Bangladesh
- Chuknagar, giovedì 02 Giugno 2009
Carissimi,
vi mando l'articolo che un mio confratello,P. Luigi Paggi ha mandato
alla sua Diocesi originaria, che è la diocesi di Como. La missione che
lui stesso ha fondato e che si trova proprio al margine della foresta
tropicale dista un centinaio di Km. da Chuknagar.
Qui abbiamo avuto un
po' di paura e siamo stati per 4-5 giorni senza corrente, ma per fortuna
senza danni, come invece è accaduto nella zona costiera.
Un forte abbraccio.
P. Antonio Germano Das, s.x. <antoniogermano@infinito.it>
Egregio Direttore della Caritas Diocesana di Como,
pace
e bene e saluti dal Bangladesh ancora una volta colpito da una ennesima calamita’ naturale che in Italia deve essere passato
completamente inosservato dai mezzi di comunicazione sociale.
Ho saputo infatti che ne’
televisione ne’ giornali hanno detto niente di niente sul ciclone ‘Aila’ ( cosi’ e’ stato chiamato ….non ho ancora scoperto la ragione di questo nome ) che il
25 di Maggio
Questa parte di Bangladesh fa parte
della Baia del Bengala, il braccio Nord dell’Oceano Indiano che copre un’area
di circa
Questa zona costiera del Bangladesh
e’ ormai nota al mondo intero per la sua vulnerabilita’
: sembra quasi che tutte le calamita’ naturali che
vengono dall’Oceano Indiano come cicloni, uragani, tornado e alluvioni si
concentrino in questa zona….
Puo’ essere
interessante dare uno sguardo al numero di cicloni registrati negli ultimi 200 anni che dalla
Baia del Bengala regolarmente colpiscono l’entroterra :
-
dal 1795 al 1845 : 3 cicloni
-
dal 1846
al 1896 : 3 cicloni
-
dal 1897 al 1947 : 13 cicloni
-
dal 1848 al 1998 : 51 cicloni
Il penultimo successo nel Novembre
del 2007 e l’ultimo capitato il 25 di Maggio u.s. non sono nella lista.
Potremmo chiederci come mai cosi’ tanti cicloni in questi ultimi cento cinquant’ anni….
Parte di responsabilita’
non potrebbe cadere anche sull’Occidente ricco e opulento che con il suo
modello di sviluppo industriale ha sconvolto i ritmi della natura la quale si
ribella e si vendica ?
E’ orami un dato di fatto che i
cambiamenti climatici sono ormai visibili e tangibili dappertutto su questa
nostra terra circa la quale il comando del Creatore era estremamente chiaro:
‘Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose
nel giardino di Eden perche’ lo coltivasse e lo
custodisse’ ( Genesi 2,15)
Cosa ne fu e ne e’ della custodia
del creato…?
Ma lasciamo queste faccende agli
ecologi e torniamo al ciclone ‘Aila’…!
L’ufficio meterelogico
del Bangladesh cerca di stare sveglio
nei mesi che precedono e seguono la stagione delle piogge perche’ e’ in questo periodo che la furia e la rabbia
della figlia ribelle dell’Oceano Indiano
si fanno sentire.
Il ciclone che il 25 Maggio u.s. ha
colpito la zona Sud Ovest del Bangladesh (arrivando fino a Calcutta ) non
sembrava essere cosi’ violento….la
velocita’ del vento che normalmente in un ciclone
‘serio’ arriva a superare i
E grandi danni il vento non li ha causati…!
Il disastro questa volta e’ stato
causato dall’acqua dei grandi fiumi nei quali durante il passaggio del ciclone era
in corso l’alta marea che ha sfondato gli argini riversandosi nei villaggi
circostanti travolgendo persone, animali domestici, raccolti e capanne.
In pratica e’ successo un piccolo
‘tsunami’, un cataclisma naturale completamente imprevisto e inaspettato…!
Fortunatamente questo piccolo
tsunami ( che per la verita’ per questa zona non e’
poi cosi’ piccolo perche’
la zona completamente allagata e’ molto vasta e i danni sono visibile ovunque )
e’ capitato di giorno e cosi’ la gente ha potuto
mettersi in salvo.
