Territorio
Lo
strano affare della via Francigena
La Via Francigena è un itinerario
storico, una via maestra percorsa in passato, fin dal 990 d. C., da migliaia di
pellegrini che da Canterbury attraversavano la Francia e la Svizzera, arrivando
a Roma per proseguire verso Gerusalemme.
Nel 1994 è stata dichiarata
“Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, divenendo per le regioni europee
attraversate dal percorso un’importante occasione di sviluppo turistico,
territoriale e di valorizzazione del patrimonio storico-culturale, artistico e
monumentale.
Da un po’ di tempo, a livello mediatico, si sta parlando di Via Francigena del Sud che dovrebbe toccare anche il Molise. Si
tratta di un’operazione di rilievo, che prevede l’attraversamento del nostro
territorio dell’antica via di pellegrinaggio. Nonostante i riferimenti storici
e le testimonianze monumentali siano scarse e claudicanti, per il Molise
rappresenterebbe un’occasione utile per accedere a finanziamenti che potrebbero
essere investiti per sostenere il turismo della ventesima regione, di cui si
parla spesso e quasi sempre a sproposito, oppure con l'intenzione addirittura
dichiarata di coltivare un interesse piccolo e circoscritto al proprio gruppo
d'interesse, quando non addirittura alla propria persona.
Ma lo scenario della tratta molisana della Francigena
ancora tutta da costruire, per come viene presentato e sta procedendo, ingenera
non poche perplessità. Innanzitutto, chi gestirà il progetto e dunque gli
eventuali finanziamenti? Il progetto della Via Francigena
è stato promosso dalla Regione Molise ma è stato abbracciato, quasi fino a rivendicarne
la paternità, dall’associazione Borghi d’Eccellenza e dal suo coordinatore
regionale, Maurizio Varriano.
Da quando indossò abusivamente la fascia tricolore di sindaco durante una
cerimonia ad Assisi, Maurizio Varriano, ex assessore
di Oratino ma originario di Bojano, di strada ne ha fatta parecchia.
La millanteria è stato il suo punto forte per anni; in circostanze diverse e in
differenti luoghi del Belpaese, si è spacciato volta per volta per ginecologo,
avvocato, notaio etc. anche se di mestiere farebbe (dovrebbe fare) il geometra.
Costui è diventato (sarebbe opportuno capire attraverso quali procedure
elettive/selettive) coordinatore regionale dei Borghi d’Eccellenza,
un’associazione che associa alcuni borghi d’Italia, inclusi quelli molisani che
hanno aderito al sodalizio.
Il primo Borgo d’Eccellenza del Molise fu Oratino; ad
assegnargli la qualifica fu un comitato scientifico presieduto dall’architetto
Franco Valente. Prima iniziativa concreta fu un progetto di ripavimentazione di
Piazza Giordano, ma poi i finanziamenti regionali non arrivarono. Il progetto
era stato predisposto da Luigi Valente, figlio del presidente del comitato
scientifico dei Borghi eccellenti. Malumori serpeggiavano all’interno del
comitato scientifico, i cui membri erano ignari persino del disciplinare da
attuare per decretare l’annessione o meno di un comune all'Associazione.
E così, col passare del tempo, Borghi d’Eccellenza è diventato una partita a
due, tra Maurizio Varriano e Luigi Valente, con la
copertura culturale di suo padre Franco.
Il conflitto d’interesse di Franco Valente non è da sottovalutare; da un lato
egli è presidente del comitato scientifico dei Borghi d’Eccellenza e
contemporaneamente è il referente della Regione Molise per la Via Francigena.
Il coupe de theatre arriva
con la delibera 106/2012 del Comune di Scapoli che prevede l’acquisto di
Palazzo Battiloro per un ammontare di un milione e centomila euro, 700.000 euro
il primo anno e altri 400.000 il secondo, per la realizzazione di un polo
museale i cui punti di riferimento sono stati dettati da uno studio di
fattibilità redatto dall’architetto Rolando Pitisci e
da Luigi Valente. Il riferimento documentato in questione è la determinazioni
“Area Tecnica n.55” del 10 settembre 2012 del Comune di Scapoli.
A Scapoli, già agli onori delle cronache per ben due musei della Zampogna (?),
uno storico, radicato e aggiornato con amore e competenza dal locale Circolo
della Zampogna e l'altro inopinatamente (e inopportunamente) realizzato dal
Comune con le provvidenze regionali del famigerato “articolo 15”, campeggia la
prima tabella segnaletica della Via Francigena,
allocata di recente, a margine di un incontro a cui ha partecipato la Regione
Molise, il Ministero e l'associazione dei Borghi d'Eccellenza.
