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Cultura 

 

 

Un giovane favoloso
Editoriale del Direttore de “Il Bene Comune” sul numero di gennaio 2015

 

Elio Germano non è molisano; è nato a Roma nel 1980 da Giovanni e da Silvana Adducchio, entrambi di Duronia i quali, nonostante risiedano a Roma da mezzo secolo, hanno conservato con il loro paese d’origine e col Molise un legame sano, viscerale, alimentato da una passione

civilissima e generosa, impalcatura e sostentamento di una delle iniziative più strategiche e sagaci che ormai da vent’anni s’irradia sul nostro territorio stremato: cammina, Molise!

Abbiamo deciso di dedicare ad Elio la prima copertina dell’anno nuovo, dando seguito all’intenzione che abbiamo inaugurato l’anno passato, per testimoniargli la nostra gratitudine per quello che ha fatto e (forse soprattutto) che farà per la cultura del nostro paese e di rimbalzo,

per quella molisana.

La carriera cinematografica di Elio ha avuto inizio nel 1992, quando appena dodicenne esordì nella commedia di Castellano e Pipolo “Ci hai rotto papà”.

Da allora, in un crescendo che maturava artisticamente da una rocambolesca adolescenza a una giovinezza ponderosa, ha lavorato con Carlo Vanzina, con Ettore Scola, con Emanuele Crialese, con Gianluca Maria Tavernelli, con Libero Di Rienzo, con Giovanni Veronesi, con

Michele Placido, con Gabriele Salvatores, con Paolo Virzì, con Daniele Vicari, con Paolo Franchi, con Daniele Luchetti, con Francesco Patierno, con Jo Baier, con Ferzan Ozpetek e con Mario Martone.

Nel 2007, con “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti, tratto dal libro “Il fasciocomunista” di Antonio Pennacchi, si è aggiudicato il David di Donatello e nel 2010 gli è stata assegnata la Palma d’oro a Cannes per la migliore interpretazione maschile ne “La nostra vita” ancora di Daniele Luchetti.

Ritirato il prestigioso premio, in mondovisione, Elio Germano volle dire: “Siccome i nostri governanti in Italia rimproverano sempre al cinema di parlare male della nostra nazione, io volevo dedicare questo premio all’Italia e agli italiani, che fanno di tutto per rendere il loro paese migliore, nonostante la loro classe dirigente”.

Non è poco per un giovane di soli 30 anni, considerate le circostanze ambientali non proprio inclini ad accogliere una dichiarazione di questo tenore.

Elio Germano, soprattutto dopo l’acclamata interpretazione di Leopardi ne “Il giovane favoloso” di Mario Martone, è l’attore italiano più amato da un pubblico composito per età, per cultura e provenienza sociale.

Vive questa sua notorietà con convinzione antidivistica, con un impegno sociale e politico disinteressato, fuori e contro le cordate lobbistiche sindacal-partitiche che ormai, anche addirittura nel suo ambiente, fanno parte a pieno titolo di un “paese di mezzo” (l’espressione è del Carminati di “mafia capitale” ingombrante e corrotto che pervade con prepotenza le istituzioni e pesa come un macigno sul nostro futuro.

A Roma, nella sua città, Elio protesta contro lo sgombero del centro sociale “Angelo Mai” sostiene l’occupazione del Teatro Valle e quella del cinema Palazzo, nel cuore della “libera Repubblica di San Lorenzo” insomma è un militante dell’altro mondo indispensabile che dobbiamo

costruire per salvarci dal Nuovo Ordine Mondiale e dal suo governo vorace e planetario.

Sommessamente, senza dichiarazioni ostentate, agendo come un guerrigliero nelle pieghe della società dello spettacolo, aggiorna e ridà decoro al ruolo e alla funzione dell’arte, nel suo rapporto profetico e di rigenerazione con la società.

Lo fa “restando umano” con una forza e con un’autenticità sconosciute e sordidamente avversate dall’establishment e dalla sua comunicazione asservita.

Tutto questo (non è poco) traspare ad ogni epifanica prova d’attore del “giovane favoloso” ormai vanto riconosciuto del nostro cinema e della nostra cultura, che rimbalza in qualche modo anche nei disadorni confini del nostro piccolo, povero, tenero e poco comunicativo Molise.

Per questo, riconoscenti, gli dedichiamo la prima copertina del 2015 con la quale, con la stessa dicitura dell’anno scorso, auguriamo un buon anno ai poveri, ai generosi, a chi è in difficoltà, a chi s’interroga sul futuro e a chi lotta per un mondo migliore.

Agli altri no; viviamo tempi in cui gli equivoci si stanno dissipando, finalmente!

di Antonio Ruggieri  (Da il Bene Comune, gennaio 2015)

 

Campobasso, li 15 Gennaio 2014

 

 

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