REGIONALI
Romano non si pente:
“Rifarei tutto. Il grillismo? In Molise non
esiste, l’alternativa sono io”
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Intervista al grande
sconfitto, oggi fuori dal Consiglio Regionale, senza pentimenti né
recriminazioni: “Non è vero che ho perso tutto. Abbiamo triplicato i
consensi rispetto alle elezioni del 2011”. L’avvocato di Bojano,
determinato a continuare a lavorare specie in vista della scadenza
elettorale al Comune di Campobasso, affronta il nodo del 5Stelle così:
“Federico si è candidato sia sul maggioritario che sul proporzionale ed
è entrato, io invece ci ho rimesso la poltrona ma ho dimostrato che
l’interesse collettivo viene prima di quello personale. Ho denunciato
facendo nomi e cognomi, mentre i grillini in
Molise non hanno fatto una sola denuncia pubblica. non esistono”. E sul
neo presidente, Paolo Frattura, dice: “Dovrebbe sciogliere tutte le
ambiguità sui suoi interessi. La sua proposta non ha raccolto la
maggioranza dei voti dei molisani, c’è una maggioranza che non ha
votato per lui”.
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Chi pensava di trovarlo cambiato
dopo la ‘tranvata’ elettorale si è dovuto
ricredere. Massimo Romano, che alle elezioni regionali è arrivato quarto,
dopo Frattura, Iorio e Federico, non si è schiodato di un solo
millimetro dal suo atteggiamento. Non ha trovato, evidentemente, una
ragione sufficientemente valida per farlo. Anzi, sembra quasi che oggi
più di ieri, voglia dimostrare di aver agito nell’interesse dei molisani
che pure in 21mila e passa gli hanno dato fiducia.
La sede del suo comitato elettorale è stata smantellata immediatamente
dopo il voto, per questo lo incontriamo in un bar del centro dove tutti
lo chiamano per nome, in un assolatissimo lunedì mattina. L’ex
consigliere, che a dispetto della sua sicurezza è tradito da un herpes
labiale e dalle dita tormentate, è ben disposto a rompere il silenzio che
ha caratterizzato questa prima settimana post-elettorale. Una settimana
in cui, però, hanno parlato i suoi avversari, che spesso lo hanno tirato
in ballo più per un volgare desiderio di vendetta.
Romano, lei ci ha provato con tutti, ha rifiutato tutto quanto le
hanno offerto, dalla vicepresidenza della giunta al listino, e,
nonostante questo, ha perso tutto. Come si sente oggi?
«Sono avvilito, in parte, ma mi sento bene perché non credo di aver perso
tutto. Rispetto alle elezioni del 2011, e questo è un dato che pochi
hanno evidenziato, abbiamo praticamente triplicato i consensi. A
rappresentare gli oltre 21mila voti presi ci sarà Filippo Monaco che è
stato eletto in consiglio regionale. Io ho perso la mia poltrona, è vero,
ma è poca cosa rispetto alla battaglia che abbiamo condotto e che
continuerà nei termini in cui l’avevamo impostata».
E sul corteggiamento al Movimento 5Stelle? Pentito?
«Per quanto riguarda l’alleanza con i grillini,
preciso che io non ho corteggiato nessuno, ma ho posto una questione:
fare, cioè, una coalizione alternativa col Movimento 5 stelle, Costruire
democrazia e alcune liste civiche. I ragazzi mi hanno prima detto che il
problema ero io e il fatto che avessi già due mandati alle spalle e poi,
quando ho pubblicamente annunciato che mi sarei anche fatto da parte non
ho ricevuto risposta. La verità è che oggi io sono fuori dal consiglio,
perché ho rifiutato, oltre al rimborso elettorale, anche il paracadute,
mentre Federico si è candidato sia sul maggioritario che sul
proporzionale. Ed è entrato. Io la poltrona ce l’avrò pure rimessa, ma ho
corso il rischio proprio per dimostrare che ero capace di anteporre
l’interesse collettivo a quello personale. Ho denunciato tutti facendo
nomi e cognomi, con tanto di mappa, i rappresentati di Grillo in Molise
non hanno fatto una sola denuncia pubblica. Grillo in Molise non esiste».
Può farci capire un po’ meglio le ragioni più profonde della sua
scelta di non allearsi col centrosinistra, quando solo un anno e mezzo
fa, dopo le primarie vinte dall’attuale presidente Frattura, si mantenne
coerente con quel patto di mutuo soccorso stretto tra i candidati?
«Le ragioni sono le stesse di cui ho ampiamente parlato in campagna
elettorale. Paolo rappresenta una proposta politica diametralmente
opposta alla mia. L’incompatibilità tra noi nasce dall’esperienza maturata
nell’anno di legislatura anticipatamente conclusa. Un anno in cui ha
dimostrato scarsa coerenza tra le cose dette e le azioni compiute. Vi
devo ricordare del mancato taglio del 25 per cento ai vitalizi degli ex
consiglieri guidati da suo padre, Fernando? O della centrale a biomasse
sotto Campochiaro? O, più in generale, delle
sue partecipazioni nelle società? Il problema sono anche gli organi
d’informazione che non svolgono adeguatamente il loro ruolo di cani da
guardia del potere. Qui in Molise, poi, te li compri con quattro spicci».
