Indagati 4 medici di base,
fra cui il sindaco Guglielmo Giardino, e i vertici dell’azienda sanitaria
regionale, Percopo, Testa e Paglione, presunti
complici di quello che gli inquirenti hanno definito "un raggiro".
Avrebbero attivato il servizio della medicina di gruppo senza in realtà
garantirlo, pur percependo indennità da 600 euro al mese e trasferendo il
servizio in ospedale (procedura vietata dalla legge) col benestare dei
vertici del Vietri e dell’Asrem
che avrebbero concesso gratuitamente i locali. Il nuovo blitz in ambito
sanitario è scattato nella mattinata di giovedì 7 marzo dopo mesi di indagini
dei Nas che hanno anche sequestrato auto e bloccato stipendi. «Un artificio
per lucrare ai danni dell’azienda pubblica» l’ha definito il procuratore capo
Ludovico Vaccaro
Larino. Nove indagati, quattro medici e cinque fra dirigenti
e tecnici. Le accuse vanno dalla truffa al falso fino all’abuso
d’ufficio. I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità regionale
tolgono i veli a un nuovo possibile scandalo che riguarda il settore più
chiacchierato del Molise, la Sanità. Lo fanno con un’operazione scattata
nella mattinata di giovedì 7 marzo al termine di circa dieci mesi di
indagini. Quattro medici larinesi, fra cui il sindaco Guglielmo Giardino,
sono accusati di aver percepito illecitamente somme per un servizio mai
realizzato, quello della medicina di gruppo. Ma secondo gli inquirenti, i
quattro avrebbero chiesto e ottenuto di svolgere quest’attività privata in
una struttura pubblica quale l’ospedale Vietri,
ricevendo il placet dei vertici dell’Asrem e dello
stesso nosocomio.
Questo il quadro investigativo spiegato illustrato stamattina 7 marzo in
conferenza stampa nel tribunale di Larino dal procuratore capo Ludovico
Vaccaro e dal comandante regionale dei Nas Antonio Forciniti
che hanno iscritto sul registro degli indagati Guglielmo Giardino, Nicola
Gabriele, Antonio Sabusco (fratello del consigliere
regionale Udc) e Augusto Vincelli, medici del
centro frentano, il tecnico dell’ospedale Vietri Giovanni Quici (anche
vice sindaco), il direttore sanitario del nosocomio larinese Nicola Di Lena e
i tre direttori Asrem, Angelo Percopo
(direttore generale), Gianfranca Testa (direttore
amministrativo) e Giancarlo Paglione (direttore sanitario). Truffa,
falso, abuso d’ufficio. Sono queste le ipotesi di reato avanzate dalla
Procura di Larino.
La vicenda nasce nel 2010 quando i quattro medici di base decidono di mettere
in pratica il servizio di medicina di gruppo. In pratica una prestazione che
permette ai pazienti dei rispettivi dottori di usufruire del servizio di
ambulatorio dalle 8 alle 20 tutti i giorni escluse le domeniche. In
pratica con la medicina di gruppo il paziente Tizio ha la certezza di trovare
nello studio medico almeno uno dei quattro dottori in orario diurno e senza
costi aggiuntivi. Si tratta di un servizio che permette di diminuire il
carico di lavoro nei confronti di pronto soccorso e guardia medica. E
invece, a detta del procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro «hanno
simulato l’esistenza di questa associazione mai attuata. Tutti i pazienti da
noi sentiti hanno negato di essere a conoscenza di questo servizio. Non c’era
nessuna delle prerogative della medicina di gruppo: nessuna
interscambiabilità dei medici, nessun orario continuato, né alcuna pubblicità
dell’iniziativa». Eppure, sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri
«i medici hanno percepito illecitamente un’indennità di 600 euro lordi al
mese per una prestazione mai esistita. Era un artificio per lucrare ai
danni dell’azienda pubblica».
