La
mattina di buonora ci si ritrova sulle sponde del Lago artificiale
del Liscione, in cui si rispecchia l’abitato Guardialfiera (1200, abitanti , quota m. 280) è famosa per avere dato i natali, all’inizio di questo secolo ,allo scrittoreFrancesco Jovine ed in tempi recentiall’attività dell’ AIG che svolge attività di
divulgazione per la valorizzazione del Molise.
Guardialfiera è nota inoltre per la “pietra noce “ e “ occhio di tigre”, pietra locale dalla splendida colorazione e disegni che appaiono quando è lavorata.
La cultura della pietra è molto sentita e, il giovane sindaco ci fa l’onore di inaugurare, al nostro passaggio, il rifacimento del centro storico con l’ apprezzabile
ripristino della vecchia pavimentazione urbana, ed anche l'omaggio di un tassello
di pietra.
Qualche dubbio invece può sorgere sull’intervento per ripulire con la sabbiatrice la muratura del palazzo perché leva anche la caratteristica patina di antichità.C’è da controllare poi la instabilità dei versanti, quello di fronte ne portò via.
in passatuna parte, qui risuonano gli insegnamenti di Cuoco, di Zurlo edi tanti
illustri concittadino di queste contrade...
E’doverosa, essendo l’anno del Giubileo, la visita alla chiesa dell’ Assunta
con gli splendidi portali gotici e la stupenda cripta del secolo XI . I muri
esterni sono un prezioso collages di elementi di strutture precedenti.(duetrecenteschi)..
A fine visita si assaporano ottime vivande locali: pizza, squisiti dolcetti e panini.
Poi si parte e alla periferia si imboccala stradina, che porterà alla prima masseria e qualcuno lascia segnali per indicare la direzione agli ultimi della comitiva. Il panorama inizia ad aprirsi verso il lago nel quale si staglia l’abitato
arroccato intorno allachiesa con il campanile.
Oltrepassata la prima masseria si prosegue sino alla Masseria Fratamico
ove doveva essere l’appuntamento per il secondo rinfresco e, a sorpresa, è stato preparato nell’area attrezzata del bosco S. Nazario, qualche centinaio di metri più in la Qui ci attendono olio genuino, saporiti pomodori e fichi appena colti in territorio. L’allegria
non manca e Michelino racconta con maestria piacevoli episodi della
sua vita militare. Al termine si riprende a scendere attraverso
una stradina nel bosco di cerri fino a Fontana Fontegrande, tutta
in pietra,, posta a quota 569.slm...
Si percorre un centinaio di metri sulla stradina asfaltata, proseguendo
poi nel bosco Pontone, avvicinandoci così ai territori di
Castelmauro.
Il tracciato è su terra battutama, i mastodontici mezzi meccanici per la trebbiatura, hanno allargato il passaggio. Si cammina bene anche se l’aria è calda,
al fresco della vegetazione e, in leggera discesa ,si raggiunge
il Vallone grande. (Quota 400). Oltrepassata la stradaasfaltata,
si imbocca dalla parte opposta un tratturello, sempre in terra
battutaed in ripida salita, per giungere al bivio della Crocella,
(quota 676,) Cianciulli Michele nel frattempo ci fa osservare uno
splendido portale in una masseria posta sulla destra .
La salita è faticosa anche per il caldo, il gruppo si sfilaccia
e i primi arrivati attendono gli ultimi al fresco di ombrosi alberi
di un ristorante.
Superato subito dopo il quadrivio della chiesetta di S. Giovanni,
incontriamo, a poche centinaia di metri, un piccolo edificio. Le
sedie impagliata e robuste all’esterno, la facciata semplice
fa venire in mente una di quelle Cappelline di campagna. Se non
ci fossero i soliti fili aerei, (elementi di degrado del territorio
che potrebbero benissimo essere interrati) da questo luogo si potrebbe
ammirare il panorama e Civitacampomarano sul costone.....
Si prosegue verso croce Strangola attraverso il bosco di cerri di Valle Monterosso, sino ad incontrare, sulla destra ,una grande area attrezzata. Siamo di poco oltre il culmine conTre Terminia quota 816..