Il numero dei morti , secondo le
statistiche ufficiali si aggirerebbe sui 200 ma la cifra reale senz’altro ha
superato i 500 senza contare i dispersi travolti dalla inondazione e di cui non
si sono ricuperati i cadaveri risucchiati dal gioco dell’alta e bassa marea.
Tra le vittime si contano molte
donne e bambini…!
Molto probabilmente il numero di
morti non cosi’ alto non ha destato interesse nei
mass media Europei e chi ha saputo qualcosa di questo ennesimo disastro ha
avuto l’informazione tramite Internet.
Oltre ai morti, ai dispersi, al
bestiame affogato, alla distruzione degli orti e vivai per i pesci, alle
capanne con i muri di fango che nell’acqua si sono sciolte come burro al sole
il guaio piu’ grosso causato da questo piccolo
tsunami riguarda l’acqua potabile.
Le gia’
poche riserve di acqua dolce sono state completamente allagate dall’acqua
salata e cosi’ quello dell’acqua potabile e’
diventato il problema piu’ grosso.
E bisogna tenere presente che
questo e’ il periodo piu’ caldo dell’anno per cui
senza acqua non sopravvive niente e nessuno…!
Quella dell’acqua potabile e’
quindi la necessita’ piu’
impellente.
Seguita da quella del cibo e dalla
legna da ardere per cucinare quel pugno di riso sufficiente per sopravvivere.
E poi servono medicine per
combattere le malattie create dall’acqua quali la dissenteria, il colera e il
tifo.
E chi e’ riuscito a salvare gli
animali domestici ha bisogno di foraggio….!
Normalmente dopo ogni disastro
naturale si suggono due fasi : la prima e’ quella del ‘relief’,
e cioe’ venire incontro ai sinistrati con i generi di
prima necessita’ quali acqua, cibo, medicine.
La seconda fase prevede il lavoro
di ‘rehabilitation’, e cioe’
la ricostruzione delle infrastrutture che sono andate distrutte durante la calamita’ naturale come abitazioni, strade, ponti etc…
Nel caso del ciclone ‘Aila’ la ricostruzione piu’
urgente e’ quella degli argini dei fiumi
che durante la bassa marea si portano via una buona quantita’
di acqua per poi riportarla indietro magari in quantita’
maggiore durante l’alta marea. E cosi’ i villaggi
continuano a rimanere allagati.
Questo ultimo ciclone Aila ha distrutto gli argini in moltissimi posti e per
lunghi tratti per cui la riparazione e la ricostruzione degli argini e’ una
impresa gigantesca che con la stagione delle piogge ormai imminente risulta
molto problematica.
Gli esperti dicono che lavori del
genere si potranno fare solo durante la stagione secca che iniziera’
a Novembre.
E cosi’molta
gente che ha dovuto abbandonare i villaggi sommersi dall’acqua non potra’ rimettere piede sul pezzetto di terra su cui era
posata la loro capanna se non dopo la stagione delle piogge, ossia verso
Novembre-Dicembre p.v.
Inoltre nei villaggi dove si potra’ ricostruire l’argine dei fiumi e la terra potra’ ridiventare asciutta molta gente non sara’ piu’ in grado di
ricostruirsi la capanna di fango sempre per via della stagione delle piogge
ormai imminente e avra’ bisogno di un tetto sopra la
testa.
Di conseguenza bisognera’
pensare a qualche altro tipo di casupola prefabbricata che si possa montare in
poco tempo e che possa offrire un riparo decente.
Ma i tribali Munda
che sono il target group della Missione sono stati
danneggiati seriamente.
Quattro dei loro villaggetti sono spariti nell’acqua salata e circa 80
famiglie residenti in questi villaggi ormai inesistenti sono state portate in
salvo e attualmente vivono in un campo di sfollati messo a disposizione del
Governo che pure sta provvedendo al loro sostentamento giornaliero.
Ma chiaramente questa sistemazione
provvisoria non potra’ durare in eterno per cui ai
Missionari Saveriani tocchera’
il compito di trovare una nuova sistemazione per queste 80 famiglie.
La sistemazione prevede queste tre
cose essenziali : un pezzetto di terra su cui poggiare i piedi, un tetto sopra
la testa per ripararsi dal sole e dall’acqua e il modo di guadagnarsi una
manciata di riso per riempirsi lo stomaco.
