A sera
tarda di mercoledì 2 agosto 1995, delegato dal Sindaco di Sora
(FR) Rag. Enzo Si Stefano, ho atteso, unitamente al Consigliere Rocco
Sperduti, Assessore alla XV Comunità Montana con sede in Arce,
l'arrivo dei maratoneti che con una Marcia Longa con partenza da Roma
sostasse a Sora per poi proseguire il cammino pere gli altri comuni,
sino ad arrivare a Duronia nel Molise, ripercorrendo tutto il tragitto
attraverso le montagne che videro i loro avi percorrere a ritroso
per andare a Roma in cerca di lavoro e fortuna.
Al dibattito che ne è seguito, presente anche il consigliere
regionale Fabio Bellini, nella saletta dell' Hôtel Ristorante
del Sole di Sora, sono rimasto commosso per il sacrificio affrontato
dai maratoneti (giovanissimi, giovani e meno giovani di ambo i sessi)
per ricordare quali furono i sacrifici ed il dolore dei loro avi in
cerca di lavoro altrove, così, abbandonando per gioco forza
ed a malincuore le loro amate terre e le loro povere famiglie.
Ne è risultato nel dibattito, accalorato, un unico obiettivo,
quello del forte desiderio di rivedere la terra ed i luoghi natii
degli avi, con il preciso scopo di potervici ritornare e riportarli
a vita più prospera per amore della natura, per respirarvi
aria pura e per goderne e far godere alla collettività tutte
le bellezze naturali delle immense valli molisane, così come
avrebbero voluto fare i loro avi che ne furono distolti e distaccati
dalla miseria che ivi regnava desolatamente e sfortunatamente.Sembrava
a questi maratoneti, lo si
vedeva nei loro occhi, che il loro sacrificio
lo affrontavano, volentieri, per rendere omaggio ai loro avi e specialmente
a quelli defunti, che all'epoca della loro avventura in lacrime ne
avevano giurato il ritorno per amore alla loro terra.
Tale iniziativa, nel mio intervento, l'ho ritenuta lodevolissima sotto
tutti i punti di vista, perché lo scopo che si vuole raggiungere
è dei più nobili e sublimi, per l'educazione ed il vivere
una vita felice da parte dell'essere umano che è incline a
non abbandonare il grembo materno, ovvero la terra che ha visto la
sua nascita e la sua tormentata crescita in questo mondo infame.
Magari tutti gli altri abitanti della terra, ovunque si trovino, emulassero
la nobile iniziativa dei maratoneti di Duronia e paesi limitrofi del
Molise, che ritornano ai loro lidi oche vanno a conoscere il luogo
natio dei loro avi per curarli, migliorarli, viverci felici e farli
ammirare agli altri.
Gli entusiasti
animatori della particolarissima esperienza editoriale de la vianova
sono riusciti in un'altra impresa. Hanno convinto un gran numero di
persone a percorrere a piedi, nelle prime giornate di agosto, decine
e decine di chilometri per tornare da Roma al loro paese di origine
(Duronia). Hanno, in questo modo, ripercorso idealmente il tragitto
inverso che gli emigranti avevano effettuato negli anni e nei decenni
passati. Non contenti di queste fatiche hanno deciso di sottoporsi
ogni sera alla ulteriore "tortura" di incontri e dibattiti
nei paesi che durante il tragitto li hanno ospitati. Il primo incontro
si è svolto il due agosto ed è stato dedicato ai temi
dell'emigrazione. Discutere di emigrazione può comportare due
rischi, da un lato, uno nostalgico, in cui si possono semplicemente
rimpiangere i "bei tempi andati", dall'altro, uno nazionalistico,
in cui si determina una attenzione esasperata a questo tema. Questi
rischi appartengono, probabilmente, ad una lettura troppo "ideologica"
del fenomeno migratorio. In questo tipo di lettura, la giusta nostalgia,
il giusto rimpianto per un luogo dove si è nati o, comunque,
si hanno le radici può portare a far dimenticare le sofferenze,
le difficoltà che si sono vissute in quei luoghi ed in quella
fase della propria esistenza. Questo si può verificare perché
troppo pesante e troppo difficili appaiono sia l'esistenza che le
condizioni di vita nel presente, nell'attuale luogo di residenza.
Talvolta, congiunto e non a questo aspetto, si possono determinare
sentimenti nazionalistici esasperati. L'alternativa può, invece,
essere rappresentata da una attenzione maggiore al presente, alle
condizioni materiali di vita delle persone che sono costrette ad emigrare.
Ossia al complesso di temi riferibili alle condizioni materiali e
psicologiche del "radicamento" (nei nuovi luoghi di abitazione"
e dello "sradicamento" dai luoghi e dalle abitudini di origine).
Ma c'è un altro aspetto. Quando si effettuano delle iniziative
come quelle promosse dal giornale in questo caso, il tragitto che
viene percorso non è soltanto in lunghezza, non può
essere misurato solamente in chilometri. Il percorso, infatti, ha
una dimensione relativa alla profondità, allo spessore delle
cose, delle azioni che ognuno di noi compie. Diviene anche, e forse
è soprattutto, interiore, personale, di riscoperta di una dimensione
spesso trascurata. Si determina un fenomeno sorprendente: si ha modo
per riflettere, per pensare. Semplicemente, implicitamente, inavvertitamente
si ha il tempo per riscoprire un valore che oggi appare dimenticato:
il valore della lentezza. E questa riscoperta non è affatto
nostalgica, passatista; ha addirittura un effetto "eversivo"
per l'oggi. Punta al cuore di uno dei miti della nostra società
industrializzata: il mito della velocità. In definitiva, questa
riscoperta offre lo spunto per una riflessione di tipo diverso, eccentrico
sul tema dell'emigrazione.
A OPI SI E' PARLATO DI AMBIENTE
In pieno Parco Nazionale d'Abruzzo, nell'aula
Consigliare, alla presenza dell'intera Giunta e di alcuni consiglieri
Comunali, del parroco, del Presidente della Pro-Loco e di tanti
cittadini, il Sindaco, Sig. Pasquale Di Rocco, ha salutato i marciatori
e dopo la proiezione di bellissime diapositive sulla storia del
Parco, ha introdotto l'intervento della Dr.ssa Cinzia Sulli, della
Direzione Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, dopo il quale si è
aperto un interessante dibattito.