La camminata , ora in discesa leggera, continua sull’asfalto ed è resa piacevole dall’ ombra del bosco sino a raggiungere, sulla destra, il bivio, verso il Bosco Puntoni Un centinaio di metri all’interno presso l’edificio
forestale, ora in abbandono , ci attendono i rappresentanti di
Roccavivara
che ci faranno compagnia nell’ultimo tratto della camminata. Imbocchiamo un fresco i sentiero sulla sinistra,(un altrosulla destra porta alla stessa destinazione,) e con un bellissimo tragittosu sentierino erboso che passa in un folto bosco di aceri, cerri, ..giungiamo allo spiazzale erboso dove ci aspetta il gruppo folcloristico che dà saggio
della propria bravura
Poi ci accompagna fino a Roccavivara, (un centinaio di metri)dove
una lunga tavolata ci aspetta Buono e genuino è il cibo, una nota del tutto caratteristica è data dall’acqua fresca contenuta in tine di rame ed ogni commensale si serve mettendola nel proprio bicchiere con il “cuppino”.
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GUARDIALFIERA |
GUARDIALFIERA Guardialfiera è ancora possibile assaporare usanze e tradizioni non "inquinate" dal
consumismo e dallo sfruttamento turistico.
Infatti questa terra è depositaria di bellezze naturali, di tesori d'arte,
di antiche tradizioni che solo alcuni conoscono o hanno potuto immaginare leggendo
i libri di Francesco Jovine, ricordando storie, fantastiche e reali, della
gente di questa parte dei Molise.
Andare a spiare le meraviglie di una natura ancora intatta, il fiume e le campagne che la mano dell'uomo ha appena toccato, senza arrecare alcuna grave compromissione.
Il paesaggio è costituito da boschi e macchie di vegetazione arbustiva e cespugliosa di tipo mediterraneo che fa contrappunto a lontani paesaggi marini. Dalla collina più elevata è possibile
ammirare un vario e pittoresco panorama: il mare Adriatico e le Isole Tremiti.
Notevoli sforzi sono stati fatti per valorizzare il patrimonio architettonico
del paese e per utilizzare a scopi turistici le bellezze naturali di cui
la montagna è ricca, vera oasi di vegetazione con acqua ed aria
salubre.
Cenno geofisico Guardialfiera è una cittadina con
1199 abitanti (ma per un massiccio fenomeno migratorio diverse centinaia
di persone sono residenti in paesi europei ed extraeuropei).
Situato sulla dorsale di una dolce collina a 280 metri sul livello dei mare sulla parte sinistra dei fiume Biferno, rispecchia la sua fresca radiosa bellezza nelle onde di un immenso lago artificiale.
Guardialfiera ha un clima salubre e si trova nella provincia di Campobasso, nella regione Molise e dista dal capoluogo circa 42 Km. e dalla cittadina adriatica di Termoli 33 Km.
Ha un agro di 43,16 Kmq, i parte coltivato (frumento, vigneti, uliveti) e in parte bosco.
Di notevole importanza turistica sono il bosco San Nazario ed il lago artificiale, in cui si sta programmando l'utilizzazione per la pesca sportiva.
Breve sunto storico Sorta intorno al decimo Secolo, la denominazione "Guardialfiera" è luogo di diverse interpretazioni. La prima ritiene che Guardialfiera sia l'equivalente di "custodia": una sorta di "Guardia degli Alfieri"; la seconda ritiene il nome di Guardialfiera derivante da "Guarda Alfano" così chiamato "Alfano" il monte a fronte dei paese; la terza fa derivare Guardialfiera dal nome di "Adalferio",
Conte di Larino che nel 1049, al tempo della dominazione Longobarda, era
Feudatario di Guardialfiera e del territorio circostante.
Nel secolo XI Guardialfiera fu insignita della Sede Vescovile da Papa Alessandro II in compenso alla buona accoglienza fatta precedentemente dai guardiesi al Papa Leone XI nel suo passaggio per i nostri luoghi. Rimase Sede Vescovile fino al 1818 quando, in conseguenza del Concordato, venne soppressa.
