Nel corso di un decennio, cammina,
Molise!, la manifestazione nata con l’intento di promuovere la cultura
e la bellezza dei paesi dell’entroterra molisano, ha portato centinaia di persone
da tutta Italia a “calcare” sentieri e tratturi. Passibile dello stesso destino
subito da iniziative simili, la manifestazione naturalistica rischia di non
sopravvivere. Ne ripercorriamo la storia e ne denunciamo le difficoltà.
di Giovanni Germano
(Coordinatore di “cammina, Molise!”)
Un itinerario lungo undici anni.
Anche quest’anno si è conclusa
con successo cammina, Molise!, la manifestazione naturalistica e
socio culturale che l’Associazione Culturale La Terra di Duronia organizza per
andare a conoscere camminando il territorio molisano.
In undici anni questa manifestazione, nata con l’intento di promuovere la cultura e la bellezza e l’ospitalità dei paesi dell’entroterra molisano, ha portato a camminare sui sentieri e sui tratturi delle nostre terre centinaia di persone, provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero.
Una esperienza unica nel panorama nazionale resa possibile dalla collaborazione con il migliore associazionismo di base molisano (l.’A.I.I.G sez. Molise, Italia Nostra sez. di Isernia, I Cavalieri Triventini, I Cavalieri del Tratturo, Punto e Accapo di Fossalto, le Pro Loco dei paesi attraversati, ecc.), la disponibilità di tanti amministratori locali, l’ospitalità delle cittadinanze dei paesi attraversati ed il coraggio della pazzia di chi partecipa.
Dal 1995 al 2005 sono stati ben centoventi i Paesi molisani attraversati.
1995,
30 persone da Roma a Duronia per festeggiare il primo anno di vita de la
vianova, il nostro giornale: incontri-dibattito sull’emigrazione a Sora,
sulla tutela ambientale a Opi, sui tratturi a Forlì del Sannio. Ecco come io
stesso, in un brano di un articolo comparso sul nostro giornale, ricordavo
l’evento.
“…Una esperienza bellissima, forse
irripetibile.
‘No, ma chi volete che venga? E' impossibile.’,
‘Perché sprecare tante energie in questa impresa, quando si può organizzare
qualcosa di più serio e costruttivo?’ oppure più semplicemente ‘Siamo partiti
tardi! servono soldi, non ce la faremo mai a convincere Enti e Sponsor a darci
una mano: ci prenderanno tutti per matti.’ Queste erano le preoccupazioni più
che legittime di alcuni amici della Redazione allorché venne lanciata la
proposta della marcia.
Eravamo in aprile e avevamo deciso di
festeggiare il primo anniversario della nascita de la vianova:
l'iniziativa che si andava a proporre doveva rispecchiare l'impronta passionale
del giornale, quella irrazionalità istintiva e irriducibile confinata ai limiti
della pazzia, che lo ha fatto nascere e lo tiene tuttora in vita. Bisognava poi
salvaguardare gli intenti sociali e culturali, propri del giornale, e puntare a
far conoscere il nome del mensile oltre i confini abituali. Gli ingredienti
c'erano, mancava l'idea. ‘Con la bici !’, disse Domenico, durante una riunione
a Roma di alcuni membri del comitato di Redazione. Ma per andare dove?’, gli si
chiese. A Duronia! no?’, rispose lui. ‘Ma allora ieammece a ppede!’,
proposi io, vedrete quanta gente ci seguirà!" I tempi erano stretti,
bisognava organizzare tutto per la prima settimana di agosto: molte le
perplessità, ma l'idea fu accolta. Gli altri Redattori ed il direttore
successivamente vennero democraticamente convinti. Quindi, via! Ai primi di
maggio la macchina organizzativa si mise in moto.
