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Agricoltura

La cicerchia

Il legume povero che per secoli ha fatto parte della nostra cultura alimentare

La Cicerchia, per chi non la conosce, è un legume molto simile per forma ai ceci, ricca di calcio e fosforo ma in disuso sulle ns tavole…..Ricordo che la sera prima veniva sciacquata per bene e messa a bagno; il mattino seguente, buttata l’acqua della notte, veniva rimessa in acqua fresca e fatta cuocere cosi’ come tutti i legumi. Non ho mai saputo cucinare ma per i legumi non è difficile procedere. Una volta cotta si aggiungeva aglio, prezzemolo, olio e sale e il tutto veniva versato sulla pasta MISTA cotta a parte. Perché il bello e il buono erano la pasta mista che andavo a comprare presso il negozio Gamberale di Agnone. Ma ricordo che la cicerchia era mangiata anche con il riso e a zuppa..

La cicerchia ha il nome latino di Il Lathyrus sativus e appartiene alla famiglia delle Fabaceae, diffusamente coltivata per il consumo umano in Asia, Africa orientale e limitatamente anche in alcune zone dell’Europa, in particolare nelle Marche, in Molise, Umbria e Puglia. Queste regioni hanno ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano.

Va detto che la cicerchia viene prodotta anche in Abruzzo e la regione ha interessato il Ministero per ottenere lo stesso riconoscimento.

È una coltura particolarmente importante in aree tendenti alla siccitàed alla carestia, detta cultura di assicurazione poiché fornisce un buon raccolto quando le altre colture falliscono. È anche nota con i nomi di pisello d’erba, veccia indiana, pisello indiano, veccia bianca.

In epoca storica la cicerchia era diffusa in tutta l’area mediterranea, Italia peninsulare compresa, e nell’Italia del Cinquecento e del Seicento compariva anche sulle tavole dei Grandi, come risulta dalle citazioni in importanti testi gastronomici.

Negli ultimi anni in Italia stiamo assistendo ad un ritorno della cicerchia in uno scenario di recupero di cibi tradizionali. Così la Regione Umbria ha inserito la cicerchia fra i prodotti agro-alimentari tradizionali. In Campania la sua popolarità e diffusione è dimostrata dalle frequenti citazioni sulla stampa quotidiana.

C’è un inghippo: Il mangiare cicerchie in abbondanza o per periodi prolungati può provocare un’intossicazione con disturbi neurologici – latirismo, attualmente spesso sostituito da latiriasi, entrambi derivati da lathyrus, il nome latino della cicerchia- agli arti inferiori, dapprima funzionali e reversibili, che se non curati possono arrivare alla paralisi spastica degli arti inferiori con l’impossibilità di deambulare!


di Enzo Carmine Delli Quadri (da altosannio.it)

Agnone, lì 06 Ottobre 2015

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