PADRE ANTONIO GERMANO
CRONACHE QUOTIDIANE DALLA MISSIONE
Archivio:
Chuknagar, 10. 10. 12
IL
RIENTRO
Carissimi,
Salvo le due ore di ritardo
con cui l'aereo è partito da Roma, per il resto tutto bene. Pensavo di venire
col Bangladesh Biman, invece a bordo ho trovato tutte
hostess italiane. Poi mi hanno spiegato che si tratta di una joint venture tra
una compagnia italiana "Blue Panorama" ed
il Bangladesh Biman. Dentro comunque la confusione
era tutta bengalese ed io ero l'unico bianco, eccetto naturalmente il personale
di bordo. Domenica mattina sono partito per Khulna e
ieri ero già qui a Chuknagar, da cui scrivo.
Come potete
immaginare, c'era tutta una folla in festa ad accogliermi (allego delle foto)
ed oggi sono già al lavoro.
Vi ringrazio tutti
per il modo con cui mi avete accolto. Sono contento di avere incontrata tanta
gente, con cui ho potuto colloquiare, dando e ricevendo. Finisco qui queste
poche righe. Più avanti ci sentiremo più a lungo.
Vi saluto e vi
abbraccio tutti cordialmente.
P.
Antonio Germano Das, S. X. antoniogermano2@gmail.com
1. Welcome Fr. Antonio Germano Das |
2. Rientro alla missione |
3. Rientro alla
missione (2)
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4.La gioia è
reciproca
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5. Preghiera di ringraziamento dinanzi alla chiesa |
6. Tutti pronti per la posa |
Roma, li 03. 09. 12
RIEVOCANDO I 35 ANNI DI MISSIONE IN BANGLADESH
Lo scorso aprile si sono conclusi per me 35 anni di presenza in Bangladesh: un
canto di lode al Signore per il bene che si è degnato operare attraverso di me
ed una invocazione di misericordia per i miei tanti limiti che hanno impedito
alla sua grazia di operare pienamente. Ai miei 73 anni di età, pensieri di
eternità si affacciano sempre più frequenti alla mente: vivere intensamente il
presente diventa gioiosa attesa per l'incontro con l'Amen!
Ripercorro velocemente gli anni della mia missione per tentare un bilancio e
ripormi in atteggiamento di ascolto verso questa realtà per una risposta di
fede adeguata al momento storico che sto vivendo. Trovo in questa avventura di
fede una costante che lega insieme tutti gli avvenimenti: l'entusiasmo per la
missione, che si presenta per altro sempre con nuovi risvolti, nuove sfide ed
esige quindi una novità di vita sempre attuale. Il terreno privilegiato della
mia missione è stato quello degli ultimi, degli esclusi e, in particolare,
quelli che, con termine legato alla tradizione millenaria di questa cultura,
sono chiamati Muci, per il mestiere dei loro
antenati, che era quello di scuoiare carogne di animali (mucche, capre, ecc.,
ricavando magari anche un buon boccone dalle carni in via di putrefazione),
conciarne le pelli e poi venderle a coloro che, senza sporcarsi le mani, ne
ricavavano poi lauti guadagni. Questo mestiere, insieme a tanti altri, era ed è
considerato ancora impuro per chi lo esercita e imprime perciÒ
come un marchio indelebile. Anche se in Bangladesh la popolazione è in
stragrande maggioranza musulmana, questa stratificazione culturale di casta,
sotto-casta e fuori-casta segna ancora profondamente la società. Persino la
distribuzione logistica della popolazione rispecchia questa struttura mentale. A
livello di villaggio, il fenomeno è ancora ben marcato e visibile. Così, per
esempio, in ogni villaggio la para (=raggruppamento
di case) Muci occupa sempre la zona più malsana e
vulnerabile (specie in occasione di cicloni), dove, molte volte, manca anche la
strada di accesso. In questo contesto di memorie mi fermo qui, perché il
discorso, appena accennato, è molto ampio e meriterebbe ulteriore
approfondimento in altra sede.
