IL PERCORSO SAN GIOVANNI IN GALDO
(CB) - CAMPODIPIETRA (CB) - TORO (CB) - JELSI (CB)
L'itinerario
San
Giovanni In Galdo E'
il quarto ed ultimo giorno della dodicesima edizione di "cammina,
Molise!". L'intera giornata è stata organizzata in
collaborazione con l'Unione dei Comuni del Tappino che ha provveduto
a finanziare l'accoglienza nei vari comuni. Il sig. Mario Santella
di Jelsi ne è stato il promotore e con questa azione ha
fcilitato non poco il lavoro del Coordimanento.
I marciatori, ad un km dal paese, si incontrano con il Sindaco
che li condurrà sulle rovine del Tempietto Italico. Qui
a fare da cicerone è il poeta Nicolino Di Donato, Direttore
artistico del gruppo Folk "Zig-zaghini" di S.Giovanni
in Galdo. Finita la visita al sito archeologico i camminatori
si avviano verso il paese, dove arriva dopo circa mezz'ora di
cammino. L'ingresso festoso, e poi la visita guidata al centro
storico.
Campodipietra
I paesi attraversati in questa tappa sono molto vicini tra di
loro e quindi si procede con una certa tranquillità. Appena
dopo le undici i marciatori sono alle porte di Campodipietra.
Anche qui l'ingresso festaiolo del gruppo è accolto dagli
applausi della cittadinanza che subito fraternizza. Frequenti
sono le estemporanee serenate, di cui una molto toccante viene
fatta ad un ragazzino portatore di handicap che apprezza moltissimo.
Il Sindaco ed il sacerdote illustrano le caratteristiche architettoniche
della Chiesa di S.Martino, si prosegue quindi nella visita del
centro storico e prima di ripartire si offre ai marciatori aperitivi
e bevande varie. Appena usciti da Campodipietra i camminatori
incrociano uno strano individuo con un cappellaccio in testa ed
un bastone tra le mani di grosse dimensioni. Questi poi si rivela
essere Vincenzo Colledanchise, l'etnologo nonchè camminatore
di Santiago di Compostela già noto al Coordinamento per
essersi proposto come guida per Toro.
Toro Vincenzo
guida quindi il gruppo verso Toro. Appena arrivati in paese trovano
l'accoglienza del Sindaco e degli amici della Pro-loco e di tanti
cittadini che stavano in attesa. Vincenzo, profondo conoscitore
delle bellezze archittoniche e storiche del suo paese, trascina
in un appassionato tour il folto gruppo mai stanco di sentire
la voce infervorata di questo colto ed effervescente torese. La
visita ha il suo culmine quando si va a visitare il museo etnografico
delle tradizioni contadine e religiose. Questo museo, messo in
piedi da Vincenzo in anni di duro e appassionato lavoro, rapresenta
qualcosa di straordinario: mai visti tutti insieme migliaia e
migliaia di oggetti, custoditi con tanto amore, a testimoniare
la storia e la cultura di secoli di vita contadina e religiosa.
Vincenzo riceve molti applausi in segno di riconoscenza. E' il
minimo che possono fare i marciatori. Si spera che chi di dovere,
quelli a cui spettano le competenze istituzionali, prima o dopo
si smuovano, prima che tale tesoro possa deteriorarsi. Si va quindi
a pranzo nel capannone della palestra e qui ancora uno spettacolo
nello spettacolo. Prima di tutto lo spettacolo del pranzo, così
accuratamente preparato da mani sapienti capaci di far gustare
appieno i sapori legati alla gastronomia locale; poi lo spettacolo
vero e proprio, improvvisato da un inedito Vincenzo, con cappellone
da pagliaccio in testa e tante poesie e filastrocche da recitare.
Infine, a malincuore, i saluti ed i dovuti e sentiti ringraziamenti
agli amministratori, alla pro-loco, a Vincenzo e quanti hanno
dato il proprio contributo alla buana riuscita di questa bella
festa. Per concludere una breve visita al Convento dove i marciatori
sono attesi dal Priore che sapientemente illustra le caratteristiche
artistiche ed architettoniche del posto.