TUTELA AMBIENTENTALE
ESIGENZA FONDAMENTALE
PER IL FUTURO
di CINZIA SULLI
Si è fatto un gran parlare in questi anni
della tutela ambientale, della conservazione della natura e dell'istituzione
delle aree protette (Parchi, Riserve, Oasi, etc.) spesso però
senza comprendere fino in fondo il valore ed il significato della
tutela. Potremmo forse dire meglio oggi, alla fine del millennio,
che conservare la natura significa lavorare per lasciare al futuro
un patrimonio di inestimabile valore fatto di piante, animali,
acque, panorami, etc.. Molto spesso però i temi della conservazione
vedono contrapposti tra loro le esigenze di chi, vivendo nelle
nostre megalopoli, avverte come prioritaria l'esigenza di verde,
di aria ed acque pulite e di coloro che vedono invece la possibilità
di crescita economica nello sfruttamento turistico proprio di
quelle risorse -aria, acqua, verde- che altri vorrebbero conservare.
Come conciliare tutto questo? L'esempio del Parco Nazionale d'Abruzzo
può forse servire a comprendere come sia certamente possibile
far convivere in un'area protetta le esigenze della conservazione
con le esigenze e le aspettative di chi nell'area protetta vive.
Un parco Nazionale viene istituito con alcune semplici finalità
che si possono brevemente sintetizzare in tre obiettivi: conservazione,
educazione e ricerca scientifica.
Il primo obiettivo ovviamente non può che essere quello
della conservazione: la conservazione è il traguardo finale
da raggiungere ma anche il propulsore iniziale, lo stimolo all'istituzione
di un'area protetta.
Il secondo è quello dell'educazione: solo
educando infattisi può stimolare il formarsi di nuovi atteggiamenti
verso la natura. Solo il sopraggiungere di una nuova mentalità
più rispettosa degli ambienti naturali consentirà
la corretta gestione di questi e la loro migliore conservazione.
La ricerca scientifica infine è di fondamentale importanza
per il raggiungimento degli obiettivi precedenti. Un Parco Nazionale
può in tal senso divenire un vero e proprio laboratorio
scientifico all'aperto.
Questi obiettivi ovviamente sono strettamente interponessi tra
loro anche se la priorità spetta alla conservazione, solo
mezzo per trasmettere alle generazioni future un patrimonio prezioso
e insostituibile: l'ambiente. I Parchi rappresentano un mezzo
per conseguire queste finalità ma devono anche essere un
mezzo di crescita e sviluppo per le popolazioni che all'interno
dei Parchi vivono.
I Parchi dunque rappresentano un bene collettivo ma contemporaneamente
debbono con i loro benefici rappresentare una nuova strada di
sviluppo economico, sviluppo che tende a mantenere intatto il
capitale -la natura - prelevandone i frutti.
Come? Attraverso una accorta pianificazione dei flussi turistici,
pianificazione temporale - turismo tutto l'anno - e spaziale -
convogliando il turismo verso un punto a basso valore ambientale
(centri abitati, infrastrutture e servizi sul territorio).
La politica del Parco Nazionale d'Abruzzo è in tal senso
illuminante: - Uffici di zona in tutti i centri abitati del Parco per dare
informazioni ai visitatori;
- Musei ed aree faunistiche nei principali villaggi per consentire
ai visitatori di conoscere ed ammirare gli animali più
importanti del Parco (Lupo, Camoscio, Cervo e prossimamente, Capriolo
e Orso);
- aree attrezzate per pic-nic, campeggio e attività all'aria
aperta;
- Una rete capillare di sentieri che guida il visitatore verso
i luoghi più belli o ne evita la presenza nelle zone più
delicate.
Ogni anno il Parco Nazionale d'Abruzzo è visitato da circa
2 milioni di persone determinando notevoli benefici economici
per le popolazioni residenti.
A fronte infatti, di un investimento iniziale di 5 miliardi -
a tanto ammonta il finanziamento che lo Stato concede al Parco
- si determina nn impatto economico nel comprensorio di circa
210 miliardi.
Un esempio concreto che ci aiuta a comprendere meglio come sia
possibile conciliare la conservazione con lo sviluppo economico
può venirci proprio da Opi: il piccolo centro abitato che
ha ospitato una delle tappe della lunga marcia organizzata da
la vianova.
Opi è un piccolo centro di circa 500 abitanti, con una
decina di esercizi commerciali, 2 alberghi, un certo numero di
posti letto presso i privati. Per anni fuori dai flussi turistici
del Parco finché, nel maggio del 1992, vi viene inaugurato
un piccolo museo e un'Area Faunistica dedicata al Camoscio d'Abruzzo.
La collaborazione con l'Amministrazione Comunale e con il personale
che lavora presso il Museo ha consentito di raccogliere alcuni
dati significativi relativi alle presenze turistiche: a) Visitatori del Museo di Opi
- giugno '92-giugno '93 16300 presenze
- giugno '93-giugno '94 18000 presenze.
b) Presenze stimate all'area Faunistica di
Opi dal momento dell'apertura alla primavera di quest'anno: circa
30.000/anno.
c) Presenze turistiche registrate ad Opi:
- 1 giugno/15 settembre '93 32700 presenze
- 1 giugno/15 settembre '94 31500 presenze.
Ben a ragione dunque i Parchi vengono definiti
l'industria verde del futuro. E' evidente però che dovremo
amministrare molto oculatamente il nostro capitale-natura senza
mai perdere di vista il nostro obiettivo primario: la conservazione
di questo patrimonio culturale e spirituale prima ancora che economico
che è la natura, da trasmettere intatto alle future generazioni.
Venerdì 4 agosto la marcia ha fatto
tappa a Forlì del Sannio.
Qui, nell'aula Consiliare Municipale, stracolma
di gente, alla presenza di tanti rappresentanti di Enti Amministrativi
molisani, si è tenuto l'interessante incontro-dibattito
sul tema dei TRATTURI, culminato con la conferenza del prof.Natalino
Paone, Presidente dell'Istituto per gli Studi storici del Molise.
INTERVENTO DEL SINDACO DI
FORLI DEL SANNIO
ARCH. SERGIO LERZA
In qualità di sindaco di Forli del Sannio
e a nome dell' amministrazione comunale do il benvenuto a tutti
ed un ringraziamento per essere qui con noi. Un ringraziamento
alle autorita' presenti un ringraziamento particolare al presidente
dell' amministrazione provinciale dott. Pellegrino al consigliere
regionale Di Iorio al professor Natalino Paone presidente dell'
istituto per gli studi storici del Molise al presidente della
comunita' montana Centro Pentria di Isernia Sig. Sirego e a questi
amici de "la vianova"
che nel loro tornare a casa a piedi da Roma a Duronia stanno percorrendo
anche i piu' importanti "Tratturi" molisani. Essi hanno
percorso oggi del tratturo Pescasseroli-Candela il tratto Opi-Forli
del Sannio e percorreranno domani, nella tappa che li portera'
nel loro paese, sul tratturo Castel di Sangro-Lucera il tratto
Forli del Sannio-Duronia.