Ritornare al paese a piedi! Per onorare i sacrifici dei tanti compaesani migrati ed in particolare di quelli venuti a piedi a Roma tanti anni fa, si pensò di dedicare a loro la manifestazione. Bisognava ripercorrere in senso inverso gli antichi sentieri che portarono nostri padri ad emigrare verso verso la grande città in cerca di fortuna…”
1996, 70 persone a camminare nell’entroterra
del Molise centrale, 21 paesi attraversati, il record, incontri-dibattito sulla
sentieristica in provincia di Isernia, sulla città-giardino a Campobasso, sui
problemi dei paesi attraversati a Castropignano. I “pazzi”, così un noto
ambientalista molisano definisce i marciatori in un articolo di riflessioni
mandato a la vianova: “…Cammina, Molise! ha
riunito i pazzi che camminano o corrono a piedi per 40-50 km al giorno, i pazzi
fissati con la "robba antica", i "mercuni" da conservare e
restaurare, le pietre e le case vecchie, e i pazzi fissati con l' ambiente
naturale….Conosciamo poco invece, e quindi sottovalutiamo, l' altro modo di
pensare: andare più piano (a piedi!), guardare più in profondità ed essere più
sensibili verso il prossimo e verso la natura; guardare alle cose che a prima
vista sembrano inutili... Il grosso rilancio dell' occupazione può avvenire
solo vendendo un altro tipo di "merce": il turismo ambientale, le
vacanze in tranquillità, le passeggiate a piedi, o in bicicletta, la cultura,
l' arte, la storia da conoscere non solo sui libri di scuola ma anche grazie
all' immenso patrimonio di reperti che il Molise possiede (come tutta l'
Italia); le meraviglie della natura e del paesaggio. …Questa è
"merce" continuamente rinnovabile, a condizione di non distruggerne
la materia prima e di saper accogliere i visitatori: quante volte possiamo
visitare Monte Vairano o S. Maria della Strada? Purtroppo non vedremo più le
gole di Chiauci, distrutte per fare una diga. Quanti turisti arrivano al Parco
Nazionale d' Abruzzo, versante abruzzese? Un milione all' anno! E sul versante
molisano delle Mainarde? Pochissimi perché, a sei anni dall' allargamento del
Parco, è ancora quasi impossibile pernottare ed è difficile arrivarci senza
auto, dato che Regione e comuni non si sono mossi.…. Ebbene, un crescente
numero di italiani e stranieri vuole visitare i centri storici di tutti i
piccoli comuni, vuole imparare la storia dei Sanniti, vuole godersi il nostro
paesaggio, vuole riposarsi mentre cammina per i tratturi, o rifornirsi o
pernottare, vuole accamparsi durante il tragitto in bicicletta o a cavallo,
vuole mangiare prodotti naturali non inquinati, e tante altre cose che nessuna
autostrada può dargli. Se nei nostri paesi sapremo attrezzarci per offrire
queste cose avremo un futuro, altrimenti continueremo ad avere strade sempre
più larghe, veloci e pericolose, per emigrare meglio e per ricostruirle ogni
volta che franano. E il Molise non cammina.”
1997, 130 persone sui monti dell’Alto Molise, la montagna di Frosolone, Pietrabbondante, Vastogirardi, Capracotta, Agnone, Pescopennataro, Salcito, Bagnoli e poi Duronia. La partecipazione coinvolge attivamente ed emotivamente ogni marciatore; ecco cosa ci scrivono due professoresse di Novara: “… Abbiamo aderito all’iniziativa per curiosità, per un generico interesse turistico-culturale, per il desiderio, forse un po’ puerile, di metterci alla prova. E così ci siamo trovate a camminare in luoghi di cui fino a pochi giorni prima non conoscevamo nemmeno il nome, immerse in una realtà a cui eravamo, per provenienza, del tutto estranee. Ma quasi subito l’esperienza ci ha coinvolto ed ha assunto significati che hanno trasceso e annullato qualsiasi aspetto folcloristico e sportivo. Il camminare con la “mazza” in mano riproponeva comportamenti antichi, legati alla radice stessa dell’umanità, induceva a porsi in modo nuovo nei confronti dell’ambiente, ridava valore ad elementi oggi spesso dimenticati, come la lentezza, la fatica fisica, la semplicità e l’essenzialità dei gesti, del vestire, dei cibi. Inoltre, si camminava insieme, per cui la marcia stessa diventava atto di comunicazione, che rendeva facile lo scambio di una parola o di un sorriso con gli occasionali compagni a cui ci si trovava affiancati. E poi, il cammino non era fine a se stesso, ma aveva un senso, voleva essere una testimonianza: e le entrate in gruppo nei paesi, lungi dall’essere una parata scenografica, attestavano una presenza determinata e fattiva che intendeva tradursi in ambiti operativi ben più specifici. Così… abbiamo percorso e conosciuto il Molise, coi suoi monti dai profili dolci, rotti da strapiombi e da creste rocciose, coi suoi paesi sgranati sui crinali, coi suoi meravigliosi boschi di faggi e di abeti; e abbiamo conosciuto la sua gente, dura e tenace come la pietra e insieme tenera, ospitale, gentile. Per questo, abbiamo vissuto i quattro giorni di marcia come un’esperienza splendida e, a tratti, emozionante. Vogliamo quindi ringraziare coloro che hanno organizzato la manifestazione… L’alto Molise ci ha presentato una dolorosa storia di emigrazione, di solitudine, di abbandoni. Ma ci ha anche mostrato risorse intatte ed originali che attendono di essere adeguatamente valorizzate, nell’interesse non solo i Molisani, ma di tutta la comunità nazionale. Auguriamo che esso trovi le possibilità, le vie, i supporti per esprimerle al meglio senza snaturarle, promuovendo uno spirito equilibrato del territorio: e abbiamo visto che le capacità e le disponibilità umane per questo non mancano. Cammina, Molise! Con molta amicizia”
