La relazione di Antonello
Miccoli,
sindacalista, sul “perché” della crisi attuale e sul “come” ci si è
arrivati, ha avviato l'incontro che quest’oggi ha avuto luogo presso
l'ex sala consiliare del comune di Larino; l'appuntamento è una delle
tappe del laboratorio permanente che Rivoluzione Democratica Molise
tiene nel territorio regionale.
Gli spunti di argomentazione hanno consegnato ai
convenuti uno scenario del Molise molto compromesso e, a livello
generale nazionale, particolarmente critico. Lo stato degli
ammortizzatori sociali (quasi e prossimi alla dismissione) e la realtà
futura pensionistica “richiedono una maggiore presenza della
popolazione che necessariamente è chiamata a informarsi e condividere
il problema” per trovare soluzioni e nuovi spazi di partecipazione tali
da, anche a detta di Vincenzo De Marco,
risultare necessari per scendere in campo con cognizione di causa e con
proposte risolutive”. De Marco, esperto di sanità, ex assessore della
stessa in Molise, ha districato il discorso in modo fluido facendo un
quadro storico e restituendo i perché della crisi sanitaria che, ricorda,
“è anch’essa figlia di scelte discutibili per le quali occorre
interrogarsi”.
Non solo denuncia e protesta, ma anche proposta
da parte dei relatori che stabiliscono nell’azione informativa (e qui
si chiamano in causa le testate giornalistiche invitate a costruire
opinione più diretta e “di cittadinanza”) uno dei primi interventi “per
scuotere le coscienze e, partendo dal fare sociale, inventarsi nuove
forme di presidio grazie anche alle tante associazioni presenti”. A far
da cerniera all’appuntamento è stato Italo di Sabato
chiedendo “una rinnovata lotta di classe” tale da essere non “dall’alto
verso il basso ma orizzontale e partecipata allo scopo della
realizzazione di nuova cittadinanza e nuovi diritti ai cittadini”. Di
Sabato ha denunciato la disattenzione del Governo al popolo; elemento
che invita la cittadinanza a “costruire memoria attraverso gli
insegnamenti della storia della sinistra italiana, dei cattolici
(citando la figura di don Milani) e dei
movimenti sociali” in quanto “il far politica non è un qualcosa per
risolvere il proprio problema o i propri interessi ma quelli dell’intera
società”.
Ha fatto seguito Davide Sabato
con l’analisi del debito pubblico molisano e dell’uso di derivati che
la regione Molise sta perpetuando negli ultimi anni. Per il relatore,
che ha presentato la nota della Corte dei conti sulla relazione di fine
mandato della regione Molise, “le falle finanziare del Molise non sono
per nulla trascurabili ed è assurdo che non se ne parli”. “Il disavanzo
di competenza regionale, infatti, oltre a nascondere un cospicuo
contenzioso in essere con diverse realtà territoriali, ammonta a oltre
220 milioni di euro (dati della Corte dei conti) e andrà a pregiudicare
l’azione politica di qualsiasi governo territoriale che è chiamato, in
base alle mancanze passate, ad adempiere a diverse penurie in modo
tempestivo ed esaustivo”. “In mancanza di queste azioni – conclude
Sabato – si potrebbe incorrere allo scioglimento dello stesso
neo-Governo regionale nel giro di un semestre”.
La parte conclusiva della mattinata ha aperto la
riflessione di Giovanni Iannantuono
e Pasquale Di Lena su “ambiente e territorio”. Il primo ha centrato il
discorso sulla necessità di individuare le azioni migliori da mettere
in campo con focus importante alle ricadute che le stesse hanno sul
territorio. “La questione ambientale – ha precisato il relatore – ha
visto nascere tante associazioni (Wwf, Legambiente …) ma anche l’idea
del dare un valore economico a tutto tranne, in linea di massima,
all’ambiente stesso che è stato sempre più devastato. La questione
energetica, invece, nasce nella prima metà degli anni settanta con
l’identificazione della stessa quale un qualcosa di limitato che ha
portato alla crisi attuale e alla ricerca forsennata di energie
alternative”. “È green economy quella proposta solo per avere la
coscienza pulita usando il termine ‘sostenibile’ accanto a scelte
discutibili?” ha chiesto Iannantuono al
termine della sua relazione.