Il motivo principale per il quale abbiamo ritenuto giusto parlare
questa sera dei tratturi e' perche' quando parliamo della nostra
origine e della nostra storia, quando parliamo della storia dei
nostri comuni o della nostra regione, non si non si puo' non porgere
la giusta attenzione a quello che fu il mondo pastorale molisano,
a quello che fu il mondo della transumanza, il mondo dei tratturi.
Un mondo che ha inciso profondamente nella storia di questa regione
per 2400 anni, dai Sanniti, fino al secolo XIX quando poi cominciò
il lungo declino. Questo fenomeno della transumanza, per troppi
anni sottovalutato, per troppi anni svilito ed associato ad un
semplice evento che riguardava solo il mondo pastorale. Un semplice
trasferimento ciclico dai monti al mare e viceversa da effettuarsi
due volte l' anno per soddisfare le esigenze dei greggi ed evitare
le avverse condizioni climatiche.
Non fu' così,o meglio , la transumanza non fu solo questo,
oggi c'e' una grossa rivalutazione di questo evento grazie soprattutto
all' opera di molti studiosi tra i quali vanno citati gli amici
qui presenti il professor Paone ed il presidente della provincia
che ci hanno fatto capire come quell' evento ha inciso profondamente
sui nostri usi e sui nostri costumi. E' sufficente tener presente
le molteplici costruzioni che esistono lungo il percorso dei trattuti
ed i paesi che sorgono a lato di essi per capire l' importanza
che essi hanno avuto negli scambi e nelle comunicazioni. Gli stessi
capoluoghi come Cambopasso ed Isernia sono stati costruiti a margine
di quei tratturi che sono poi stati inglobati nello sviluppo delle
aree cittadine alla fine della transumanza.
Tutto questo ci porta a parlare della civilta'
della Transumanza che impose i propri modelli economici, sociali,
religiosi, urbanistici ed architettonici.
Questa sera i professori Paone ed il presidente Mimmo Pellegrino
ci aiuteranno a capire questo mondo ed a viverlo come se fosse
presente. Perche contrariamente a chi afferma che di tratturi
si parla anche troppo ritengo che di essi si dovrebbe parlare
anche di piu' . Noi ci auguriamo che la fase di studio dei tratturi
volga al piu' presto al termine e che inizi una nuova fase, una
fase progettuale, una fase propositiva, una fase che ci porti
ad utilizzare questa ricchezza culturale ed ambientale che ha
la nostra regione. Certo nel pieno rispetto e nella tutela dei
"tratturi", ma una tutela che non deve essere un impedimento
a fare qualsiasi cosa e che non deve nascondere una totale mancanza
di idee per cui attualmente e' impossibile qualsiasi intervento.
Se vogliamo parlare di sviluppo anche nelle nostre aree penso
che i tratturi possano darci una mano e che il recupero e l' utilizzo
delle strutture esistenti lungo il percorso possa essere fatto.
E' necessario tenere conto delle situazioni ormai consolidate
ed irreversibili e creare quelle strutture necessarie a coloro
che questo territorio vogliono utilizzare. E' necessario quindi
guardare al problema con un' ottica diversa : di tutela e salvaguardia
certamente ma che non impedisca gli interventi.
Voglio concludere questo intervento con l' augurio che questo
nostro proposito diventi realta' e con la richiesta a tutte le
autorita' presenti di intervenire presso la regione Molise affinche'
si emani al piu' presto una legge che permetta l' utilizzo normalizzato
dei tratturi e che tutti i sindaci dei piccoli centri, toccati
da questi tratturi, (il forma sinergica con tutti gli altri enti
esistenti sul territorio) siano coinvolti nella definizione di
tale legge. Partecipare alla definizione di quanto si andra' a
studiare e poter incidere sulle scelte che si andranno a fare,
al fine di ottenere una legge di riordino del territorio è
nostro diritto, il diritto di chi è sempre vissuto in questo
territorio.
INTERVENTO DEL COORDINATORE DELLA MANIFESTAZIONE
ARCH. GIOVANNI GERMANO
Ringrazio il sindaco di Forli del Sannio per la
bella accoglienza che ci ha riservato e per il fatto di aver accolto
immediatamente l'invito, da me personalmente rivoltogli a nome
del giornale che rappresento, ad organizzare la manifestazione
di questa sera.
L'iniziativa di questa lunga camminata da Roma a Duronia è
nata per festeggiare il primo (e non ultimo, speriamo) anniversario
del giornale, nato appunto nel Maggio del 1994 a Duronia, un paese
di appena 600 anime. La vianova,
in collaborazione con il gruppo "Insieme per Duronia",
perseguendo lo scopo che si era prefisso, è riuscito a
far esprimere alcune di quelle belle e forti energie che anche
in un paese così piccolo sono presenti. E' vero, l'intenzione
di questo mensile è quella di tentare di trovare i modi
e i tempi per far si che le energie di questo tipo, che sono presenti
in tutti i paesi di questa regione, vengano fuori, si sprigionino,
si propaghino e si colleghino su tutto il territorio della regione
stessa.
Noi con l'azione del volontariato e con tantissimi sacrifici siamo
riusciti a tenere in piedi un giornale per un anno intero, finanziandoci
solo con i soldi degli abbonamenti e degli amici che hanno avuto
il coraggio di mettere le inserzioni pubblicitarie. Questi finanziamenti
servono a stento a coprire le spese vive (stampa e spedizioni).
Ognuno di noi impegna volentieri e con passione il proprio tempo
per il giornale, sottraendolo alla famiglia, al lavoro ed al tempo
libero Tanto tempo! e questo non è poco come ben sanno
tutti coloro che fanno volontariato.
Questo giornale è nato anche per dar voce a chi voce non
ha mai avuto. Nella nostra regione non esistono altri strumenti
che diano informazioni di carattere prettamente locale o analizzino
quanto accade nei micromondi dei paesi del Molise. Pertanto questo
giornale, unico in tutta la regione, ha voluto aprire una finestra
su queste realtà ed ha voluto dar voce perciò a
coloro che non l'hanno mai avuta. Noi abbiamo creduto opportuno
di dar voce a tutti, a chiunque avesse qualcosa da voler illustrare.
Abbiamo dato voce per esempio agli emigranti ed a quelli che vivono
nelle più remote contrade dei nostri piccoli centri, alle
associazioni culturali, religiose e politiche di base ed alle
singole persone toccate dai problemi più disparati, etc.