Nel corso dei secoli, Guardialfiera ha subito notevoli trasformazioni legate
al processo evolutivo dei vari periodi storici. Inizialmente era costituita
da un'unica fortezza a guardia della valle dei Biferno. Successivamente intorno
al castello vennero costruite la Chiesa e le prime case (ancora oggi la zona
viena chiamata "Piedicastello") circondate da mura di difesa. Nella
cinta muraria vi erano tre porte che costituivano gli unici accessi al centro
abitato. Gli ultimi resti delle mura e la porta principale che erano situate
nell'attuale Piazza Aldo Moro, vennero distrutti all'inizio del 1900.
Nei primi dell'800 invece, Guardialfiera si è estesa e sviluppata anche oltre la cinta muraria seguendo la conformazione naturale del luogo. Caratteristico è il Borgo Medievale detto "Piedicastello", che è sorto intorno e sotto il Castello ora diroccato, si abbarbica sul dorso della Collina in prossimità della Cattedrale Chiesa di Santa Maria Assunta. Ogni paese contiene nel suo interno, quasi nel suo andito più riposto, la Chiesa con il Campanile. A Guardialfiera vi è l'antichissima Cattedrale di Santa Maria Assunta. Maestosa, monumento di stile in prevalenza Longobardo ancora tutto da capire e da scoprire: dai bassorilievi su pietre squadrate incastonate nelle masse murarie, al copioso deposito di civiltà e di arte dei nostri padri, ai preziosi paramenti ed alle suppellettili Sacre. Si è aggiunto
negli ultimi anni lo stupore per la scoperta della Cripta Paleocristiana,
sotto l'altare Maggiore della Cattedrale.
Essa, in origine, comprendeva tre navate, ricche di pitture e ornate dalle
armi di Vescovi secondo l'antico costume. La molteplicità di elementi romanici di chiara influenza longobarda, gotici e barocchi presenti insieme alla rinfusa sui muri perimetrali della Chiesa, sono testimoni tangibili che il tempio ebbe uno sviluppo architettonico di rilievo. L'edificio per varie cause, prima fra tutte il terremoto, più di una volta dovette essere restaurato, così da rendere attualmente difficile una sua lettura in chiave architettonica. La facciata principale presenta un portale di stile barocco, mentre sulla facciata orientale si apre, molto sollevato da terra, un portale al quale si accede tramite una scala laterale. Esso e detto "Porta Santa" e
annualmente viene aperta per le indulgenze eccetto negli anni Giubilari.
A sud vi è l'accesso alla Cripta abbastanza ampia con archi a tutto sesto e copertura a crociera. Ad occidente, fra conci grezzi lavorati a disegno geometrico o a figure umane, vi è un
altro portale Gotico (oggi murato), inquadrato in una specie di pannello
formato da tredici archetti pensili di chiara derivazione Longobarda.
Manifestazioni Ad ogni Natale "Piedicastello" diviene Betlemme, dando vita ad un caratteristico ed originale Presepe. L'itinerario e le scene viventi del Presepio si snodano fra le sequenze di costoni di roccia, scantinati, piazzali, atri, dirupi e così il gradevole ed armonico salire di scalini, si dipana poi nella rincorsa di vicoletti in bianchi casamenti, attraverso il ritmo scenografico di fiaccole e di efficaci contrasti. Lungo questi vicoletti si aprono le botteghe dello scalpellino, del venditore di pane, delle filatrici di lana e gli altri esercizi, che ripetono nell'arredamento mistico, nei gesti dei protagonisti, nei paludamenti, i personaggi che in quella Notte Santa furono testimoni di un miracolo annunciato dalla Cometa. Si arriva così alla grotta della Natività,
realizzata entro la Cripta Paleocristiana della Cattedrale.
Quel ch'e più bello in questa cornice unica di suggestione, é la partecipazio-ne corale sinceramente sentita dalla gente dei luogo, che vive intensamente l'atmosfera che s'ispira all'amore, alla bontà, alla solidarietà.