Jelsi
E' tardi, tanto per cambiare. Per di più le nuvole si addensano
e già comincia a piovere. Si decide di farsi trasportare
dai bus per un tratto fino al sito archeologico delle grotte di
Jelsi, dove il giovane archeologo Michele Roccia con gli amici
dell'Associazione San Amanzio sta aspettando i marciatori. La
visita alle grotte di Civitavecchia, sito paleolitico, con strutture
appartenenti a civiltà italiche, deve essere fata a scaglioni
di non più di venti persone, per motivi di sicurezza. Quando
anche l'ultimo dei marciatori ha concluso la sua visita alle grotte,
Michele si mette alla guida del gruppo e procede verso Jelsi.
Si arriva al ponte Campobasso e si entra in paese da questa antica
strada, che una volta era quella che collegava Jelsi al capoluogo.
La visita al centro storicoed alle traglie si rivela alquanto
accurata ed esaustiva: l'opera di facile esposizione di Michele
è molto apprezzata e viene sinceramente ringraziato. Il
buio della sera e la pioggia sono in agguato. In piazza è
tutto pronto per la festa di chiusura della manifestazione. Grossi
preparativi. Tavole imbandite, stand gastronomici ricchi di ogni
bendidio, stand dell'artigianato locale, palco pronto per l'esibizione
degli "Zig-zaghini" e tanta gente in piazza. Invece
arriva l'acqua. Con la santa pazienza, propria del molisano, si
cerca di allestire più in fretta possibile all'interno
di un ampio locale comunale attiguo alla piazza almeno i posti
a sedere per i marciatori e far loro consumare la cena. Tutti
accalcati all'interno del locale. I marciatori, gli organizzatori,
i Sindaci dei paesi attraversati ed il presidente dell'Unione
dei comuni del Tappino sono tutti lì.
Una visita inattesa mette in subbuglio il Coordinamento, dati
i rapporti difficili con le istituzioni regionali sempre sordi
alle richieste leggittime di una attenzione concreta nei confronti
di "cammina, Molise!" che da dodici anni offre a livello
di volontariato professionalità ed energie varie per la
valorizzazione delle terre molisane. Ebbene in mezzo ai sindaci
spicca la presenza di un noto parlamentare europeo, ex consigliere
regionale, e di un altro consigliere regionale di maggioranza.
A fine festa, al momento dei saluti e dei ringraziamenti, i marciatori
hanno la contetezza di ascoltare gli apprezzamenti verso la manifestazione
espressi ad alta voce dal parlamentare. In dodici anni hanno fatto
sempre così: belle pacche sulle spalle in segno di compiacimento
e niente più. La lotta su questo fronte è destinata
a continuare se continuerà "cammina, Molise!".
I vari Vincenzo, Michele e i tanti altri che, come gli amici del
Coordinamento di "cammina, Molise!", si dannano di lavoro,
seppure appassionato, per far risorgere le proprie terre, dovranno
ancora combattere e sodo per vedere qualche risultato nella situazione
stagnante della politica molisana.
Finalmente cessa la pioggia ma è già tardi. Finita
l'ottima cena, si esce tutti in piazza a gustarsi l'esibizione
del gruppo folcloristico degli "Zig-zaghini" diretto
dal maestro Nicolino Di Donato. Sul palco, a fine festa, tutti
i Sindaci, i rappresentanti delle Associazioni e delle Pro-loco,
e i Coordinatori ed i Collaboratori di "cammina, Molise!"
che si scambiano targhe e doni in segno di reciproco ringraziamento
per l'ottima riuscita, nonostante la pioggia, della XII° edizione
della manifestazione.
NOTIZIE
ALBUM
S.
Giovanni in Galdo
Provincia
CB
C.A.P. 86010
Altezza s.l.m. 610
Superficie kmq 19
Abitanti 698
Santo Patrono
S. Giovanni Battista 27/29 Agosto
CENNI
STORICI Le
strutture del piccolo santuario italico, riportato alla luce
negli anni precedenti, testimoniano che il territorio realmente
risale all'epoca antica. Il centro, sul finire dell'epoca longobarda,
divenne pertinenza dei Benedettini di Santa Sofia in Benevento.
Nel 1785 finiva tale sudditanza e nel luogo veniva inviato un
Governatore Regio. Questa carica si protrasse fino al 1806.
