L’Intervento
Sfidare
le crisi per avere speranze Viviamo un crollo di tessuti valoriali, di sistemi
associativi e strutturali, di forme organizzative dell’economia e di
secolarismi postcristiani che stanno erodendo
profondamente la visione dello stesso essere umano
Ci
respingeva, impedendoci letteralmente di avanzare, ed allora ci siamo dovuti rifugiare
tra le pareti di una solidissima casa in pietra nella quale nulla ha più
potuto metterci in pericolo. Quel
vento ci appare l’immagine delle crisi che la nostra società sta vivendo e l’abitazione
ci sembra un po’ la metafora della salvezza che dobbiamo cercare. Viviamo
un crollo di tessuti valoriali, di sistemi associativi e strutturali, di forme
organizzative dell’economia e di secolarismi postcristiani
che stanno erodendo profondamente la visione dello stesso essere umano, le
basi democratiche degli stati e delle organizzazioni internazionali, il
concetto e la definizione di associazioni fondamentali quali la famiglia, il
sindacato, i partiti, ma riducendo perfino l’insorgenza della domanda
religiosa. Tale
situazione crea indubbiamente difficoltà psicologiche e relazionali, accentua
discriminazioni e povertà, mina i profili della democrazia e ne cagiona
degenerazioni, provoca crisi esistenziali e spinge molti fuori dalle chiese
verso forme di agnosticismo o di ateismo. Sul
piano locale e mondiale l’egoismo umano impedisce di superare la finanziarizzazione dell’economia per giungere ad un’equa
distribuzione del lavoro e della ricchezza, ma anche ad un ripensamento del
sistema produttivo capace di renderlo ecocompatibile e di riportarlo
anzitutto ai settori primari che sono quelli dell’agricoltura e
dell’allevamento. Senza
una tale visione saremo sepolti da un’economia di carta che già ha prodotto
danni per certi versi irreversibili in paesi come l’Argentina, la Grecia e
Cipro. A
livello politico abbiamo bisogno di immaginare nuovi spazi di rappresentanza
e di partecipazione di base che certo possono servirsi della tecnologia, ma
che non devono assolutamente scimmiottare quelle che nel web sono solo
limitate e talora pseudo consultazioni della volontà popolare. L’aspetto
culturale e dell’organizzazione sociale richiede un confronto onesto e leale
che, lungi dagli anacronismi moralistici o dagli ideologismi settari, sia
capace di ridare senso profondo e punti
di riferimento solidi ad un’esistenza fondata essenzialmente sull’amore e
sulla condivisione dei beni in grado di eliminare le disuguaglianze e di
rendere il mondo più giusto. Di
queste problematiche dovremmo occuparci tutti, ma abbiamo come la sensazione che
sia le forze politiche che il popolo preferiscano vivere in una sorta di
forma di attesa del leader di turno capace di inventarsi soluzioni magiche o
miracolose. Anche
l’attenzione per la proposta di messaggi religiosi vive oggi una forte
contrazione. Gli
episodi scandalistici e le diverse forme di attaccamento al potere,
soprattutto a livello istituzionale di vertice, generano non solo difficoltà
nel creare proseliti, ma addirittura portano ad una diminuzione del numero
dei fedeli soprattutto nei paesi a forte tradizione cristiana. Tale
questione, che sembrava la più difficile da risolvere, pare aperta a
soluzioni possibili nella Chiesa cattolica con il gesto di profonda
responsabilità di Benedetto XVI e soprattutto con l’elezione di Papa
Francesco che in pochi giorni sta riscuotendo interesse, attenzione ed
affetto non solo da parte dei cristiani, ma anche da tanti non credenti. C’è
anche chi col solito anticlericalismo precostituito ha provato ad inventarsi
storie di collateralismo con il potere
da parte di quest’uomo che, invece, ha fatto della semplicità e
dell’attenzione per gli ultimi il suo stile di vita. Se
i cristiani sono tante volte capaci di autodenuncia, sarebbe talora
auspicabile che anche chi non crede fosse disponibile a vedere gli aspetti
negativi, ma altresì i tanti segni positivi ed i contributi che le comunità
religiose hanno dato e stanno rendendo alla civiltà ed in generale
all’umanità. L’intuito
e la fiducia, derivanti dall’osservazione di uno stile di vita che ci sembra
profondamente legato al messaggio evangelico, ci fanno sperare che i primi
segni del pontificato di Bergoglio siano di buon
auspicio per quei cambiamenti che ovviamente anche noi ci aspettiamo nella
Chiesa. Mettere
ordine in una struttura verticistica ancora di tipo feudale, eliminare
scandali e segni di ostentazione di ogni tipo di ricchezza, ritornare alla
povertà ed alla condivisione delle origini, rinnovare il linguaggio, le
tecniche e le forme dell’evangelizzazione e della liturgia, riportare le
beatitudini al centro di un’opzione forte per i poveri, dare dignità e ruoli
decisionali collegiali a tutti i pastori, ma ovviamente ai laici e
soprattutto alle donne, seguendo le indicazioni dei documenti del Concilio
Vaticano II. È
questo in sintesi ciò che ci aspettiamo da Papa Francesco. Le
resistenze saranno tante, ma qualcosa ci dice che nella Chiesa si sta
costruendo quella solida casa in pietra, di cui scrivevamo nella metafora
iniziale e che saprà essere il punto di riferimento nella difesa dal vento
del male che spesso tenta di suggestionare ciascuno di noi. di Umberto Berardo Campobasso, lì 25
Marzo 2013 |
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