Tsunami Grillo, migliaia in piazza:
"Il nostro conflitto d’interesse è stare coi cittadini"
Piazza Municipio gremita come
non mai a Campobasso e in delirio per l’arrivo di Beppe Grillo, comico
genovese e leader del Movimento Cinque Stelle, in Molise per una tappa del
suo "Tsunami tour". Assieme a lui sul palco il candidato presidente
della Regione Antonio Federico che ha esordito al grido di "Mandiamoli
tutti a casa". Grillo è partito subito all’attacco, passando dalla
politica nazionale alle elezioni del Molise: «Lo Iorismo
è finito, se volete continuare a votarlo per il lavoro, fatelo, ma tanto di
lavoro non ce n’è».
Campobasso. Si capiva che sarebbe stato un
pienone, quando alle 17 e 30 il parcheggio dello stadio Romagnoli era ancora pieno zeppo di auto.
Il traffico in città è paralizzato, e quando da una macchina urlano «forza Grillo», manco
fossimo ai Mondiali di calcio, la sensazione diventa netta. Il camper del
leader del Movimento 5 stelle arriva, poco dopo le 18 e 45, contromano su
viale Elena. I vigili, più tardi, avranno almeno la decenza di farlo
raddrizzare.
Qualche mezz’ora prima
dell’inizio del comizio, i grillini filmano i
sostenitori di Massimo Romano distribuire i suoi volantini con uno
stratagemma: piegati dal lato della famosa mappa sui
conflitti d’interesse, così da non mostrare il sorriso dell’aspirante
governatore. In piazza Municipio saranno stati 7mila, 8mila, dal palco Grillo urla
«siamo 10mila» e ognuno, di questo, può trarne le conseguenze
che vuole. Il dato che impressiona di più di questo Tsunami Tour, però, è l’atteggiamento della gente. Un
po’ troppo seria per trovarsi allo spettacolo di un comico
(l’unica cosa comica è, forse, quella di continuare a chiamarlo così),
intenta ad ascoltare il ’vate’ e pronta a far rispettare le regole,
mostrandosi non più servi del padrone ma autorevoli cittadini. Qualcuno
finanche autoritario. Succede
con qualche cameraman, un po’ di fotografi e qualche giornalista,
che per fare il servizio va davanti al palco dove c’è una fila riservata ai
diversamente abili. E viene, giustamente, invitato a spostarsi.
Ma succede, e questo è un po’ preoccupante, anche con quello che passa col Suv e qualcuno gli urla «ladro». E potrebbe succedere anche col
condannato in primo grado, che poi magari viene prosciolto. Insomma, la
sensazione, non proprio piacevolissima, è che da Grillo ci si sta facendo prendere un po’ troppo la mano senza
capire che «votare per il Movimento – come dice anche lui – significa
diventare attivisti del Movimento. Nessuno farà più le cose
per te, bisogna cambiare modo di pensare, chi sta con noi alza il culo e
viene a lavorare».
Esattamente come hanno già fatto i suoi candidati di Campobasso, che con
poche centinaia di eur - il candidato president, Antonio Federico pochi giorni fa parlava di «massimo 2mila euro per tutta la
campagna elettorale» - hanno girato il Molise in lungo e in
largo, per parlare, de visu, con chi internet non
sa manco dove sta di casa.
Qualche battuta di taglio più ‘nostrano’ su Iorio e Frattura («son venuto l’anno scorso e c’erano,
sono tornato e ci sono ancora loro!» o quando decreta, anche
lui, la fine dello iorismo, dicendo «se volete
continuare a votarlo per il lavoro, fatelo, ma tanto di lavoro non ce n’è») è
solo un intermezzo con i tormentoni dello Tsunami tour. Dalla nazionalizzazione delle banche
alle missioni di pace, dalla scuola pubblica e di qualità, passando per le
maggiori risorse alla sanità e all’istituzione del reddito di cittadinanza
«per non lasciare indietro nessuno».
L’unica novità, per chi non lo avesse seguito in rete o nei tg che orami, quotidianamente, seguono il suo tour, è la
forte critica al presidente
della Repubblica «che se fosse stato un vero presidente avrebbe battuto i
pugni sulla scrivania e preteso i nomi». Il riferimento è
alla vicenda del Monte
dei Paschi «la banca più antica del mondo ridotta sul
lastrico da pessimi manager con la complicità del Pd».
Il comizio si chiude con la presentazione dei candidati pentastellati
che per bocca del giovane Federico invitano il pubblico «a fare con noi questa rivoluzione
perché noi non siamo eroi, siamo come voi. Un conflitto
d’interesse, sì lo ammetto, ce l’abbiamo: siamo schierati apertamente dalla
parte dei cittadini». Mentre i ragazzi parlano, Grillo si affaccia per
ascoltare alcune rappresentanti dei
Cobas della Cattolica, che fiduciose, forse un po’ troppo, si appellano a lui
per salvare il posto di lavoro. Un giovane attivista del
movimento le invita a visionare il programma in materia di sanità, ma loro
vorrebbero che qualcuno combattesse la loro battaglia insieme a loro, e
questo, onestamente è un po’ troppo anche per Grillo.
Quando scende dal palco è di nuovo un delirio fino al camper. Grillo salta su
in direzione Isernia per rifare tutto d’accapo. E nella folla un ragazzo, che
i suoi comizi li conosce a memoria racconta: «Non mi fido di nessuno, sono 12 anni che non vado a votare,
e se sbaglia anche lui, giuro, non ci vado mai più».
di Assunta Domeneghetti (da primonumero.it)
Campobasso, lì 21 febbraio 2013
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