Abbiamo cercato, allo scopo di preservarla, di ricordare, attraverso
ricerhe, racconti e materiale fotografico, quella che è
stata la nostra cultura contadina, quelli che erano i nostri usi,
i nostri costumi, il nostro dialetto. Il nostro dialetto! spesso
sul giornale scriviamo in dialetto. E questo è un appello
che faccio alla gente dei nostri piccoli centri ed alla gente
presente qui in sala: cerchiamo di preservare il nostro dialetto,
perchè esso è un aspetto fondamentale della nostra
cultura.
Ma ora per tornare all'oggetto della nostra presenza qui , devo
dire che la marcia è stata benevolmente e calorosamente
accolta in tutti i centri che ha attraversato. Ad Alatri abbiamo
avuto una accoglienza commovente e cosi anche a Sora e ad Opi.
Siamo stati ricevuti dalla popolazione e dalle amministrazioni
locali. Ad Opi abbiamo organizzato un interessantissimo dibattito
sull'ambiente, con la partecipazione della dr.ssa C. Sullo della
Direzione del Parco, che ha tenuto la relazione introduttiva,
del Sindaco, del presidente della Pro Loco e di tanta gente. A
Sora, invece , l'altra sera abbiamo discusso di emigrazione ,
alla presenza del consigliere regionale del Lazio, dr. F. Bellini.
Ripeto, dovunque l'accoglienza è stata molto bella e questo
ci rende commossi e soddisfatti insieme. E' evidente quindi che
le tematiche che stiamo portando avanti anche con una semplice
marcia, semplice si fa per dire, sono di grande interesse.
Questa sera siamo a Forli, qui nell'aula consiliare in mezzo a
tanta gente, per parlare di tratturi. Voglio anche io, come prima
di me ha fatto il Sindaco, ringraziare il presidente della provincia
di Isernia, dott. Pellegrino, ed il dr. Paone , per aver accettato
l'invito a venir a parlare di tratturi con noi questa sera. Ringrazio
tutti gli Enti che hanno voluto patrocinarci, ed in particolare
ringrazio quelli che oltre al patrocinio ci hanno assicurato anche
un contributo, tra essi la Regione Molise, la Provincia di Isernia,
la Comunità Montana di Isernia ed i Comuni di Duronia,
di Forlì, di Carovilli e di Pescolanciano. Ai rappresentanti
di questi Enti io adesso consegnerò a nome de la
vianovauna targa
ricordo della marcia Voglio ringraziare ovviamente tutti quanti
i partecipanti alla marcia, i quali si sono sottoposti ad uno
sforzo incredibile in questi tre giorni ed ai quali rivolgo l'invito
a voler conservare tutta la forza possibile per l'ultimo sforzo
da sostenere domani, in quanto, pur essendo l'ultima tappa, i
chilometri da percorrere sono ancora tanti e bisogna cercare di
arrivare tutti insieme ed integri al paese. Qualcuno purtroppo
si è infortunato, ma bisogna arrivare perchè ci
aspettano tutti.
Un ultimo invito ai sindaci, ma non solo a loro. Domani noi attraverseremo
i comuni dell'Alto Molise, tra i quali Roccasicura, Carovilli,
Pescolanciano e Civitanova, dove noi cercheremo di fermarci, tempo
permettendo, e di parlare se possibile anche del giornale. Aiutateci
a trovare qualcuno interessato a voler collaborare, ci farebbe
molto piacere. Ripeto, tra gli impegni che il giornale sta cercando
di portare avanti c'è quello di trovare collaborazione
e partecipazione in ogni paese molisano. Già in questo
momento il giornale stà ospitando l'inserto mensile del
Basso Molise e di altre realtà, probabilmente nei prossimi
mesi ospiterà anche l'inserto di Campobasso. Quindi come
vedete il mensile sta diffondendosi e sta crescendo. Siamo
fiduciosi, la vianova da domani sarà anche il vostro giornale.
INTERVENTO DEL
CONSIGLIERE REGIONALE
PROF. ALFONZO DI IORIO
Voglio ricordare che proprio oggi abbiamo fatto
un conferenza stampa sui primi 50 giorni della nuova amministrazione
regionale ed io pur avendo solo 50 giorni di legislazione mi farò
naturalmente portavoce di tutte queste istanze. E mi farò
portavoce soprattutto di questa brillante iniziativa. Devo dire
che appositamente per essa io sono intervenuto non solamente per
i sentimenti di amicizia che mi legano ai molti alunni provenienti
da Forli che io ho avuto nel liceo scentifico di Isernia ed all'amicizia
con gli amministratori di Forli, ma soprattutto perchè
sono stato profondamente sensibilizzato all'argomento dalle conversazioni
fatte durante le lunghe passeggiate in compagnia dell'impareggiabile
professor Natalino PAONE, presidente dell'IRISMO, il quale ha
suscitato in me un profondo interesse per il nostro patrimonio
non solo artistico, ma culturale nel senso più ampio della
parola. Sono convinto che un popolo deve andare alla ricerca delle
sue fonti, perchè un popolo che non ha un passato non ha
nemmeno un presente, nè tanto meno un futuro. E la ricerca
del nostro passato serve a darci la certezza del presente e la
speranza del futuro. Ecco perchè io plaudo a questa iniziativa
nobile direi, vi accompagnerei volentieri, ma penso di non farcela
a dire la verità.
E sono entusiasta anche per un altro motivo perchè nel
tracciare le linee programmatiche della regione Molise noi abbiamo
fatto alcune scommesse per quanto riguarda lo sviluppo. Una è
molto intelligente, secondo me, ed è che il Molise deve
partire per il proprio sviluppo soprattutto dalla valorizzazione
delle cose che ha. Il Molise può riscattarsi soltanto se
riesce a trasformare quelli che una volta erano dei vincoli in
tante opportunità di sviluppo, deve quindi cercare di valorizzare
l' artigianato, l'ambiente e tutto quanto altro abbia disponibile.
Se noi riusciamo a valorizzare l'artigianato, le piccole e medie
industrie, le manifestazioni culturali, il patrimonio artistico
disponibile in ogni paese, in quanto non abbiamo grosse concentrazioni
di beni artistici, ma ogni piccolo centro possiede cose che valgono
la pena di essere visitate, quindi se riuniamo tutto questo e
ne facciamo un pacchetto di proposte, avremo fatto un passo avanti
per quanto riguarda il nostro sviluppo . Io sono convinto che
attraverso la valorizzazione di quanto detto non solo passa lo
sviluppo di Forli e di Duronia ma passa anche lo sviluppo della
provincia di Isernia e della regione Molise.