1998, cammina, Molise! viene riconosciuta, insieme ad altre tre, manifestazione di interesse regionale dall’Assessorato al Turismo; 182 marciatori sul Matese, una fila interminabile di magliette verdi: mai vista tanta gente camminare in queste zone, giurano gli “addetti ai lavori”! Una marciatrice di Galliate, venuta per il secondo anno consecutivo, prova a darci qualche consiglio: “…Bisogna chiarire con evidenza il significato e lo scopo della camminata e creare le opportunità perché lo stare insieme sia veramente un momento di incontro, di conoscenza, di comunicazione, diventi una presa di coscienza della realtà locale, si affermi come testimonianza di una volontà comune. Bisogna che Cammina, Molise! non si esaurisca in una parata spettacolare, ma riesca ad incidere davvero nella realtà del territorio. Io penso che ora dovrebbe crescere arrivando anche a proporre qualcosa di tangibile, di concreto, che resti come inizio di un progetto da continuare, sul piano istituzionale e/o individuale: che so? Ripristinare un sentiero, mettere dei cartelli esplicativi, pulire un bosco…Scusate se mi sono lasciata trascinare a dare dei suggerimenti, io che non amo e non so dare consigli e che, in questa circostanza, sono la meno adatta a darne. In realtà mi piacciono troppo la vostra passione civile e il vostro modo di stare insieme, e le mie riflessioni vogliono essere solo una forma di partecipazione, di collaborazione, di comunione ideale…”
1999, i marciatori vanno a conoscere la bellezza dei paesi e del territorio dei monti del Parco Nazionale d’Abruzzo sul versante molisano delle Mainarde. Il preparatore atletico dell’A.C Campobasso, che per la prima volta partecipa, manda ad un quotidiano regionale queste riflessioni: “…Circa novanta chilometri ingoiati in quattro giorni su percorsi sconnessi ma di straordinaria bellezza dove l’acidità del sudore cacciato ha fatto il paio con l’interminabile serenità riacquistare al contatto con gli scenari mozzafiato delle nostre vallate e dei nostri tratturi della provincia isernina. …Essi (i marciatori), invece, sono lo sport! Non quello da parrocchia come direbbe qualche cronista da retrobottega, ma sport autentico dove impegno, coraggio, sforzo fisico capacità di crescere come persone nonostante l’età, hanno trovato di fatto la chiave giusta per realizzarsi come valori imprescindibili. …Nei quattro giorni in cui mi sono cimentato in questa esperienza nuova, tra uno scivolo e l’altro, tra una puntura di mosca cavallina e un omaggio del “nettare” di Scapoli, ho pensato che la lunga traversata avrebbe fatto bene a tutti. Dentro la compagnia avrei visto con piacere i politici che si occupano di sport e di turismo, i giornalisti, i dirigenti federali. Ho idea di proporlo ai bravissimi organizzatori dell’associazione culturale La Terra. Dal prossimo anno inviti mirati nella speranza di trovare nel gruppo tutti gli attori del mondo sportivo regionale. Ai politici, quelli che si occupano di sport e di turismo, avrei voluto far notare che in tanti centri toccati nelle varie tappe non esiste uno straccio di impianto sportivo e di una struttura ricettiva. Mi chiedo che valorizzazione potrebbe avere Carovilli con un campo di calcio erbato e un albergo? Eppure a pensarci non si tratta di realizzare ferrovie o autostrade! Invece si perde il tempo a strutturare i convegni, depliant e fare viaggi oltre oceano ovviamente con mogli, figli e portaborse al seguito. Ai giornalisti mi sarebbe piaciuto far conoscere un’altra faccia dello sport, quella più autentica dove il sudore e il sacrificio ti portano alla conquista di traguardi che pur non facendo notizia possono contribuire notevolmente a far crescere la cultura sportiva soprattutto per quei giovani che andando allo stadio, con una diversa educazione, potrebbero sentirsi più attratti a tifare per la propria squadra anziché perfezionarsi all’uso dei bastoni, spranghe eccetera. Verso certo sport che non è alternativo nessuna enfasi sarebbe fuori luogo. Ai dirigenti federali avrei voluto far conoscere l’impeto e la passione degli organizzatori, mai arroganti, sempre disposti ad ascoltare ogni suggerimento, bravi ad essere pungenti con le istituzioni. Ma soprattutto pronti a fare qualcosa per gli altri in piena gratuità spirituale e materiale. Per me è stata una sorpresa abituato come sono a relazionarmi con dirigenti che barattano un voto per l’assemblea con una divisa, un acrilico o quattro palloni sgangherati…”.
2000, l’anno del Giubileo, 180 i marciatori, provenienti da ogni parte d’Italia, per andare a conoscere l’arte romanica delle chiese molisane, il bellissimo territorio ed assaporare l’ospitalità esuberante dei paesi compresi tra le fondovalli del Tappino, del Biferno e del Trigno. Un marciatore Triestino così scrive: “Già lo scorso anno ero rimasto molto soddisfatto di avere preso parte al programma per il valore dell’iniziativa e per le modalità di esecuzione. Quest’anno ho notato che l’organizzazione è migliorata forse per la maggiore esperienza acquisita. I punti forti di cammina, Molise! sono certamente la bellezza dei luoghi che ci fa conoscere, ed anche i loro valori culturali ed artistici che vengono sapientemente messi in luce. Voglio però sottolineare i valori umani della regione che vengono scoperti. Credo che soprattutto per queste caratteristiche la Vostra iniziativa dovrebbe essere presa ad esempio anche da altre regioni. Come l’anno scorso, dopo avere partecipato ho effettuato un viaggio negli stessi luoghi con la mia intera famiglia, che, grazie alla mia ‘esperienza’, ha potuto godere appieno della vacanza in quelle belle località del Molise”.
