L’Intervento
Tatticismi inconcludenti Da un
po’ scriviamo dell’involuzione dei sistemi democratici e dell’affermarsi di
strutture politiche plutocratiche facenti capo a gruppi di potere
finanziario. L’Italia
non fa eccezione ed i gruppi politici hanno letteralmente usurpato il popolo
della sovranità con regolamenti elettorali e sistemi di governo che davvero
sono la negazione della volontà della base e perfino la sistematica
eliminazione della delega di rappresentanza. I partiti,
diventati centri di potere, nulla fanno da anni per eliminare lo scandalo di
leggi elettorali nazionali e locali che non concedono più alcunché alla
scelta del cittadino al quale buttano cenere negli occhi con l’organizzazione
di pseudo primarie o parlamentarie, sui cui metodi molto ci sarebbe da
discutere, mentre si resta perfino incapaci di impedire la possibilità di
candidatura in più collegi della stessa persona, si catapultano soggetti da
mille miglia in collegi sicuri e si creano listini ancora da manuale Cencelli. È su tale
questione, come su quella della corruzione dilagante, del ritorno ad un
accettabile sviluppo economico o sulla necessità di un reddito garantito a
tutti che le forze politiche devono interrogarsi. Nessuno
vuole riconoscere che un’economia di carta non può essere garanzia di futuro
e che il debito pubblico come la crisi che stiamo vivendo sono frutto
dell’irresponsabilità con cui il nostro Paese è stato amministrato. Sia ben
chiaro che i cittadini non potranno più tollerare iniquità fiscale e sprechi
di denaro pubblico, semplicemente perché le tasche di molti sono vuote. Piaccia o
no, la si può anche nascondere, ma la situazione dell’Italia sul piano
economico è pesante e vede una disoccupazione che secondo gli ultimi dati
tocca l’11%. Tra i
giovani poi le condizioni di vita sono drammatiche e stanno portando ormai
tanti verso nuove forme di emigrazione. È
incredibile come di fronte a tale contesto ci sia chi provi ancora a mettere
in atto tatticismi funzionali ad eventuali aumenti futuri di percentuali di
consenso elettorale. Da tali
posizioni irresponsabili i cittadini devono avere il buon senso di prendere
le distanze, perché la politica non è l’arte della conquista del potere, ma
la tecnica per gestire e risolvere i problemi della collettività. Taluni
forse non si rendono ancora consapevoli che, tra fughe di capitali e
delocalizzazioni di aziende, i fondamentali dell’economia italiana stanno
franando. Le classi
dirigenti in questo hanno precise responsabilità di errori e di omissioni, ma
di certo non rinnoveremo la politica attraverso movimenti populistici nei
quali non è di casa né la democrazia partecipata né tantomeno un’elaborazione
programmatica razionale ed articolata, spesso o quasi sempre sostituita da
slogan o idee vaghe e non incarnate nel contesto economico e sociale. Perfino i
toni del confronto sono ormai scaduti in un linguaggio ispirato unicamente
dalla presunzione , dall’arroganza e dall’inconcludenza. Tutto
questo non ci piace, non solo perché non garantisce alcuna governabilità, ma
soprattutto per il fatto che l’incapacità del dialogo e le contrapposizioni
ideologiche, quando diventano scontro, rischiano di generare mostri politici
e dittature. Quella
cultura che quasi nessuno ha messo al centro della recente campagna
elettorale e che in Italia dovrebbe rafforzarsi in percentuale e sul piano
qualitativo è forse l’elemento da cui far rinascere la voglia di operare con
dedizione e responsabilità per tutti gli altri e non per il proprio
tornaconto o per quello di gruppo. Noi tutti,
infine, abbiamo il dovere di rifondare un’etica della responsabilità
individuando per la politica soggetti onesti, capaci, meritevoli e
profondamente rispettosi delle istituzioni democratiche che invece tante
volte vengono denigrate o derise da chi le vorrebbe a propria disposizione e
non al servizio di tutti e del bene comune. Su tali
questioni, infine, preoccupa il silenzio complice ed assordante di
intellettuali, politici ed organi di informazione che appaiono solo attoniti
di fronte alla gravità del momento. di Umberto Berardo Campobasso, lì 04 Marzo
2013 |
|