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA DI ISERNIA
DR. DOMENICO PELLEGRINO
Un saluto
all'amministrazione ed ai convenuti innanzi tutto. Un saluto agli
amici de la vianova che non conosco se non attraverso l'amico Germano,
con cui abbiamo avuto modo di coltivare insieme alcune attenzioni
per la nostra terra anche in passato. Un saluto quindi a questi
nostri amici, una quarantina di persone io credo che sono alla quarta
tappa della loro marcia, ed un saluto agli amici di Forli ed a tutti
i sindaci presenti, anche a nome di tutti i consiglieri provinciali
convenuti qui questa sera.
Io voglio fare qualche considerazione su la vianova. "La via
nova" è un termine che nel nostro dialetto è
comparso quando sono state create le prime strade carrabili, come
quella del Macerone in epoca post-Morattiana o quella che da Carpinone
va verso Agnone nel 1840. Proprio allora è nato il termine
"la via nova", perchè "la via vecchia"
era il Tratturo. E "la via nova" era, per me e per quelli
che hanno la mia età, un punto di riferimento perchè:
z' iva a pazz'ià m'iez'a la via nova, z' iva a iecà
a pallone m'iez'a la via nova, allora si poteva giocare a pallone
in mezzo alla via nova, perchè allora la via nova era il
luogo del bambino, il luogo degli incontri, il luogo dei giochi,
era un luogo straordinario, una nuova struttura. E credo che la
vostra, amici di Duronia, è una fine ironia quando avete
voluto un giornale intitolato in questa maniera ed anche una passeggiata
a piedi da Roma intitolata in questo modo. Una fine ironia inoltre
quella di utilizzare la vianova per parlare della "via vecchia",
per ritrovare il piacere dell'aderenza con la nostra realtà.
Piacere anche fisico quello di misurarsi con il territorio, con
le difficoltà del territorio e con quelle climatiche e con
il piacere di scoprire o riscoprire pezzi e spezzoni del passato.
E mentre dico queste cose mi ricordo bambino vicino a dei selciaioli,
che nel 1936-37 su un mucchio spaccavano i selci e raccontavano
di quando da Pescolanciano andavano a piedi ad Alfedena, al laghetto,
dove c'erano le fabbriche dei selci di materiale vulcanico. E allora
io voglio dire che è simpatico che voi abbiate fatto questa
scelta, che per altro io valuto come un messaggio, come una intelligente,
appassionata, straordinaria provocazione. E' questo quello che vi
ha guidato per questo percorso per poi venirvi a ricongiungere con
quello che era "la via vecchia" e cioè "il
tratturo" e per parlare di esso.
Io non parlerò molto del tratturo, perchè ne parlerà
Natalino Paone. Ma sicuramente, insieme agli altri amici che lo
hanno già fatto, voglio anch'io sottolineare questo momento
nuovo nella nostra realtà, in cui la collettività
a tutti livelli opera una riflessione su quello che è il
nostro patrimonio. Non è un caso che ad una intelligente
proposta, cosi piena di fantasia, tanti sindaci e tanti rappresentanti
di Enti abbiano risposto, intervenendo a questo incontro, e non
è un caso che questa manifestazione abbia avuto accoglienze
ad Opi e a Sora. Evidentemente le collettività di provincia
e di paese riscoprono la preziosità del nostro territorio
e la preziosità delle nostre radici, del nostro passato,
riscoprono quell'identità, della quale non intendiamo assolutamente
vergognarci, anzi della quale ci facciamo titolo, titolo per considerarci
al nostro posto in questa nostra terra ed in questi nostri borghi
ed in queste nostre frazioni che si snodano lungo il tratturo. Questa
è la maglia dove per centinaia o addirittura migliaia di
anni è stata gestita la vita delle nostre comunità,
con una valenza tale da essere oggi considerata un monumento storico.
Ora se volete sapere il percorso che farete domani, esso parte da
Guado Setteporte per arrivare a Fonte La Colonica e poi giù
a valle fino a risalire verso il tratturo di Roccasicura, dal tratturo
di Roccasicura alla Taverna Gismondi, dalla Taverna Gismondi al
comune di S. Pietro, dal comune di S. Pietro a Selva Bella, da Selva
Bella a Capo d'acqua, da Capo d'acqua a Lacona, da Lacona a Pescolanciano,
da Pescolanciano a S. Onofrio, da S. Onofrio alla Bellaveduta, dalla
Bellaveduta a Civitanova, da Civitanova al fiumarello di Duronia
e da lì fino a Duronia, ultimo tratto questo che è
veramente una salita "strappacore".
Ebbene quindi un ringraziamento vivissimo, un vivo sentimento di
ammirazione per questa impresa vostra, che sicuramente è
un messaggio validissimo, capace di operare molto più di
tanta carta stampata o di quei fogli regionali, che non dicono mai
niente delle nostre cose, o di quelle tante sciocche immagini che
ci trattengono sempre più del dovuto dinanzi ai nostri televisori.
Invece il messaggio che ci viene da voi è quello di guardare
al nostro territorio, al nostro ambiente, al nostro verde, ai nostri
prati, ai nostri campi, alla nostra gente, a quella gente che incontriamo
per strada e con la quale ci scambiamo saluti e parole. Verso tutto
questo mondo molto genuino, che noi abbiamo la fortuna di avere
come patrimonio, noi dobbiamo avere l'intelligenza, la fortezza,
la costanza, la volontà proprio per conservarlo, e per conservarlo
io adotterei un comandamento : il cemento mettiamolo sempre al posto
giusto ed ai posti dove va la pietra mettiamoci le pietre.
I
Tratturi, tra storia e speranza per uno sviluppo possibile delle
nostre terre
CONFERENZA DEL PROF. NATALINO
PAONE
Presidente dell'Istituto per gli
Studi Storici del Molise
Provo un certo disagio a parlare per l'ora, specialmente
per coloro che hanno fatto la lunga scarpinata, i quali ancora
non hanno mangiato, e che domani dovranno ancora camminare non
so con quanta preoccupazione, perchè questa credo sia la
prima esperienza di questo genere. Complimenti per il coraggio
che avete avuto nell'affrontare questa impresa che comporta un
grosso sacrificio fisico.
Allora mi limiterò a tre brevi riflessioni.
2500 ANNI FA LUNGO LE VIE DELLA LANA
La prima è che l'ingresso, l'immissione
del gruppo ad OPI, in un ambiente diverso dal punto di vista naturalistico
e paesaggistico, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo, vi ha
permesso di parlare di ambiente dove una istituzione, un organismo
specializzato come l'Ente Parco ha creato il gusto per la natura
tra mille difficoltà.
