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Maggio 1994: uscita del N. 0 de la
vianova
Manzo Fiore, Manzo Michele, Giovanni Germano
e Alfredo Ciamarra in tipografia per l'ultimo controllo
Finalmente la nostra idea di fare un
giornale è diventata realtà.
L'invito alla partecipazione è stato
raccolto e in questo numero sono stati molti gli articoli scritti da voi
amici e amiche.Non è stato facile arrivarci,
erano tanti gli ostacoli: l'abitudine alla passività,
la paura di proporre i propri pensieri e la convinzione che la propria
esperienza quotidiana di vita e di lavoro non potesse interessare. Ci
siamo però riusciti e siamo orgogliosi del risultato: il numero
che avete tra le mani ne è la dimostrazione.Un
primo importante passo si è fatto, altri ne segurirano, per fare
questo giornale sempre più un NON GIORNALE,
una voce chiara, viva e diretta del popolo degli invisibili.
(Commento di Alfredo Ciamarra nel N.
0 de 'la vianova')
QUESTA E' LA "VIA NOVA"
PER CRESCERE E VIVERE
(EDITORIALE DEL N.1 - GIUGNO 1994)
La nascita di questo mensile coincide con una fase
rischiosa per la libera informazione e la democrazia Dopo qualche anno
torno a dirigere un giornale, invitato dagli amici di Duronia, non come
semplice "presta-nome" ma con la volonta' di inserirmi nella
esperienza de "la vianova" che reputo di grande valore, una
occasione da non perdere per costruire dalla "periferia" un
progetto di vita e un nuovo modo di fare informazione. Credo che "la
vianova" può essere di più che l'esperienza di un gruppo
di animatori di una realtà locale.
La nascita di questo giornale coincide con una fase rischiosa per la libera
informazione e la democrazia che sono questioni strettamente legate. Non
intendo riportare la polemica antiberlusconiana sul semimonopolio delle
televisioni, anche se ritengo indiscutibili le incompatibilità
tra capo di governo e padrone di quattro televisioni e la necessità
di una legge che limiti un tale strapotere come in tutti i paesi democraticamente
consolidati.
Non penso che il sistema informativo pubblico sia il regno delle libertà
perchè penso che risponda ad un criterio di "rappresentazione"
di una società politica che non esiste più. Penso anche
che la riforma della RAI non può neanche lontanamente rispondere
all'appello di "fedeltà ed allineamento" alla maggioranza,
o peggio al governo, che il Presidente del Consiglio ha fatto, proprio
perchè siamo in democrazia e non in un regime dittatoriale.
Penso che le forze del progresso debbano porre al centro della loro azione
la battaglia per la difesa della libera informazione ma anche una proposta
di riforma del settore ed una capacità di proporre modelli nuovi
e sviluppare una presenza diversa in questo settore che possa ricreare
spazi di espressione e di libertà per i cittadini non "omologati".
Pensando al Molise è indubbio che in questi ultimi anni il panorama
dei mezzi d'informazione ha registrato una notevole crescita qualitativa
rispetto al passato, un arricchirsi di operatori, ma anche una carenza,
a mio avviso grave, la mancanza di un giornalismo di indagine, d'inchiesta,
di conoscenza nuova e vera della realtà.
Il nuovo panorama politico rischia di compromettere anche i risultati
raggiunti e di produrre un nuovo "allineamento ".
Naturalmente è importante lottare per rivendicare spazi di espressione
e ricordare che fare informazione non è un fatto privato ma significa
svolgere un servizio per tutti prima che rappresentare una parte.
Sappiamo però, per esperienza, che nel campo dell' informazione,
che non è il giardino dell'Eden, questo costume si afferma per
maturazione e scelta degli operatori ma anche se non esistono monopoli,
se vi sono contraltari che costringono a "misurarsi ", a volare
più alto. Ritengo quindi indispensabile che si operi attraverso
esperienze concrete per affermare nuovi modelli ed una diversa concezione
dell' informazione.
Oggi gli amici di "Insieme per Duronia" espongono un progetto
che è di un giornale diverso, alternativo per modello ed ispirazione,
che si propone come strumento di indagine, conoscenza, approfondimento
delle condizioni di vita di una popolazione in un territorio, in una "zona
interna", per verificare le condizioni di vita di una popolazione,
le possibilità e le ragioni di sopravvivenza di una comunità,
per costruire con il giornale, un possibile progetto di vita, di riscatto
sociale, di sviluppo. E' un progetto politico nel senso migliore del termine,
del resto un giornale se non lo ha rischia di vivere poco. Mi pare questo
anche un ottimo progetto editoriale, progetto informativo che si propone
di far conoscere la reale condizione di vita di una collettività
attraverso l'indagine, di legare il giornale ad interessi veri della popolazione.
Certo "la vianova" man mano dovrà confrontarsi con la
realtà più generale e più vasta, verificare il suo
percorso con la storia, la realtà regionale, la vita del Paese.
Personalmente nutro la speranza che con questo metodo e con le sfide imposte
dalla realtà possa nascere da questa esperienza un giornale regionale
alternativo e nuovo.
E' importante che il segnale per un progetto del genere riparta da Duronia,
dalla "periferia", attraverso un gruppo di cittadini che ha
avviato una iniziativa che potenzialmente può colmare questo vuoto,
che vuole esprimersi e dar voce alla società, alle comunità
locali. E' un obbiettivo ambizioso e difficile da raggiungere, ma io ritrovo
le motivazioni dell'impegno in questa passione civile che per fortuna
non si perde mai.
Filippo Poleggi
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