Tra i 34 indagati per truffa
e abuso d’ufficio raggiunti in queste ore dai provvedimenti dell’autorità
giudiziaria anche il sindaco di Termoli Antonio Di Brino, il vice sindaco
Vincenzo Ferrazzano, l’assessore De Guglielmo.
Chiesti altri sei mesi di indagini su 4 filoni d’inchiesta confluiti in un
unico fascicolo in cui si ipotizzano i reati di truffa e abuso d’ufficio. Nel
mirino della Finanza anche i dirigenti dell’azienda sanitaria, attuali ed ex:
Angelo Percopo, Gianfranca
Marchesani, Giovanni Giorgetta,
Filippo Vitale, l’ex manager Mario Verrecchia.
Quattro filoni di indagine confluiti in una unica inchiesta. Che si
muove esclusivamente all’interno della Asrem,
terreno fertile per la moltiplicazione – fino a non troppo tempo fa, almeno –
di premi produzione assegnati senza controllo, bonus ai privilegiati,
spartizioni tra amici, buste paga gonfiate, indennità irregolari, presunti
raggiri nel timbrare i badge aziendali. Le accuse sono truffa e abuso
di ufficio, e le persone iscritte sul registro degli indagati sono trentaquattro.
Tra loro politici di spicco del Basso Molise e alti dirigenti
dell’azienda sanitaria molisana. Nel mirino degli investigatori, fra gli
altri, il sindaco della città adriatica Antonio Di Brino, il suo vice Vincenzo
Ferrazzano (da poco andato in pensione dopo
molti anni trascorsi in servizio presso la Asrem) e
l’attuale assessore al Sociale Fernanda De Guglielmo. I loro nomi
spiccano nell’elenco dei destinatari del provvedimento giudiziario. ma non
sono gli unici nomi a fare rumore. Ci sono anche i vertici amministrativi
e sanitari degli ospedali molisani, attuali ed ex: il manager Angelo Percopo, il direttore sanitario del San Timoteo Filippo
Vitale, l’ex dirigente del nosocomio termolese Giovanni Giorgetta e perfino Mario Verrecchia,
ex manager Asrem finito in arresto ai tempi di Black Hole, in questa inchiesta
con un ruolo minore rispetto a quello che gli venne contestato quando, nel
2006, una raffica di arresti innescò il terremoto che aveva di fatto
decapitato i vertici Asrem.
Tra i 34 indagati anche responsabili amministrativi di uffici contabili e
affari legali: da Gianfranca Marchesani a Loredana
Paolozzi fino ad Antonietta Ludovico e Giuseppe
Iurescia. Con loro una sfilza di indagati meno
noti, ragionieri, operatori tecnici e collaboratori amministrativi, tra i
quali la figlia di Ferrazzano, Cristina,
Giovanni Colonnetta, Rosa Macoretta.
Sarebbero responsabili, a vario titolo e con diversi ruoli, di una serie di
azioni dietro le quali gli inquirenti hanno ravvisato estremi per parlare di
reati e illegalità.
Stanno arrivando proprio in questi giorni, come annunciato dalla stessa Guardia di Finanza del Comando
Provinciale con una nota stampa di alcuni giorni fa, le richieste di
poter indagare ancora sei mesi su una serie di vicende riferite agli ultimi
anni, e delle quali il nostro giornale ha scritto articoli dettagliati.
In particolare uno dei quattro filoni è quello riferito alla famosa “spartizione” di fine 2008, quando tredici
impiegati della Contabilità e degli Affari Legali si sarebbero spartiti
160mila euro come “premio” per aver convinto i creditori a rinunciare a
riscuotere due milioni di euro di interessi. Interessi che erano maturati per
colpa dell’azienda sanitaria che per anni non ha pagato l’acquisto di
forniture e medicinali. La contraddizione dello strano progetto di economia
aveva fatto rumore e aveva anche acceso l’interesse degli investigatori: i
soldi per incentivare i dipendenti a fare il loro lavoro erano stati trovati,
mentre il denaro per l’assistenza ai disabili e l’acquisto delle scorte di
magazzino mancava.
