#ilmoliseesiste
Sul ‘Fatto Quotidiano’
le prove della bellezza di una regione che non trova le capacità per essere
valorizzata
È il giornalista
Antonio Leggieri a occuparsi sul suo blog de ‘Il Fatto Quotidiano’
dell’appurata esistenza del Molise.
Una regione
piccola a livello territoriale, forse un pò
sfortunata per la sua ubicazione geografica, ma che in fondo paga esclusivamente il prezzo “dell’incapacità
atavica di associare a se stesso qualcosa che lo renda riconoscibile”. Una colpa ascrivibile
prima di tutto agli stessi molisani, ovvero a coloro che amministrano questo piccolo lembo di terra.
Così, a dispetto di quanto dichiarato
da un immaginario
Dottor Gregory Donald Johnson sulla Nonciclopedia il Molise esiste eccome, nonostante sia
stata l’unica regione in cui l’ex presidente Napolitano non ha fatto visita e,
nonostante Robert De Niro ormai da anni proceda a ‘snobbare’ l’invito nel piccolo
borgo che ha dato le origini ai suoi bisnonni.
A dar prova dell’esistenza del Molise
anche il racconto della
visita fatta dal giornalista, accompagnato dal termolese Roberto Trivelli.
Proprio nella città
adriatica, infatti, la
penna del Fatto ha potuto scoprire il vicolo più stretto d’Italia “purtroppo
abbandonato a se stesso”.
Insomma, dalle parole di Leggieri che
in Molise fortunatamente c’è stato per davvero, questa piccola regione esiste eccome, così come esiste
l’incapacità di valorizzare una terra potenzialmente molto ricca. Da qui la
tirata d’orecchie agli amministratori, che non dovrebbero
accontentarsi di “appuntarsi
la medaglietta sul petto quando una testata internazionale come la Cnn si
occupa del Molise”.
Poi una domanda, che forse aggiungiamo
noi rischia di restare senza una risposta. Leggieri alla fine dell’articolo si
chiede, infatti, se “chi si occupa di turismo in Molise sa che su Facebook c’è una pagina che si chiama ‘Il Molise non esiste’ che ha 13 mila mi piace, più di quelli di tutte le
pagine collegate al turismo nella regione”.
Infine, l’auspicio salvifico del
giornalista di poter “lanciare una vera campagna per sfruttare quelle che sono
ragioni di ilarità collettiva – le dimensioni, la presunta inesistenza – a proprio favore e
ribaltare l’idea che gli italiani hanno del Molise”.
Così torna in voga l’hashtag #moliseesiste in cui viene racchiusa la speranza che, a
dare la prova di ciò, possa finalmente essere un fondamento concreto. Perché il
marchio del made in Molise funziona per essere
promosso e valorizzato e in fondo la presenza in regione di Chef Rubio
ne è semplicemente stata la prova conclamata.
di
fab.abb (da cblive.it)