Architettura Un'opera di valore storico la troviamo in una proprietà
privata, è l'impianto planimetrico del tempietto italico,
che richiama la tipologia dei luoghi sacri. All'interno del
centro abitato si trova la chiesa di San Germano, che custodisce
un pulpito di ottima fattura. Questo, decorato con figure di
Santi, è retto da due pilastri con capitelli decorati,
raffigurante sulla parte frontale un'arco trilobato. All'interno
della stessa, troviamo due leoni risalenti al XIII secolo che
fungono da base di acquasantiere.
FESTE E SAGRE
Tra le tradizioni ancora in uso nel paese vi è quella
della sagra del "frecassè", che cade il 29
agosto, in occasione della festività di San Giovanni,
il tipico pasto consiste in interiora d'agnello, uova e formaggio.
Una rappresentazione da non tralasciare è la Via Crucis
che si avvale della recitazione degli abitanti del luogo vestiti
con abiti d'epoca. La stessa si conclude con la "Crocefissione"
sul Colle Calvario. Nelle notti del 31 dicembre e del 6 gennaio,
gruppi di persone del paese intonano le tradizionali "maitunate".
I canti ed i balli tradizionali del luogo, vengono raccolti
e rappresentati dal gruppo folcloristico "Zig-Zaghini"
in tutte le parti del mondo.
SAN
GIOVANNI IN GALDO
Foto
di Gianfranco Zerbesi
SAN
GIOVANNI IN GALDO - CAMPIDIPIETRA
Foto
di Gianfranco Zerbesi
Campodipietra
Provincia
CB
C.A.P. 86010
Altezza s.l.m. 504
Superficie kmq 19
Abitanti 1664
Santo Patrono S. MIchele
Data del S. Patrono 11 Agosto
CENNI STORICI
Le origini di Campodipietra risalgono al 1200, quando una colonna
di militari germanici, al servizio di Federico Lo Zoppo, prese dimora
sullo sperone roccioso dell'attuale località Coste di Santa
Maria. Successivamente la storia del centro fu caratterizzata da
un tranquillo avvicendarsi di signori e casate più o meno
importanti. Tra quest'ultime meritano menzione quelle dei Gambatesa
(fine del XV secolo) e dei Carafa.Il
centro storico conserva le caratteristiche medievali, esso mostra
vicoli stretti con selciato in pietra e piccoli edifici a stretto
contatto tra di loro. L'intero abitato era racchiuso, nello stesso
periodo, da una sicura cinta muraria che si apriva in tre soli punti
con le rispettive porte. La chiesa di San Martino fu costruita nei
pressi di una di quest'ultime nel luogo oggi denominato Borgo della
Porta. L'edificio sacro custodisce all'interno una preziosa tela
del pittore molisano Paolo Gamba, raffigurante l'Immacolata (1774).
Alla più piccola chiesa di San Bonaventura, edificata in
epoca successiva al Medioevo, è legata una tipica storiella
locale: gli abitanti di Campodipietra vi si riunirono nel 1705 per
decidere, tramite votazione, quale dovesse essere il Santo Protettore
delle campagne, (gravava continuamente la minaccia di grandinate),
la popolazione del luogo avvertiva il bisogno di affidarsi completamente
ad un protettore celeste perché in precedenza le intemperie
avevano causato gravi danni alle campagne. Il ballottaggio si svolse
tra San Bernardino da Siena e San Martino e quest'ultimo "ebbe
la meglio".
FESTE E SAGRE
La Campodipietra moderna è un centro che accomuna il nuovo
e la tradizione con estrema disinvoltura. Alla tavolata che ha luogo
in occasione della festività di San Giuseppe, il 19 Marzo
ed è composta da 14 pietanze, è affiancata una rivisitazione
del Carnevale (è stata ripristinata dai giovani del luogo)
con la sfilata dei carri addobbati, carichi di giovani mascherati
e schiamazzanti per l'intero territorio comunale. L'Estate è
vivacizzata dai balli in piazza, i giochi popolari (albero della
"cuccagna", corsa nei sacchi) caratterizzano, oltre le
cerimonie sacre, la festività di San Michele (11-15 Agosto). .