2001, il Basso Molise per la prima volta, la ricchezza delle terre, l’attivismo e l’enorme generosità degli abitanti, una marciatrice spagnola, venuta per la prima volta, scrive sul nostro giornale: “…sono stati quattro giorni tra i più belli della mia vita. Fra di voi ho trovato gentilezza educazione, comunicazione, cultura, allegria, amicizia, cooperazione, spiritualità, gastronomia, serietà…Toccare la vostra bella terra per ore con i piedi, con i polmoni pieni d’aria pulita mi ha fatto sentire parte di lei. Del Molise conoscevo solo Antonio Di Pietro, adesso non saprei dire per quale miracolo mi sento un po’ molisana.”
2002, 188 marciatori, il record dei partecipanti a cui vanno aggiunti i dieci cavalieri Triventini, appoggio logistico indispensabile ormai da alcune edizioni, è l’anno del ritorno sul Matese, con un intero giorno di tappa dedicato al versante Campano. Un marciatore romano ricorda: “Salve, vi scrivo dopo qualche giorno dal rientro della bella esperienza appena trascorsa. Ho atteso qualche giorno in più per poter meglio assaporare i ricordi, tenuti sempre vivi dai frequenti racconti fatti ai colleghi che in parte hanno invidiato l' esperienza che ho vissuto. Sono stati dei giorni fantastici in cui una persona amante della natura e delle passeggiate, come il sottoscritto, ha potuto rigenerarsi nel fisico ma anche nello spirito, cosa per me molto importante per poter intraprendere con nuova forza un nuovo anno di lavoro. Le cose che mi hanno più colpito sono state l'accoglienza che le persone ci facevano in tutti i paesini in cui siamo stati che per chi è abituato a vivere in una metropoli dove l' indifferenza regna sovrana è una bellissima esperienza ;un' altra cosa che ho molto apprezzato è quella di aver conosciuto persone con cultura, esperienze di vita e di lavoro molto diverse tra loro, che mi hanno dato molto come arricchimento umano.”
2003, 150 marciatori vanno ad esprimere solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma dell’ottobre del 2002 attraversando proprio quel territorio e quei paesi, che li avevano accolti due anni prima con uno spiccato senso dell’ospitalità. Ecco come la nostra collaboratrice, Enza Santoro, sintetizza questo cammino solidale: “Individuare itinerari molisani di valore paesaggistico, artistico, storico o folklorico risulta facile perché tanti se ne propongono alla mente in tutto il loro fascino, ma assegnarne la priorità ad alcuni è motivo di imbarazzo, in quanto, commisurandoli, ognuno ha un particolare interesse, una peculiarità da non sottovalutare, un inedito da riscoprire. Quest’anno le perplessità sono state eliminate dall’evento tragico del 31 ottobre 2002, dall’ondata di generosità che ne è nata, dalla volontà di portare un segno tangibile di amicizia a cittadinanze incontrate due anni prima all’insegna della festa, della cordialità, dell’entusiasmo. Ne è nato un ‘Cammina, Molise!’ speciale; al piacere del camminare si è accompagnata la presa di coscienza diretta, nonché la riflessione sulla precarietà di un’esistenza insidiata da occulti pericoli, su una vita umana che si vuole lunga e potente ed è spesso compromessa dalla stessa legittima ricerca di benessere.Nella partecipazione al comune dolore il senso della solidarietà si è tradotto in un silenzio, in un abbraccio, in un pensiero espresso senza parole ‘abbiamo ammirato la vostra dignità nel momento più tragico, siamo certi che la vostra forza saprà trarre dalla disgrazia gli aspetti più vitali per costruire il futuro secondo piani ordinati, non compromessi dall’interesse, dall’avidità di possesso che annulla il buon senso disperdendolo nel labirinto degli abusi, che annebbia la lungimiranza restringendo la visuale al profitto immediato, più che alla prevenzione ed alla sicurezza a lungo termine’. I paesi oggi colpiti sono un monito a rapportarsi con la Natura in modo razionale….Il pianto fa bene all’animo, ma è sterile se la disgrazia dell’oggi non diventa vita del domani, più sicura, meno vistosa ed opulenta, ma più tranquilla.”
2004, la decima
edizione. Gildone, Mirabello Sannitico e Ferrazzano la prima tappa; Campobasso,
Monte Vairano e Busso la seconda tappa; Vinchiaturo, Baranello e Colle
d’Anchise la terza tappa; Casalciprano, c/da Selva di Castropignano, Torella
del Sannio e Duronia l’ultima tappa. Una edizione particolare, nel segno di una
ospitalità sentita da parte dei paesi attraversati nei confronti dei
marciatori. E’ tempo di bilanci, per Enza Santoro “…Riscoprire il nuovo è
sempre azione inebriante, riscoprire il già noto significa approfondirne la
conoscenza, esaltarne l’inedito, rivivere il bello che esplode dalla trama di
cose che si conoscono e si osservano con più occhi e con la voce di chi guida.
