, capace di operare molto più di tanta carta stampata o di quei fogli regionali, che non dicono mai niente delle nostre cose, o di quelle tante sciocche immagini che ci trattengono sempre più del dovuto dinanzi ai nostri televisori. Invece il messaggio che ci viene da voi è quello di guardare al nostro territorio, al nostro ambiente, al nostro verde, ai nostri prati, ai nostri campi, alla nostra gente, a quella gente che incontriamo per strada e con la quale ci scambiamo saluti e parole. Verso tutto questo mondo molto genuino, che noi abbiamo la fortuna di avere come patrimonio, noi dobbiamo avere l'intelligenza, la fortezza, la costanza, la volontà proprio per conservarlo, e per conservarlo io adotterei un comandamento : il cemento mettiamolo sempre al posto giusto ed ai posti dove va la pietra mettiamoci le pietre.

I Tratturi, tra storia e speranza per uno sviluppo possibile delle nostre terre

CONFERENZA DEL PROF. NATALINO PAONE

Presidente dell'Istituto per gli Studi Storici del Molise

Provo un certo disagio a parlare per l'ora, specialmente per coloro che hanno fatto la lunga scarpinata, i quali ancora non hanno mangiato, e che domani dovranno ancora camminare non so con quanta preoccupazione, perchè questa credo sia la prima esperienza di questo genere. Complimenti per il coraggio che avete avuto nell'affrontare questa impresa che comporta un grosso sacrificio fisico.
Allora mi limiterò a tre brevi riflessioni.