CAMPODIPIETRA
Foto
di Gianfranco Zerbesi
Foto
di Costantino Cirelli
TORO
Foto
di Gianfranco Zerbesi
Foto
di Costantino Cirelli
TORO
- JELSI
Foto
di Gianfranco Zerbesi
JELSI
Foto
di Maurizio Germano
Foto
di Gianfranco Zerbesi
Foto
di Costantino Cirelli
Toro
Provincia
CB
C.A.P. 86018
Altezza s.l.m. 606
Superficie kmq 24
Abitanti 1558
Santo Patrono
S. Mercurio Martire
Data del S. Patrono 23/27 Agosto
TORO,
sul versante collinare della fondovalle del Tappino, a 12 chilometri
da Campobasso, si porge al visitatore con le blandizie di una
bella donna, specie la domenica mattina, inondata di sole. Piazza
del Piano, “arengo ciarliero dei sogni” secondo Emilio
Spensieri, pullula di battute, sorrisi, ammiccamenti. Ma,
sulle prime, è bene sfuggire all’abbraccio della
piazza, resistere al richiamo degli sguardi luminosi della sana
gioventù a passeggio e tuffarsi, invece, nel dedalo di
viuzze deserte, le rue o ruve di boccaccesca memoria e diretta
derivazione latina, che si dipanano dal sagrato della chiesa.
Le rue sorprendono (come sorpresero Longano nel Settecento) con
splendidi colpi d’occhio su un panorama che incastona una
dozzina di comuni limitrofi, spaziando dalle cime del Matese,
alla valle del Tappino, ai lontani contrafforti del subappenino
dauno. Né può essere altrimenti, se è stata
proprio l'altezza del sito a dare il nome a Toro che nell'equivalente
termine della bassa latinità significa "Collis cacuminatus
et rotundus" cioè "colle aguzzo e rotondo".
Non a caso, la terrazza (la loggia) si propone come motivo architettonico
ricorrente delle costruzioni locali. Così la chiesa parrocchiale
del Santissimo Salvatore ha la sua loggia, affiancata su quella
naturale che è data dal sagrato; e un’altra ancora
ha, sul torrione del campanile a strapiombo sul Barbacane, a spiare
la piazza del Piano. Incantevole, poi la visione che offre, a
chi si arrampica fin lassù, la loggia del campanile; non
beninteso la cella campanaria, ma il tetto a terrazza, proprio
della torre. Tradizioni
popolari Nel
silenzio ovattato delle rue, rotto di tanto in tanto dai passi
frettolosi di donne sempre in faccende, si respira un'aria di
stagioni antiche, che si rincorrono nel ciclo annuale delle tradizioni
contadine: dalla Pasquetta, canto augurale della notte dell'Epifania,
al bufù di fine anno, passando per il Carnevale, i riti
di San Giuseppe, la Pasqua (tra l'altro la Via Crucis e la Scurdata),
il Maggio, i fuochi a Sant'Antonio... Un'aria filtrata dall'oscura
profondità di fondaci e cantine che i toresi, come api
laboriose, hanno pazientemente e pericolosamente scavato a più
piani nella roccia arenaria (u rapille), per farne scrigni di
salumi (ricercatissima la soppressata torese) e vini che niente
hanno da invidiare a quelli più celebrati: specie il bianco,
sapido e frizzante. Lo si gusta sempre, ma celebra la sua apoteosi
nei conviti di San Giuseppe (il 19 marzo e il 1 maggio), o all’indomani
del Ferragosto, in quello di San Rocco, ovviamente di magro. Il
vino rosso impera, invece, nella eccezione, che pure esiste, di
convito a base di carne, salumi, e spezzatino (cacio, uova e interiora
di pollo o agnello).
Il
Convento
Tesori d'arte, sculture e pale d'altare, sono anche nella chiesa
di Santa Maria di Loreto, costruita nel 1592 sul colle che domina
il paese, a ridosso dell’omonimo convento francescano. Impossibile
elencarli tutti. Ci limitiamo a indicare quelli che rimandano
a papa Orsini, Benedetto XIII, il quale da arcivescovo di Benevento
e abate di Santa Sofia, e quindi signore spirituale e temporale
di Toro, amava soggiornare proprio nell’ameno convento.
L’Orsini, che già aveva donato al convento una Madonna
del Rosario, datata 1721 e firmata Nicola Boraglia, una volta
papa volle donare ai frati una grande tela della Madonna di Loreto,
di autore anonimo, datata 1727, con la dedica “Ex Amore
Benedicti XIII”.
