Gli uomini del Gico della Finanza, che 5 mesi fa hanno acquisito la
documentazione sulle spese dei gruppi consiliari della Regione Molise,
avrebbero trovato anomalie e spese non giustificate nella voluminosa mole di
rendiconti, fatture e scontrini riferita agli ultimi 5 anni. Ma già dai
consuntivi presentati dai partiti nel 2012, per due milioni e 258mila euro di
rimborsi concessi, in aggiunta alle indennità mensili dei consiglieri,
emergono numerose incongruenze e inspiegabili diversità di comportamento nell’utilizzare
il budget. La fetta più grossa è stata destinata al personale, ma una cifra
record è anche andata alle consulenze e a non meglio precisate “spese di
rappresentanza”.
Soltanto nel 2012, da gennaio a dicembre, i consiglieri della Regione
Molise hanno potuto usufruire di 2 milioni e 258mila euro di rimborsi.
E li hanno spesi quasi tutti: ne sono rimasti in cassa infatti poco più di
centomila, meno del 5 per cento.
La fetta più grossa è stata destinata alle spese per il personale(segretari
e segretarie, portavoce, addetti stampa, collaboratori vari), ma scorrendo le
diverse voci che compongono l’incredibile elenco di spese sostenute balza
agli occhi la cifra record impiegata per pagare “incarichi e consulenze”.
C’è poi chi ha speso oltre 12mila euro per non meglio precisate “prestazioni
professionali”. E c’è chi ha pagato bollette telefoniche stratosferiche,
nell’ordine di svariate migliaia di euro, a fronte di chi invece si è
limitato a qualche centinaia di euro. Così come ci sono gruppi consiliari
che hanno impegnato l’equivalente di uno stipendio annuale di un operaio per
generiche “spese logistiche e affitti”. Contro chi, al contrario, non ha
sborsato una lira, ma ha “scialacquato” tra ristoranti, giornali, caffè e
pizzerie.
Sono solo alcune delle tante stranezze che emergono dalla comparazione dei
rendiconti dei 17 gruppi consiliari che nell’arco del 2012 hanno occupato gli
scranni di Palazzo Moffa. E sono stranezze sulle quali il Gico della Finanza si sta seriamente interrogando.
A cinque mesi, e cioè da quando sono stati acquisiti i conti dal 2007 al
2012 gli uomini del comando provinciale delle Fiamme Gialle coordinati
dal sostituto procuratore di Campobasso Nicola D’Angelo stanno confrontando
fatture, scontrini fiscali e certificazioni per quella che è nata come
un’indagine conosciuta (cioè senza indagati né ipotesi di reato) ma che è già
diventata unapatata bollente che potrebbe
sfociare in risultati clamorosi.
L’indiscrezione trapela con forza ormai da diversi giorni: i conti non
tornano e una parte del voluminosissimo carteggio acquisito dal nucleo
tributario lascia aperte falle che finora nessuna documentazione integrativa
ha colmato. Il controllo riguarda i conti e le spese di funzionamento
della Regione Molise, con specifico riferimento al Consiglio.
L’obiettivo è verificare eventuali irregolarità nell’utilizzo
dell’incredibile budget destinato ai singoli consiglieri come rimborso, in
aggiunta alla già cospicua indennità percepita mensilmente, stimata
nell’ordine di 12mila euro, mensili lordi, comprensivi di portaborse e buoni
benzina.
I rimborsi extra (ed è di questo che si parla) assegnati ai gruppi e ai
singoli consiglieri oscillano tra i 78mila e gli 81mila euro all’anno per
ogni rappresentante eletto a palazzo Moffa. Considerando che il Consiglio
regionale molisano fino ad ora è stato composto da trenta consiglieri, si
arriva a un totale di sole spese per i gruppi che supera appunto i 2 milioni
e 250mila euro. Denaro dei cittadini, sul quale gli esponenti politici
devono (o dovrebbero) operare una rendicontazione minuziosa e che possono restituirealle
casse pubbliche qualora non siano stati utilizzati. Una opzione che nel
caso del Molise non è proprio data, con qualche piccola eccezione: per
esempio Molise Civile (Michele Scasserra) ha
risparmiato un quarto degli 80mila euro a sua disposizione, Progetto Molise
ne ha avanzato un quinto. Quasi tutti gli altri invece hanno raschiato il
fondo del barile e qualcuno è perfino andato in rosso.
A Scasserra, inoltre, va riconosciuto anche il
merito di aver messo in pratica un metodo trasparente essendo l’unico che
oltre al rendiconto finale ha messo a disposizione dei cittadini anche
ricevute, scontrini e fatture relative alle spese sostenute.
Sul sito della Regione Molise, in ottemperanza alla legge sulla trasparenza,
sono stati recentemente pubblicati i rendiconti di tutti i gruppi. Che
già da soli mettono in luce anomalie e bizzarre difformità di comportamento
quando si tratta di mettere mano al denaro pubblico. Gli investigatori però
sono in possesso di quello che sul sito non compare, cioè una imponente
mole di scontrini, fatture, ricevute che dovrebbero costituire le pezze
d’appoggio per giustificare il record di spesa. E che, sempre secondo le
notizie che filtrano dagli ambienti giudiziari, sarebbero in più circostanze
e per più consiglieri pezze d’appoggio un po’ troppo fragili.