2500 ANNI FA LUNGO LE VIE DELLA LANA
La prima è che l'ingresso, l'immissione del gruppo ad OPI, in un ambiente diverso dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo, vi ha permesso di parlare di ambiente dove una istituzione, un organismo specializzato come l'Ente Parco ha creato il gusto per la natura tra mille difficoltà.
Qui questa sera si parla invece di tratturi e di archeologia, perchè avete percorso, consapevolmente o inconsapevolmente, la più antica via, il più antico tratturo credo non del Molise o dell'Italia, ma forse dell'Europa. E' bene sapere che le vie dei greci, le vie della lana non erano solo in Italia e nel Centro Meridione, ma erano nei Carpazi e in tutte le parti meridionali della Svizzera, della Germania, della Francia e della Spagna: queste erano tutte terre di transumanza, anche se quella italiana, o meglio quella molisana, si caratterizza rispetto a tutte le altre..
2500 anni fa i nostri più lontani progenitori, cioè i Sanniti quando si chiamavano ancora Sabini, attraversarono questa via, risalendo da Rieti lungo il fiume Salto, per proseguire quindi verso l'altopiano del Fucino, Pescasseroli, Opi, Alfedena, la valle di Forli, Isernia, Boiano. E a Boiano piazzarono le tende (si fa per dire), costituirono uno stato, fondarono una lingua, costruirono un territorio, organizzarono una civiltà e divennero una potenza. La seconda potenza. Anzi una potenza ex equo (come si direbbe oggi) con Roma, al punto da fare con Roma nel 354 A.C. un patto tra uguali, la Yalta dell'antichità. Si divisero quindi le zone di influenza, a nord del Liri Roma, a Sud i Sanniti. Successivamente Roma non rispettò il patto e le cose finirono male.
Voi avete fatto la strada, che fu attraversata da quel popolo come fosse una carovana di emigranti che fuggiva, come fuggono tanti emigranti ancora oggi verso il Canada, verso gli Stati Uniti, verso il
Centr'America perchè non ci sono possibilità di sopravvivenza o di progresso nella zona di origine. Questi scapparono dalla zona di Rieti per trovare nuove terre e nuova fortuna. Si stabilirono nel Molise, e qui fondarono la loro capitale, Boiano. Quella strada, quel tratturo prese poi il nome di Pescasseroli-Candela, ma solo molto più tardi, allora era solo una pista, una grande pista che portava da Rieti alla Puglia. E nel quarto secolo a.C. questa pista era così importante che si attrezzavano lungo questa arteria quelli che noi oggi chiamiamo Autogrill, o zone industriali, e direi che allora si sarebbero potuti chiamare gli "Ovinogrill" ed un grande "Ovinogrill" fu quello di Altilia a Sepino. Qui, in questa zona baricentrica tra Rieti e la Puglia, si dovevano curare le pecore zoppe, si dovevano curare le malattie, si doveva vendere la lana, il latte, i formaggi, le pelli e la carne. I Sanniti avevano capito che era necessario creare là un centro di servizi, che divenne poi un foro commerciale con tessiture, lavanderie e tintorie delle stoffe, concerie. Questo è dunque il primo tratturo che voi avete in parte percorso e che domani lascerete per passare su di un altro.
Quello che è importante notare è che vi siete immessi in una rete tratturale, cosi che, mentre nei giorni precedenti voi avete percorso nel Lazio strade nuove e sentieri che non avevano tutta questo passato, quando siete entrati in Abruzzo e ad Opi vi siete immessi in un sistema viario tra i più antichi, ma anche tra i più moderni dell'epoca, perchè era un sistema che funzionava come un computer, regolamentato in maniera perfetta anche sotto il profilo della disciplina, delle leggi, della manutenzione, della gestione del governo.
Allora cos'è il tratturo? E' veramente la via della lana? La via delle pecore? Certo è anche quello, ma c'è da dire che se l'occasione è stata quella dello sviluppo armentizio, e dell'industria degli armenti, industria questa che ha 2200 anni. Le prime leggi sulla regolamentazione dell'industria della pastorizia sono state fatte da Roma nel 367 A.C. e dice Plinio, in uno dei suoi scritti, che solo con le multe applicate a chi queste leggi non rispettava, si costruivano le opere pubbliche e si organizzavano i giochi ludici. I Romani avevano regolamentato la materia in maniera tale che colui che doveva affittare il pascolo pagava la scrittura e chi doveva camminare lungo la pista pagava il "Vectical", se però questi era un addetto alla transumanza era esente da "Vectical", aveva cioè di diritto una Viacard gratuita, pagava invece la scrittura perché era lo stato romano che appaltava la riscossione delle imposte. Lo stato faceva l'elenco dei proprietari di pecore e metteva l'elenco in gara, l'appaltatore (il pubblicano) rispondeva per il riscosso non riscosso e dava allo stato ogni mese la rata del ruolo, per poi vedersela lui con i proprietari delle pecore per l'esazione, con il diritto di pignoramento sia delle pecore che degli addetti, se non veniva soddisfatto il canone. Quindi vedete con quanta precisione 2200 anni fa i Romani fecero queste regole. La città di Sepino fu poi rinnovata all'epoca dei tratturi e divenne la Domodossola dell'antichità, nella quale chi pagava passava e chi non pagava non passava e lo stato incassava soldi. E tutta l'importanza della città di Boiano dimostrava che quello era l'ufficio delle imposte, era il ministero delle finanze, era Roma trapiantata sul territorio che tutti dovevano temere, tutti dovevano rispettare.
Quindi voi vi siete immessi nel più antico dei tratturi largo dai 50 ai 60 metri e lungo 211 km . Voi ne farete un pezzettino i nostri progenitori facevano 211 km due volte l'anno, una volta a scendere in autunno ed una volta a salire in primavera.