La scelta dei Muci ha caratterizzato fin dall'inizio
la mia attività in Bangladesh e, salvo qualche breve parentesi, è rimasta una
costante negli anni successivi fino al punto da venir identificato come Mucider Father (il Padre dei Muci). Tutto cominciò con quei 12 anni di immersione nella
realtà di Borodol sulla riva del Kopotokko,
diventato un po' il fiume della mia vita: 12 anni senza elettricità, al lume
della lampada a petrolio, senza telefono, come catapultato in un mondo fuori
della dimensione storica. Dai miei appunti di diario, in data 30.9.1979, leggo
poche righe di assaggio: "Questo fine settembre se ne va e si porta via il
mio 40mo compleanno: coscienza di debolezza in questo punto di guardia al
limite del coraggio e della umana possibilità. Può Dio colmare sempre questa
solare solitudine? Mio Dio tu sei tutto per me e il mio timore è soltanto per
la mia debolezza e non certo per te". Narrare l'esperienza di missione a Borodol mi porterebbe troppo lontano e non basterebbe un
libro a raccoglierla.
Eccettuati i due anni in cui mi venne affidata la direzione della missione di Bhoborpara, nella zona nord della diocesi di Khulna e i 4 anni, nei quali i confratelli mi affidarono il
compito di superiore regionale dei Saveriani, il
resto dei 35 anni li ho trascorsi annunciando il vangelo di salvezza ai
fuori-casta (untouchables). Dal 2001 mi trovo a Chuknagar (leggi:Ciuknogor), una
missione fondata 32 anni fa da P. Luigi Paggi, un saveriano
della diocesi di Como. Chuknagar è il centro di una
zona con una larga concentrazione di fuori-casta, che qui sono registrati
all'anagrafe con il titolo di Das, che, in lingua
bengalese, significa schiavo, servo. Il nome stesso li identifica, come un
marchio che si portano dietro e che sembra indistruttibile. Ho già narrato a
più riprese la mia esperienza di missione a Chuknagar,
che ha avuto il suo momento culminante lo scorso ottobre con l'inaugurazion' della chiesa, intitolata a Maria, Regina dei
Poveri e del Training centre, intitolato a S. Guido
M. Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani, in
occasione della quale 70 adulti hanno ricevuto i sacramenti della iniziazione
cristiana dopo un percorso catecumenale di 5-6-7 anni.
Accenno qui soltanto ad un episodio, che pone come il sigillo ad una vita di
condivisione. Con la nostra gente celebriamo ogni anno con una certa enfasi,
come momenti forti di coscientizzazione, due date
particolarmente significative: il 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti
umani ed il 21 marzo, giornata mondiale contro le discriminazioni razziali. Il
10 dicembre del 2006, durante la celebrazione della giornata dei diritti umani,
quando fu il mio turno di prendere la parola, esordii così: "Dopo tutti
questi anni trascorsi con voi, penso di avere acquisito anch'io un
diritto". Le mie parole crearono subito un clima di silenzio e di attesa,
perché tutti pensavano che io, come occidentale, possedevo già tutti i diritti.
Nel silenzio dell'assemblea, proseguii: "Penso di avere acquisito anch'io
il diritto di chiamarmi Das". Quando ebbi
pronunciato queste parole, vidi brillare negli occhi di tutti una luce
inesprimibile a parole. Fu allora che il silenzio fu interrotto da uno scroscio
di applausi. Così da quel giorno in avanti al mio nome e cognome ho aggiunto Das e mi firmo sempre
P.
Antonio Germano Das, S. X. antoniogermano2@gmail.com
1. Borodol 1980, visita dell'allora superiore generale P. G. Ferrari e P. A. Trettel |
2. Viaggio in barca sul Kopotokko |
3.