Legare il Molisano alle piccole realtà della sua terra; aprire il Molise a chi
vive lontano nella speranza di sollecitarne il ritorno ed un soggiorno breve o
lungo è azione meritoria. Già questi
obiettivi giustificano ampiamente la complessa e faticosa macchina
organizzativa di cammina, Molise!
E’ legittimo chiedersi se, in dieci anni, abbia avuto effetti positivi
l’invito al risveglio ed al progresso, tante volte gridato al megafono
dall’arch. Giovanni Germano, manifestato dal corteo verde acclamante,
pubblicizzato da la vianova e da
altri mezzi di comunicazione. La
risposta non è univoca, legandosi alle
diverse realtà: là dove c’è coesione e la partecipazione agli eventi è corale
il paese si sviluppa in armonia, mostrando di sé la parte migliore nel lindore
delle strade, nel ripristino dei centri storici con le tipologie abitative e i
materiali propri del luogo, nel perpetuarsi delle tradizioni, delle feste, nella degustazione delle vivande di un
tempo, nella volontà comune di progredire. Là dove, invece, odi e risentimenti
antichi contagiano ancora il presente, determinando contrasti insanabili, il
divenire si blocca in un misto di chiusura, diffidenza, gretto isolamento, che
inasprisce il carattere paesano, già di per sé portato all’isolamento. In modo
sia pur differenziato, grazie alle agevolazioni economiche, comunali e
regionali, e grazie ai benefici dei
progetti europei, il nome di quasi tutti paesi molisani è pubblicizzato in guide
turistiche, che ne esaltano le peculiarità artistico/storico/gastronomiche,
tuttavia riaffiora il difetto tutto molisano e meridionale di non inserire i
singoli interventi in un quadro d’insieme, con percorsi geograficamente
interrelati, con attività connesse, nell’intento di offrire al turista un
pacchetto variegato, appetibile, nuovo per molti aspetti e quindi interessante.
Manca ancora nel Molise la capacità di incastonare le pietre preziose sparse
nel territorio in gioielli che acquisterebbero un più alto valore, in quanto le
singole pietre, enfatizzandosi nell’insieme, si arricchirebbero del pregio di
un tutto armonizzato nei colori, nel taglio, nella posizione. Chi accusare di tanta separatezza? Certamente il campanile che si identifica
spesso con un potere locale gelosamente custodito, timoroso della concorrenza,
o con rancori familiari, che si vestono di un colore politico di facciata,
inconsistente perché privo di una progettualità tesa a sottrarre la realtà
locale all’isolamento, all’esangue
spopolamento. L’atavica rassegnazione al Destino nei pochi che restano diventa un alibi costruito dal nulla, che
tanto più si rafforza, quanto più mancano la consapevolezza delle cause e
l’assunzione di responsabilità per rimuoverle.
E’ ormai tempo di
sentirsi cittadini e, disdegnando deleghe ed attese miracolose, proiettarsi nel fare, nella
compartecipazione attiva, nell’attuazione di piani a lungo termine e ad ampia
veduta.”
2005,
140 marciatori hanno percorso un itinerario che, partendo dalla parte
molisana del Parco Nazionale per poi proseguire
verso il territorio dell’Alta valle del Volturno e delle pendici occidentali
del Matese, raggiungendo i monti del venafrano si è chiuso nel casertano nel
paese vecchio di San Pietro Infine. Per la prima volta a cammina, Molise!
Simonetta esprime in versi le sue emozioni: “Da Stefania stuzzicata,- al
cammin sono arrivata,- con la Freccia del Biferno,- ed ho proprio fatto terno!
- Già sapevo qualche cosa, - ma sorprese ho avuto a iosa. - Tanta gente a
camminare - e un messaggio da portare, - risvegliare una regione - che possiede
cose buone: - la natura ancora intatta, - per il trekking molto adatta, - poi
castelli e tanta storia - che ha bisogno di memoria. - Tra folclore, serenate,
- e notevoli abbuffate, - abbiam visto panorami - da evocar nei giorni grami. -
Se un pò lungo è stato il guado, - a conti fatti non ci bado, - e poi senza gli
imprevisti - credo che saremmo tristi, - chi partecipa lo sa: - ci son sempre
novità. - Ognuno ha la sua andatura - e stare uniti è molto dura, - col
fischietto e con le voci- si bloccavano i veloci, - che, facendo avanti e
indietro, - guadagnavan qualche metro. - Se non fossimo un pò strani, - ci
affideremmo ad altre mani - per passare una vacanza - come fa la maggioranza. -
L'accoglienza calorosa, - e oltremodo generosa, - che abbiam sempre trovato -
ci ha commosso e consolato. -A voler esser pignoli, - spesso, si, pasta e
fagioli, - era parte del menù, - ma c'era anche molto più :
mozzarella e biscottini, - poi ricotta e buoni vini, -
buon cocomero per tutti - che sian belli oppure brutti. - Per me che son
vegetariana, - la verdura è un toccasana, - ne ho sentito la mancanza, - ma non
perdo la speranza - che nei prossimi cammini - avrò dei pomodorini! - Con la
danza popolare - Silvio ha poi fatto ballare - vecchi e giovani presenti - che
son stati assai contenti. - L'organetto di Renato - ci ha davvero rallegrato, -
e "l'uccellin de la comare" - è riuscito poi a volare - grazie alla
voce di Gianna, - necessaria come manna. - Il finale commovente - ha riunito
molta gente - in un paese bombardato - che non va dimenticato. - Il bilancio è
positivo - e per questo ve lo scrivo: - son pronta a ricominciare - e voglio
dunque ringraziare - Giovanni, Claudio e
Michele - per questa esperienza strana, - ma davvero molto umana.”
