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Ambiente

Proteggere il tratturo, ma anche il suo paesaggio

 


Non basta la salvaguardia delle fasce tratturali le quali perdono di valore se collocate in contesti paesaggistici degradati. I tratturi riguardano pure alcune aree urbane.



Recuperare i percorsi tratturali non può non significare anche recuperare quei loro tratti nei quali essi ricadono nelle aree urbane. Ci si sta riferendo innanzitutto al Pescasseroli-Candela che, si può dire, deliberatamente attraversa delle città, Isernia, Boiano e Altilia, ma pure ai tratturi che un tempo sfioravano gli agglomerati abitativi e che in epoca recente sono diventati sede di attrezzature pubbliche, si pensi al Castel di Sangro-Lucera che a Castropignano è in parte occupato dal carcere (peraltro mai entrato in funzione) e che a Campodipietra è il luogo degli impianti sportivi; la causa di ciò è la proprietà demaniale del terreno. È limitato a Codacchi di Trivento, a Montalto di Rionero e a S. Stefano di Campobasso il caso dell'utilizzo del suolo tratturale, non autorizzato, per la costruzione di case se non di veri e propri aggregati edilizi.

Una storia a sé è quella di Campobasso che era raggiunta, attraverso opportune diramazioni, da ben tre tratturi perché qui, dove era collocata la Doganella, si svolgevano due importanti fiere in occasione della transumanza; il capoluogo regionale non può essere considerato semplicemente un punto di passaggio poiché esso è, invece, un autentico nodo della rete tratturale quasi che da esso i tratturi si irradiassero. Tra quei centri urbani citati ce n'è uno, Altilia, che è stato proprio pensato in funzione della transumanza e a prova di quanto appena affermato c'è l'allineamento del decumano, la principale strada cittadina, al tracciato tratturale sovrapponendovisi: ciò sta a dimostrare l'importanza per l'economia tratturale dell'antica Saepinum. Per Boiano ed Isernia non si può dire lo stesso, pure se è innegabile che i tratturi abbiano da sempre esercitato un ruolo di attrazione degli insediamenti. In altri termini non è come a Sepino dove i romani ordinarono che fosse costruita una città lungo il tratturo, ma comunque è successo qualcosa di simile in quanto se i tratturi non hanno generato tali due città hanno di certo contribuito alla loro prosperità e al loro sviluppo demografico.

C'è bisogno di recuperare anche i posti di tappa che si incontrano lungo l'asse del tratturo. Essi si trovano sempre all'incrocio tra la sede tratturale e quale strada carrabile e come esempio si offre la taverna di Cantalupo insieme alla taverna del Cortile di Ripalimosani e quella del Barone, in località Tappino a Campobasso; esse servivano oltre che per il ristoro di coloro che percorrevano il tratturo anche per garantire il funzionamento del servizio postale gestito per tanti anni dalla famiglia De Gaglia di Cantalupo. In queste che possiamo definire stazioni di servizio si avvicendavano corrieri che portavano la corrispondenza attraverso tutta la provincia; ogni cosa sicuramente era regolamentata e tra queste la distanza da rispettarsi tra una stazione e l'altra. Un problema diverso è quello del recupero della possibilità di percezione dei tratturi, il quale non può non coinvolgere l'intorno territoriale nel quale essi ricadono. Ciò, va precisato, è cosa diversa dalla conservazione del paesaggio tratturale, cioè il contesto visivo che essi sono capaci di caratterizzare per il quale occorrono progetti di restauro paesaggistico con la ricostruzione dei peculiari segni storici e naturali e che può essere più o meno ampio in dipendenza della morfologia del territorio, se valle stretta, pianura, ecc.

Neanche, è opportuno specificarlo, va inteso quale salvaguardia delle emergenze culturali e ambientali collocate a fianco della striscia tratturale e tra queste si segnalano le case rurali disposte ortogonalmente ad essa e con il fronte corto a confine del tratturo cieco visibili a Campodipietra, S. Giuliano di Puglia, Sepino e altri ancora; proprio di tali episodi che non sono solo antropici, (vanno inclusi i campanili e le torri, anche se distanti) ma che ricomprendono alberi monumentali, morge, ecc. si fa rilevare che essi costituiscono punti di riferimento percettivo in grado di assicurare la capacità di orientamento per chi percorre i tratturi i quali non essendo dei manufatti sono difficili da distinguere. "Partiamo" da quest'ultima osservazione per "tornare" al tema della percettibilità enunciato prima: in zone pianeggianti le piste, vedi tratturi, sono libere da vincoli fisici e il loro andamento, quindi, è costantemente rettilineo, fatto che li rende poco distinguibili. Unicamente mediante l'impianto di colture agrarie che portano ad una diversa colorazione dei terreni circostanti al tratturo esso si potrà leggere in contrapposizione ad essi.

I tratturi non hanno sempre la stessa larghezza diventando stretti, alla stregua di corridoi, quando si incuneano tra gole (era quanto succedeva in quella di Chiauci quando non c'era l'invaso), oppure qualora debbano raggiungere un valico. La traccia del tratturo L'Aquila-Foggia diventava incerta sulla sabbia, questione che oggi non si pone per l'avanzamento della linea di costa, mentre, al contrario, acquista una notevole evidenza nel bosco e lo dimostra il tratturo Celano-Foggia che entra nel bosco di Trivento a Morgia Campanaro (sparendo, ad ogni modo, alla vista di chi guarda da lontano). Il suolo su cui si attesta il tratturo non è sempre uguale potendo essere un'area paludosa, di nuovo L'Aquila-Foggia a Montenero di Bisaccia dove la bonifica è abbastanza recente, o un corso d'acqua, il Rio Bottoni in agro di Cantalupo del Sannio che per un tratto viene a coincidere con il tratturo Pescasseroli-Candela, e nel guadare i fiumi che si incontrano di frequente perché le nostre aste fluviali vanno in direzione est-ovest, al contrario dei tratturi che procedono in senso nord-sud; il terreno è più o meno asciutto a seconda se la zona è di elevata piovosità o meno. La pista tratturale perde di evidenza nell'Alto Molise confondendosi con il paesaggio prativo il quale predomina in tale comprensorio in cui l'uso prevalente del suolo è stato il pascolo.

Quando l'andamento orografico è connotato da elevate pendenze, il Castel di Sangro-Lucera tra Civitanova e Duronia, il continuato passaggio degli animali, in origine ovini, ha portato ad una lenta degradazione della copertura vegetale che ha reso il suolo precario, incapace di riassestarsi dopo il transito delle greggi, con conseguenze vistosissime nell'insieme panoramico. Succede specialmente quando il tracciato tratturale non è congruente con la geomorfologia; se il tratturo cammina su una dorsale, succede di sovente (ad es. il Braccio Trasversale tra Matrice e Ripabottoni), è facile controllare il flusso delle acque ed evitare, così, l'erosione.

 

di Francesco Manfredi Selvaggi

Campobasso, lì 05 Ottobre 2015

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