Commissariato
il PDL, Fitto 'affianca' Di Giacomo ma comanderà lui
Alla fine Ulisse Di Giacomo è stato commissariato. I vertici
nazionali del Pdl hanno deciso che sarà Raffaele
Fitto a prendere in mano le redini del partito in Molise per il momento in
questa fase di campagna elettorale. Poi si vedrà. Ufficialmente si è detto
che si tratta d un "affiancamento".
Fitto, ex ministro nel governo
Berlusconi, secondo quanto si legge in una nota ufficiale. "insieme al
coordinatore regionale, sen. Ulisse Di Giacomo, condurrà la campagna
elettorale". La decisione è stata comunicata al diretto interessato e
agli altri vertici molisani del partito in una riunione tenutasi a Roma tra i
componenti del Coordinamento nazionale del Popolo della Libertà, il
Presidente della Regione Michele Iorio, il coordinatore regionale, sen.
Ulisse Di Giacomo e i parlamentari, on. Sabrina De Camillis
e on. Aldo Patricello. Una riunione, recita il
comunicato ufficiale "per affrontare i temi legati alla imminente
campagna elettorale per le elezioni regionali". La nomina di Fitto è
stata giustificata con la "particolare rilevanza politica che assumono
queste elezioni anche sul piano nazionale". Una nomina che serve a
"sostenere e rafforzare l'azione del partito regionale con l'invio di un
osservatore nazionale". Ma l'operazione è stata gestita e portata a
termine da Michele Iorio in persona, che nei giorni scorsi ha lavorato molto
proprio con Fitto, suo amico da tempo, con il via libera di Aldo Patriciello. L'obiettivo vero è però quello di indurre a
più miti consigli Ulisse Di Giacomo, che negli ultimi giorni si era lasciato
andare ad una serie di dichiarazioni contro il presidente della Regione
Molise. Tra le motivazioni che hanno convinto il coordinamento nazionale a
fare questo passo anche le parole di Di Giacomo
che, nonostante fosse arrivata la "benedizione" di Angelino Alfano, aveva messo in discussione la
ricandidatura di Michele Iorio contraddicendo il segretario nazionale del Pdl. Un blitz che conferma, ancora una volta, che il
padre-padrone del Pdl in Molise è ancora Michele
Iorio, anche se ora deve fare i conti anche con Aldo Patriciello.
Tra i due è rinato un nuovo grande amore dopo gli anni di "gelo" e
di "guerra fredda". La nomina di Fitto significa che Iorio sarà il
candidato del centrodestra alle elezioni regionali che dovrebbero tenersi in
febbraio. E che Di Giacomo è stato messo in un angolo. Non a caso, a margine
dell'incontro romano, le dichiarazioni del coordinatore regionale del Pdl sono state molto più concilianti nei confronti di
Iorio. Archiviata dunque la questione della candidatura per la presidenza
della Regione (l'ha spuntata Iorio, che si era da subito autoricandidato,
contro Di Giacomo che aveva parlato di primarie), il primo appuntamento per
Fitto sono proprio le primarie, non quelle per le regionali naturalmente, ma
quelle per scegliere il candidato presidente del Consiglio dei ministri del
centrodestra. Nelle tre regioni dove ci sarà la consultazione anticipata
regionale, vale a dire Lazio, Lombardia e Molise, le primarie si terranno il
16 dicembre. Intanto continua lo scontro sulla data delle elezioni regionali
anticipate. Il Pdl insiste nel chiedere un "election day" che accorpi
regionali e politiche o posticipando le regionali ad aprile oppure
anticipando le politiche a febbraio. Come ormai hanno evidenziato tutti gli
osservatori, il Pdl vuole l'election
day per evitare che i risultati delle regionali,
che secondo i sondaggi che circolano sono favorevoli al centrosinistra,
possano influenzare le successive politiche determinando un'ulteriore perdita
di consensi per il Pdl e per la coalizione di
centrodestra. Il Popolo delle lIbertà ha messo in
campo il meglio della sua "diplomazia" di partito. Uno di quelli
che sta lavorando all'ipotesi dell'accorpamento è il presidente del senato,
Renato Schifani, che ha dichiarato: “Sono fiducioso che sul tema si possa
trovare una soluzione di mediazione che accontenti tutti e che consenta al
nostro paese di non vivere momenti di tensione come quelli che stiamo vivendo
in questo momento”. Il diktat al governo di Alfano scade domani: ”Il governo
rimedi ad un errore grossolano e madornale - ha dichiarato il segretario - .
Il Pdl non può dire di sì. Il governo ha tempo fino
a venerdì. Noi valuteremo nel week end cosa fare”. Dunque, il Pdl spinge per l'election day "per risparmiare", il Pd insiste per date
diverse. La stessa discussione si registrò nella primavera del 2011 quando
però le posizioni erano opposte. In quel periodo si votò per i referendum
abrogativi su legittimo impedimento, privatizzazione dell'acqua e ritorno
all'energia nucleare. La decisione fu quella di fissare una data diversa da
quella delle amministrative. Il capo del governo era Silvio Berlusconi.
Allora si andò alle urne il 15 e il 16 maggio per rinnovare i consigli e le
giunte di alcuni comuni, mentre per i referendum il 12 e il 13 giugno, cioè
meno di un mese dopo. Il Pd accusò attraverso il capogruppo alla Camera, Franceschini. "Così si buttano dalla finestra 300
milioni di euro - disse -, in un momento di grave crisi per le imprese e le
famiglie italiane". Le accuse arrivarono anche dall'Idv:
"Un furto di 350 milioni di euro agli italiani". Ora le parti sono
invertite.
Intanto il ministro dell'interno Cancellieri ha giustificato la scelta
del governo in un'intervista concessa al "Corriere della Sera".
"La scelta è stata fatta sulla base di elementi tecnici e giuridici - ha
spiegato -. Se ci sono motivi politici per prendere decisioni diverse ci
adegueremo, ma devono avere fondate motivazioni". Il ministro ha
aggiunto che "c'è una sentenza della Consulta che impone di indire le elezioni
entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale e noi abbiamo il
dovere di rispettarla". Rivela poi la Cancellieri che si era anche
pensato ad un election day.
"Nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri - ha detto al giornale
di via Solferino -, abbiamo valutato l'ipotesi di un election
day ad aprile, ma alcuni miei colleghi erano
contrari perché ritenevano che si dovesse consentire ai cittadini di
esprimersi subito. In ogni caso siamo stati spiazzati dal Tribunale
amministrativo". "Abbiamo ritenuto di dover attendere che tutti
adeguassero lo Statuto - ha aggiunto il ministro - in modo da evitare che per
i prossimi cinque anni si debbano pagare venti consiglieri in più nel Lazio e
dieci in Molise". E fa i conti anche sull'eventuale risparmio che si
avrebbe accorpando le elezioni e che ammonterebbe a 50 milioni di euro.
Comunque il ministro non ha escluso un ripensamento. Per bloccare le
procedure basterebbe una direttiva del Viminale ai prefetti di Milano e
Campobasso. E circola già una possibile data: il 7 aprile.
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