Qui questa sera si parla invece di tratturi e di archeologia,
perchè avete percorso, consapevolmente o inconsapevolmente,
la più antica via, il più antico tratturo credo
non del Molise o dell'Italia, ma forse dell'Europa. E' bene sapere
che le vie dei greci, le vie della lana non erano solo in Italia
e nel Centro Meridione, ma erano nei Carpazi e in tutte le parti
meridionali della Svizzera, della Germania, della Francia e della
Spagna: queste erano tutte terre di transumanza, anche se quella
italiana, o meglio quella molisana, si caratterizza rispetto a
tutte le altre..
2500 anni fa i nostri più lontani progenitori, cioè
i Sanniti quando si chiamavano ancora Sabini, attraversarono questa
via, risalendo da Rieti lungo il fiume Salto, per proseguire quindi
verso l'altopiano del Fucino, Pescasseroli, Opi, Alfedena, la
valle di Forli, Isernia, Boiano. E a Boiano piazzarono le tende
(si fa per dire), costituirono uno stato, fondarono una lingua,
costruirono un territorio, organizzarono una civiltà e
divennero una potenza. La seconda potenza. Anzi una potenza ex
equo (come si direbbe oggi) con Roma, al punto da fare con Roma
nel 354 A.C. un patto tra uguali, la Yalta dell'antichità.
Si divisero quindi le zone di influenza, a nord del Liri Roma,
a Sud i Sanniti. Successivamente Roma non rispettò il patto
e le cose finirono male.
Voi avete fatto la strada, che fu attraversata da quel popolo
come fosse una carovana di emigranti che fuggiva, come fuggono
tanti emigranti ancora oggi verso il Canada, verso gli Stati Uniti, verso il Centr'America perchè non
ci sono possibilità di sopravvivenza o di progresso nella
zona di origine. Questi scapparono dalla zona di Rieti per trovare
nuove terre e nuova fortuna. Si stabilirono nel Molise, e qui
fondarono la loro capitale, Boiano. Quella strada, quel tratturo
prese poi il nome di Pescasseroli-Candela, ma solo molto più
tardi, allora era solo una pista, una grande pista che portava
da Rieti alla Puglia. E nel quarto secolo a.C. questa pista era
così importante che si attrezzavano lungo questa arteria
quelli che noi oggi chiamiamo Autogrill, o zone industriali, e
direi che allora si sarebbero potuti chiamare gli "Ovinogrill"
ed un grande "Ovinogrill" fu quello di Altilia a Sepino.
Qui, in questa zona baricentrica tra Rieti e la Puglia, si dovevano
curare le pecore zoppe, si dovevano curare le malattie, si doveva
vendere la lana, il latte, i formaggi, le pelli e la carne. I
Sanniti avevano capito che era necessario creare là un
centro di servizi, che divenne poi un foro commerciale con tessiture,
lavanderie e tintorie delle stoffe, concerie. Questo è
dunque il primo tratturo che voi avete in parte percorso e che
domani lascerete per passare su di un altro.
Quello che è importante notare è
che vi siete immessi in una rete tratturale, cosi che, mentre
nei giorni precedenti voi avete percorso nel Lazio strade nuove
e sentieri che non avevano tutta questo passato, quando siete
entrati in Abruzzo e ad Opi vi siete immessi in un sistema viario
tra i più antichi, ma anche tra i più moderni dell'epoca,
perchè era un sistema che funzionava come un computer,
regolamentato in maniera perfetta anche sotto il profilo della
disciplina, delle leggi, della manutenzione, della gestione del
governo.
Allora cos'è il tratturo? E' veramente la via della lana?
La via delle pecore? Certo è anche quello, ma c'è
da dire che se l'occasione è stata quella dello sviluppo
armentizio, e dell'industria degli armenti, industria questa che
ha 2200 anni. Le prime leggi sulla regolamentazione dell'industria
della pastorizia sono state fatte da Roma nel 367 A.C. e dice
Plinio, in uno dei suoi scritti, che solo con le multe applicate
a chi queste leggi non rispettava, si costruivano le opere pubbliche
e si organizzavano i giochi ludici. I Romani avevano regolamentato
la materia in maniera tale che colui che doveva affittare il pascolo
pagava la scrittura e chi doveva camminare lungo la pista pagava
il "Vectical", se però questi era un addetto
alla transumanza era esente da "Vectical", aveva cioè
di diritto una Viacard gratuita, pagava invece la scrittura perché
era lo stato romano che appaltava la riscossione delle imposte.
Lo stato faceva l'elenco dei proprietari di pecore e metteva l'elenco
in gara, l'appaltatore (il pubblicano) rispondeva per il riscosso
non riscosso e dava allo stato ogni mese la rata del ruolo, per
poi vedersela lui con i proprietari delle pecore per l'esazione,
con il diritto di pignoramento sia delle pecore che degli addetti,
se non veniva soddisfatto il canone. Quindi vedete con quanta
precisione 2200 anni fa i Romani fecero queste regole. La città
di Sepino fu poi rinnovata all'epoca dei tratturi e divenne la
Domodossola dell'antichità, nella quale chi pagava passava
e chi non pagava non passava e lo stato incassava soldi. E tutta
l'importanza della città di Boiano dimostrava che quello
era l'ufficio delle imposte, era il ministero delle finanze, era
Roma trapiantata sul territorio che tutti dovevano temere, tutti
dovevano rispettare.
Quindi voi vi siete immessi nel più antico dei tratturi
largo dai 50 ai 60 metri e lungo 211 km . Voi ne farete un pezzettino
i nostri progenitori facevano 211 km due volte l'anno, una volta
a scendere in autunno ed una volta a salire in primavera.
