L'ITINERARIO
a cura di
ENZA SANTORO
SILVANA REALE
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ALBUM |
Montenero
di Bisaccia
Latitudine:
41° 57′ 0′′ N
Longitudine: 14° 47′ 0′′ E
Altezza: 273 s.l.m.
Superficie: kmq 6688
Abitanti: 93,01
Densità: 71,90 ab./Kmq
Su un’altura tufacea, in cui si aprono
grotte di grande interesse geologico, alto si eleva il
campaniledella Chiesa di San Matteo Apostolo che domina
l’abitato con le case addossate, degradanti verso
una campagna rigogliosa di seminativi, di vigneti, uliveti
e frutteti.
Stupendo il paesaggio che dai monti
abruzzesi abbraccia il Golfo di Vasto fino al Porto di Termoli,
alle Tremiti, al Gargano.
Arioso il viale alberato che immette
nell’ampia piazza ridente nel verde della villa comunale,fresca
di zampilli di belle fontane.
Imponente la Chiesa di San
Matteo Apostolo: la parete laterale è in
mattoni con rosone ed arco ogivale, il prospetto moderno è in
pietra e porte intarsiate di legno e metallo; oggetti di
pregio sono un organo del 1740, un coro di legno intagliato,
datato 1787ed una statua del Santo in argento del 700 napoletano.
Il centro storico si sviluppa lungo
via Regina Elena con vicoletti laterali, aperti sul contorno
paesaggistico o chiusi da abitazioni che ne bloccano la visuale.
Accanto a case con intonaco rozzo si fanno notare alcune
abitazioni con le romanelle e la pietra che conserva il tocco
di maestria artigianale.
Monumentale ilSantuario di Santa Maria
di Bisaccia, con l’ampia scalinata., la bella facciata
e la cupola in stile neoclassico, edificata nel 1811 in sostituzione
di una piccola cappella.
È un luogo di incontro dei Monteneresi
e di devota partecipazione alla processione che accompagna
il quadro della Madonna, ritrovato, secondo la tradizione
popolare, da un pastorello in una grotta tufacea.
Dall’altura costeggiata dal tratturo
Centurelle–Montesecco la vista spazia sulle propaggini
appenniniche con spettacolari forme calanchive che denunciano
la difficoltà del terreno a prendere e mantenere l’humus,
un sito riconosciuto di Importanza Comunitaria e quindi tutelato.
Non distante la Grotta della Madonna
che custodisce materiale fossile la cui origine risale al
Miocene Superiore secondo la stima del dipartimento di paleontologia
dell’Università di Napoli.
Nella contrada Montebello, in posizione
dominante sulla foce del Trigno, permangono i resti di una
Torre a pianta quadrata edificata nel sec. XIII sui ruderi
di un castello, per rafforzare la difesa dagli assalti che
venivano dal Mare.
Buona la tenuta demografica; il benessere è legato,
nel passato, al vasto impianto industrialecomprensivo di
mulino, oleificio, pastificio, lanificio e centrale elettrica,
nel presente, alla produttiva attività agricola ed
all’espansione dell’offerta Turistica, favorita
dal felice connubio mare-collina.
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MONTENERO
DI BISACCIA -
COOP IL NOCE |
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COOP
IL NOCE
(agro del comune di Petacciato) |
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COOP
IL NOCE - SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI |
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SAN
GIACOMO DEGLI SCHIAVONI
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Petacciato
Latitudine:
41° 58′ 0′′ N
Longitudine: 14° 57′ 0′′ E
Altitudine: 169 m s.l.m.
Superficie: 1 0 km²
Abitanti: 1220
Densità: 111 ab./km²
Petacciato, il terrazzo del Molise, poggiato
a quota 225 m s.l.m. tra distese floride di varie colture,
offre una bella vista sul mare da Vasto, all’arcipelago
delle Tremiti, al promontorio del Gargano e sul contesto
montano molisano e abruzzese con la splendida Maiella.
Mare, pineta, collina, un insieme gradevole
che offre ospitalità a quanti cercano il mare, ma anche
la salutare aria collinare; è questa la nota vincente
di Petacciato che presenta un sensibile incremento demografico
anche grazie allo sviluppo turistico favorito dall’ampia
spiaggia e dalla confortevole pineta e potenziato da una discreta
disponibilità logistica con l’utilizzo delle vecchie
case e con la costruzione di nuovi complessi che emergono come
strutture dal vivace colore con unità abitative rispondenti
alle richieste dei villeggianti.
Un viale ombroso di pini e di palme conduce
in un ampio spazio, dove Scuola, Comune ed una Chiesa moderna
rappresentano il nuovo centro culturale - amministrativo, mentre
l’indicazione Borgo invita a perlustrare l’antico.
Un belvedere con vista sul mare offre
una vista gradevolissima e la piazza Belgioioso si fregia di
un gioiello dell’ XI – XII sec.,la chiesa
di San Rocco tutta in mattoni: la facciata si fa ammirare
nella sua linearità fregiata da una teoria di archetti
e da un timpano in cui è collocata una piccola nicchia
con la Madonna. La bellezza globale dell’edificio è compromessa,
purtroppo, da case che si addossano al monumento chiudendo
la visuale delle absidi e della Torre campanaria. Davvero bello
l’interno a tre navate con colonne ed archi rivestiti
da mattoni; di particolare suggestione è la Cripta a
quattro navate con volta a crociera.