I TRATTURI. PER CAPIRE LA STORIA DELL' ITALIA ANTICA
I tratturi hanno avuto varie definizioni la più bella che io ho trovato è quella data nel decreto del ministero dell'ambiente del 1976, che li definisce beni di rilevanza archeologica, politica, sociale, religiosa, militare del Molise. Ma la definizione che a me piace ancora di più è quella di Sabatino Moscato, presidente dell'accademia dei Lincei, grande studioso dell'antichità e grande amico del Molise, sul quale ha pubblicato vari studi, che li definisce "una serie di strade particolari e fondamentali per capire la storia dell'Italia antica" . Allora questa storia, che circola e che dice che io e Mimmo Pellegrino, presidente della provincia, ci saremmo innamorati delle pecore, non depone molto a vantaggio dell'intelligenza di chi l'ha detta, perchè Sabatino Moscato ha detto tutt'altra cosa e cioè che chi non conosce i tratturi difficilmente legge bene la storia dell'antichità; e chi non legge le cinte di mura sannitiche del Molise (aggiunge Sabatino, con riferimento soprattutto a quelle di Pescolanciano) non ha la terza chiave per leggere le costruzioni lungo la dorsale appenninica dell'Italia centro meridionale, del territorio, delle città, degli insediamenti. I tratturi sono quindi un monumento dove c'è tutto
.Un altro amico giudice, purtroppo scomparso, li definiva dei tappeti verdi di erba srotolati tra le montagne ed il mare. Questo bene complesso è tutelato oggi dalla legge 1089 del 1939 la stessa che tutela anche gli zingari. Oggi però è necessario che si provveda ad emanare una legge che oltre a tutelare questi tratturi ne regolamenti anche l'utilizzo e la fruizione. L'assessore regionale all'agricoltura ha già chiamato me ed altre persone avvisandoci che vuole procedere rapidamente alla preparazione della proposta di legge. Speriamo che sia la volta buona. Io sono stato deluso tante volte ed ora crederò solo quando vedrò.
Ma perchè questo sistema viario, che in totale sviluppava più di 3100 km ed andava dall'Aquila e Teramo fino alle porte di Taranto, dall'Adriatico al Matese, alle montagne che discendono su Sora.? Perchè questo grande rettangolo posizionato in queste 5 regioni, che conservavano la propria autonomia amministrativa, che gestivano in maniera coordinata un sistema economico unitario e che di unitario avevano anche il nome, che sugli scritti veniva definita la Regione dei Tratturi? Il motivo originale della nascita di questo sistema fu quello di assicurare alle mandrie, con il trasferimento, la possibilità di pascolare su dei terreni a diverse altitudini, a diverse distanze per l'intero periodo dell'anno. All'epoca non c'erano frigoriferi , non c'erano mangimi, non c'era la possibilità di conservare. L'erba era quella che madre natura dava, le pecore d'estate la consumavano in montagna e d'inverno se la dovevano andare a cercare in Puglia. In questo modo avevano erba tutto l'anno in un sistema organizzato, e da Roma in giù è sempre stato organizzato a livello statale. Quindi i tratturi stavano alla transumanza come le arterie al corpo umano. Varrone che era un grande esperto , ma anche un grande proprietario di pecore e cavalli che possedeva in Puglia, diceva sempre che la transumanza era fatta di due cerchi sul cavallo e il tratturo non era altro che l'arco. Allora i tratturi si chiamavano "viae publicae" o "calles". Era quindi questa un'industria, un'industria che occupava persone. Non c'era paese del Molise che non avesse o proprietari di greggi, o addetti o occupati nei trasporti; oggi ci sono le società di trasporto con i TIR allora c'erano i proprietari di cavalli e di carretti che facevano il trasporto delle masserizie. Si muoveva intorno a questo fenomeno un indotto complesso, dall'artigianato alla politica e così via. Addirittura questo sistema viario era suddiviso in tratturi come strade di primo livello, tratturelli come strade di secondo livello e i bracci come terzo livello, cioè a dire come le trade statali, provinciali e comunali. Solo che i tratturi erano larghi 111 mt., i tratturelli 30-40 mt. ed i bracci da 10 a 20 mt.
Tra le leggi che li regolamentavano ce n'era una emessa da Giulio Cesare, "de res pecuaria", con la quale si obbligava l'assunzione di persone libere, mentre prima i pastori erano sempre stati degli schiavi. Questa legge fu emessa per motivi politici, per non avere problemi di controllo sociale. Cosicché i pastori entrarono nella categoria degli uomini liberi.

