Ambiente
No trivelle
Il Molise in concessione ai
petrolieri:
"Fermiamoli, e la politica si
faccia sentire"
Affollata assemblea pubblica ieri sera
al Comune di Campobasso organizzata dal comitato Trivelle zero Molise e dalla
fondazione Lorenzo Milano: associazioni, amministratori e attivisti hanno
discusso del rischio che il Molise si trasformi in una groviera per la ricerca
di idrocarburi. Tredici sono, in totale, i titoli minerari già concessi in
terraferma (tra permessi di ricerca, concessioni di coltivazione e di
stoccaggio), quattro sono invece le istanze di permessi di ricerca. E sempre
quattro, ma in mare nel tratto di costa molisana, sono i titoli concessi (un
permesso di ricerca, uno di coltivazione e due istanze): "In pratica il
65% del territorio - ha spiegato Agostino De Sanctis del coordinamento
abruzzese No Ombrina - è nelle mire delle multinazionali petrolifere. Lo
Sblocca Italia del governo Renzi ha riscritto le
regole oggi meno vincolanti".
«Due
terzi del Molise è già nelle mire delle società petrolifere, la vostra regione
ha una delle situazioni peggiori d’Italia, sono state date concessioni a
ridosso delle aree urbane senza contare che gran parte del ‘vostro’ mare
Adriatico e sottoposto a richieste per l’estrazione o la ricerca di
idrocarburi».
A parlare così è Agostino De Sanctis, uno degli attivisti più noti del
coordinamento abruzzese No Ombrina diventato punto di riferimento anche
per il coordinamento Trivelle zero Molise e dalla fondazione Lorenzo
Milani che ha organizzato una affollata assemblea pubblica ieri sera,
martedì 17 novembre, al Comune di Campobasso.
Molti amministratori, cittadini, rappresentanti delle associazioni hanno preso
parte all’appuntamento in cui si è discusso «dell’assedio dei petrolieri che
vogliono mettere le mani sul Molise» e, in particolare, del progetto della
società siciliana Irminio che su un perimetro di 87
chilometri ricadente nei territori di Mirabello Sannitico, Cercepiccola,
Ferrazzano, Cercemaggiore, San Giuliano del Sannio e Gildone vorrebbe iniziate
le indagini geofisiche per capire se c’è petrolio.
La richiesta, indirizzata soprattutto al governo regionale, è una soltanto:
«Se, come hanno detto, sono d’accordo con questa battaglia vadano a battere i
pugni sui tavoli romani» come ha detto a inizio assemblea Marcella Stumpo, referente di Trivelle Zero Molise.
A spiegare cosa è cambiato col decreto Sblocca Italia del governo Renzi è stato De Sanctis: «Sono cambiate le regole per
il rilascio delle concessioni. La Via (valutazione impatto ambientale) ad
esempio, un tempo rilasciata dalla Regioni, è stata avocata al ministero
dell’Ambiente (ma solo per le estrazioni in terraferma, quelle in mare hanno
procedimenti leggermente diversi, ndr). Un altro aspetto
che va a tutto vantaggio delle multinazionali del petrolio riguarda il fatto
che l’intesa tra Stato e Regioni sulle concessioni è diventata meno
‘vincolate’. Oggi si parla di intesa debole perché non è più richiesto neppure
che ci sia quella sorta di mediazione con chi ospita le società per chiudere
l’accordo».
Per tutti i progetti di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in
terraferma e in mare, inoltre, è stato attribuito carattere di interesse
strategico e di pubblica utilità. Gli stessi poi saranno considerati urgenti e
indifferibili.
«E questo renderà molto più complicato vincere le battaglie davanti al Tar» ha
detto ancora De Sanctis prima di illustrare ai cittadini la situazione e
fornire qualche dato sulle concessioni di titoli minerari.
Dal dossier di Trivelle zero Molise (che ha anche una pagina facebook “No alle trivelle in Molise”) emerge che il 28%
del territorio regionale è stato già dato in concessione, quattro delle sette
concessioni di coltivazione risultano produttive.
A guadagnarci per ora «qualche
briciola» è stato il Comune di Rotello col suo pozzo a 1,5 chilometri
dal centro urbano per il quale De Santis ha
presentato le osservazioni studiando carte e leggi. Circa 50mila euro di
royalties l’incasso.
«Tra Abruzzo e Molise ci sono molti altri territori e comunità a rischio» ha
spiegato ancora l’attivista di No Ombrina.
Agnone, Carovilli, Colle della Guardia, Il Convento, San Buono (aree che
ricadono su più province)
Si è parlato di superfici talmente estese da inglobare al loro interno anche
Termoli, Campobasso e Isernia.
Tredici sono, in totale, i titoli minerari già concessi in terraferma (tra
permessi di ricerca, concessioni di coltivazione e di stoccaggio), quattro sono
invece le istanze di permessi di ricerca. E sempre quattro, ma in mare nel
tratto di costa molisana, sono i titoli concessi (un permesso di ricerca, uno
di coltivazione e due istanze).
di Assunta Domeneghetti (da primonunero.it)
Campobasso, lì 18 Novembre 2015