I TRATTURI. PER CAPIRE
LA STORIA DELL' ITALIA ANTICA
I tratturi hanno avuto varie definizioni la più
bella che io ho trovato è quella data nel decreto del ministero
dell'ambiente del 1976, che li definisce beni di rilevanza archeologica,
politica, sociale, religiosa, militare del Molise. Ma la definizione
che a me piace ancora di più è quella di Sabatino
Moscato, presidente dell'accademia dei Lincei, grande studioso
dell'antichità e grande amico del Molise, sul quale ha
pubblicato vari studi, che li definisce "una serie di strade
particolari e fondamentali per capire la storia dell'Italia antica"
. Allora questa storia, che circola e che dice che io e Mimmo
Pellegrino, presidente della provincia, ci saremmo innamorati
delle pecore, non depone molto a vantaggio dell'intelligenza di
chi l'ha detta, perchè Sabatino Moscato ha detto tutt'altra
cosa e cioè che chi non conosce i tratturi difficilmente
legge bene la storia dell'antichità; e chi non legge le
cinte di mura sannitiche del Molise (aggiunge Sabatino, con riferimento
soprattutto a quelle di Pescolanciano) non ha la terza chiave
per leggere le costruzioni lungo la dorsale appenninica dell'Italia
centro meridionale, del territorio, delle città, degli
insediamenti. I tratturi sono quindi un monumento dove c'è
tutto
.Un altro amico giudice, purtroppo scomparso, li definiva dei
tappeti verdi di erba srotolati tra le montagne ed il mare. Questo
bene complesso è tutelato oggi dalla legge 1089 del 1939
la stessa che tutela anche gli zingari. Oggi però è
necessario che si provveda ad emanare una legge che oltre a tutelare
questi tratturi ne regolamenti anche l'utilizzo e la fruizione.
L'assessore regionale all'agricoltura ha già chiamato me
ed altre persone avvisandoci che vuole procedere rapidamente alla
preparazione della proposta di legge. Speriamo che sia la volta
buona. Io sono stato deluso tante volte ed ora crederò
solo quando vedrò.
Ma perchè questo sistema viario, che in totale sviluppava
più di 3100 km ed andava dall'Aquila e Teramo fino alle
porte di Taranto, dall'Adriatico al Matese, alle montagne che
discendono su Sora.? Perchè questo grande rettangolo posizionato
in queste 5 regioni, che conservavano la propria autonomia amministrativa,
che gestivano in maniera coordinata un sistema economico unitario
e che di unitario avevano anche il nome, che sugli scritti veniva
definita la Regione dei Tratturi? Il motivo originale della nascita
di questo sistema fu quello di assicurare alle mandrie, con il
trasferimento, la possibilità di pascolare su dei terreni
a diverse altitudini, a diverse distanze per l'intero periodo
dell'anno. All'epoca non c'erano frigoriferi , non c'erano mangimi,
non c'era la possibilità di conservare. L'erba era quella
che madre natura dava, le pecore d'estate la consumavano in montagna
e d'inverno se la dovevano andare a cercare in Puglia. In questo
modo avevano erba tutto l'anno in un sistema organizzato, e da
Roma in giù è sempre stato organizzato a livello
statale. Quindi i tratturi stavano alla transumanza come le arterie
al corpo umano. Varrone che era un grande esperto , ma anche un
grande proprietario di pecore e cavalli che possedeva in Puglia,
diceva sempre che la transumanza era fatta di due cerchi sul cavallo
e il tratturo non era altro che l'arco. Allora i tratturi si chiamavano
"viae publicae" o "calles". Era quindi questa
un'industria, un'industria che occupava persone. Non c'era paese
del Molise che non avesse o proprietari di greggi, o addetti o
occupati nei trasporti; oggi ci sono le società di trasporto
con i TIR allora c'erano i proprietari di cavalli e di carretti
che facevano il trasporto delle masserizie. Si muoveva intorno
a questo fenomeno un indotto complesso, dall'artigianato alla
politica e così via. Addirittura questo sistema viario
era suddiviso in tratturi come strade di primo livello, tratturelli
come strade di secondo livello e i bracci come terzo livello,
cioè a dire come le trade statali, provinciali e comunali.
Solo che i tratturi erano larghi 111 mt., i tratturelli 30-40
mt. ed i bracci da 10 a 20 mt.
Tra le leggi che li regolamentavano ce n'era una emessa da Giulio
Cesare, "de res pecuaria", con la quale si obbligava
l'assunzione di persone libere, mentre prima i pastori erano sempre
stati degli schiavi. Questa legge fu emessa per motivi politici,
per non avere problemi di controllo sociale. Cosicché i
pastori entrarono nella categoria degli uomini liberi.
L'ASSETTO DEL TERRITORIO
DEL MOLISE PARTE DALLE DIRETTRICI DEI TRATTURI
Nel 1700 il Duca di Pescolanciano era proprietario di ben 22000
capi e se si va a vedere tutta la borghesia signorile del Molise
del 1600-1700-1800 era appaltatrice di greggi; dai registri doganali
dell'epoca esistevano a Campobasso bel 174 persone con greggi
di oltre 2000 capi. Era dunque questa l'ossatura dello sviluppo
della nostra regione e del mezzogiorno al punto che, quando nel
1806, fu abolita la transumanza e fu fatta la censuazione per
riscattare i pascoli, si sfasciò tutto il mondo pastorale,
tant'è che la mancata riconversione dell'agricoltura e
dell'artigianato, fino ad allora collegati strettamente alla transumanza,
favorì l'emergere dei fenomeni dell'emigrazione e del brigantaggio.
La grande emigrazione Molisana ebbe origine appunto nel 1872 allorchè
alcuni gruppi, provenienti da Agnone, lasciarono definitivamente
la regione, perchè non c'era più possibilità
di lavoro. Riiniziò quindi quella emigrazione che aveva
portato i Sabini nelle nostre terre e che ora portava i nostri
verso altre terre.
Sul tratturo poi sono nati i paesi. I tratturi che attraversano
la regione si collegavano, attraverso l'Abruzzo, alla Toscana
e quindi alla Lombardia ed alle industrie della lana che ivi si
trovavano, mentre a sud si collegavano alla Puglia ed a Foggia,
che era praticamente la capitale della transumanza invernale.
Tutti i centri Sannitici si trovano allineati lungo questi tratturi.
Il termine tratturo è di derivazione latina e viene da
"tractoria" che indica il foglio di passaggio gratuito
del pubblico funzionario sulla via, perchè, come già
detto, anche nell'antichità si doveva pagare per poter
viaggiare lungo le strade e, per inciso, è significativo
rilevare che proprio su queste strade, a Sepino, si verificò
la prima tangentopoli che la storia ricordi. Nel 168 d.C. infatti
i pastori per legge non dovevano pagare il "Vectical",
invece gli agenti finanziari, che erano alla porta di Sepino e
facevano la "Scriptura", pretesero anche il pagamento
del "Vectical", al chè i pastori si ribellarono
e ci fu il ricorso a Roma; i Prefetti di Roma intimarono ai Gabellieri
si Sepino di smetterla e di rispettare i pastori altrimenti avrebbero
preso provvedimenti contro le autorità locali che si facevano
dare soldi oltre quanto previsto dalla legge.