Non basta. Sotto la lente d’ingrandimento dei Nas c’è anche il luogo nel
quale era svolta questa presunta medicina associata, vale a dire all’interno
dell’ospedale Vietri di Larino. «Hanno utilizzato una
struttura pubblica gratuitamente senza alcun beneficio per l’Asrem» ha rimarcato Vaccaro in conferenza stampa. Gli
investigatori rimarcano quindi il paradosso: servizio di medici di base,
quindi privati, all’interno di un edificio pubblico. Secondo gli
investigatori «tre medici si limitavano a fare il proprio orario di lavoro,
il quarto non c’è mai andato». Si tratta proprio del sindaco Guglielmo
Giardino che ha spiegato di non aver mai voluto svolgere quell’attività in
ospedale ma nel proprio studio, ritenendo che la norma regionale lo
prevedesse.
A questo punto scatta la seconda parte dell’inchiesta, quella sulle
autorizzazioni. Chi ha concesso a quattro medici di base di usufruire di
locali pubblici per le proprie prestazioni? La Procura di Larino ravvisa le
responsabilità del direttore sanitario del Vietri,
Nicola Di Lena, e del tecnico della stessa struttura, Giovanni Quici, vice sindaco di Larino, per aver messo a
disposizione dei quattro dottori gli ambulatori del nosocomio. Al tempo
stesso però, le autorizzazioni sarebbero arrivate dai vertici regionali,
tramite una delibera a firma del direttore generale Asrem
Angelo Percopo e con il placet del direttore
sanitario Giancarlo Paglione e di quello amministrativo, Gianfranca
Testa. «Il vantaggio per l’Asrem? Nessuno.
Anzi, il fatto che questi quattro medici abbiano potuto accedere a questo
servizio, ha precluso ad altri dottori la stessa opportunità» ha detto Forciniti, secondo il quale «la delibera legittimava
un servizio sperimentale per sei mesi. In realtà è durato tre anni». O
poco meno. La vicenda è emersa infatti nell’autunno scorso, allorché i Nas
sono intervenuti per un altro blitz che ha fatto molto rumore, la chiusura di
un’ala della Residenza sanitaria assistenziale del Vietri.
I medici infatti erano stati sistemati proprio nella parte ancora non ultimata
della Rsa. «Siamo intervenuti tre volte e in
ogni occasione li abbiamo trovati lì. Li abbiamo dovuti far sgomberare».
Il blitz di stamane ha puntato soprattutto ai sequestri di natura economica.
«Abbiamo calcolato che il danno subito in 100 mila euro, tutti soldi
pubblici. Più che un cancro della società – si è sfogato per un attimo
Vaccaro – la Magistratura è uno dei metodi per tentare di estirpare uno dei
mali della società». Per questo sono scattati i sigilli a cinque auto
appartenenti ai quattro dottori frentani: al primo
cittadino di Larino sono state prelevate una Lancia Fulvia del 1972 e una
Porsche d’annata. Fra le altre, sequestrate anche una Opel Tigra Coupè, una Mercedes e
un’Alfa 147. «Abbiamo bloccato l’equivalente in denaro di quanto percepito
indebitamente» ha affermato il comandante dei Nas. Ma l’operazione ha
bloccato anche i pagamenti dell’Asrem verso i
quattro, compresa l’indennità maturata nel mese di febbraio, oltre che quelle
future. «Abbiamo eseguito degli accertamenti patrimoniali e altri sono ancora
in corso». Il procuratore Vaccaro ha sottolineato «il pieno riscontro che il
Gip ha dato alla tesi accusatoria. Ci siamo voluti concentrare su misure
verso il patrimonio. Quale migliore sanzione di quella che toglie delle somme
a chi le ha percepite indebitamente? Avevamo chiesto anche l’interdizione
dalla professione ma il giudice l’ha negata». Il procuratore però non ha
nascosto che potrebbe anche inoltrare una nuova richiesta di questo tipo.
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