Il “cammina, Molise!” ed i Sindaci
Le note improvvise che escono dall’organetto di Renato e dal flauto di Marco riescono a creare come per incanto un sacrale silenzio che si impone sulla festa cha va avanti ormai da alcune ore sullo spiazzale antistante il palazzo che ospitava la sede dell’Unione dei Contadini del Mutuo Soccorso, unico edificio rimasto in piedi a San Pietro Infine dopo i bombardamenti americani del dicembre del 1943. Una melodia che accarezza e stringe i cuori sotto un cielo eccezionalmente stellato. Mi ritrovo abbracciato al Sindaco ed a Pietro dell’Associazione “Ad Flexum”, il ritrovato amico e compagno di liceo nell’Isernia dei primi anni sessanta, e tutt’intorno confusi i marciatori con il popolo di San Pietro Infine che non può, non vuole dimenticare.
Il Sindaco a conclusione della manifestazione, in segno di riconoscenza per l’organizzazione dell’evento e per ringraziare i tanti partecipanti, ha voluto consegnarmi in nome del suoi concittadini una copia della medaglia d’oro al valor civile data al suo Comune dal Presidente Ciampi. Lacrime ed abbracci.
Anche questo è cammina, Molise!.
Una degna chiusura per la manifestazione, che quest’anno, nella sua undicesima edizione, ha voluto includere nel suo itinerario “il sentiero della memoria”, per ricordare il passaggio devastante della seconda guerra mondiale nella valle del Volturno fino a San Pietro Infine nel casertano.
Eppure incontrare il Sindaco per organizzare la tappa di San Pietro Infine non è stato facile.
“Pronto? Buongiorno!”, “Buongiorno!”, “Sono il Coordinatore di cammina, Molise! potrei parlare con il Sindaco”, “Chi è??… mi scusi?”, “Sono l’architetto Germano, il coordinatore di cammina, Molise! e dovrei parlare con il Sindaco”, “Un attimo”, “Pronto?”, “Pronto, buongiorno signor Sindaco, sono l’architetto Germano, il coordinatore di cammina, Molise!…”, “cammina che?…”, “cammina, Molise!, signor Sindaco, la manifestazione naturalistica e socio-culturale che l’associazione culturale La Terra sta organizzando da alcuni anni per conoscere i paesi molisani, due mesi fa abbiamo inviato il programma ed ora vorrei…”, “ah, si!… mi pare!?…senta, architetto, ora sono impegnato con la giunta, se può telefonarmi giovedì mattina dalle 10,00 alle 11,00, magari la prossima settimana. Buongiorno!”, “senta, ma!?…buongiorno, buongiorno!”
Inizia spesso così, a partire già dal mese di marzo di ogni anno la trafila di telefonate che faccio per convincere i Sindaci dei paesi attraversati dal cammina, Molise! a rendersi disponibili per l’accoglienza dei marciatori. Per me, abituato ormai da anni a sacrificare molto del mio tempo per adoperarmi in favore della mia terra, è un po’ imbarazzante “fare la corte” ai Sindaci perché si convincano a dire “sì”.
Certo la mia visione idealista spesso va a cozzare con quella più pragmatica dell’Amministratore, però la tenacia mi induce ad insistere e sovente la persuasione va a buon porto.
Certo, tra gli amici con cui collaboro c’è chi dice “dovrebbero essere loro a cercarci, perché sono loro che hanno deciso di farsi eleggere per curare gli interessi della collettività e la promozione dei loro paesi; invece eccoci qui noi, che ci occupiamo di queste cose solo per spirito di volontariato, a fare centinaia di telefonate, decine di viaggi, spedire decine di lettere e poi rispedirle per andare a stanarli e portarli magari con la cavezza al collo a fare due passi insieme per le vie più pulite dei loro paesi”, e poi aggiunge “Le energie che spendiamo per convincere i Sindaci perché non le impieghiamo per convincere direttamente qualcuno del posto, magari più motivato, che si faccia carico di mobilitare le forze più vive del paese per far apprezzare a chi viene a visitare le cose più belle e l’ospitalità della gente, senza nessuna mediazione istituzionale, che quando non è sincera sprofonda in quelle squallide situazioni, dove si fa l’occhiolino alla telecamera o si sale sul podio con la fascia tricolore a farla da mattatore?” .
