Sant'Egidio -
Loc. Morgia Quadra -
Lago del Cervaro - La Montagnola -
Sentiero Frassati - Civitanova del Sannio
Lunghezza: km 12
Tempo percorrenza:
h. 4
Quota partenza: 656 m slm
Alt max: 1400 m slm
Difficoltà: turistico
Interesse: naturalistico e storico
Una tappa, la quarta, piena di emozioni in un contesto paesaggistico tra i più belli del Molise.
Nella piana di Sant’Egidio, sulla Montagna di Frosolone, bei pressi della chiesetta, ai 300 marciatori si aggregano molte altre decine di persone, per lo più ragazzi. Un silenzio assoluto, appena il fruscio del vento e qualche singhiozzo, la messa all’aperto del sacerdote è andata via in una eternità. Il pensiero di tutti rivolto a lui, Marco, un ragazzo di appena 22 anni, studente duroniese amante della natura, morto colpito da un fulmine qualche giorno prima subito dopo aver finito di scalare la Morgia Quadra, appena poche decine di metri dalla chiesetta. Finita la cerimonia, tutti in una interminabile fila verso il luogo della tragedia, dove ognuno ha deposto il proprio fiore.
A metà mattinata si riparte verso la Montagnola di Civitanova. Il primo tratto nella valletta fra la S.p. e la Morgia Quadra, palestra per arrampicatori, sino all’incrocio con la viabilità interna per salire di quota fra i prati, dove pascolano greggi di bovini allo stato brado, sino all’incontro con la stradina del serbatoio da dove lo spettacolo si apre su uno stupendo ambiente montano ancora integro. Si continua fra boschi di faggio e fondo erboso sino agli stazzi della Casella per arrivare subito dopo alla zona attrezzata della Montagnola, in agro del comune di Civitanova del Sannio, dove i fratelli Sardella di S.Pietro in Valle hanno preparato un lauto spuntino a base di prodotti tipici per tutti. Un paio d’ore di riposo, per ripartire subito dopo alla volta di Civitanova attraversando il Sentiero Frassati, che offre un affascinante spettacolo agli occhi dei marciatori. Il sentiero scorre tra alte pareti rocciose, che appaiono fra alberi secolari, per poi aprirsi su un crinale con visioni-mozzafiato verso la catena montuosa delle Mainarde e quindi scendere a picco verso il Tratturo Lucera– Castel di Sangro. Percorrendo il manto erboso del Tratturo si arriva finalmente, nel tardo pomeriggio alle porte dell’abitato di Civitanova. Prima di scendere in paese i marciatori si raggruppano, come sono soliti fare prima di fare l’ingresso nei paesi, i musicisti imbracciano i loro strumenti musicali e, organettista al centro, il gruppone inizia a muoversi, cantando e suonando, sotto lo sventolio delle bandiere verdi del Cammina, Molise! verso Civitanova. Lidia, il Sindaco, insieme agli amministratori, agli amici dell’Associazione Civitanovesi nel Mondo ed alla cittadinanza tutta, aspetta in piazza. Finalmente l’incontro e l’abbraccio collettivo. Inizia la visita al centro storico, guidata con cattedra itinerante dal paziente e dotto Domenico Cardarelli, La sera tutti a festeggiare nell’ampio spazio esterno prospiciente l’edificio scolastico. Qui, seduti comodamente i marciatori hanno la fortuna di gustare, tra le tante prelibatezze locali, anche la “pallotta” tipico piatto della cucina civitanovese. La serata viene allietata dalle esibizioni del gruppo di ricerca di danze e canti popolari, costituito dai maestri de “Lo Scacciapensieri”, che invoglia tutti, nonostante la stanchezza, a ballare in piazza. A notte fonda si va finalmente a dormire. I più fortunati, perché sono praticamente a “casa”, sono i marciatori che alloggiano a Civitanova presso le stupende ed accoglienti strutture alberghiere di “Villa Augusta” e “La Locanda degli Illustri” e l’albergo diffuso “Da Mario”.
