ANALISI
La "rivoluzione" del Gattopardo
"Arriva
la rivoluzione e non ho niente da mettermi". E per non trovarsi
impreparato all'evento, Michele Iorio si è messo questo slogan: "La vera
rivoluzione è continuare". Annuncio audace e solenne di un progetto
eversivo: rimanere al potere.
Più che uno slogan è un ossimoro, cioè una figura stilistica dal significato
contrastante che nella lingua dei nostri padri era indicata con termini come
"docta ignorantia"
o "concordia discors". Iorio ha invece
escogitato "l'immobilismo destabilizzante", la "utilità
dell'inutile", la "rivoluzione statica", la "stagnazione
dinamica". Ma siccome gli slogan sono, come ha detto qualcuno, i
"lager del pensiero", il governatore uscente (che participio
intollerabile!) ha spiegato in uno scritto l'interpretazione autentica del
motto propagandistico specificando che il suo slogan "prende le distanze
da quella rivoluzione che molti annunciano «rivoluzionaria» ma altro non è
che il peggio del vecchio riciclaggio sotto mentite spoglie e sfacciataggine
mascherata da «nuovismo»".
Ergo: la rivoluzione rivoluzionaria (senza virgolette) è il continuismo. Palazzo Moffa non è il Palazzo d'inverno: hic manebimus optime. Così, da riconosciuto esperto in ribaltoni, Iorio
capovolge i canoni della rotazione, dell'alternanza, del cambio, del ricambio
e della dinamica che, da Copernico a Cromwell, da
Einstein a Masaniello, hanno da sempre smontato immobilismo e statu quo,
nella scienza e (non sempre democraticamente) nella politica.
Da uomo di potere in lotta di sopravvivenza, Iorio finisce così con scoprire
il "gattopardismo" il trasformismo della sua cultura politica.
"Per noi - egli postula - la rivoluzione è quella della normalità".
E cioè della immutabilità, della intangibilità e della conservazione del
Potere (quando lo si detiene). Quindi l'interpretazione autentica del suo
slogan sta in quel maledetto detto molisano: "Lassa sta' 'u munne come ze trova".
Che non è affatto un messaggio nella bottiglia ma il "pizzino" rivolto al variegato blocco
conservatore-immobilista drogato da privilegi piccoli o grandi, fatto di ceti
parassitari, evasori ed elusori fiscali, beneficiari di consulenze e condoni,
portaborse, baby pensionati, burocrati collusi, finti invalidi,
amministratori per grazia ricevuta. Quello stesso elettorato per il quale il pifferaio
di Arcore ha messo in scena il Carnevale delle promesse impossibili.
P. S. Torna Berlusconi, torna Iorio: ma dov'è mai finita la cara cavallina
storna, quella che portava "colui che non ritorna"?
di Giuseppe Tabasso
Campobasso, li 12
Febbraio 2013
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