Come gia’
ho accennato all’inizio di questo articolo
Aiuto sollecitato e richiesto e
incoraggiato dalla compianta Luigina Barella la cui vita fu spesa interamente
per la causa missionaria.
E allora non c’era di mezzo nessun ciclone…ne’ Sidr ne’ Aila…!
Se
E noi ancora una volta potremo dire
che
E le pecore sperdute della casa di
Israele potranno sperimentare ancora una volta che ‘ e’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza
per tutti gli uomini’( Tito2,11)
E dal cielo Luigina Barella non potra’ che dare la sua approvazione !
Dalla zona devastata dal ciclone Aila
P. Luigi Paggi s.x.
Bangladesh - Chuknagar, giovedì 21 Maggio 2009
Carissimi amici,
Devo purtroppo segnalarvi un altro incidente di percorso nella mia
vita missionaria in Bangladesh. In questi ultimi anni la mia schiena è stata
sempre un mio punto debole, ma, a cominciare dallo scorso ottobre i dolori sono
diventati persistenti fino ad avvertire difficoltà anche nel camminare. Così,
dietro pressione dei miei superiori, mi sono deciso a farmi visitare. Dalle
lastre è risultato che ho dei problemi all’anca sinistra: la cartilagine che
avvolge la testa del femore risulta consumata e perciò c’è bisogno di una
protesi.
Non prevedevo che le cose potessero avere questo risvolto. Dentro di
me pensavo: “ sono dolori legati all’età e prima o poi passeranno”. Invece non
sono passati. Così, il prossimo 20 giugno, rientrerò in Italia e mi metterò in
lista per essere operato all’anca nell’ospedale di Parma, città dove conservo
la mia residenza in Italia.
M’illudevo di festeggiare il mio 70° compleanno nella nuova chiesa
che era in programma di costruire dentro quest’anno. Avevo mandato anche a voi
il disegno e alcuni di voi mi hanno già fatto pervenire le loro offerte. Invece
tutto è rimandato, salvo che i miei 70 anni cha passerò in qualche posto in
Italia. Avrei potuto accelerare i tempi. Non l’ho fatto, perché mi portavo
dentro il dubbio: Se comincio e poi dovrò lasciare?
Così, ancora una volta, ci rimettiamo nelle mani di Dio, a cui
appartengono le stagioni e i tempi. Nelle mie condizioni continuo a viaggiare
in moto, anche se mi diventa sempre più faticoso alzare la gamba per montarvi
su. Prego il Signore e chiedo anche a voi di unirvi alla mia preghiera perché,
ristabilito in salute, possa tornare e compiere l’ultimo atto della mia
missione tra i Dalit:
la costruzione di una chiesa per loro, se questa è la volontà di Dio.
Con grande gratitudine e riconoscenza vi saluto e vi auguro una
gioia grande nella fede profonda in Gesù risorto e asceso al cielo.
P. Antonio Germano Das, s.x.
Bangladesh - Chuknagar, giovedì 16 Marzo 2009
COSTRUZIONE DELLA CHIESA PER I FUORI CASTA
Carissimi,
vi invio per conoscenza la lettera di ringraziamento ad
Antonietta Berardo fautrice dell'appello ( http://www.duronia.com/fondi09raccolta.html
) per la raccolta fondi per la costruzione della chiesa per i fuori casta,
pubblicato sul sito canadese www.duronia.com ed
allego due foto recentissime
Carissima Antonietta,
Ho appena letto sul tuo sito “Duronia” l’appello da te rivolto a tutti i Duroniesi sparsi per il mondo perché si sentano coinvolti nella costruzione della chiesa per i fuori-casta di Chuknogor. Ne sono rimasto commosso e con questa lettera voglio ringraziare te e tutti gli amici Duroniesi, che sentono come propria questa opera che io mi appresto a realizzare a nome di tutti voi. Il Signore benedirà il nostro sforzo comune, espressione tangibile di quella fede che affonda le sue radici proprio a Duronia.