Nella complessa inchiesta della Procura della Repubblica di Larino, che ha
ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il permesso di protrarre le
indagini prima di approdare a un esito definitivo e chiedere l’eventuale
processo per i personaggi coinvolti, c’è poi anche la questione inerente
la presunta truffa di esponenti dell’Amministrazione termolese in servizio
presso la Asrem che, secondo la ricostruzione,
avrebbero a lungo timbrato il badge di lavoro anche in quei giorni in cui si
recavano in Comune, e magari vi restavano ore, per impegni politici e
istituzionali. Nel mirino, in questo caso, i rappresentanti politici
termolesi in servizio presso la Asrem, come
appunto il primo cittadino, il suo vice e l’assessore De Guglielmo.
E ancora: la questione dei benefit illegittimi elargiti per anni ad alcuni
dipendenti degli ospedali di Termoli e Larino che avrebbero usufruito di
compensi a cui non avevano diritto. Nel mirino tecnici e amministrativi
che avrebbero lucrato su una inesistente “pronta disponibilità” che dovrebbe
spettare solo a medici e infermieri, con un danno per decine di migliaia di
euro. Primonumero.it si era occupato, in
passato, anche di questa vicenda, che ha visto una ventina di dipendenti
in servizio presso la Asrem di Termoli e Larino
percepire compensi in busta paga non solo non dovuti, ma esplicitamente
vietati dal contratto di lavoro.
La
questione sarebbe dunque quella dei “trattamenti accessori” illegittimi: un
andazzo grazie al quale è stato premiato con aumenti sistematici in busta
paga anche personale amministrativo, colletti bianchi che siedono dietro la
scrivania, che lavorano dal lunedì al venerdì e che con la reperibilità non
hanno (o non dovrebbero avere) niente a che fare. L’attenzione degli
investigatori, oltre che su di loro, si è concentrata sulle diffide ignorate,
sul ruolo di chi avrebbe dovuto controllare, evitare che si ricorresse a
questo comodo metodo per arrotondare lo stipendio ma non l’ha fatto.
Gli accertamenti infatti sarebbero partiti dopo le segnalazioni di medici
e personale infermieristico, che in più occasioni nel corso degli anni
passati hanno denunciato il sistema di privilegi in una sanità sempre più
sofferente per il dissesto finanziario che mette a rischio i servizi stessi
rivolti alla cittadinanza. La complessa inchiesta dovrebbe fare luce su una
serie di presunte irregolarità e abusi, che sarebbero collegati ai bonus
di migliaia di euro, spartiti tra dirigenti e impiegati per aver tenuto a
bada i tanti creditori, convinti a non riscuotere gli interessi maturati di
milioni di euro per le forniture e medicinali mai pagati dall’Asrem. Premi che stridono con l’assenza di liquidità
necessaria a saldare gli stessi debiti con le ditte e con il fatto che,
all’epoca della "spartizione" avvenuta pare con la complicità di
tutti e nel silenzio di chi avrebbe dovuto denunciare, mancassero i
medicinali in farmacia e il denaro per l’assistenza a pazienti e disabili.
Al centro delle indagini ci sarebbero anche indennità e rimborsi con cui
sarebbero stati arrotondati gli stipendi, “pratiche” a quanto pare ben
consolidate e più volte balzate anche agli onori della cronaca, su cui gli
investigatori hanno svolto accertamenti e verifiche, prima di metterle a
rapporto nel fascicolo trasmesso alla Procura. Nel mirino anche le cosiddette
attività intramoenia, cioè le prestazioni erogate al di fuori del normale
orario di lavoro, che si servono delle strutture ambulatoriali e diagnostiche
dell’ospedale. Tutti tasselli di un mosaico complesso, che ancora una volta
riguarda la sanità.
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