Per quanto generici, sono numeri - quelli forniti dai gruppi consigliari della Regione - che merita un approfondimento
viste le numerose incongruenze che ne emergono (che saranno oggetto di un
prossimo articolo) Ma già uno sguardo veloce e sommario alle singole voci di
spesa accompagnate da cifre fa sgranare gli occhi. E non tanto per le retribuzioni
con relative ritenute previdenziali e trattenute fiscali per dipendenti e
collaboratori, che pure è per quasi tutti la fetta più grossa della
torta. Passi che i magnifici trenta sono ricorsi in maniera massiccia al
lavoro altrui con regolare assunzione anche se a tempo determinato; ma
gli importi - anche questi faraonici - destinati ai consulenti sono meno
spiegabili, anche perché estremamente variabili. Qualche esempio: il
gruppo del Pdl composto da 4 consiglieri ha speso
oltre 20mila euro in consulenze, studi e incarichi, mentre l’Udeur, con
l’unico rappresentante Vincenzo Niro, alla stessa voce ha previsto 19mila
euro. I due di Grande Sud, Antonio D’Aimmo e
Antonio Chieffo, hanno impegnato un budget di
30mila euro e rotti, mentre i tre dell’Adc hanno
utilizzato 16mila euro. Da solo, Salvatore Ciocca, si è avvalso di consulenti
e prestazioni professionali per 12mila euro. Stessa cifra per Filippo Monaco,
anche lui “monocellulare”.
Variano di molto anche le spese cosiddette di rappresentanza, che sono
assolutamente generiche e non chiariscono in cosa consistano esattamente. In
questo caso si va dai 6mila euro di Progetto Molise, gruppo formato in
Consiglio da Lucio De Bernardo e Nico Romagnuolo,
agli oltre 5300 di Sel. Quisquilie in confronto
ai 23mila euro di Alleanza di Centro rappresentata da Riccardo Tamburro, Mario Pietracupa e
Vincenzo Bizzarro, o ai 12mila euro e rotti di Paolo Frattura in veste di
consigliere, il cui rendiconto, peraltro, alla data di pubblicazione sul
sito, non era stato ancora presentato
Diversissimi i comportamenti dei gruppi per quanto riguarda lo strumento di
comunicazione per eccellenza, ovvero il telefono, e in particolare il
telefonino, costato
ai tre del Partito Democratico (Totaro, Leva e
Petraroia) la bellezza di 11.198 euro, a Michele Iorio 5.700 euro, a Niro
3.700, ai tre consiglieri dell’Adc 10mila euro.
Linee bollenti, queste, se rapportate alle “spesucce”
telefoniche di Salvatore Ciocca (solo 180 euro), dei due consiglieri di
Progetto Molise (475 euro) oppure ai 900 euro dell’Udc, gruppo composto da
Luigi Velardi, Giuseppe Sabusco
e Domenico Izzi, evidentemente poco propenso a
chiacchierare via etere.
E’ evidente che i rendiconti, solo alcuni dei quali certificati dal revisore
contabile, sono stati fatti utilizzando voci e criteri diversi, a seconda del
gruppo che li ha stilati. E’ dunque impossibile fare dei paragoni precisi tra
le spese degli ex consiglieri di palazzo Moffa, anche se spulciando le carte
– pubbliche e a disposizione di tutti i cittadini – vengono fuori
interrogativi ancora senza risposta. A cosa sono serviti, per esempio, i rimborsi
spese per missioni e trasferte del personale dell’Udc, pari a 30mila euro? E
perché Massimo Romano di Costruire democrazia ha utilizzato ben 20mila
euro per la comunicazione (redazione e pubblicazione di periodici compresi)?
E come è possibile che Vincenzo Niro non abbia speso nemmeno un centesimo per
l’acquisto di libri, giornali e quotidiani, mentre i suoi colleghi hanno
utilizzato una media di tremila euro all’anno per pagare abbonamenti alle
riviste e libri “utili per la professione”?
Anomalie anche nelle spese logistiche, relative cioè all’affitto di
sale riunioni e di attrezzature, che oscillano dai 10mila euro dell’Udc ai
5400 euro di Progetto Molise, dai 13mila euro di Michele Iorio
(che ha messo in conto anche i caffè: 300 euro) ai 7500 euro dell’Adc, fino ai 9mila euro dell’Udeur. Si sono tenuti
larghi anche i consiglieri Idv(quasi 14mila
euro) mentre il Pd incredibilmente per le spese logistiche ha impegnato solo
8500 euro.
Sintetizzando: c’è chi ha puntato sulla rappresentanza, chi sulla
comunicazione, chi ha finanziato con generosità le consulenze e chi si è
buttato sui viaggi e le trasferte. Ma alla fine, almeno da questo punto di
vista, i conti tornano perché quasi tutti hanno approfittato del budget a
loro disposizione senza risparmiare su nulla, impegnandolo per intero.
E’ accaduto nel 2012, anno in cui sono ben visibili i rendiconti, ed è
accaduto anche negli anni precedenti, per i quali il Gico
della Guardia di Finanza ha acquisito gli atti. Una barca di soldi concessa
dalla Regione Molise che al di là degli eventuali reati e irregolarità - che
pure sarebbero emerse in fase delle indagini - appare come uno schiaffo alle
condizioni di una regione abitata in larga parte da gente ormai costretta a
scegliere ormai se fare la spesa al supermercato o comprare un paio di scarpe
nuove.
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