Cento persone condannate a pagare 150 euro:
l'ammenda è stata notificata in questi giorni. Nuovo (ultimo, chissà)
capitolo giudiziario per le
elezioni regionali del 2011: chiuso in procura a Campobasso
il fascicolo in mano al sostituto Fabio Papa.
Arriva così a conclusione
l'indagine sulle firme ripetute per la presentazione delle liste
dei candidati consiglieri a Palazzo Moffa e dentro ci finiscono persone
comuni. Molte delle quali, come assicurano gli stessi protagonisti, hanno
agito per distrazione, per leggerezza. Di sicuro, «senza dolo». E
dietro la caccia alle streghe, avanzata per mesi, si scoprono perlopiù
peccatori di ingenuità, disordinati o appassionati, militanti o sfiduciati.
In qualche caso, smemorati o in altro affaccendati. Come Caterina Ciaccia.
Oggi anche lei paga per elezioni che sempre la giustizia ha dichiarato invalide. Se non
pagano quelli che hanno sbagliato a presentare le liste, se non vengono
toccati quelli che hanno ritenuto giusto riammettere i simboli in un primo
momento esclusi, per l'ultimo anello della catena (i cittadini) la storia è
diversa.
La dottoressa Ciaccia torna a casa e trova una
sorpresa. Bruttina, un bel po'. Un
decreto di condanna penale, consistente in una pena pecunaria
di 150 euro. La dottoressa Ciaccia
è un avvocato di
Campobasso, dunque doppio colpo per lei, umano e
professionale. Quel decreto è una doccia fredda lì per lì tutta da decifrare.
Qual è il reato che lei viene imputato? La firma, anzi la doppia firma per
la presentazione delle liste elettorali, cosa non consentita da un decreto
del Presidente della Repubblica degli anni ‘60, testo che si va a combinare a
un'altra norma del codice e niente da fare: la fattispecie qui è da punire.
Oltre a Caterina Ciaccia ci sarebbero altre cento persone imputate e
condannate. «Non sono l'unica scema che ha fatto bis», così
ride di sé l'avvocato. Anche se il fatto è serio.
Ora, al di là dell'infrazione commessa che nessuno mette in discussione, il
discorso dell'avvocato, che di suo tra licenziati, creditori e Riforma Fornero, si occupa di lavoro diventa interessante per
tutto quello che ruota attorno a questa contorta storia delle Regionali vinte da Iorio alle
urne e poi aggiudicate
da Frattura nei tribunali amministrativi. Il voto di un anno
fa, come il Molise intero sa, è stato annullato:
lo hanno decretato i giudici del Tar prima e del Consiglio di Stato poi:
elezioni da ripetere e infatti si ripeteranno il 24 e 25 febbraio prossimi.
Tale annullamento però non trascina con sé le colpe delle firme doppie, tutte
rilevate nella fase istruttoria avvenuta in Corte d'Appello all'indomani
della richiesta di
verifica delle operazioni di voto. Quel reato resta e viene
sanzionato, anche se a valle non rimane più traccia del motivo delle firme
stesse: le elezioni.
La digos ha scorso gli elenchi, analizzato nomi e
cognomi e pizzicato i doppi sottoscrittori. Tra questi anche la giovane avvocato di Campobasso.
«Avrei firmato per due liste», ammette usando il condizionale. Perché di una
sottoscrizione ha perfetta memoria. Quella per il Movimento cinque stelle. «I
grillini avevano montato il gazebo in piazza -
ricostruisce -, mi sono fermata e ho dato il mio sostegno». Per l'altra,
precedente, le è più difficile ricostruire. Pensa e ripensa: forse, sì, un
giorno mentre era negli uffici comunali a rifare la carta di identità. Saluta
e firma per Rifondazione comunista. E se lo dimentica. Tanto che la
successiva firma forse forse è anche più motivata.
Ecco perché lei si sente di escludere qualsiasi forma di dolo. «Al di là del
fatto che sia reato, io non riesco a trovare una ratio a questa
norma, non riesco cioè a capire quale sia il bene giuridico tutelato».
E consultandosi con i suoi colleghi avvocati, si tenta un'interpretazione: lo
scopo della norma dovrebbe essere quello di impedire che si candidino movimenti fasulli.
«Nei miei casi, quali sono i movimenti fasulli? Rifondazione comunista e le
5Stelle? Non mi pare siano così fasulli». Fermando restando che una firma «non è un voto». E
infatti nessuno sa per chi ha votato il legale di Campobasso.
L'avvocato Ciaccia, è chiaro, non disconosce le sue firme: sono
autografe, sono sue. Tuttavia c'è una certa resistenza a pagare l'ammenda. Se
lo facesse si toglierebbe via da ogni rogna: la multa non comporta la
menzione nel casellario giudiziario. Dunque fedina penale immacolata. Se invece per
un fatto di giustizia volesse fare opposizione, cosa sulla quale pure medita
Caterina Ciaccia, si troverebbe imputata in un
processo. Con l'incognita dell'esito di un dibattimento. L'ammenda potrebbe
arrivare fino a duemila
euro, compresa la reclusione di due anni. Non proprio cosette
da nulla. «Certo in quella sede potrei proporre il mio ragionamento»,
suggerito dall'Antigone di Sofocle: le norme valide possono essere anche
ingiuste. «Ammesso che l'avessi fatto pure volontariamente, continuo a non
capire quale possa il reato. Ho autorizzato qualcuno a candidarsi. Mi sembra
giusto in un ventaglio democratico il più ampio possibile. In questo senso
firmerei anche per il Pdl».
Va da sé che tra gli altri imputati, altre 100 persone, probabilmente ci sono altri ignari.
Magari firme estrapolate da sottoscrizioni per altre cause. Anche questo
accade. E loro malgrado oggi si ritrovano a pagare 150 euro. Sempre a voler
buttarsi sul male minore.
|