Mostra etnografica
Realizzata con tenacia e passione da Vincenzo Colledanchise, la
raccolta privata esibisce centinaia di utensili, attrezzi da lavoro,
abiti d'epoca, santini, oggetti e statue di pietà popolare...
Allogata
nei locali della cantina di casa Pietrantuono, in via Sotto le
Case, la Mostra rimane ufficialmente aperta nella seconda quindicina
di agosto.A
richiesta, previo contatto telefonico (0874-69583), il signor
Colledanchise è lieto di aprire la mostra, anche negli
altri periodi dell'anno.
Jelsi
Provincia
CB
C.A.P. 86015
Altezza s.l.m. 597
Superficie kmq 28
Abitanti 2040
Santo Patrono S. Andrea
Data del S. Patrono 30 Novembre
Riguardo
le origini del paese molisano, il parere degli storici è
discorde: alcuni ritengono che Jelsi sia stata fondata da alcune
colonie di zingari e per questo veniva chiamata nel 1494 "Terra
Gyptie", altri invece sostengono che il paese abbia avuto origine
presumibilmente nel 680-700 dalla tribù degli Zingani, appartenente
al popolo dei Bulgari.Lo
storico dott. Vincenzo D'Amico colloca la fondazione di Jelsi tra
il VII - VIII secolo D.C. ad opera di una popolazione bulgara destinata
alle nostre terre da Grimoaldo, ex duca di Benevento poi Re dei
Longobardi.
Il
paese durante l'ultimo scampolo di dominio longobardo nel Molise
era denominato "Gittia" per divenire Gelzi o Gilizza nel
1600. Jelsi compare in molti documenti del 1092, del 1148, del 1194
e ancora in un elenco di Defetari, redatto nel 1212. Dopo il 1212
il feudo di Jelsi fu assegnato all'amministrazione dell'imperatore
Federico II. Il primo feudatario del paese fu Bertrando di Beaumont,
come si apprende da un documento del 6 marzo 1270: questo documento
registra l'assegnazione di Jelsi e del vicino territorio di Gildone
da parte di Carlo I d'Angiò a Bertrando di Beaumont.
Nel
1334, dopo la morte di Bertranda, nipote di Bertrando, la Casa dei
Beaumont si estinse e il feudo passò alla famiglia dei Barras,
che lo detenne fino al 1477, quando ne divenne proprietario Alberico
Carafa. Il suo buon governo venne ripagato dal Re di Napoli Ferdinando
I d'Aragona con la concessione al feudo dello status di Contado.
Il feudo restò alla famiglia Carafa, fino a quando Girolamo
Carafa fu costretto a cederlo a Nicolò Pavesio per i debiti
accumulati. Soltanto
nel 1606 Eligi Carafa riuscì a ricomprare il feudo, che restò
in possesso della sua famiglia, con varie vicissitudini, fino all"eversione
della feudalità.
Tra
il 1656 e il 1657 Jelsi dovette lottare contro la peste. Dopo l'epidemia
il paese subì l'attacco dei briganti di Cesare Riccardo il
quale, alleatosi con una famiglia di Jelsi intenzionata a vendicarsi
dei Carafa, rubò molti oggetti preziosi e incendiò
molte abitazioni. Era il 17 marzo del 1672. Il
centro medievale ha una forma a fuso, nata da un impianto urbanistico
di epoca romana; si vede ancora chiaramente il decumano (Via S.Andrea),
invece il cardo è poco riconoscibile per la sovrapposizione
del tessuto medievale. La
piazza più importante del centro Storico è Piazza
Chiesa Madre.
Gli
edifici che la delimitano sono la Chiesa di S.Andrea Apostolo, il
complesso ducale dei Carafa, nonchè la Cripta dell'Annunziata
con i soui affreschi del XIV secolo della scuola di Giotto e Pietro
Cavallini.Suggestivi
sono i sottopassaggi che mettono in comunicazione i vari isolati;
l'altra Piazza è Largo Ripo che per la sua morfologia amplia
la visione panoramica verso il fondovalle del Carapelle.