Il palazzo ducale in restauro ed alcune
case private ben ristrutturate con il recupero delle parti
in mattone e con l’intonaco vivacizzato da colori pastello
sono segno di una rivitalizzazione che va interessando anche
il centro storico.
Petacciato deve la sua prosperità e
tenuta demografica alla mentalità aperta ed imprenditiva
dei Petacciatesi . Ne sono un buon esempio le48 attività industriali,
tra cui la Fornace e l’Azienda Di Vaira che è un
fiore all’occhiello molisano.
Nato come centro di educazione e di formazione
dei futuri agricoltori, ha un’estensione di 500 ettari,
un centro polivalente con colture varie, allevamento del bestiame
e lavorazione dei prodotti caseari, centro all’avanguardia
nella sperimentazione e nella produzione biologica.
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San
Giacomo degli Schiavoni
Latitudine:
41° 1′ 0′′ N
Longitudine: 14° 52′ 0′′ E
Altitudine: 225 m s.l.m.
Superficie: 34 km²
Abitanti: 3488
Densità: 100 ab./km²
Un ampio viale introduce nell’abitato di
San Giacomo degli Schiavoni: l’impressione è di
ordine e dignitoso benessere.
La visuale è ampia: lo sguardo si
posa sulle distese collinari tappezzate di seminativi e vegetazione
arborea e spazia lontano verso gli Appennini e sul mare per un
raggio amplissimo che va da Vasto al Gargano.
Una delle tre antiche porte resta a testimonianza
del tempo in cui le mura proteggevano l’abitato dalle scorrerie
piratesche e le tre porte, che si chiudevano al tramonto, custodivano
la pace notturna dagli assalti dei briganti.
La porta, sovrastata da una struttura con
orologio rappresenta il sito di incontro, di discussioni, di
festa, un luogo con quattro secoli di Storia, dove da sempre
i Cittadini si danno convegno, sott u rlogg.
La Comunità più antica
residente nella Contrada delle Piane, intorno ad una cappella
rurale dedicata a San Giacomo Apostolo, costituisce
il primo nucleo abitativo che, però, è decimato
dal terremoto del 1456; dell’abitato restano ruderi, solo
in parte visibili.
I pochi sopravvissuti, sette famiglie,
si trasferiscono su un’altura dove sette grotte scavate
nella roccia di tufo offrono loro riparo e danno vita ad una
piccola Comunità che tuttavia resiste poco.
Nel 1564 alcune famiglie di Schiavoni,
venuti dall’Istria per sottrarsi alla persecuzione turca,
diventano assegnatari di terreni da coltivare dietro pagamento
di canoni; lavorano molto e bene in modo da far prosperare la
nuova Comunità.
La Chiesa di San Giacomo ed il suo territorio,
sin dal XIII sec. appartiene all’Università di Guglionesi;
successivamente viene concessa dal Papa Bonifacio VIII ai Cavalieri
Gerosolimitani e nel XIV sec. è assegnata alla Mensa vescovile
di Termoli. Il Vescovo di Termoli, quindi, assume anche il titolo
di Barone e fa costruire Il Palazzo, la
sede del Vescovo-Barone, dove periodicamente si recano i Coloni
per versare la Traggeria, il canone da pagare
su tutti i prodotti della Terra.
La vessazione continua, nonostante vari
tentativi per liberarsene, fino al 1965, quando una petizione
popolare, su iniziativa del Sindaco Tullio Alberto di Lena, ne
chiede l’abolizione secondo la legge del 1964 sull’affrancazione
dei Canoni.
Il detto popolare Tre Case
e due Religioni sottolinea la presenza dei Valdesi che,
agli inizi del ‘900, trovano facile diffusione nella Comunità sangiacomese,
la quale si sente oppressa e non rappresentata religiosamente
dalla baronia del Vescovo di Termoli. La donazione di un terreno
consente l’edificazione di una Chiesa Valdese che si realizza,
nonostante la ferma opposizione della Chiesa cattolica, provocando
divisione e contrasti talora violenti tra i cittadini di diversa
fede religiosa.
Maria Santissima del Rosario ha una bella architettura
del XVIII sec. costruita sui resti di un precedente luogo sacro.interessante
la Torre Campanaria di stile romanico, rivestito di mattoni a
spina di pesce.
Da notare l’ampio uso di mattoni nella zona costiera, prodotto del materiale
locale e dell’opera solerte delle fornaci.
A due chilometri dall’ abitato, sono stati portati alla luce i resti
di antichi edifici tra cui una Villa Rustica Romana costruita
tra il V ed il IV secolo prima di Cristo, di cui sono ben conservati alcuni
pavimentati, una cisterna ed una fornace.
La storia del nome San Giacomo degli Schiavoni manifesta la
perfetta integrazione del popolo slavo, la sua volontà di non rinnegare
le origini e conservarne il ricordo nel Toponimo: infatti il nome più antico, Casale
San Giacomo, assume l’appellativo di Schiavone con
decisione del Consiglio Comunale 12/12 1863, con Regio Decreto del 04/2 1864,
per onorare la stirpe dei fondatori. Questo nome è stato accanitamente
difeso e conservato, nonostante i tentativi di cambiarlo, nel 1940, quando
si propone in nome San. Giacomo Maggiore e nel 1952 quando si propone il nuovo
nome di San GiacomoAdriatico.
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Copyright:
A.C. "La Terra"
Editrice
de
la
vianova,
periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della
manifestazione naturalistica e socio-culturale
cammina,
Molise!
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