indietro

 

 

L’Intervento

                   

 

C’è una 'Agenda Food' di cui non si parla

 

Oscar Giannino ha accusato il Molise di “produrre uova rotte e fare frittate”, una battuta pop e inattesa da un giornalista colto e dandy come lui che però rende bene l’idea dei patatrac politici che si combinano da queste parti.

La riuscita di una frittata è comunque un’arte, solo che se non ci metti ottima materia prima e competenza è come pretendere di vincere una lotteria senza acquistare il biglietto. “Pour faire les omelettes - dicono i francesi - il faut croquer les oeufs”.

La metafora gastronomica mi giunge molto a proposito in seguito a un’esperienza in materia che credo utile riferire nella speranza di stimolare in Molise una politica alimentare che è tanto vitale quanto sommersa perfino sotto elezioni: chiamiamola “Agenda Food”.
Sotto Natale un amico campobassano mi parla con orgoglio regionale di “una pasta alla chitarra che è la fine del mondo” creata nel grande rilancio del marchio “La Molisana” di cui si è resa protagonista la discendenza Ferro. (E’ un orgoglio che condivido: nei miei occhi di ragazzo rimane incancellabile l’immagine dello storico mulino Ferro fatto saltare in aria dai tedeschi.)
Dunque ci si mobilita in famiglia per cercare questa speciale “chitarra” che risulta però introvabile nei normali supermercati e negozi romani. Ci viene allora in mente di fare un sopralluogo al punto vendita di riferimento per chi è interessato ai prodotti di qualità e cioè a quel tempio delle eccellenze gastronomiche del Made in Italy che è la catena lanciata con successo anche a livello internazionale (USA e Giappone) da quel genio del marketing che è Oscar Farinetti e che va sotto il nome di “Eataly” (geniale connubio tra Italy e l’inglese “eat”, mangiare).
A chiunque passi per Roma è una visita da consigliare (assessori regionali in testa) ma per chi ama il Molise e conosce i prodotti di eccellenza che questa terra può vantare, è purtroppo una delusione. Infatti non siamo riusciti a trovare un solo marchio molisano. La pasta? L’olio? I vini, la Tintilia? I prodotti caseari? Il pane? I dolci? Zero di zero.
E fa rabbia veder presentare come prelibatezze locali le cicerchie delle Marche. Fa rabbia vedere, al secondo piano della modernissima struttura, una carta d’identità gastronomica dell’Italia col Molise senza nessun connotato. Fa rabbia apprendere che per promuovere l'attrattività dei prodotti locali, la Regione Calabria (Assessorato all'Internazionalizzazione) ha avviato a New York una collaborazione con Eataly (100.000 visitatori a settimana) finalizzata a favorire la crescita di aziende caratterizzate da un volume produttivo di piccole e medie dimensioni ma di elevati livelli qualitativi.
Non sono esperto di marketing come l’ammirevole e intraprendente Rossella Ferro (neo eletta vice presidente dell’Assindustria molisana) ma so che sarebbe proprio ora di dare una severa sveglia ai politici affinché si concentrino finalmente e seriamente su una “Agenda Food” regionale. Altrimenti si continuerà con frittate riuscite male.

P.S. Appunto per l’amico Pasquale Di Lena.
Ad tre delle aziende olearie molisane da lui citate per eccellenza ho inviato delle mail per sapere dove, nella Capitale, sia possibile reperire i loro prodotti. Risultato: due non hanno risposto (!), una si è resa disponibile a spedirmi delle lattine ma ad assurdi costi di consegna a domicilio.

 

di Giuseppe Tabasso                                                        

  Campobasso, li 17 Gennaio 2013

 

 

 

indietro