L'espansione
del paese è avvenuta verso il locale tratturo, che per la
sua larghezza, ha conferito al nuovo abitato ampi spazi, caratteristico
Corso Vittorio Emanuele, nella cui parte terminale è stato
realizzzato il Monumento ai Caduti. Nel
Resto del paese si possono apprezzare: il Palazzo Valiante, il Palazzo
Pinabello, il Palazzo Civico, a pochi chilometri dell'abitato, il
Santuario Santa Maria delle Grazie con l'annesso Convento, le Grotte
di Civitavecchia, il Parco paleontologico, Colle San Pietro e il
Parco "Valle del Cerro".
La festa del
grano La Festa
del Grano nasce nel 1805 come ringraziamento a S. Anna per i lievi
danni subiti in seguito al rovinoso terremoto del 26 luglio 1805. La
scelta del grano come offerta ed elemento da plasmare per le decorazioni
è chiamata simbolica: è il ringraziamento offerto
alla "Grande Madre", S. Anna, del frutto della nostra
terra. Ogni
Jelsese è particolarmente fiero della Sua "Festa". Fierezza
e consapevolezza di essere nello stesso tempo autori, attori e registi
di una importante rappresentazione di vita e di cultura. Ogni gruppo,
ogni famiglia ed ogni contrada che vuole sfilare con il suo carico
di grano si impegna alla sua realizzazione curandone l'addobbo. Il
grano diventa uno strumento espressivo e garanzia per lo svolgimento
della festa nonchè l'elemento principale per la realizzazione
delle traglie trainate dai buoi e dai carri a trazione meccanica. I
vari tipi di carri che prendono parte alla sfilata ogni anno il
26 luglio possono essere schematizzati come segue: A)
Il Carro della Santa.
Originariamente la statua di S.Anna veniva trasportata a spalle
ma dal 1974 viene inserita su un carro pregno di elementi simbolici. B)
Le Traglie
Sono tregge tirate da buoi. La traglia si compone di due "soglie"
(pattini di legno di quercia) unite da due assi su cui poggiano
ortogonalmente tre tavole fermata da sei legni che formano il piano
di carico.
Sia dall'asse anteriore che da quello posteriore portano due "catinelle"
verso l'alto che si uniscono ad un palo centrale.
Il legno usato per la realizzazione della Traglia è quello
di quercia. La sua decorazione viene effettuata con:
- trecce di grano (ogni spiga viene pulita dalle foglie superflue
e messa in ammolo per 24 ore e lavorata a treccia).
- pellone (struttura sferica ricoperta di grano, portata da un bastone);
- nicchia (arbusti di legno ancora verdi, ritorti e uniti da filo
di ferro e coperti da trecce di grano);
- pellome (piccoli bastoncini lignei incrociati e fissati con fili
di paglia lavorati in forma geometrica). C)
Le Trasportatrici.
Giovani in costume tradizionale che trasportano covoni di grano. D)
I Carri in Miniatura.
E' il contributo dei più piccoli e il carico viene fatto
tirare da cani o ovini. E)
Gli Asini.
Un tempo molto in uso trasportavano il carico direttamente sulla
groppa, abbellito con trecce di grano. F)
I Carri Agricoli a Trazione Meccanica.
L'ingresso dei carri trainati da trattori è recente e segna
un rinnovamento del trasporto dei carichi. G)
I Carri Moderni.
Scenografie decorate con grano artisticamente lavorato, sono le
principali innovazioni apportate da questo tipo di carico. Negli
ultimi anni la Festa si è gemellata con altre similari. come
quella delle "Regne" di Minturno e quella del "Covo"
del Santuario Mariano di Campocavallo di Osimo, riscuotendo un grande
successo. Il
18 ottobre 2000 il carro raffigurante la Porta Santa è stato
portato a Roma in udienza Pontificia dal Santo Padre Giovanni Paolo
II. L'ultimo
Gemellaggio nel 2003, con la Festa del Pane di Savigliano. La festa
è stata presente al "B.I.T." di Milano e alla "Manifestazione
Città dei Sapori" di Roma Nell'anno
2005 si è tenuto il Bicentenario della Festa del Grano che
ha richiamato un gran numero di cittadini Jelsesi residenti all'estero
e la manifestazione si è svolta in un clima di particolare
suggestione.
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Editrice
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periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della
manifestazione naturalistica e socio-culturale
cammina,
Molise!