Al voto! Al voto!
In estrema sintesi crediamo che il Molise in questo momento
abbia bisogno di darsi alcune finalità di più ampio respiro e
taluni obiettivi immediati.
Tra
le prime indicheremmo le seguenti: piano di sviluppo economico ed
occupazionale con particolare riferimento alle vocazioni
territoriali; organizzazione di una razionale rete scolastica
pubblica per strutturare un’educazione permanente ed una promozione
della cultura regionale a qualsiasi livello; riorganizzazione degli
assetti istituzionali; ammodernamento dei sistemi di comunicazione
e trasporto nonché delle infrastrutture.
Per
ciò che riguarda gli obiettivi immediati bisogna pensare a
riscrivere lo Statuto e la legge elettorale, fissando regole che
prevedano un numero massimo di mandati, l’incompatibilità tra più
cariche, la non candidabilità per chi ha
pendenze con la giustizia e norme chiare per una scelta nella
rappresentanza che venga unicamente dagli elettori; occorre pensare
ad un salario minimo garantito collegato ad una forma occupazionale
di pubblica utilità; c’è la necessità di detassare i servizi
essenziali per i redditi più bassi ed in particolare l’assistenza
sanitaria e le fonti di riscaldamento.
Le
risorse per tale programma vanno reperite non certo, come è
avvenuto finora, dai redditi medi che ormai non reggono più, ma dai
grandi patrimoni e soprattutto dalla tassazione delle rendite
finanziarie che, sui livelli delle aliquote europee, non farà certo
fuggire i capitali dall’Italia. La distribuzione di tali risorse
alle regioni, poi, va fatta con razionalità e senza riversamenti di
denaro a pioggia privi di controllo.
Il
Molise esce da un lungo periodo di governo del centro-destra che ne
ha messo in ginocchio le strutture culturali, sociali, economiche e
politiche.
Di
conseguenza occorre una seria assunzione di responsabilità da parte
degli amministratori di ogni livello, ma in particolare dei
cittadini anzitutto per rafforzare un’identità raggiunta, ma
costruita con fatica, e poi per dare un futuro dignitoso alle nuove
generazioni.
Alle
forze politiche di un centro-sinistra democratico ed egalitario si
dovrebbe chiedere un impegno serio in tale direzione che,
eliminando interessi individuali o di parte, giochi di potere,
distinguo esacerbati da duri e puri, renda tutti capaci di ridare
credibilità ad una classe dirigente screditata, di ricostruire una
forma di partecipazione democratica reale e di elaborare una serie
di proposte decenti sulle necessità della convivenza civile che
sopra abbiamo schematizzato.
Ai
movimenti ed alle associazioni spetta sicuramente il lavoro di
elaborazione e proposta, però finalmente, se ne sono capaci,
potrebbero anche prendere l’iniziativa di delineare una serie di
candidature da proporre in modo autonomo in una lista civica o da
inserire alternativamente in forze politiche esistenti che diano
una qualche garanzia di impegno dignitoso nella difesa dei diritti
fondamentali dei cittadini.
Sulle
spinte anche recenti per la difesa di tali diritti nella regione la
cittadinanza è stata assente.
I
Molisani allora devono svegliarsi dal torpore dal quale sembrano
narcotizzati e tornare a fare politica in modo attivo al di là e
prima di qualsiasi delega fatta con il voto a rappresentanti che
vanno in ogni momento controllati ed eventualmente revocati, oggi
con la denuncia aperta degli errori e della corruzione e domani,
speriamo, con il voto di conferma o di revoca a metà mandato.
Queste
le necessità a fronte di una situazione socio-economica e politica
che definire disastrosa è perfino benevolo.
Purtroppo
il quadro politico del centro-sinistra che abbiamo di fronte non
induce al momento all’ottimismo.
Si
assiste ad un movimentismo di scomposizione e ricomposizione di
forme aggregative che, più che essere indirizzate ad una
programmazione unitaria fondata su una sintesi di elementi comuni
utili a migliorare le condizioni di vita della gente, sembrano
orientate alla ricerca di tutti gli escamotage utili al
mantenimento della poltrona del potere per soggetti che purtroppo
hanno scelto la politica non alla maniera di un servizio, ma come
un mestiere; perciò i programmi li stilano i leader e non i gruppi
di lavoro a confronto con i cittadini, il trasformismo, piuttosto
che la coerenza, diventa la regola del successo ed i sistemi di
scelta delle candidature di livello regionale sono ancora quelli
dei tavoli delle trattative di vertice.
L’abbinamento
delle elezioni regionali con quelle nazionali è per i partiti un
mezzo ghiotto per la spartizione delle poltrone sulle quali
sembrano destinati a sedersi i soliti noti, rimandando il
rinnovamento generazionale sine die.
Le
primarie sono un’araba fenice. Buone e non sempre per il livello
nazionale, mentre per quello regionale talora si fanno con regole
funzionali alla bisogna, mentre si evitano quando l’orizzonte le
sconsiglia.
Capite
che in questo modo anche chi dice di ispirarsi ai principi della
democrazia partecipata in realtà si uniforma alle logiche di un
becero individualismo di stampo puramente neoliberista.
La campagna elettorale del
centro-sinistra si è avviata con comportamenti e prese di posizione
difficilmente comprensibili che non sembrano indurre a serenità ed
ottimismo, né paiono potersi definire vincenti.
Al
voto, dunque, ma con chi e per che cosa?
Esiste
uno schieramento capace di battere il centro-destra e dare nuove
prospettive al Molise o il quadro che abbiamo davanti porterà
ancora le forze cosiddette democratiche e progressiste a lottare
unicamente per fare ancora solo l’opposizione, magari, come sempre,
frammentata, divisa, scarsamente propositiva e senza alcun
collegamento con la società civile?
Tale
risposta va data con chiarezza all’elettorato di centro-sinistra
che non chiede né inciuci e tantomeno risse personalistiche, ma
piuttosto garanzia di linearità, competenza, onestà intellettuale e
comportamentale, coerenza con i principi affermati e soprattutto
voglia di spendersi assiduamente per dare al Molise un futuro
accettabile.
Se
tale responso non dovesse venire, i rischi sono parecchi e vanno
dalla demotivazione fino al voto di protesta o all’astensionismo
sentito come la sola possibilità di dissenso.
Non
sappiamo se stiamo vivendo ancora una fase interlocutoria o per
alcuni i giochi sono già fatti.
Una
cosa è certa: prima di ogni decisione è auspicabile una buona dose
di riflessione!
di Umberto
Berardo
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