ROCCAVIVARA Nell’agro di Roccavivara è situata l’importante chiesa badiale di Santa Maria di Canneto, edificata dai benedettini nel XII secolo nei pressi del fiume Trigno sul sito di una chiesa preesistente, della quale si suppone abbia mantenuto la pianta a tre navate, chiesa che era stata ricostruita dopo un incendio che l’aveva distrutta: questo edificio distrutto era stato donato nel 706 da Gisulfo I, duca di Benevento, ai monaci di S. Vincenzo al Volturno. In una Bolla pontificia di Martino (942-946) S. Maria di Canneto è uno dei cenobi dipendenti da Montecassino e tale rimase sicuramente fino al 1474: dopo questa data iniziò la decadenza dell’edificio, alla quale si pose fine solo con i restauri degli anni ’30.
La lunetta del portale, romanico, che si apre sulla facciata reca un’iscrizione con il nome dell’abate
Rainaldo: nei muri esterni sono stati reimpiegati diverse lastre di epoca romana
e conci lavorali a rilievo altomedievali (secc. VIII-IX).
Cenni storici Contrariamente
a quanto potrebbe far pensare il nome "ROCCAVIVARA", un insediamento umano nel suo territorio risale certamente all'epoca sannitica. Ne danno testimonianza reperti archeologici rinvenuti qua e là, l'urna cineraria del tipo isernino conservata come base della penultima colonna nel Santuario della Madonna di Canneto, una moneta d'argento greca della zecca di Pirro rinvenuta in contrada Pontoni, monete romane di bronzo risalenti alle guerre puniche, una scritta indecifrata incisa su una tegola di tomba sventrata e distrutta mentre si costruiva la superstrada a Canneto proprio nell'anello di svincolo per Roccavivara e Montefalcone nel Sannio, il loculo di un bambino inumato in un muro di fondazione ad angolo retto del muro laterale destro della Chiesa di Canneto. Tale loculo fa pensare ai sacrifici umani di bambini che nell'antichità si era soliti fare per assicurarsi la protezione degli dei per la stabilità della casa.Tale sacrifici non si praticavano dai romani specie in epoca imperiale. Deve trattarsi, dunque, di inumazione sacrificale di epoca sannitica. Infine lo dimostra il muro megalitico in contrada S. Fabiano(Roccavivara) costruito in prossimità di una villa romana riportata alla luce dalla Soprintendenza alle Antichità e
Belle Arti del Molise nel 1980.
L'ipotesi non deve sorprendere perchè il territorio di Roccavivara era a confine tra le tribù Frentana e Pentra, ambedue tribù sannitiche; ed è proprio sul tratturello che collega il grande tratturo Piano delle Cinque Miglia-Foggia, (che passa sotto Celenza sul Trigno ed, attraversando il fiume, si incunea nella vallata tra Montefalcone nel Sannio e Montemitro) si porta alla città pentra
Trivento e poi prosegue verso gli altri grandi tratturi dell'alto Molise.
In seguito alla definitiva disfatta dei sanniti per opera di Mario, nel territorio
di Roccavivara, come in tutto il territorio di Trivento, fu immessa la tribù romana
Voltinia, probabilmente costituita da veterani di Giulio Cesare.
A Canneto l'insediamento umano si accrebbe notevolmente. Lo dimostrano in maniera
chiara le iscrizioni e i cippi funerari rinvenuti nella zona e conservati nel
Santuario della Madonna, gli spezzoni di cornicioni posti alla base esterna dell'abside
centrale della Chiesa e disseminati qua e là nel parco, e che dovevano far parte di un mausoleo e non di un tempietto. Difatti dalla circonferenza degli spezzoni, con un semplice calcolo geometrico, si ricava che il diametro della costruzione era di tre metri, troppo piccola per un tempio, ma normale per.un mausoleo. intorno al 450 d. C. per la comunità cristiana della vallata fu costruita una Chiesa a Maria Vergine Madre di Dio. Fu la prima chiesa ricostruita dai benedettini di S.Vincenzo al Volturno nella prima metà del 700 d. C., quando l'ebbero da Gisulfo I, duca ,di Benevento, ed ingrandita nella prima metà del 1100, così come
1 ammiriamo attualmente.
Nel 1532 Roccavivara contava 75 famiglie. Nel 1545 ne erano solo 66 e nel 1561 erano scese a 44. Nel 1595 ne sono 105.
