Bisogna
mettere mano
all'Agenzia di Protezione Civile
Una decisa e puntuale rivisitazione della legge che ha
istituito l’Agenzia regionale di Protezione Civile, un diverso e migliore
utilizzo del personale che adesso è in pianta organica e l’imprescindibile
restituzione di un ruolo attivo e concreto alle Amministrazioni dei comuni
dove l’emergenza sisma non è mai finita.
Ecco le prime mosse da fare per
parlare davvero di ricostruzione e non solo di posti da assegnare e voti da
recuperare.
E’ esecutiva dal 20 febbraio scorso la determina del direttore generale
Giuseppe Giarrusso numero 119: a soli quattro
giorni dal voto all’Agenzia regionale di Protezione Civile si è data
concretezza all’attivazione degli uffici, all’istituzione degli uffici
temporanei per la gestione stralcio della ricostruzione post sisma, all’incardinamento del personale e alla nomina dei
responsabili degli uffici e delle figure apicali.
Senza nulla togliere al valore dei professionisti che operano all’interno
dell’Agenzia, leggendo la determina emanata con urgenza a poche ore dal voto
si confermano tutte le stranezze che avevo segnalato nel corso della passata
legislatura.
Padri che certificano l’assunzione dei figli; sindaci, consiglieri comunali e
provinciali con figure apicali, uomini espressione chiara del cerchio magico
in ruoli di vertice. C’è persino l’attivazione dell’ ufficio territoriale di
Isernia, per la gestione del sisma del 1984!
Una metodologia che ora abbiamo la forza e il dovere di spezzare tutelando le
professionalità e perseguendo lo scopo prioritario: la ricostruzione vera nel
cratere sismico senza però abbassare la guardia rispetto a quanto registrato
dalla nascita del carrozzone di Giarrusso ad oggi,
affinché quanto denunciato venga definitivamente chiarito nelle sedi
opportune.
La parola d’ordine deve essere ricostruire. Il mezzo per poter raggiungere
l’obiettivo - con la certezza dei tempi - è di certo il corretto ed esclusivo
utilizzo delle risorse destinate alla ricostruzione, che si perdono spesso e
ancora oggi in rivoli di clientele.
Ed è proprio per questo motivo che diventa prioritario dare ascolto e ruolo
ai Comuni, alle Amministrazioni, ai sindaci che hanno contezza della
situazione reale, che conoscono dove s’inceppa quel meccanismo che ha
consentito di portare a compimento solo il 40% circa della ricostruzione
dieci anni dopo il terremoto.
Quello stesso meccanismo che sta stritolando centinaia di famiglie, di
imprese, di attività imprenditoriali e di cui è responsabile in primis
l’ormai ex governatore Michele Iorio.
Occorre immediatamente dotare i Comuni di parte del personale individuato con
il “concorsone” e gestire lo stesso in maniera diversa ed autonoma rispetto
al soggetto istituzionale di riferimento. I tecnici dovrebbero essere
inquadrati nelle piante organiche dei Comuni interessati, con la conseguente
gestione affidata direttamente ai Sindaci. Solo così la ricostruzione
dimenticata, quella che ha segnato dieci anni di vita di migliaia di persone,
potrà definitivamente partire.
L’aspetto economico che discende da questo imprescindibile passo – il
coinvolgimento necessario delle Amministrazioni Comunali nel processo della
ricostruzione – è gestibile attraverso una gestione oculata del bilancio e
quindi delle somme messa a disposizione per l’Agenzia regionale di Protezione
Civile. Le somme impegnate per la ricostruzione dovranno essere a questo
obiettivo destinate, in maniera chiara e decisa.
E’ evidente che l’attivazione di un percorso finalmente virtuoso sarebbe il
volano immediato del rilancio del tessuto imprenditoriale ed economico:
potrebbero prevedersi delle forme di credito iniziali per consentire le
necessarie assunzioni di forza lavoro e il contestuale avvio delle opere
garantendo ossigeno alle imprese edili che stanno affogando nelle sabbie
mobili originate dalla disattenzione, dalla mancata programmazione e dalla
dilapidazione delle risorse. Passaggi questi che hanno caratterizzato gli
ultimi dodici anni di governo regionale.
La gestione clientelare del potere politico, evidenziata dall’ex governatore
Iorio, è stata la causa più evidente dello stato di depressione economica che
caratterizza il Molise: gli ulteriori provvedimenti messi in cantiere nei
giorni scorsi ne sono la riprova.
Sì, perché anche la Giunta regionale ha continuato a deliberare provvedimenti
discutibili a poche ore dal voto. Il 20 febbraio, per essere precisi, nel
corso della seduta di Giunta regionale (con un esecutivo depotenziato anche
per gli effetti della sentenza del Tar Molise e del Consiglio di Stato) sono
state firmate altre 44 delibere. Fra queste i famigerati premi per la
produttività ai dirigenti e anche al direttore generale dell’Arpam, l’Agenzia di Protezione Ambientale.
Un meccanismo talmente “perfetto” che è sembrato normale per più di un
decennio, che è stato accettato come una regola del gioco ma che non è
passato indenne al vaglio dell’elettorato molisano che conosce la dignità di
un lavoro frutto di conquiste personali e non di voti da elargire.
Ripartire dalla ricostruzione post sisma, nel Molise di tutti, sarà il primo,
vero passo per camminare insieme verso un nuovo domani.
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