ETICA
DEL BUON MORIRE
Tra accanimento terapeutico ed
abbandono terapeutico
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Il
giorno 24 novembre dell'anno 2012, presso la Sala della Costituzione della
Provincia di Campobasso, si è tenuto un Incontro di elevato livello umano e
scientifico dal titolo: "ETICA DEL BUON MORIRE" che, per ovvi
motivi, ha interessato non solo medici, giuristi e psicologi, ma tutti i
cittadini, in quanto essere umani accomunati da identico destino.
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In
una sala che registrava il tutto esaurito, il dottor Antonio Lupo, Presidente
dell'Ordine dei Giornalisti del Molise e moderatore dell'Incontro, ha dato la
parola alla dottoressa Rossana Venditti, sostituto procuratore della
repubblica del Tribunale di Campobasso. La dottoressa Venditti ha esordito
facendo notare che in Italia, sulla problematica "fine vita",
esiste tuttora un silenzio normativo. Mancano norme organiche e nitide, in
grado di definire i limiti per tutti i casi. In mancanza di norme di legge
precise e ben definite, sono state emesse dai giudici varie sentenze che, pur
costituendo un punto di riferimento, non equivalgono a norme di giustizia
generale.
Come conseguenza di questa carenza, si spiega come un medico, da un giudice
venga accusato (nel caso Piergiorgio Welby) per
omicidio del consenziente e da un altro giudice prosciolto, in quanto
l'operato del suddetto medico è legittimato dall'articolo 32 della
Costituzione (diritto del paziente all'autodeterminazione) : adempimento del
dovere professionale attuando una scelta terapeutica. Intanto, in base
all'articolo 2 della Costituzione, ogni individuo ha diritto alla vita, che
sancisce il principio che non è vero il contrario: diritto alla morte. E'
indispensabile definire con una legge il comportamento da tenere nel fine
vita, se si vogliono evitare conflitti di competenza e decisioni rispondenti
alla propria cultura e modo di sentire, invece che a leggi valide per tutti i
casi. E' seguito l'intervento del dottor Gennaro Barone che ha fatto
conoscere il pensiero della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici che,
nelle linee guida di deontologia medica, sul tema fine vita, raccomanda etica
forte e diritto mite, auspicando in ogni caso un'ottima alleanza terapeutica
tra medico, malato e rappresentante del malato, in caso di mancanza di
coscienza. Nella relazione di cura, bisogna che si stabilisca un dialogo
interpersonale, con rispetto della persona malata con il suo diritto
all'autodeterminazione, autostima e dignità e rispetto della professionalità
del medico che, in umiltà e in rapporto paritario, opererà nell'esclusivo
interesse del malato.
Il professor Dario Sacchini dell'Istituto di
Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha auspicato la
presenza di un medico esperto di Bioetica Clinica in ogni Ospedale, perchè il progresso scientifico ha posto tante nuove
domande, cui bisogna dare una risposta competente. Nel trattamento di fine
vita, per non incorrere nell'accanimento terapeutico, ha raccomandato di
affidarsi innanzitutto al buon senso, tenendo sempre presente che la vita ha
un suo epilogo naturale e sta al medico saperlo riconoscere, senza insistere
con trattamenti inefficaci, dettati spesso dalla medicina difensiva, gravosi
e inaccettabili per i molti effetti collaterali e non proporzionati all'obiettivo
clinico. Il dottor Mariano Flocco, direttore responsabile dell'Hospice di Larino, ha ribadito il concetto che nel malato
terminale il trattamento attivo e quello palliativo devono compenetrarsi
l'uno nell'altro e non bisogna soffermarsi a curare il singolo organo, ma la
persona in toto. Ha raccomandato l'uso dei farmaci oppiodi
nel controllare il dolore in maniera efficace ( impiego legalizzato con legge
del 2010).
