Un occupato su 5 è dipendente pubblico e l'ente investe
sul ripopolamento delle seppie
Nel Molise degli sprechi rischia di rivincere il Viceré
Iorio, da decenni al potere nella Regione piccola e costosa
I l Viceré del Molise ha deciso: non abdica affatto. Vorrà dire che,
grazie al centrosinistra spaccato e suicida, dovrà vincere di nuovo
le elezioni. Alfano, tutto teso a spazzar via i vecchiumi, plaude:
Michele Iorio «ha diritto a candidarsi» per l'ennesima volta
«proseguendo così il percorso di rinnovamento». Che avviò come
sindaco nel 1980. Quando Angelino aveva i
boccoli e le braghette corte. D'altra parte, il segretario del Pdl è rimasto scottato a casa sua, presentando
candidati più o meno «alternativi» che facevano l'occhiolino ai
contestatori della vecchia politica, già tre volte: ad Agrigento, a
Palermo, alle Regionali siciliane. Basta coi rottamatori,
ha pensato. Prima che rottamino lui, meglio l'«usato sicuro». E va
detto che dopo l'estinzione degli antichi pachidermi democristiani,
non c'è usato sicuro che sia più usato e più sicuro di Michele Iorio.
Sindaco di Isernia per un decennio dal 1980 (l'anno del «Il tempo
delle mele», di Bettega capocannoniere, di Toto Cutugno vincitore a
Sanremo), assessore e vicepresidente regionale dal 1990 quando a
Palazzo Chigi c'era Andreotti e agli Interni Gava,
presidente regionale nel 1998 grazie a un ribaltone destrorso contro
l'Ulivo nelle cui file era stato eletto consigliere. Di nuovo
governatore nel 2001 dopo l'annullamento (vizi di forma nella
presentazione delle liste) delle elezioni del 2000 vinte dal centrosinistra,
e poi ancora nel 2006 e poi ancora nel 2011. Per non dire delle
elezioni prima alla Camera e poi al Senato dove è rimasto per mesi a
dispetto di ogni incompatibilità. Insomma, per dirla con Alfano,
trentatré anni di poltrone «rinnovate» con incessante e ininterrotto
trasporto. Cosa sia oggi il piccolo reame del Molise lo lasciamo dire
ai numeri.
Per cominciare, c'è un dipendente pubblico ogni 16 abitanti (uno ogni
cinque occupati) e in Regione sono così tanti che secondo
Confartigianato per allinearsi ai modelli virtuosi delle piccole
Regioni ordinarie si dovrebbero lasciar a casa tre su quattro delle
persone in organico. Le spese per servizi generali, per la Cgia di Mestre, toccano i 3.253 euro pro capite:
il doppio dei 1.566 del Veneto. La sanità (accusata di essere la più
alta pro capite d'Italia) è sprofondata in un buco enorme di oltre 42
milioni. Quanto al «palazzo», spiega un dossier del «Sole» che la
spesa per gli organi istituzionali è di 44,1 euro pro capite (il
triplo della media italiana, la più alta in assoluto tra le Regioni
ordinarie), che i consiglieri (30, divisi in 17 gruppi: un delirio)
sono in rapporto agli abitanti il quadruplo che in Liguria, il
quintuplo che nella media nazionale, il decuplo che in Campania per
non dire della Lombardia.
E se l'Italia intera si scandalizzò per l'incredibile abbondanza dei
rimborsi ai «gruppi» nel Lazio, figuratevi che il Molise,
proporzionalmente, finanzia i partiti più di tutti gli altri: 6,25
euro pro capite: il quadruplo della media italiana, il quintuplo
della Lombardia, il decuplo del vicino Abruzzo. E in cima a tutto c'è
lui, il viceré Michele. Che amministrando una terra 31 volte più
piccola, 60 volte meno abitata, 172 più povera nel Pil dello Stato di
New York, guadagna assai più del governatore newyorkese Andrew Cuomo. Con l'aria che tira nel Paese, le batoste
e i sondaggi da incubo per la destra, la minaccia che i «cosacchi» grillini arrivino ad abbeverarsi anche alla
meravigliosa fontana Fraterna di Isernia, Michele Iorio fa però spallucce.
Certo, deve risolvere con qualche ritocco alla legge elettorale il
problema del voto disgiunto che l'anno scorso lo fece vincere solo
per un pelo.
Ma nonostante la sconfitta subita mesi fa a Isernia, dove aveva
candidato a sindaco la sorella Rosetta (sconfitta vendicata con le
istantanee dimissioni di tutti i consiglieri della destra per tornare
alle urne) è sicurissimo d'avere ottime probabilità per essere
rieletto un'altra volta. Perché ha distribuito negli anni soldi a
pioggia tipo 100 mila euro per la patata turchesca
di Pesche, 250 mila euro per la «sperimentazione del ripopolamento
della seppia», 90 mila per il monitoraggio dell'«apis
mellifera ligustica», 800 mila per i
«sentieri di ippovia e ippoterapia»...
Perché da commissario per il post-terremoto ha seguito il «modello
Irpinia» allargando il «cratere» dei Comuni aventi diritto ai
risarcimenti da 14 a 83, compreso Guardiaregia
il cui sindaco non aveva denunciato manco una crepa...
Perché è sempre stato generoso nello smistare incarichi, al punto che
c'è chi ipotizza che nel caso di una rivolta nuovista
pidiellina potrebbe perfino tentare di
vincere da solo traslocando nell'Udc dell'amico Teresio Di Pietro,
segretario regionale del partito di Casini, da lui nominato prima
Commissario Iacp e ora a FinMolise, la finanziaria regionale, l'unica in
zona «che caccia i soldi»... Più ancora, però, il governatore che
somiglia ai vecchi Dc alla Mariano Rumor «dall'anima di ferro dentro
la scorza di marzapane», conta sulle fratture nei due schieramenti. Ai
suoi, scrive Antonio Sorbo su altromolise.it
, Iorio avrebbe detto che primarie o non primarie lui si candida e se
non lo vogliono si candida lo stesso per suo conto presentando (a
dispetto delle ironie sul suo mestiere di politico) due liste
civiche, «Progetto Molise» e «Molise Civile» in grado di prendere un
terzo dei voti, quindi di vincere «alla siciliana» o almeno di
causare alla destra «ingrata» una legnata: «Vi conviene correre
questo rischio?».
E la sinistra? Col molisano Antonio Di Pietro ammaccato dalle accuse
di «Report», il Partito democratico turbato da qualche mal di pancia
ma orientato a ricandidare Paolo Di Laura Frattura i cui amici
possono oggi sventolare la bandiera del ricorso «vincente», i vendoliani perplessi, i rifondaroli
e i comunisti italiani in fase di sbandamento, i grillini
decisi a rifiutare ogni collaborazione, compresa quella col «cane
sciolto» Massimo Romano che aveva teso loro la mano avendo deciso di
chiamarsi fuori da una nuova ammucchiata sinistrorsa, la situazione è
aperta a tutto. Compresa l'ipotesi che, dopo tutta questa accanita
battaglia di carte bollate, gli avversari di Michele Iorio si
presentino in ordine sparso con quattro o cinque candidature.
Riconsegnando al Viceré quello scettro che da anni sembrano far di
tutto per non strappargli di mano...
di Gianantonio Stella (Dal
"Corriere della Sera" del 6 novembre 2012)
Campobasso, li 06 Novembre 2012
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