L’intervento
Non
abbiamo che cinque pani L'incontro di Montesilvano ha visto
tre relazioni: "Non abbiamo che cinque pani" della biblista Rosalba
Manes, "In Gesù Cristo il nuovo
umanesimo" del cardinale Angelo Bagnasco e "Le Chiese di Abruzzo e
Molise verso un'umanità insaporita dallo Spirito" di Mons. Pietro
Santoro. Rilevanti sono stati i momenti di
preghiera, delle narrazione di esperienze di umanesimo pratico nelle diverse
realtà ed i laboratori di confronto tra i partecipanti delle delegazioni
diocesane. La biblista Rosalba Manes, partendo dal brano della moltiplicazione dei pani
in Matteo 14, 13-21, ha tenuto un'ampia relazione sottolineando come Gesù,
rispetto alla logica del calcolo dei discepoli che vorrebbero rifluire nel
privato licenziando la folla, accoglie gli altri in un momento di relazione e
comunione, scegliendo il dono e la moltiplicazione dei pani e dei pesci,
risorse di cui nessuno può fare scorta perché sono bene comune. D'altronde la relatrice ha
sottolineato come nel Padre Nostro Gesù ci fa chiedere il pane non a livello
individuale, ma come comunità e che i pani che ci ha lasciato sono
fondamentalmente cinque: la parola, la preghiera, l'eucarestia, il perdono e
la condivisione. Il cardinale Bagnasco, illustrando
la traccia in preparazione all'incontro di Firenze, ha constatato l'assenza
dei cristiani sulle soluzioni ideologiche, colonizzatrici e disumanizzanti
che spesso intorno a noi si danno ai problemi legati ai temi della vita,
della famiglia e della società dove la persona come una monade si vorrebbe
sciolta da qualsiasi vincolo etico e sociale con il rischio della
disgregazione della comunità. A chi aspirerebbe a farci intendere
che tutto intorno a noi è decrepito, il relatore ha indicato la ricchezza e
la dignità dell'esistenza di tanta gente che non accetta di concepire la vita
unicamente come produzione, efficienza individualistica ed antagonismo, ma
che ne vede la qualità in relazioni di solidarietà e giustizia sociale nelle
quali siamo chiamati a ricevere ed a dare. Il cardinale ha poi sottolineato come,
rispetto al deserto che vorrebbe mettere al primo posto i beni materiali ed
in cui hanno fascinazioni perfino ideologie "barbare", i cristiani
hanno il dovere di affermare gli elementi valoriali e la testimonianza di
vita di Cristo rimettendo al centro dell'interesse la persona. Essendo esperti di umanità i
cattolici possono essere fondatori di umanesimo impegnandosi a Firenze per
costruire una fondazione teoretica che, soprattutto all'interno della crisi
che stiamo vivendo, ci aiuti a capire chi siamo e come stiamo vivendo. Nel cuore dell'uomo, ha concluso
Bagnasco, c'è la nostalgia e l'esigenza dell'assoluto; per questo i cristiani
possono aiutare la riflessione sull'uomo come creatura di confine fra la
Terra ed il Cielo, fra il Tempo e l'Eternità. Dopo la narrazione di numerose ed
interessanti esperienze diocesane di umanesimo praticato, Mons. Pietro
Santoro e don Antonio Mastantuono hanno introdotto
il lavoro di dieci laboratori sulle "cinque vie verso l'umanità
nuova" indicate dalla Traccia per il cammino verso Firenze: uscire,
abitare, annunciare, educare, trasfigurare. I quasi cinquecento delegati,
costituiti dai vescovi, da alcuni presbiteri, ma soprattutto da laici, per
due ore si sono confrontati cercando con impegno e passione di riferire
esperienze, ma anche di indicare prospettive, itinerari e progetti capaci
"di contribuire al dischiudersi dell'umanità nuova dentro la complessità
della nostra epoca". Il comitato promotore delle giornate
di Montesilvano si è impegnato a breve a trasmettere a tutte le diocesi i
documenti del convegno in maniera che le riflessioni di relatori e delegati
possano aiutare le Chiese diocesane ad entrare in modo attivo nella ricerca
che la Chiesa Cattolica Italiana farà a Firenze sul ruolo che i cristiani
possono e debbono avere nella definizione del senso, del valore e della
dignità della donna e dell'uomo. A Montesilvano i delegati della
Diocesi di Trivento, accompagnati da S.E. Mons.
Scotti, hanno testimoniato con interventi, partecipazione ai laboratori e
presentazioni di documenti come la via dell'amore e della condivisione nella
testimonianza di vita come proposta di senso esistenziale all'esistenza si
può manifestare attraverso impegni di umanesimo che nella nostra Chiesa
locale stiamo cercando tutti di sperimentare da anni attraverso forme
concrete soprattutto verso quanti hanno più bisogno di solidarietà come gli
anziani, i disoccupati, le famiglie in difficoltà. Mons. Domenico Angelo Scotti intende
approfondire nei prossimi mesi e soprattutto nel periodo quaresimale il
confronto e la ricerca tra i cristiani della Diocesi di Trivento
in ordine ad un umanesimo che testimoni non una definizione concettuale
soltanto, ma un modo di essere; in tal modo ci si confronterà con gli altri
nel tentativo di generare ricerca interculturale ed interreligiosa per uscire
da contrapposizioni sterili e disegnare un'antropologia condivisa in un mondo
che sembra aver perso il rispetto per l'altro, spesso usato come strumento
della propria realizzazione. Con questo impegno, come ha affermato
Bagnasco a Montesilvano, acquisiremo una rinnovata consapevolezza del fatto
che Gesù si è fatto uomo per salvare la persona, liberarla dalla schiavitù
degli idoli e costruire una nuova umanità fondata sulla condivisione e
sull'amore. In un deserto in cui sembra essersi inaridita la speranza e la vita appare solo soffocata da bisogni e cose, tutti abbiamo il dovere di lavorare per ridarle verità, slancio e bellezza. di Umberto Berardo |
Campobasso,
li 09 Febbraio 2015