Queste cifre, che possono considerarsi aride, nascondono due notizie: una storicamente
accertata da altre fonti e per altri posti ed è la peste che mieté molte vittime in tutta l'Italia ed anche nel Molise; dunque: il notevole calo di famiglie tra il 1532 ed il 1561 deve essere stato causato da questo male; la seconda è da
ipotesi: I'impennata di
crescita nei trenta anni successivi forse fu causata dal raggruppamento intorno al castello di Roccavivara dei cittadini delle frazioni di S. Fabiano, S. Giorgio, Canzano.
Tale raggruppamento era giustificato dalla necessità di difesa che era più efficiente intorno al castello del feudatario che altrove, dalla maggiore efficienza dei servizi religiosi offerti dalla Parrocchia con un clero legato ed obbligatorio alla struttura ecclesiastica, dall'attività civile
che mentre coinvolgeva tutti i cittadini di Roccavivara, si praticava solo
nel centro maggiore e non nelle altre frazioni. Gli anziani, inoltre, raccontano
che nelle frazioni a monte vi fu una invasione di formiche che costrinse
la popolazione ad abbandonare le loro case e cercare rifugio altrove; furono
scacciati sia da Castelmauro che da Civitacampomarano ma furono accolti da
Roccavivara.
Nel 1566 Giovan Francesco Di Sangro vendette la terra di Roccavivara con tutto il suo stato a Rainaldo Carafa per 6000 ducati. Rainaldo Carafo era marchese di Montenero di Bisaccia.
Nel 1575 nella parrocchia e per la parrocchia furono fondate le cappellanie
di S. Michele Arcangelo e del SS. Rosario. Queste erano destinate a sopperire
con le proprie entrate alle necessità del culto nella chiesa parrocchiale,
alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle cappelle relative costruite
nell'interno della chiesa, ed alle feste relative che venivano celebrate nel
giorno stabilito dalla liturgia.
Nel 1592, a causa di gravi debiti Rainaldo Carafa, fu costretto a cedere il feudo di Roccavivara al figlio Geronimo. Ma subito dopo fu messo all asta, venduto ed acquistato da Giovanni Gallo. In seguito alla sua morte avvenuta nel 1596 passò al figlio Loysi, ed in seguito alla sua morte, passò al
figlio Alessandro che lo possedeva nel 1639.
Il 1600 fu funesto per la popolazione di Roccavivara. Lo fu anche per tutto
il regno di Napoli. Agli aragonesi nel 1500 e nel 1600 successero i vicere
mandati dal governo spagnolo. Essi si qualificarono: per esservi rimasti pochi
anni nel governo, per aver vessato il popolo con imposizioni di tasse sempre
più pesanti ed assurde, tasse che poi dovevano servire non al bene dei cittadini ma alla disonestà degli esattori, dei feudatari , della nobiltà emergente cioè di
chi aveva imparato a fare soldi facilmente, e delle corti del vice-re o della
corte di Spagna.
Nel primo decennio del 1600 vi fu una grave carestia, che si ripetette nel 1621 e nel 1622.
Il 1700 è ricordato per alcuni grandi fatti nella vita di Roccavivara:
la consacrazione della chiesa parrocchiale avvenuta il trenta ottobre 1726 per
opera del vescovo di Trivento monsignor Alfonso Mariconda. In questo secolo furono
acquistate 6 Statue.
Nel campo civile si ebbe la determinazione dei confini tra Montefalcone e Roccavivara nella piana di Canneto e nel Casale di S. Croce; avvenne il 14 marzo 1701. Nel 1740 fu compilato il catasto onciario per la nuova tassazione disposta dal re Carlo Borbone.
Il Santuario della Madonna di Canneto e il suo feudo dal 1400 erano rimasti
pressocchè abbandonati. Gli abbati commendatarii , che da quel secolo
afflissero tutta la Chiesa, vivendo fuori sede e volendo il numero chiuso dei
monaci, come del resto avveniva in tutti i monasteri, provocarono lo spopolamento
del monastero tanto fiorente nei secoli precedenti. Agli inizi del 1500 sia
la chiesa che il monastero era custodito da un francescano della scarpa.
Nel 1762 Mons. Giuseppe Carafa vescovo di Trivento trasferì il Santuario
di Canneto, il monastero ed il suo feudo al Seminario di Trivento, col solo
onere di tenere gratis due chierici di Roccavivara nel Seminario stesso.
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