La tappa della Natura e della storia, dove l'ambiente è armonia
Lasciare l'armonia del paesaggio e dell'ambiente naturale della valle di Conca Casale lo si fa a malincuore ma la partenza è subito gratificata dal tracciato, un antico collegamento con la sottostante e vasta piana venafrana completamente diversa per colture da questa piccola conca che si lascia alle spalle. A tratti "zeppatto", soprawissuto per buona parte del tracciato ove mezzi meccanici ed incuria non hanno minacciato e distrutto il vecchio manto in pietrame, ci si immerge nella identità del luogo percorrendo il collegamento ove transitavano muli carichi di olive e di legname. All'inizio si può osservare una scritta del secolo XIX incisa su una liscia roccia sulla destra in occasione di pellegrinaggi, uno dei primi segni religiosi a dimostrazione di come il tracciato avesse importanza anche religiosa; i resti del convento di Santa Domenica ci attendono al valico. Stiamo immersi nella folta vegetazione del versante a Nord del M. S. Croce, più fresco e meno assolato, sino al passaggio a quota 833 m slm. Sulla sinistra si può raggiungere la cima di Monte S. Croce (m 1025 slm) con i resti di una cinta sannitica, sulla destra la cima di M. Corno (m 1.047 m slm). La visione dell'ampia piana di Venafro delimitato dai Monti del Matese e dal Monte Cesima, con i resti della centuriazione romana e l'agricoltura su ampi appezzamenti offre uno spettacolo diverso dalla piccola piana di Conca. Si inizia a scendere passando alla Portella fra due pareti rocciose, sulla destra una bella e antica immagine religiosa su ceramica; scendendo si possono osserva!e le alte pareti verticali rocciose di questi versanti dei monti. Si scende dapprima fra macchie di carpini e tratti brulli per poi giungere, continuando fra gli oliveti secolari e dopo aver superato ai margini l'opera poligonale di epoca sannitica in località Madonna della Libera, al Duomo di Venafro, cittadi- na da visitare per il notevole patrimonio storicoarchitettonico. Ripresa la marcia, guidati dalla mole di Monte Sammucro, gli uliveti ci accompagnano lungo un tracciato a mezza costa ,sino alla frazione di Ceppagna. Da qui si imbocca l'antica strada statale ora in disuso che sale dolcemente sino al valico delle Tre Torri, passo di antica data utilizzato sin dall'epoca romana; appare la piana di San Pietro Infine, oltre Monte Lungo episodio della resistenza della ultima guerra. Per raggiungere l'abitato distrutto si prosegue in leggera discesa a tratti su tracce erbose a tratti sulla stessa viabilità, soffermandoci alla croce in ricordo dell'uccisione nel 1947 di un capitano di Duronia, paese di molti partecipanti alla marcia. Si giunge così al vecchio abitato distrutto del piccolo centro, estremo lembo di territorio casertano, per percorrere le vecchie stradine ancora selciate e riflettere sulle distruzioni belliche.
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L'ITINERARIO |
ALBUM
(foto di MAURIZIO GERMANO)
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CONCA CASALE
Il Territorio dell’attuale comune di Conca Casale faceva parte nell’alto Medioevo dei possedimenti della badia benedettina di San Vincenzo al Volturno: lo attesta il Chronicon Volturnense. Successivamente, essendone feudo, visse le stesse vicende dell’attuale Venafro, dal quale fu staccata nel 1811 per essere assegnata a quello di Pozzilli.
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VENAFRO
Esaminando alcune testimonianze giunte fino a noi, gli storici affermano con certezza che il paese di Venafro era già sviluppato al tempo delle Guerre Puniche. Infatti, Annibale non ebbe esitazione ad assalirlo e conquistarlo. In epoca romana Venafro più volte citato dagli scrittori e dagli eruditi per il clima favorevole e per la qualità di alcuni suoi prodotti, come il vino e l’olio. Nel periodo angioino la città fu addirittura elevata a città regia. Verso la seconda metà del XV secolo la famiglia Pandone iniziò ad esercitare la propria signoria sul feudo di Venafro, segnando anche il momento più florido della storia del paese. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente il paese fu assoggettato dal ducato longobardo di Benevento e divenne sede di contea. Successivamente, con l’avvento dei normanni prima, e degli svevi poi, il paese iniziò la sua appartenenza alla contea del Molise. |
VENAFRO - SAN PIETRO INFINE |
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SAN PIETRO INFINE |
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SAN PIETRO INFINE
Il territorio su cui sorge il borgo antico di San Pietro, arroccato su uno sperone di roccia. Il paese, di origine medioevale, quasi completamente distrutto dai bombardamenti effettuati nel corso del 1944, con le sue strette stradine a gradoni e le semplici case in pietra calcarea coperte con tetti in legno, conserva ancora i segni e le lacerazioni della guerra. L’attuale centro di San Pietro Infine è stato ricostruito dopo la seconda guerra mondiale. Situato al confine con il Lazio e il Molise, ultima propaggine della Campania, San Pietro Infine è rimasto isolato per molto tempo dagli eventi burrascosi che hanno tormentato la storia di Terra di Lavoro. La natura montuosa e aspra del territorio ha favorito, dopo l'Unità d'Italia, il fenomeno del brigantaggio.Tra gli edifici più significativi del borgo antico deve essere segnalata la Chiesa di San Michele. L’Arco dei baroni, nel vecchio centro, si presenta come una struttura architettonica di stile gotico, costituita da volte a sesto acuto realizzate in epoche diverse. Quasi sicuramente era l'acceso ad una fortezza medioevale più antica. Nel paese nuovo sorge il moderno edificio della Chiesa di San Nicola. Rimaneggiata nel Novecento è la Chiesa della Madonna dell' Acqua, la cui ristrutturazione sembra dovuta, fra l'altro, al denaro inviato dagli emigranti del paese.
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periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della
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