Nell'assistenza del malato terminale ha raccomandato che nulla sia affidato
all'improvvisazione, ma bisogna ricorrere solo a equipe altamente
professionale, coesa e multidisciplinare ( medico, sociologo, psicologo,
assistente spirituale, infermiere specializzato, etc.). E' facile sfociare
nell'accanimento terapeutico, soprattutto in età pediatrica. La sedazione palliativa è utile e indispensabile nel
controllo dei sintomi refrattari: singhiozzo, dispnea, angoscia; adoperando i
farmaci antidolorifici in posologia appropriata, non ci sono evidenze che
tali farmaci anticipino la morte. Il dottor Romeo Flocco, direttore della UOC
di Rianimazione dell'Ospedale di Campobasso, ha precisato che, di fronte a un
malato in stato di coma profondo, bisogna sempre chiedersi se è possibile
restituirlo alla vita; se ci sono le potenzialità, ha senso la terapia
intensiva. Vi sono precisi criteri clinici che orientano il medico nel
comportamento da adottare. E' sempre sbagliato praticare terapie non
proporzionate all'obiettivo clinico, in quanto possono arrecare più danni che
benefici. Oggi viene sempre più consigliata la sobrietà, di cui bisogna tener
conto per le risorse sempre più ristrette. Le decisioni vanno prese sempre in
equipe, di cui fanno parte i familiari del paziente. La dottoressa Michela Musacchio della UOC di Oncologia dell'Ospedale di
Campobasso, ha raccomandato l'astensione dai trattamenti eroici nelle ultime
settimane di vita in pazienti oncologici.
E' raccomandato l'Hospice o il trattamento
domiciliare e un adeguato supporto psicologico, sociale e religioso. Il
trattamento di sostegno, come l'idratazione, va praticata quando è utile,
come in caso di disidratazione, non è indicato quando può nuocere, come in
caso di ascite o sovraccarico idrosalino. Non
bisogna mai creare false illusioni. Il dottor Girolamo Baldassarre,
presidente dell'Ordine degli psicologi della regione Molise, ha parlato
dell'importanza della resilienza, cioè della capacità di reazione allo
stress, al dolore e alla malattia. Le persone non reagiscono tutte allo
stesso modo. Rispondono meglio le persone che nella vita hanno avuto un
precedente contatto con le avversità e hanno imparato a trovare un nuovo
equilibrio e nuove vie d'uscita. La famiglia e gli amici aiutano molto la
persona in difficoltà, non facendola sentire di peso e incoraggiandola a
trovare soluzioni che possono avere sbocchi a volte migliori dello status
precedente. La migliore strategia, nei casi più difficili, è il ricorso al
supporto bio psicosociale spirituale, utilizzando equipe multi professionali
ben coordinate tra loro e con il paziente. E' importante garantire una rete
di servizi sul territorio, capaci di assicurare lo stesso sostegno dato in
casa di cura. La dottoressa Vanna Maria Valori dell'IRCCS di S. Giovanni
Rotondo e la Psicoterapeuta dottoressa Paola Di Sabato hanno presentato
esperienze personali e illustrato alcuni casi clinici venuti alla loro
osservazione. S.E. il vescovo dell'arcidiocesi di Campobasso Bojano e il
dottor Italo Testa, primario emerito del reparto di Chirurgia Generale
dell'Ospedale di Campobasso, hanno dato vita ad una tavola rotonda sulla
tematica in oggetto. Anche se il dottor Testa parlava da laico che si modella
sul pensiero scientifico e S.E. Bregantini da
cristiano cattolico, che si rifà all'ampio respiro che viene dal Vecchio e
Nuovo Testamento, ambedue hanno dimostrato di essere d'accordo sul rispetto
della dignità della persona umana.
Il dottor Testa ha fatto notare come, dalla medicina paternalistica del
passato, in cui il medico decideva senza interpellare il paziente, anche se
come oggi, agiva sempre per il suo bene, oggi si è passato al diritto del
paziente ad essere informato nei minimi particolari e correttamente e, in
base all'articolo 32 della Costituzione, ha diritto all' autodeterminazione.
S.E. Bregantini ha messo in evidenza l'importanza
del momento finale della vita, che, vissuto in modo luminoso, rende bello e
luminoso anche il presente e tutta una vita. Quindi è giusto e importante
assicurare alla persona, non solo la dignità in vita, ma anche e soprattutto
una morte dignitosa, dove il morente non viene abbandonato a se stesso, ma
accompagnato con amore ed empatia. Qualità di vita e qualità di morte, perché
il morente non è un estraneo ma sono io, siamo noi, in quanto accomunati
dalla stessa sorte. Importante è l'assistenza spirituale del malato terminale
perché insegna a guardare oltre e, guardando lontano, l'orizzonte si allarga.
Alla fine dell'Incontro l'impressione dei partecipanti era positiva, perché
ognuno ha avuto la netta percezione che un dialogo multidisciplinare, anche
quando le tematiche trattate sono scottanti, arricchisce sempre. Un grazie
sentito Al Presidente dell'Ordine dei Medici Gennaro Barone e a quanti hanno
partecipato all'organizzazione di un Incontro di così alta rilevanza etico
sociale e spirituale.
di
Giovanni Sparano (da ilbenecomune.it)
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