L'ASSETTO DEL TERRITORIO DEL MOLISE PARTE DALLE DIRETTRICI DEI TRATTURI
Nel 1700 il Duca di Pescolanciano era proprietario di ben 22000 capi e se si va a vedere tutta la borghesia signorile del Molise del 1600-1700-1800 era appaltatrice di greggi; dai registri doganali dell'epoca esistevano a Campobasso bel 174 persone con greggi di oltre 2000 capi. Era dunque questa l'ossatura dello sviluppo della nostra regione e del mezzogiorno al punto che, quando nel 1806, fu abolita la transumanza e fu fatta la censuazione per riscattare i pascoli, si sfasciò tutto il mondo pastorale, tant'è che la mancata riconversione dell'agricoltura e dell'artigianato, fino ad allora collegati strettamente alla transumanza, favorì l'emergere dei fenomeni dell'emigrazione e del brigantaggio. La grande emigrazione Molisana ebbe origine appunto nel 1872 allorchè alcuni gruppi, provenienti da Agnone, lasciarono definitivamente la regione, perchè non c'era più possibilità di lavoro. Riiniziò quindi quella emigrazione che aveva portato i Sabini nelle nostre terre e che ora portava i nostri verso altre terre.
Sul tratturo poi sono nati i paesi. I tratturi che attraversano la regione si collegavano, attraverso l'Abruzzo, alla Toscana e quindi alla Lombardia ed alle industrie della lana che ivi si trovavano, mentre a sud si collegavano alla Puglia ed a Foggia, che era praticamente la capitale della transumanza invernale. Tutti i centri Sannitici si trovano allineati lungo questi tratturi. Il termine tratturo è di derivazione latina e viene da "tractoria" che indica il foglio di passaggio gratuito del pubblico funzionario sulla via, perchè, come già detto, anche nell'antichità si doveva pagare per poter viaggiare lungo le strade e, per inciso, è significativo rilevare che proprio su queste strade, a Sepino, si verificò la prima tangentopoli che la storia ricordi. Nel 168 d.C. infatti i pastori per legge non dovevano pagare il "Vectical", invece gli agenti finanziari, che erano alla porta di Sepino e facevano la "Scriptura", pretesero anche il pagamento del "Vectical", al chè i pastori si ribellarono e ci fu il ricorso a Roma; i Prefetti di Roma intimarono ai Gabellieri si Sepino di smetterla e di rispettare i pastori altrimenti avrebbero preso provvedimenti contro le autorità locali che si facevano dare soldi oltre quanto previsto dalla legge.
Quindi l'assetto del territorio del Molise parte dall'assetto dei tratturi ed ancora oggi conserva quelle direttrici. Cosicchè Isernia potè avere nel 1500 e 1600 una fiorente industria delle stoffe proprio perchè il rifornimento avveniva attraverso la transumanza: il Vescovo Nomellino fece venire i cappuccini e fece fondare il convento proprio perchè seguissero ed aiutassero i produttori di stoffe. Anche ad Agnone tutta l'industria del rame si reggeva ed ebbe il suo apogeo proprio grazie alla transumanza: grazie ad essa i suoi prodotti arrivarono sino a Milano e sino in Puglia attraverso Firenze ed attraverso le vie della lana.

