Si tratta di quella ambientale, essenziale per programmare
efficaci strategie di tutela. È propedeutico alla divulgazione, è ovvio,
la raccolta dei dati.
Tra i compiti della Regione in materia ambientale rientra quello
dell'informazione in tale campo. Non si tratta solo dell'informazione al
pubblico, ma della costruzione di un sistema informativo a supporto dei
processi decisionali dell'amministrazione. Amministrazione intesa in
senso lato perché i dati riguardanti il Molise, forniti dalla Regione,
concorrono all'implementazione di banche dati nazionali.
Così, seppure la nostra Regione non ha ancora un proprio sistema
informativo ambientale, collabora, è tenuta, a compilare e inviare al
Ministero dell'Ambiente, con cadenza quasi sempre annuale, report sullo
smaltimento dell'amianto, sullo stato della depurazione delle acque,
sull'attuazione della Direttiva Uccelli, ecc. Quindi, anche in assenza di
un autonomo quadro conoscitivo, è possibile, accedendo a quello
ministeriale che è disarticolato per regioni, avere informazioni sulla
salute dell'ambiente nel territorio molisano.
L'informazione ambientale non rispondendo semplicemente ad una funzione
descrittiva è essenziale per il varo delle più opportune strategie di
tutela; queste ultime si differenziano, di certo, nelle varie realtà
regionali in relazione alla specificità dei problemi di ciascun ambito
territoriale per cui le informazioni raccolte dal Ministero, nonostante
siano riferite al Molise, non sono esaustive per impostare corrette
politiche ambientali calzanti alle problematiche locali.
Ad esempio, per controllare la validità dei Piani di Gestione dei Siti di
Importanza Comunitaria qui da noi non ci si può servire dei parametri
messi a punto a scala nazionale, ma occorre tener conto delle norme di
vincolo imposte dai Piani Paesistici i quali si sovrappongono per ampi
areali con i SIC e già garantiscono, per i loro contenuti, la
conservazione di alcune caratteristiche naturalistiche.
Qualcosa nel Molise, comunque, è stato fatto e si sta parlando della
prima Relazione sullo Stato dell'Ambiente per la quale ci si è avvalsi
della locale Università che è, perciò, di alto profilo scientifico
essendo stata affidata ad un istituto di ricerca. L'Arpa, poi, su
incarico della Regione, produce monitoraggi sulla qualità dei fiumi e
delle acque sotterranee che vengono pubblicati, in formato elettronico,
annualmente, mentre la stessa Agenzia, in futuro si dovrà provvedere a
ciò, non prevede la compilazione di una reportistica che ogni anno dia
conto dell'inquinamento atmosferico desumibile dalle misurazioni in
continuo effettuate dalle 13 stazioni di rilevamento.
Un altro strumento attivato per l'informazione ambientale è il Geoportale, gestito dai sue Servizi Regionali
dell'Ambiente e della Protezione Civile, il quale è un GIS, o meglio un webGIS perché permette di condividere i dati con gli
utenti, almeno quelli istituzionali. Per quanto riguarda l'informazione
c'è un'ulteriore iniziativa dell'Assessorato all'Ambiente della Regione
che è il Giornale, appunto, dell'Ambiente per il quale è stato svolto per
12 mesi un corso di formazione.
La sua utilità è evidente se si pensa che i quotidiani molisani trattano
oggi l'ambiente esclusivamente nella cronaca e non con i commenti. La
stampa periodica è sempre di tipo generalista, potendo contenere, però,
articoli su questioni ambientali, pur se non vere e proprie rubriche
fisse. Il rischio che si corre se non si formano autentici giornalisti
scientifici applicati all'ambiente è che le pubblicazioni sui mass-media
possano diventare veicoli per catturare il consenso.