Domanda complessa consegnata a tutti che ha
trovato l’assenso anche di Pasquale Di Lena che
chiudendo gli interventi mattutini ha sviluppato un’analisi del voto e
della situazione politica vigente, sostenendo l’urgenza legata al
“comprendere la realtà per porre maggiore attenzione al rilancio del
territorio attraverso azioni legate tra loro e che non transigano
dall’individuazione della relazione tra la questione meridionale e
l’agricoltura”. “Rea della questione attuale – aggiunge Di Lena – è la
politica in generale, destra e sinistra, che nel tempo ha sbagliato le
scelte”. Il presidente di “Larino viva” ha anche evidenziato la
“scelleratezza” delle scelte della politica di questi giorni che
individua in Campobasso, Isernia e Termoli le aree cui porre maggiore
attenzione a scapito, purtroppo, della popolazione della maggioranza
dei comuni molisani che stanno perdendo sempre più la propria identità
e il proprio valore”.
“Il territorio siamo noi” ha asserito Di Lena
che, concludendo, ha precisato la necessità “orientare le scelte alla
solidarietà, reciprocità e collettività e non all’individualità che ha
leso i rapporti e i ruoli dell’intera comunità regionale facendoci fare
decine di passi indietro e compromettendo il nostro sviluppo”.
Chicca della giornata è stata consegnata don
Silvio Piccoli e Silvio Arcolesse
che hanno ragionato sulle similitudini esistenti tra la sinistra e la
fede cattolica attraverso concetti, esempi e delucidazioni provenienti
dai due mondi apparentemente (e forzatamente) dissociati. Affrontare il
tema delle radici comuni è ricordare che la prima Enciclica sociale
della Chiesa universale (Rerum Novarum) è
stata pubblicata in concomitanza con la nascita dei movimenti operai;
la Renum Novarum è,
per questo, un documento di rilevanza storica e le stesse Encicliche
rappresentano documenti sociali, in quanto riguardanti la società, e
sono punti cardine della dottrina sociale cristiana che è attenta
all’uomo, lo Stato e il lavoro. Per i documenti della Chiesa cattolica,
i capisaldi della società sono il “favorire la convivenza civile”, il
“garantire la giustizia”, il “perseguire il bene comune, dell'intera
comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli
altri”, il “garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e
sociali” e il “rispettare la libertà religiosa ed i diritti della
Chiesa”: tutti costituenti importanti che hanno trovato conferma in
tanti passaggi storici e ancor più nella convergente (pur se da punti
di vista differenti) visione di una società plurale, multiforme e
interna ai processi sociali.
Da Marx al Vangelo in
un percorso di spiazzante relazione che è confluito nel concetto
espresso da Sant’Agostino, dottore della Chiesa, che identifica i “due
figli della speranza nell’indignazione (o sdegno) e nel coraggio”, ma
anche nel passo del Vangelo (Matteo 25, 42-44) “ho avuto fame e mi
avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero
e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e in carcere e mi
avete visitato”. Dai comunisti ai cattolici, dai buddisti (che hanno
preso parte e condiviso la sessione pomeridiana dell’incontro) agli
atei, Rivoluzione democratica s’identifica in un processo di coscienze
che seguendo un dato obiettivo e raggruppando coloro che lo cercano,
disegnano percorsi comuni e condivisi per viaggiare insieme verso la
costruzione di una società migliore.
Muri di opinioni abbattuti dal dialogo, cose non
condivise poste all’ordinario comune, concetti identificati quali
“esclusivi per alcuni soggetti dei piani alti”, sono elementi
determinanti, pur se apparentemente “teorici” (ma costituiti
dall’ascolto e dal confronto con la popolazione), per avviare nuovi
processi di coinvolgimento. I laboratori permanenti di Rivoluzione
democratica hanno preso avvio e vorranno avviare la formazione di nuove
coscienze nella cittadinanza “per individuare insieme, in modo
partecipato e orizzontale, le soluzioni e le proposte da consegnare al
territorio stesso”, ha assicurato Antonio De Lellis concludendo l’incontro.
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