Nel 2007 l’Associazione Europea delle Vie Francigene,
alla quale aderiscono regioni ed enti locali italiani ed europei, è stata
riconosciuta dal Consiglio d’Europa “rete portante” del grande itinerario francigeno, ossia referente europeo e interlocutore
privilegiato sul tema “Via Francigena”, abilitato,
per questo, a stabilire relazioni istituzionali ed operative con il Consiglio
d’Europa, con la Commissione Europea e l’Istituto Europeo degli Itinerari
Culturali.
Il cammino della Via Francigena si era fermato a
Roma, lasciando fuori dal tracciato territori e comuni del Lazio meridionale,
della Campania, del Molise, della Basilicata e della Puglia. Difatti, la Via Francigena, originariamente, attraversava le regioni
italiane del nord, Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana,
Lazio, Liguria.
La Regione Molise, attraverso il presidente del Consiglio regionale Mario Pietracupa e rappresentata dal suo funzionario Rossella Porfirio, ha preso parte alla costruzione della “Via Francigena del Sud”, varata nel corso delle iniziative
pugliesi del 26 e 27 ottobre 2012, in occasione di BITREL (Borsa Internazionale
del Turismo Religioso) e dell’Assemblea generale all’Associazione Europea delle
Vie Francigene, con l’avallo ovviamente degli
organismi internazionali, nazionali e regionali competenti.
In quell’occasione si sono poste le basi per la costruzione anche della Via Francigena del Molise attraverso l’adesione all’Assemblea
generale all’Associazione Europea delle Vie Francigene,
adesione necessaria per ottenere il riconoscimento ufficiale europeo del
prolungamento a Sud d’Italia dell'itinerario e in particolare dei tratti
molisani, attraverso un percorso disegnato proprio da Franco Valente e apparso
sui quotidiani regionali.
Il Consiglio Regionale del Molise, sempre presieduto da Mario Pietracupa, nella seduta del 6 novembre 2012, ha adottato
un Ordine del Giorno inteso ad impegnare la Giunta regionale ad assumere
opportune iniziative, anche in sede europea, per il riconoscimento ufficiale
del prolungamento a sud d’Italia della Via Francigena,
in particolare per la definizione dei tratti molisani che la interessano,
nell'ambito di un lavoro di cooperazione con le altre regioni meridionali
interessate.
Un mese dopo, il 17 dicembre 2012 a Scapoli, alla presenza di autorità
regionali, col presidente del Consiglio Mario Pietracupa
e con l'Assessore Gianfranco Vitagliano, ma anche con
l'Onorevole Sabrina De Camillis e col rappresentante
governativo della struttura di missione per il rilancio dell’immagine
dell’Italia, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del tratto molisano
della ''Via Francigena'' del Sud, con la posa della
prima tabella d'indicazione del percorso che attraverserà diversi comuni
molisani, dei quali Scapoli è il capofila.
A questo punto occorre fare delle riflessioni. Lo ha ammesso lo stesso Valente
che le basi storiche del passaggio molisano dei pellegrini diretti a
Gerusalemme sono alquanto labili, quello che invece è certo è che il progetto
legato alla Francigena, nato come strumento di
promozione territoriale e quindi mirato a coinvolgere soggetti e interessi
diversificati, viene fatto proprio da Valente e soprattutto da Varriano, con una copertura istituzionale distratta e
contraddittoria.
Non si capisce come sia possibile che la Regione Molise in diverse e
qualificate circostanze, si sia fatta rappresentare da Maurizio Varriano che non sembra essere la persona più indicata,
diciamo così, a custodire e promuovere l'immagine e il decoro della nostra
comunità regionale.
Sorprende poi il silenzio delle autorità religiose che nella vicenda avrebbero
il diritto e il dovere di far sentire la loro autorevole e disinteressata voce,
visto che la Francigena riguarderebbe innanzitutto il
turismo religioso.
Speriamo che i soggetti istituzionali, ad oggi distratti o assenti, sappiano
riprendere in mano la situazione, dando segnali di correttezza, rigore e
trasparenza, per far in modo che, come purtroppo spesso è avvenuto in passato,
non si sprechi un'occasione di sviluppo delle aree interne per avvantaggiare interessi
e procedure molto al di sotto del minimo sindacale della trasparenza.
La stessa Diocesi di Campobasso, a fine 2012, promosse un’iniziativa proprio
sul turismo religioso, affinché il Molise potesse rientrare in una rete
nazionale. Immancabile nell’occasione la visita a Castelpetroso,
l’unico santuario che ogni anno attrae migliaia di pellegrini.
di Roberto Colella (Da "il bene comune", marzo 2013)
Campobasso, lì 11 Marzo 2013