Lavoro
Cercasi lavoro disperatamente:
"Ma al collocamento pensano alle raccomandazioni"
Il 2013 si apre con l’emergenza
sul fronte occupazionale: in Molise il tasso salirà dal 12,2 al 12,9 per cento.
L’ennesima conferma arriva dalle testimonianze di vita vissuta, ormai di
"ordinaria quotidianità". Una giovane cittadina, inoccupata dopo un
contratto di collaborazione di 14 mesi in un call
center, racconta quello che si è sentita rispondere dagli operatori del Centro
per l’impiego: «Alla domanda se ci fossero opportunità lavorative, un impiegato
mi ha risposto con un sorriso beffardo, dicendomi che al momento a raccogliere
di più le opportunità lavorative sono le agenzie interinali, che se volevo
potevo recarmi in fondo al corridoio nell’ufficio domanda/offerta, dove avrei
potuto chiedere maggiori delucidazioni, ma senza troppe speranze perché sono
gli impiegati della ’’stanza 10’’ a gestire le opportunità lavorative, perché
ormai si sa, come avviene in un comune posto di lavoro ’’loro’’ sanno chi far
lavorare e chi no».
Il 2013 parte sotto i peggiori auspici sul fronte occupazionale. Tante le speranze per il nuovo anno,
per chi è a caccia di un posto di lavoro che si profila sempre più come un
miraggio.
Le aspirazioni si
scontrano con i numeri, quelli statistici, che purtroppo non preannunciano
nulla di buono.
Nella piccola terra del Molise la prima emergenza, anche nell’anno appena
iniziato, è sempre quella. Il quadro sconfortante emerge dall’ultimo studio a
livello territoriale contenuto negli “Scenari di sviluppo delle economie locali
italiane”, realizzato da Unioncamere e Prometeia. In
Molise, secondo l’indagine, la
disoccupazione passerà al 12,9 per cento, con un salto in avanti di 0,7 punti,
rispetto al 12,2 per cento, risultato del 2012. Ancora più
negativi i dati riferiti a tutto il Mezzogiorno, dove il tasso dovrebbe
attestarsi al 17, 9 per cento, con 6 punti e mezzo in più rispetto alla media
nazionale, ferma all’11,4 per cento.
I numeri non vengono
smentiti dalle testimonianze, dalle esperienze vissute, che una lettrice
definisce ormai di “ordinaria quotidianità”. E’ una giovane
cittadina a raccontare con una mail inviata alla redazione di Primonumero.it quello che si è sentita rispondere al Centro
per l’Impiego. Per lei, come spiega nella lettera, l’anno è iniziato tra le
fila degli inoccupati, «dopo aver lavorato per 14 mesi in un call center, con un contratto co.co.pro
e dove la paga era su provvigioni raggiunte».
Armata di buoni propositi, si è precipitata all’ufficio di collocamento, per
fare domanda di disponibilità immediata, con la speranza di trovare un nuovo
lavoro: «Ripensando alla fatidica frase di Tonino Guerra, che l’ottimismo è il
profumo della vita, mi metto anche un vestitino carino e mi sono recata al
centro dell’impiego, che io chiamerei ormai il centro delle ’’lobby’’». La
lettrice aggiunge che dopo aver preso numeretto, è
entrata nell’ufficio ed è stata accolta prima da un ragazzo, giovane, carino,
al quale ha spiegato che voleva controllare se l’azienda per cui lavorava prima
l’avesse definitivamente sganciata ed inoltrare eventualmente domanda di
disponibilità immediata al lavoro.
«Mi manda all’altro tavolo dove mi accoglie un signore, che quasi pigro –
prosegue l’autrice della lettera - parea ridestarsi
da un lungo sonno, ripeto anche a lui la stessa identica formula che avevo
ripetuto un attimo prima all’impiegato più in erba ed così che con fare sempre
sonnacchioso l’impiegato in questione si mette all’opera».
Tempo di compilare il modulo,
stamparlo e farlo firmare, la lettrice racconta di essere stata congedata: «Ma io infervorata dal senso dell’ottimismo mi lancio nel
chiedere se ci fossero reali opportunità lavorative. Questa mia domanda strappa
un sorriso quasi beffardo all’impiegato dicendomi che al
momento a raccogliere di più le opportunità lavorative sono le agenzie
interinali, che se volevo potevo recarmi in fondo al corridoio nell’ufficio
domanda/offerta, dove avrei potuto chiedere maggiori delucidazioni, ma senza troppe speranze perché sono
gli impiegati della ’’stanza 10’’ a gestire le opportunità lavorative, perché
ormai si sa, come avviene in un comune posto di lavoro ’’loro’’ sanno chi far
lavorare e chi no».
Dopo essersi sentita rispondere in quel modo dall’impiegato, la reazione della
lettrice è stata di stupore e sconforto: «Touché! Questa proprio non la sapevo».
da primonumero.it
Campobasso, li 07
Gennaio 2013