Certo. Ma io credo ancora nelle istituzioni, nonostante tutto. I Sindaci sono pur sempre i delegati a rappresentare, è vero, gli interessi della collettività, come si fa ad ignorarli? Se è vero che il lavoro che portiamo avanti ormai da tanti anni è volto a fare opera di sensibilizzazione nelle piccole realtà, i sindaci devono essere i nostri primi interlocutori.
Ci sono tante persone oneste e laboriose, che affrontano anche dure battaglie elettorali perchè credono fermamente che la cosa pubblica si amministri per l’interesse collettivo della comunità, e dalle nostre parti questo è difficile, perché per troppi anni la nostra gente è stata allevata con l’assistenzialismo e per contro non è stata educata all’impegno civile, sociale, culturale. E’ difficile comunque, anche per gli amministratori onesti, uscire da questo turpe circolo vizioso, dove la gente, per chiedere favori individuali, si presta, spesso volentieri, a diventare merce di scambio per un voto, che l’amministratore disonesto sfrutterà per perpetuare i suoi interessi spesso non solo politici e garantire la futura elezione sua o di qualche fido compare.
Ecco, l’obiettivo ambizioso del nostro lavoro, per quanto piccole possano essere le nostre possibilità e piccolo il nostro ambito d’azione, è riuscire a tessere un tenue filo rosso che unisca questi amministratori di “frontiera” alle energie migliori espresse dalle associazioni di base o da singoli individui,.
Certo, quando contatto i Sindaci, lo sforzo più grosso è quello di essere chiaro e credibile. A parte il disinteresse congenito verso questo tipo di iniziative che anche è presente, ma capita spesso che, superata la fase in cui si accerta che il fine non è quello di “bussare a soldi” (“meno male!” dicono), lo sconcerto ed il dubbio maggiori paradossalmente vengono procurati proprio dal fatto di non chiedere soldi (“come farete?” dicono). Poi le telefonate si moltiplicano, gli incontri pure, ci si conosce, nasce la fiducia e si decide per la collaborazione.
Volendo dare una risposta a quanti, compresi alcuni tra i miei amici collaboratori, nutrono giustificate perplessità sull’operato delle forze istituzionali locali, in base all’esperienza di tutti questi anni e partendo dal presupposto che per amministrare la cosa pubblica bisogna essere “vocati” all’impegno civile posso concludere con le seguenti due considerazioni:
- nella nostra regione ancora poche sono le forze, individuali o associate, che partendo dall’esigenza del recupero delle risorse culturali, sociali ed economiche del territorio operano con spirito di sana collaborazione per studiare, proporre e “fare”: la nostra manifestazione, nel suo piccolo, è stata una bella palestra messa a disposizione di queste forze; i sindaci “vocati” devono avere la consapevolezza di poter contare su di esse e gli altri enti istituzionali devono finalmente rivolgere la loro attenzione verso queste energie, che altrimenti, invece di crescere, possono andar perse, come spesso accade quando al grosso impegno prodotto dal basso non corrisponde una illuminata ricezione dall’alto;
- il potere dei sindaci dove ha rovinato le coscienze della nostra gente così ha l’obbligo di riconquistarla alla dignità umana: tanti sindaci, lo abbiamo appurato durante le nostre marce, sono impegnati su questo fronte; il lavoro che noi riusciamo a produrre non può che essere di sostegno a questa battaglia per far emergere ed affermare amministratori coraggiosi.
Il “cammina, Molise!” e la Regione Molise
Undici anni sembran pochi, ma per noi, che la manifestazione abbiamo partorito e fatta crescere sono stati undici lunghissimi anni di sacrifici e di passioni.
Siamo riusciti, pur nel nostro piccolo, a promuovere con originalità ed efficacia la nostra Regione sia a livello culturale che a livello turistico.
Il progetto
integrale cammina, Molise!, vasto ed articolato, che va ben oltre
i quattro giorni di agosto e che va ad interessare in maniera capillare tutto
il tessuto regionale per tutto l’arco dell’anno, è stato sottoposto,
puntualmente ogni anno, al vaglio delle istituzioni regionali (nella
fattispecie agli assessorati al turismo ed alla cultura), ma invano. Per risposta
solo pacche sulle spalle durante i convegni o le conferenze stampe in segno di
attestato di stima e niente più. Nemmeno un impegno finanziario per la
manifestazione annuale di agosto capace di coprire almeno il costo dei pullman
o del materiale didattico e di divulgazione. Riusciamo ormai a mobilitare
migliaia di persone sul territorio con la forza del volontariato, proponiamo
progetti culturali legati all’ambiente e nessuno ci ascolta, riempiamo gli
alberghi e i servizi brillano per inefficienza! Abbinato al lavoro culturale,
noi oggi facciamo promozione turistica per i nostri paesi ed è inconcepibile
che dobbiamo sborsare di tasca nostra anche i soldi per gli opuscoli
illustrativi, quando sappiamo che fior di milioni vengono elargiti e dalla
Regione Molise e dai grossi sponsor molisani spesso per finanziare i programmi
festaioli solo perché c’è il richiamo del cantante, della miss o del mago di
turno capace di riempire di gente inebetita dalla tv nazionale piazze, campi
sportivi o capannoni!