Quindi l'assetto del territorio del Molise parte dall'assetto
dei tratturi ed ancora oggi conserva quelle direttrici. Cosicchè
Isernia potè avere nel 1500 e 1600 una fiorente industria
delle stoffe proprio perchè il rifornimento avveniva attraverso
la transumanza: il Vescovo Nomellino fece venire i cappuccini
e fece fondare il convento proprio perchè seguissero ed
aiutassero i produttori di stoffe. Anche ad Agnone tutta l'industria
del rame si reggeva ed ebbe il suo apogeo proprio grazie alla
transumanza: grazie ad essa i suoi prodotti arrivarono sino a
Milano e sino in Puglia attraverso Firenze ed attraverso le vie
della lana.
OCCASIONI DI SVILUPPO SOLO
SE SI REALIZZERA' UN SUPPORTO LUNGO LA DORSALE APPENNINICA
Oggi, mentre in Abruzzo ed in Puglia questi tratturi praticamente
non esistono più, nel Molise degli oltre 400 km originali
ne rimangono perlomeno 200 km . che possono essere una carta da
giocare per lo sviluppo della regione. Il programma televisivo
"Linea verde", che per la prima volta ha saputo dei
tratturi l'anno scorso, è tornato due volte su questo percorso
a fare le sue trasmissioni ed ora sta preparando un volume su
questo argomento il cui titolo sarà: "la via verde
d'Europa: dal Parco Nazionale d'Abruzzo al Parco Nazionale del
Gargano". Questo programma vuol portare questa via verde
nell'ambito di un disegno di sviluppo moderno a livello Europeo
e quindi a livello CEE. Anche qui da noi io e l'amico Pellegrino
abbiamo collaborato con la Spagna per un programma di vacanze
europee sui tratturi di Spagna e d'Italia.
Come vedete qualcosa si muove. Però purtroppo siamo noi
che facciamo troppe chiacchiere, troppi commenti, ci parliamo
addosso: ogni volta che cambia una amministrazione si ricomincia
d'accapo. Io dico, ad esempio, che la riforma sanitaria si riforma
dopo che si è attuata e, siccome non è mai stata
attuata, non capisco quale sia la legge di riforma che si possa
fare.
L'ultima considerazione su questo argomento è quella sulla
"ratio" di fondo che originava questi percorsi. Essi
andavano tutti da Nord verso Sud e da Est verso Ovest su percorsi
paralleli a distanze inferiori ad un'ora di cammino a piedi l'uno
dall'altro. Questo significava che l'Italia era solcata e cucita
in lungo ed in largo da questi percorsi. Ciò generava buona
economia, prosperità, fioritura di scambi, di attività
ed occasioni di sviluppo anche per le regioni interne.
Quando poi l'epoca dei tratturi è finita abbiamo avuto
una serie di strade e di stradine che però non ci hanno
mai collegato concretamente allo sviluppo ed alla nuova realtà
economica del paese. Prosutti, nel secolo scorso, scriveva: "stanno
facendo la ferrovia tra Campobasso e Termoli e stanno collegando
tutti i paesi di vetta, ma noi perderemo il treno per il mercato
del grano di Pescara, perchè quella ferrovia non ci servirà".
Oggi abbiamo capito che se è vero, da una parte, che abbiamo
strade e stradelle che ci collegano da un paese all'altro, è
pur vero che, dall'altra, abbiamo perso quelle infrastrutture
che ci collegavano all'intera Italia, all'Europa ed all'economia
integrata di una volta. E questo perchè la logica di sviluppo,
soprattutto nel dopo guerra, è stata quella di potenziare
all'infinito le vie litoranee (forse più facili da percorrere),
cioè strade, autostrade e ferrovie, sia sul versante del
Tirreno che su quello dell'Adriatico. Al centro quindi nulla.
Solo più tardi sono stati fatti gli attraversamenti di
fondo valle da un mare all'altro (fondo valle del Sangro, del
Trigno, del Biferno, del Fortore), ma nessuno di questi ha funzionato
come fonte di sviluppo all'interno, perchè, mentre prima
la logica di sviluppo passava attraverso tante strade e tanti
piccoli centri a parità di sviluppo economico e di costo,
oggi nessun industriale che deve scendere lungo la dorsale adriatica
o tirrenica non trova nessun interesse ad insediare una fabbrica
nelle valli dell'interno e tantomeno sulle cime dove i costi aumentano.
La preferenza, pertanto, degli industriali di insediare i loro
centri di produzione lungo le coste o lungo le arterie autostradali
non ha fatto altro che alimentare la grande fuga dall'interno
verso le coste e dare origine alla desertificazione ed all'inselvaticamento
delle nostre terre.
Bisogna quindi secondo me ripartire da un concetto di recupero
di centralità. Qui termino ricordando un bellissimo monito
dell'ex presidente della Banca di Sicilia e presidente del comitato
di programmazione economica del Molise, Silvio De Martino, molisano
anch'egli, il quale discutendo di alcuni problemi delle zone demaniali
e del Matese disse: "Noi non andremo molto lontani se non
avremo una infrastruttura di tipologia uguale a quelle di livello
nazionale, che sia insediata lungo la dorsale appenninica del
Centro Italia e che vada da Taranto fino a Perugia o meglio Bologna".
Il De Martino in pratica riproponeva la strada dei Sanniti di
2500 anni fa, però in chiave moderna. Ora non importa che
questa infrastruttura sia una autostrada o una ferrovia, ma l'importante
è che ci sia. E allora potranno esserci tutte quelle occasioni
di sviluppo che possono generarsi solo grazie alla presenza di
una infrastruttura di questo tipo, sia durante la fase costruttiva
sia, dopo, con l'utilizzo della stessa. Se voi guardate una cartina
ferroviaria, potete constatare che, mentre a Nord esiste un intreccio
enorme di reti, da Firenze in giù esistono solo due linee:
una sull'Adriatico ed una sul Tirreno. Tutto l'interno è
assolutamente privo di linee. Ora come si può dire che
questa zona interna può offrire occasioni di sviluppo ad
una economia moderna, se non si è pensato, se non si pensa
di dargli una infrastruttura di grande rilievo. In una logica
di mercato nessuno verrà mai, in queste condizioni, a mettere
una industria a Forli, se la può mettere a Frosinone o
comunque sull'autostrada. Lo stesso discorso vale per le autostrade:
mentre a Nord esiste una rete fitta, da Roma in giù esistono
come al solito le due litoranee e nessun percorso Nord/Sud al
Centro. Forli in passato era un paese molto fortunato perchè
già 400 anni prima di Cristo era costeggiato da due enormi
"Ovinostrade", una da 111 mt di larghezza e l'altra
da 58 mt.; oggi però, purtroppo, tutto questo non c'è
più e non appaiono prospettive di rapido miglioramento
a tempo breve