Oltre la chiesa, prevediamo anche un’altra struttura organica con aule scolastiche, piccola biblioteca, sala per incontri e computer room per venire incontro alle esigenze del nostro programma di coscientizzazione e di promozione umana. Proprio in questi giorni ne sto parlando con il vescovo e con il mio superiore regionale per finalizzare la cosa in maniera da poter iniziare i lavori prima della stagione delle piogge.
Ho appena concluso una serie di incontri in tutti i villaggi in cui siamo presenti con il nostro Tuition Program. Facciamo questo tipo di incontri all’inizio e alla fine di ogni anno scolastico. Sono momenti di coscientizzazione, a cui noi abbiamo dato sempre molta importanza. Sono presenti gli studenti e i loro genitori, papà e mamma. Ogni anno si affronta un tema diverso strettamente connesso con la loro situazione concreta. L’anno scorso, per esempio, abbiamo affrontato il problema del matrimonio in tenera età (ballo bibaho), così diffuso in questa società e che è un’autentica piaga nel mondo dei nostri fuori-casta. Alla fase di coscientizzazionesegue di solito una linea di azione concreta per incrementare le decisioni prese.
Negli incontri di quest’anno, invece, abbiamo creduto opportuno insistere sulla necessità di creare aggregazione fra di loro per superare le divisioni, che sono la loro maggiore debolezza e offrono il lato agli altri gruppi di intervenire nei loro problemi. Con il pretesto di aiutarli, essi, in realtà, continuano a tenerli in uno stato di soggezione e cattività: la libertà dalla schiavitù non la regala nessuno, bisogna conquistarsela!
Di solito, in questi incontri, io prendo la parola alla fine, dopo che tutti hanno detto la loro. Quest’anno mi è venuta una ispirazione, che poi ho espresso con forte carica di convinzione ed ho potuto constatare con piacere che il mio discorso coglieva nel segno e veniva recepito. Ho esordito con una domanda che li ha colti di sorpresa. Ho chiesto alla mia gente: “Ci chiamano Rishi, Muchi,Dalit,Das, perché? Siamo stati noi a scegliere questo nome (mi includo nella domanda, perché anch’io ho assunto il nome Das) o sono stati altri ad appiccicarcelo? Evidentemente non siamo stati noi a scegliere il nome. Sono stati altri che ci hanno etichettato così. E perché ci hanno dato questo nome? Per ricordarci: Tu sei Das (=schiavo) e tale devi rimanere! (Tra l’altro, in lingua bengalese, dalla parola Das deriva anche Dasotto, che significa schiavitù). Adesso finalmente abbiamo aperti gli occhi e ci siamo accorti di questo trucco enorme perpetrato per secoli alle nostre spalle. Abbiamo iniziato una lunga marciache ci porterà dalla schiavitù alla libertà…”
Qui naturalmente il discorso si fa molto più ampio e interessante, ma io chiudo qui per il momento per non annoiarti troppo. Avremo ancora modo di risentirci. Di nuovo un caro saluto a tutti, un grande grazie ed una benedizione dall’Alto.
P. Antonio Germano Das - Chuknogor, 16. 3. 09
Cari saluti e un forte abbraccio a voi
tutti.
P. Antonio Germano Dash, S.X. <antoniogermano@infinito.it>
Bangladesh - Chuknagar, giovedì 29 gennaio 2009
UMILON DAS: UN MUCI ALLA CONFERENZA DI
GINEVRA!
Carissimi,
Milon Das è
stato scelto dall’I.D.S.N. (International Dalit Solidarity Network) a
rappresentare i Dalit del Bangladesh nella conferenza
dell’H.R.C. (Human Rights Council), che si terrà a
Ginevra nella prima settimana di Febbraio. Milon è
direttore e fondatore di una NGO che porta il nome di PARITTRAN (=salvezza), sorta con i Dalit e
per i Dalit.Con una punta di orgoglio, possiamo dire
che l’evento rappresenta un po’ il coronamento di 30 anni di presenza dei
Missionari Saveriani tra i fuori-casta di Chuknogor e dintorni. Milon
infatti si è formato alla scuola del nostro Tuition Program, prima come studente e poi come insegnante.
Cari saluti e un forte abbraccio a voi
tutti.
P. Antonio Germano Dash, S.X. <antoniogermano@infinito.it>