Il
candidato alla Presidenza del Molise sottoscrive, con tutti gli aspiranti
consiglieri delle sue liste, un impegno formale a dimezzare i costi delle
indennità per destinare le economie al reddito di cittadinanza per i meno
abbienti. "Se non lo faccio entro i primi sessanta giorni mi dimetto
da Presidente e ce ne andiamo tutti a casa". La necessità di
restituire moralità alla politica si intreccia col rischio di un’ennesima
crisi di governo: perché ogni rivoluzione ha il suo prezzo.
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Dimezzamento dei
costi della politica, a partire dal taglio alle indennità di presidente,
assessori e consiglieri entro 60 giorni dall’elezione, altrimenti
dimissioni irrevocabili e conseguente scioglimento dell’assise di Palazzo
Moffa. E’ questa la proposta choc dell’aspirante governatore, Massimo
Romano, che ha
firmato e fatto firmare ai candidati delle tre liste che lo sostengono
questo ‘contratto’ con i molisani dal retrogusto berlusconiano.
Con la differenza che Romano è davvero intenzionato a rischiare
l’ennesima instabilità di governo al Molise se non dovesse riuscire ad
onorare questo impegno col suo elettorato. Il primo punto del programma,
illustrato nell’affollata sede del suo comitato elettorale, prevede da un
lato di risparmiare sulla spesa pubblica, e, dall’altro, di vincolare
queste economie alla legge regionale che istituisce il reddito minimo di
cittadinanza per i meno abbienti.
Il prezzo della rivoluzione per il novello Robin Hood, però, potrebbe
essere una nuova crisi di governo che Romano ritiene secondaria rispetto
alla necessità, molto più impellente «di restituire etica e moralità alla
politica».
«Quando si assume un impegno verso gli elettori si mantiene, altrimenti
tutti a casa. Lo scorso anno avevo detto che avrei rinunciato, con Costruire
Democrazia, ai rimborsi elettorali: ebbene, non solo non ne abbiamo
percepiti, ma abbiamo addirittura rifiutato di richiederli».
Romano è determinato: Lo dico e lo faccio, evidentemente, non è solo uno
slogan da manifesto elettorale.
da primonumero.it
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