Visita del Superiore Generale e P. Luigi Menegazzo a Chuknagar
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4. Momenti d'incontro e di coscientizzazione |
5.
La chiesa di Chuknagar
dedicata alla Madonna, Regina dei Poveri
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Chuknagar,
Festa di Pentecoste 2012.
DIPIKA, CHIARORE DI
LUNA.
Carissimi
amici,
Era
mia intenzione farvi arrivare due righe di riflessione in occasione del 35°
anniversario della mia presenza in Bangladesh: 25 aprile 1977-25 aprile 2012,
ma non mi è riuscito. Oggi, però, festa di Pentecoste non posso trattenere
l’emozione che mi esplode dentro. Questa mattina, infatti, nella nuova chiesa
scintillante di luce, alla presenza della nostra piccola comunità cristiana ho
conferito i sacramenti della Iniziazione Cristiana a Dipika,una
ragazza di 15 anni, che ha appena concluso positivamente gli esami di SSC (Secondary School Certificate).
Dipika, che in bengalese
significa “chiarore di luna” è la terzogenita nella sua famiglia. Sua sorella
maggiore, Lipika e suo fratello Orun
sono già cristiani. I genitori, hindu, da quest’anno hanno cominciato anche
loro il catecumenato. Nella nostra tradizione, di solito, il battesimo viene
conferito al gruppo che ha terminato il percorso catecumenale. Perché allora il
battesimo a Dipika, che si è scelto il nome cristiano
di Martina? Dipika ha cominciato a conoscere Gesù da
quando era piccola e per più di dieci anni ha seguito i corsi di catechesi,
partecipando regolarmente anche ai vari tipi di celebrazioni. Il battesimo non
le era stato conferito prima perché i suoi genitori erano hindu. La ragione per
cui abbiamo anticipato per lei il battesimo proprio nel giorno di Pentecoste è
nascosta nel segreto dei misteri di Dio.
Dipika, dopo aver appreso i
risultati positivi degli esami, un giorno venne da me per dirmi che voleva
diventare suora di Madre Teresa. La mia naturalmente fu una sorpresa di gioia e
le chiesi: “Come mai hai scelto le suore di Madre Teresa?” La risposta fu:
“Perché loro servono i poveri”. Subito dopo io presi i contatti con le Suore di
Madre Teresa, le quali mi suggerirono di mandarla da loro per alcuni giorni.
Così lei andò a Khulna
e si fermò per una settimana nel Shisu Bhobon (=la casa del bambino)
aiutando le suore nell’assistenza ai bambini abbandonati.
Le
suore sono rimaste contente di lei e si sono dette disposte ad accoglierla
nella loro comunità. La condizione è che prima di entrare da loro, Dipika riceva i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Così
lo Spirito di Pentecoste quest’anno si è diffuso in maniera speciale sulla
nostra piccola comunità cristiana posandosi su Dipika
Martina, che sarà il primo fiore di questo nostro giardino a portare il profumo
di Cristo in mezzo ad altri poveri: la Missione continua! Noi ne ringraziamo il
Signore, che dopo averci fatto il dono della chiesa per le nostre assemblee liturgiche,
viene a farci visita in maniera diversa, chiamando nuovi discepoli alla sua
sequela.
P. Antonio Germano Das, s.x.
P.
Antonio Germano Das, S. X. antoniogermano2@gmail.com
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5. |
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Chuknagar, 21. 01. 12
E'
INIZIATO IL NUOVO ANNO
Carissimi Amici,
Dopo il lungo silenzio seguito agli straordinari avvenimenti che hanno recentemente interessato la missione di Chuknagar, ad anno inoltrato ormai, torno a farmi vivo con voi.