Per quale ragione, in campagna elettorale, gli ex alleati di Iorio
passati con lei erano «pezzi da novanta» e quello di Frattura un «mercato
delle vacche?»
«Io non ho riciclato nessuno che avesse avuto ruoli di governo con
Michele Iorio, né assessori, né consiglieri e tantomeno componenti di
società partecipate. I miei candidati dovevano anche essere incensurati e
privi di conflitti d’interesse. Non so se dall’altra parte si può dire lo
stesso. Poi se vogliamo paragonare un Patriciello
a un D’Ambrosio…»
Un suo candidato, Domenico Di Lisa, ha detto che lei ha perso le
elezioni perché non è stato capace di ritagliarsi un suo spazio politico.
Lui sostiene che il voto di protesta, qualche anno fa sua prerogativa (e
ricordiamo tutti lo straordinario risultato alle comunali del 2009) sia
confluito tutto nelle fila del M5S. Ha inoltre detto che la sua proposta
programmatica non è stata sufficientemente incisiva e che, alla luce del
risultato elettorale, sarebbe stato meglio allearsi con Frattura.
Condivide questa lettura?
«Una delle anomalie di questa campagna elettorale è proprio il fatto che
uno come Di Lisa parli con i giornalisti prima che col suo presidente.
Forse il mio candidato ha letto altri dati, io di quei quasi 22mila voti
guadagnati mi posso ritenere soddisfatto, come pure dei quasi 10mila
espressi in favore del presidente. E questo nonostante alcune vistose
defezioni di personaggi che sono sicuramente più bravi a parlare che non
a lavorare».
E allora lo analizzi lei il voto.
«La tenaglia delle Politiche è stata spietata, non pensavo che il Pdl potesse raccogliere ancora quel consenso sia a
livello nazionale (al punto di pareggiare con Bersani) che a livello
locale, dove ha ottenuto circa 10mila preferenze. In più l’effetto
Grillo, che è letteralmente esploso anche da noi, la durata della
campagna elettorale, il clima non sempre mite e per finire il dato
sociologico, ovvero l’impermeabilità dell’elettorato molisano verso delle
manifestazioni palesi di incoerenza politica».
Ma sono tutti fattori esterni, possibile che non ha nulla da
rimproverarsi?
«Nulla, rifarei tutto dall’inizio».
Anche i toni alti?
«I toni alti altro non sono stati se non un dovere di verità che in
Molise va poco di moda
Siamo arrivati al paradosso che
dire che un candidato ha riportato una condanna definitiva collegata alla
violazione sul traffico di armi provoca indignazione verso chi lo dice e
non verso chi il reato l’ha commesso. Toni alti significa anche porre la
questione dell’infiltrazione camorristica nel nostro territorio, e
significa anche denunciare un coacervo di conflitti d’interesse su sanità
privata, rifiuti, energia e cemento. Ma che cos’è secondo questi
perbenisti amanti dell’ipocrisia, la politica?»
Cambierà qualcosa nel suo movimento, Costruire democrazia?
«Continuiamo a fare il nostro lavoro ma avvieremo la fase costituente. Ci
struttureremo, attribuiremo una serie di responsabilità a persone che
hanno dimostrato, in campagna elettorale, di essere validissime. E poi
apriremo a ulteriori realtà civiche e ad alcuni amministratori locali».
Lei continuerà ad essere il presidente?
«Non so ancora se continuerò ad essere io il portavoce, e non il
presidente, come dice il nostro statuto».
Il suo maggior sponsor in campagna elettorale è stato il sindaco di
Napoli, Luigi De Magistris. L’ha sentito dopo
il voto? Che le ha detto?
«Lo vedo molto determinato a proseguire il percorso con Costruire
democrazia»
.
Che consiglio darebbe al neo presidente, Frattura?
«Paolo deve immediatamente procedere in modo vero sui costi della
politica, a partire dai vitalizi. Poi dovrebbe sciogliere tutte le
ambiguità sui suoi interessi, diretti e indiretti, in quei settori
direttamente riconducibili alla Regione e poi dovrebbe fare una giunta di
alto profilo e non col bilancino dei voti alla mano. La sua proposta non
ha raccolto la maggioranza dei voti dei molisani, c’è una maggioranza che
non ha votato per lui e se rispetta il suo slogan, il Molise di tutti,
oggi deve passare da quello slogan ai fatti. Dalle sue prime
dichiarazioni rilasciate sullo spoil system,
però, non mi pare che siano questi i presupposti».
Un’ultima domanda: lei adesso cosa farà?
«Io sono un avvocato, mi dedicherò alla professione e continuerò a
seguire Costruire democrazia anche in vista dei prossimi appuntamenti
elettorali: le elezioni comunali di Campobasso, dove nel 2009 abbiamo
raccolto il 20 per cento dei consensi, ma anche a Termoli dove la nostra
realtà politica è in forte evoluzione e Bojano, dove, contro tutti,
abbiamo raggiunto il 35% per cento».
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