L'informazione deve essere sintetica e a tale scopo si punta ad
individuare appositi indicatori capaci di fornire un'immagine immediata
della situazione ambientale, di specifici aspetti della stessa quali la
produzione di rifiuti, il traffico veicolare, il livello di
contaminazione del suolo e così via. Gli indicatori sono fondamentali per
le Valutazioni Ambientali Strategiche obbligatorie per qualsiasi piano,
da quelli urbanistici (i PRG di Campodipietra e
di Mirabello che sono ancora in corso) a
quelli, di scala provinciale, per l'attività venatoria, procedure nelle
quali il Servizio Ambiente svolge il ruolo di Autorità Competente.
Nelle VAS gli indicatori sono di due tipi, il primo essendo quello che serve
per effettuare la compatibilità ambientale del piano o programma, il
secondo per il monitoraggio, una volta approvato tale piano o programma,
della sua attuazione e questi sono quelli indicati nel nuovo Piano
Regionale dei Rifiuti da utilizzarsi quando verrà varato. In tale Piano
le scelte si basano sui « bilanci di materia », cioè sul contenuto nei
rifiuti di particolari sostanze, tra l'altro del carbonio che è un
elemento essenziale per la vita sul pianeta; in qualche modo si
assomigliano alle « impronte ecologiche » in cui attraverso analisi
merceologiche si determina, volta per volta, nelle varie attività e opere
da realizzarsi la quantità di acqua incorporata in queste, la CO2 emessa,
il consumo di energia.
La più conosciuta è quella impiegata già da molti anni nei rapporti del
WWF che si riferisce al consumo di terreno produttivo. L'impronta
ecologica può essere definito un indicatore, alla stregua di un
cosiddetto indicatore-chiave, termine che sta per indicatore più
rappresentativo, quello che è capace di riassumere in sé l'informazione
totale. Non nel senso che esso è l'insieme degli indicatori perché questo
si chiama invece "indice" il quale è l'incrocio di più
indicatori.
In definitiva impronta ecologica, indicatore chiave e indice rispondono
al medesimo scopo di fornire un valore sintetico per rendere più
speditivo, e magari di minor costo, il processo valutativo. I temi in
ballo sono, da un lato, quello della elaborazione di un criterio di
misurazione appropriato, non è necessario che sia sofisticato, e,
dall'altro lato, che tale criterio sia in grado di ricomprendere i
diversi aspetti ambientali in gioco, cercando di aggregarli.
L'economicità è un fattore decisivo e, poi, bisogna tener conto che essi
hanno una finalità pratica, quali riferimenti per le valutazioni; c'è una
sorta di contraddizione, in effetti, tra le esigenze di scientificità
delle analisi che hanno portato ad affidare all'Università la Relazione
sullo Stato dell'Ambiente e quelle di funzionalità per le quali è
necessario trasformare le conoscenze in indicatori, cioè, strumenti che
permettono di tenere sotto controllo le strategie di tutela e, di questi
ultimi, i professori non si sono preoccupati.
Gli indicatori possono anche coincidere con gli standard urbanistici o
con i limiti di legge per le emissioni inquinanti in atmosfera e nei
corpi idrici come fa il Programma Informativo Regionale Ambientale
gestito dall'Arpa per conto della Regione, non ancora, però, attivo. Non
sempre gli indicatori devono essere creati perché si può attingere pure
al set di indicatori fissato dall'OCSE i quali sono validi a livello
internazionale.
Gli indicatori hanno applicazioni molto ampie trovando impiego nelle
procedure di certificazione ambientale tipo EMAS al quale aderiscono,
oltre ad aziende, alcuni Comuni molisani ed è il caso di Pescopennataro. Attraverso l'Emas,
rimanendo in campo comunale, e restringendo, a scopo esemplificativo,
l'attenzione alla questione della qualità dell'aria, l'amministrazione
certifica il bilancio di ciò che viene emesso rispetto alle iniziative,
pendii rimboschimenti, assunte per assorbire i gas serra.
Per concludere, se è vero che oggi quella che viviamo è la società
dell'informazione, allora tutto ciò che porta ad una maggiore diffusione
dei dati, per quel che a noi qui interessa quelli ambientali, è un
impegno ineludibile da porre al centro dell'attività della pubblica
amministrazione.
di
Francesco Manfredi Selvaggi
Campobasso, lì 07 Gennaio 2013
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