Qui da noi, in gennaio, riprendono un po' tutte le attività. In Bangladesh l'anno scolastico inizia in gennaio e termina in dicembre. Così anche noi ci adeguiamo. Domenica, 10 gennaio, alla presenza del vicario generale della diocesi, abbiamo inaugurato l'anno catechetico con la distribuzione della Bibbia a due gruppi di catecumeni, che non l'avevano ancora ricevuta. Così subito dopo sono ripresi in pieno ritmo gli incontri di catechesi biblica. Tra piccoli e grandi, battezzati e catecumeni, i gruppi sono dieci. Personalmente io seguo, in incontri settimanali, 4 gruppi; P. Yulius, il padre indonesiano che da un anno è con me, segue un altro gruppo e 4 catechisti mi danno una mano per gli atri gruppi.
Contemporaneamente è iniziato anche il Tuition Program, che quest'anno si estende a 13 villaggi, tenendo impegnati 45 maestri, che, come sapete, sono studenti del college. Dopo l'incontro programmatico con i maestri, sono riprese in maniera regolare le lezioni. Nel mese di gennaio, villaggio dopo villaggio, incontriamo i genitori degli alunni che frequentano le nostre scuole. Questi incontri a livello di villaggio sono un momento di coscientizzazione particolarmente significativo. Lo scopo non è solo quello di coinvolgere i genitori nella educazione dei figli, ma anche quello di maturare insieme, genitori e figli, nella consapevolezza che l'istruzione è sì la leva per la elevazione sociale dei nostri fuori-casta, ma da sola non basta. La leva ha bisogno di un solido punto di appoggio e di braccia che si muovano in sintonia su di essa. Questo è il discorso che stiamo portando avanti da anni con la nostra gente e che non ha mancato di dare i suoi frutti. I valori del Regno vengono lentamente recepiti e, quando il Signore vorrà, si apriranno in splendida fioritura. Questo per noi è il tempo della semina e dell'attesa paziente.
Ci siamo appena lasciati alle spalle il Natale. Anche qui da noi, come altrove nel mondo, il clima natalizio ha un sapore speciale. Tra le festività, quella del Natale è la più sentita e più vicina al cuore della gente. Il Natale è veramente una festa di famiglia ed è avvertita così anche dalla famiglia più grande che è la missione. Per la prima volta quest'anno abbiamo celebrato il Natale nella nuova chiesa e tutto perciò risplendeva di una luce diversa e i canti esprimevano la gioia di un'attesa finalmente colmata. Con una spesa che si aggira all'equivalente di cento euro, abbiamo allestito le nostre decorazioni e ci siamo divertiti con giochi, che hanno visto la partecipazione di piccoli e grandi: vera festa di famiglia! Una delle manifestazioni più interessanti, che ormai è entrata nella tradizione della missione di Chuknagar, è quella della gara dei presepi. Quest'anno vi hanno partecipato ben 47 famiglie, che hanno allestito i presepi nelle loro case o nella zona antistante. Il giorno dopo Natale, un comitato, presieduto dal sottoscritto ha effettuato la visita ai presepi per selezionare e premiare i migliori. A tutti i partecipanti è stato dato un piccolo segno per l'adesione alla gara. Ogni anno la gara diventa sempre più coinvolgente e partecipata ed offre soprattutto ai ragazzi l'occasione per mettere in mostra le loro capacità artistiche.
Col nuovo anno scolastico si sono
aperte ed hanno cominciato a funzionare anche le aule del nuovo edificio
scolastico. L'edificio è pronto, ma è ancora vuoto: mancano banchi, sedie,
tavoli, armadi, ecc. Nell'edificio c'è anche il posto per la biblioteca e la
sala computer. Tutto è in attesa di essere riempito. La Provvidenza non
mancherà di venirci incontro, come ha fatto finora.
Siamo ancora all'inizio dell'anno
nuovo e perciò ancora in tempo per formulare a voi tutti gli auguri per un anno
pieno di gioia, di serenità e di pace.
P.
Antonio Germano Das, S. X. antoniogermano2@gmail.com
7. Spettacolo all'aperto, piccoli attori |
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9. Presenti soprattutto i bambini |
10. Esibizione dei piccoli |