Questa terra molisana, tanto bella per le sue risorse naturali e storico-culturali, quanto straziata per l’inefficienza politica di quanti, a livello nazionale e regionale, negli ultimi decenni hanno avuto la responsabilità di decidere quali strade dovesse prendere lo sviluppo per la rinascita di una Regione, falcidiata dall’emigrazione.
In questo quadro l’attività di quelli che come noi, associazioni culturali ed ambientaliste di base, operano nel territorio, a stretto contatto con le realtà locali, ma fuori dagli schemi collaudati imposti dalle referenze politiche, rischia di apparire come il necessario folclore adatto per le occasioni più prelibate dell’”apparenza”, senza in questo modo che si vada ad intaccare minimamente la realtà territoriale, e questo nonostante il forte impegno, qualificato e passionale, di un numero sempre crescente di persone che a queste associazioni fanno riferimento.
Noi crediamo che la politica debba essere il frutto della partecipazione dei cittadini. Noi, con le nostre associazioni, siamo cittadini che vogliono partecipare, abbiamo chiare le idee di come si possa sostenere lo sviluppo delle aree interne per essere appieno recuperate e formuliamo proposte e promuoviamo iniziative.
Ma i nostri Politici non ci ascoltano, perché continuano a marciare imperterriti su strade che non sono le nostre, anche per questo non li incontriamo mai sugli itinerari di cammina, Molise!. E mentre Loro giocano alle Corse alle poltrone, peraltro lautamente rimunerati con i soldi delle nostre tasche, noi, a gratis, camminiamo, semplicemente camminiamo per le nostre terre alla ricerca del tempo perduto, tempo perduto da questi Signori.
Prelevando soldi dalle nostre
tasche e tempo al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, da anni cerchiamo di
testimoniare un impegno sincero a favore delle nostre terre. Noi con la nostra
passione ed i nostri progetti ad asciugarci le tasche ed a raccattare gli
spiccioli per promuovere le nostre iniziative, Loro con i loro assessorati, con
le loro deleghe, con le loro commissioni, con i loro manager, con i loro
partiti, con i loro giornali ad intruppare i signorsì onde perpetuare il
circolo vizioso della staticità molisana.
Conclusioni
Fin quando avremo le forze necessarie continueremo ad andare avanti, con l’aiuto e la collaborazione degli amici di sempre, delle associazioni ambientaliste e culturali di base con cui entriamo in sinergia, dei tanti sindaci che senza clamore si rimboccano le maniche nella strenua ed eroica difesa dei loro piccoli centri, dei piccoli operatori economici che da anni ci hanno accordato fiducia. La nostra è una battaglia volta si alla riscoperta ed alla valorizzazione delle nostre terre, ma saldamente imperniata sulla coscientizzazione degli individui, sulla restituzione della dignità ai tanti cittadini molisani, resi amorfi dalla scomparsa della cultura contadina e sottoposti da decenni ai ricatti della cultura politica familistica e clientelare, sull’insegnamento ai più giovani di un nuovo messaggio, sganciato da quello asfittico e statico dell’ambiente in cui vivono, capace di ricondurli a riappropriarsi delle proprie origini culturali, della propria storia e del senso di appartenenza, perché la propria terra può essere salvata solo se amata.
I marciatori, che hanno capito
che noi non siamo i tour-operators di riferimento per una vacanza alternativa,
i sindaci, che hanno capito che noi non siamo gli animatori delle fiere dei
loro paesi, i collaboratori, che hanno capito l’importanza del partecipare e
del far partecipare, i sostenitori, che hanno capito l’importanza dei frutti
della nostra manifestazione, sono i nostri referenti di base; essi
costituiscono la robusta ossatura del cammina, Molise!. E’ anche con loro che il Molise dovrà abituarsi
a camminare nel futuro per iniziare a svegliarsi da un torpore, politico e
culturale, che dura ormai da troppi decenni.
In conclusione. Anche per il 2006, in accordo con le altre associazioni, l’a.c. La Terra prenderà impegno a produrre un progetto specifico per consegnarlo nelle mani dei nostri amministratori regionali, in cui il pacchetto di cammina, Molise! potrebbe essere il volano e nel quale ci dovranno essere i collegamenti necessari alle esigenze più vive del territorio molisano. Gli obiettivi possono essere tanti, bisogna stabilirne solo la priorità e la peculiarità, che non possono prescindere dal finalizzare gli itinerari turistici ad un recupero ambientale e produttivo dei borghi montani e dal coinvolgere in maniera pragmatica direttamente sul territorio le scolaresche ed i giovani in genere, per un loro recupero alla cultura contadina dei loro padri o alla conoscenza della cruda bellezza di questa terra molisana che (lo ripeto) devono imparare ad amare se la si vuole salvare.
Arrivederci al cammina, Molise! 2006 ?