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Civitanova del Sannio
Comune di 941 abitanti
Provincia: Isernia
La più antica notizia che abbiamo di Civitanova rimonta all’anno 1002, allorché il Conte d’Isernia Beraldo e sua moglie Gemma (che facevano dimora a Bagnoli) vollero edificare in Civitanova un monastero, donandolo alla regola di S. Benedetto.
I tempi Normanni e Svevi trascorrono silenziosi sulle vicende dell’università, che nei primordi del periodo angioino fu tenuta in feudo da Pietro Rodoico, vivente nel 1279. Costui nel 1275 era ricorso al re per essersi i vassalli negati a corrispondergli la prestazione pel vestiario proprio e dei familiari. La cosiddetta “Collecta pannorum” e Carlo I aveva ordinato l’istruzione del preteso diritto.
Dal Rodoico, o dalla discendenza di lui, Civitanova passò in feudo a Burlesca Roccafoglia, quando era già vedova di Andrea d’Isernia, il sommo feudista deceduto nel 1316; non mancano peraltro autori che asseriscono Civitanova essere stata assegnata a lei in dotario al tempo del suo matrimonio col medesimo. La vedova istituì erede del feudo il figlio Landolfo nel 1321, il. quale morì nel 1325.
Nel 1330 Si trovano titolari di Civitanova gli eredi di Landolfo d’Isernia per tre quarti, e per un quarto Angelo Santangelo, ciambellano e consigliere di re Roberto d’Angiò.
Giovanni d’Evoli signore di Castropignano, con successive stipule di acquisto delle quote anzidette celebrate nel 1354 per notar Ragone di Frosolone, e nel 1360 per notar Garganus d’Isernia, unificò a proprio beneficio il feudo, con assenso della regina Giovanna. La casa d’Evoli fu signoriale di Civitanova sino al 1443, e cioè per oltre tre quarti di secolo.
Nel 1443 , all’avvento della monarchia aragonese, i d’Evoli vennero privati di Civitanova, che il re Alfonso diede in feudo a Paolo di Sangro. Morto Paolo di Sangro nel 1455, Civitanova fu devoluta ai demanio; ed Alfonso I ne investì Andrea d’Evoli il quale passò all’altra vita due anni dopo. Dal 1457 al 1603 l’università rimase feudo della famiglia d’Evoli. Aurelia d’Evoli essendo deceduta, in tale anno 1603, senza prole, suo successore per Civitanova fu il nipote Ferdinando Caracciolo duca di Ferolito, da cui passò alla sorella Isabella maritata nei Caracciolo di Santobuono. Giambattista d’Evoli, vedovo di Aurelia e creditore della Caracciolo, mosse lite a costei; e la lite ebbe termine con la cessione di Civitanova fattagli dalla convenuta nel 1606, in seguito a perizia del tabulario Virgilio di Marino e ad arbitrato cui parteciparono Ferrante Brancia e Scipione Rovito. Nel 1627 i creditori di Giambattista d’Evoli adirono il S.R. Consiglio per far esporre in vendita il feudo; e questo, il 10 marzo 1629, rimase aggiudicato a Giovanni Geronimo d’Alessandro duca di Pescolanciano per 26.200 ducati, secondo l’apprezzo eseguitone nel 1627 dal tavolario Nicola Maione.
Da tale epoca, fino all’eversione della feudalità, Civitanova ebbe i medesimi titolari di Pescolanciano.
Questo Comune deve il proprio nome alla origine propria, in epoca posteriore a quella in cui era sorta la prossima “Civitavecchia” o “Civitavetula”, ora Duronia. In seguito a deliberazioni del Consiglio Comunale del 26 dicembre 1863, con R.D. 4 febbraio 1864 il Comune venne autorizzato ad aggiungere al proprio nome la qualifica “ del Sannio” per differenziarsi da Civitanova Marche, in provincia di Macerata. |