OCCASIONI DI SVILUPPO SOLO SE SI REALIZZERA' UN SUPPORTO LUNGO LA DORSALE APPENNINICA
Oggi, mentre in Abruzzo ed in Puglia questi tratturi praticamente non esistono più, nel Molise degli oltre 400 km originali ne rimangono perlomeno 200 km . che possono essere una carta da giocare per lo sviluppo della regione. Il programma televisivo "Linea verde", che per la prima volta ha saputo dei tratturi l'anno scorso, è tornato due volte su questo percorso a fare le sue trasmissioni ed ora sta preparando un volume su questo argomento il cui titolo sarà: "la via verde d'Europa: dal Parco Nazionale d'Abruzzo al Parco Nazionale del Gargano". Questo programma vuol portare questa via verde nell'ambito di un disegno di sviluppo moderno a livello Europeo e quindi a livello CEE. Anche qui da noi io e l'amico Pellegrino abbiamo collaborato con la Spagna per un programma di vacanze europee sui tratturi di Spagna e d'Italia.
Come vedete qualcosa si muove. Però purtroppo siamo noi che facciamo troppe chiacchiere, troppi commenti, ci parliamo addosso: ogni volta che cambia una amministrazione si ricomincia d'accapo. Io dico, ad esempio, che la riforma sanitaria si riforma dopo che si è attuata e, siccome non è mai stata attuata, non capisco quale sia la legge di riforma che si possa fare.
L'ultima considerazione su questo argomento è quella sulla "ratio" di fondo che originava questi percorsi. Essi andavano tutti da Nord verso Sud e da Est verso Ovest su percorsi paralleli a distanze inferiori ad un'ora di cammino a piedi l'uno dall'altro. Questo significava che l'Italia era solcata e cucita in lungo ed in largo da questi percorsi. Ciò generava buona economia, prosperità, fioritura di scambi, di attività ed occasioni di sviluppo anche per le regioni interne.
Quando poi l'epoca dei tratturi è finita abbiamo avuto una serie di strade e di stradine che però non ci hanno mai collegato concretamente allo sviluppo ed alla nuova realtà economica del paese. Prosutti, nel secolo scorso, scriveva: "stanno facendo la ferrovia tra Campobasso e Termoli e stanno collegando tutti i paesi di vetta, ma noi perderemo il treno per il mercato del grano di Pescara, perchè quella ferrovia non ci servirà". Oggi abbiamo capito che se è vero, da una parte, che abbiamo strade e stradelle che ci collegano da un paese all'altro, è pur vero che, dall'altra, abbiamo perso quelle infrastrutture che ci collegavano all'intera Italia, all'Europa ed all'economia integrata di una volta. E questo perchè la logica di sviluppo, soprattutto nel dopo guerra, è stata quella di potenziare all'infinito le vie litoranee (forse più facili da percorrere), cioè strade, autostrade e ferrovie, sia sul versante del Tirreno che su quello dell'Adriatico. Al centro quindi nulla. Solo più tardi sono stati fatti gli attraversamenti di fondo valle da un mare all'altro (fondo valle del Sangro, del Trigno, del Biferno, del Fortore), ma nessuno di questi ha funzionato come fonte di sviluppo all'interno, perchè, mentre prima la logica di sviluppo passava attraverso tante strade e tanti piccoli centri a parità di sviluppo economico e di costo, oggi nessun industriale che deve scendere lungo la dorsale adriatica o tirrenica non trova nessun interesse ad insediare una fabbrica nelle valli dell'interno e tantomeno sulle cime dove i costi aumentano. La preferenza, pertanto, degli industriali di insediare i loro centri di produzione lungo le coste o lungo le arterie autostradali non ha fatto altro che alimentare la grande fuga dall'interno verso le coste e dare origine alla desertificazione ed all'inselvaticamento delle nostre terre.
Bisogna quindi secondo me ripartire da un concetto di recupero di centralità. Qui termino ricordando un bellissimo monito dell'ex presidente della Banca di Sicilia e presidente del comitato di programmazione economica del Molise, Silvio De Martino, molisano anch'egli, il quale discutendo di alcuni problemi delle zone demaniali e del Matese disse: "Noi non andremo molto lontani se non avremo una infrastruttura di tipologia uguale a quelle di livello nazionale, che sia insediata lungo la dorsale appenninica del Centro Italia e che vada da Taranto fino a Perugia o meglio Bologna". Il De Martino in pratica riproponeva la strada dei Sanniti di 2500 anni fa, però in chiave moderna. Ora non importa che questa infrastruttura sia una autostrada o una ferrovia, ma l'importante è che ci sia. E allora potranno esserci tutte quelle occasioni di sviluppo che possono generarsi solo grazie alla presenza di una infrastruttura di questo tipo, sia durante la fase costruttiva sia, dopo, con l'utilizzo della stessa. Se voi guardate una cartina ferroviaria, potete constatare che, mentre a Nord esiste un intreccio enorme di reti, da Firenze in giù esistono solo due linee: una sull'Adriatico ed una sul Tirreno. Tutto l'interno è assolutamente privo di linee. Ora come si può dire che questa zona interna può offrire occasioni di sviluppo ad una economia moderna, se non si è pensato, se non si pensa di dargli una infrastruttura di grande rilievo. In una logica di mercato nessuno verrà mai, in queste condizioni, a mettere una industria a Forli, se la può mettere a Frosinone o comunque sull'autostrada. Lo stesso discorso vale per le autostrade: mentre a Nord esiste una rete fitta, da Roma in giù esistono come al solito le due litoranee e nessun percorso Nord/Sud al Centro. Forli in passato era un paese molto fortunato perchè già 400 anni prima di Cristo era costeggiato da due enormi "Ovinostrade", una da 111 mt di larghezza e l'altra da 58 mt.; oggi però, purtroppo, tutto questo non c'è più e non appaiono prospettive di rapido miglioramento a tempo breve

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