EDIZIONE 1998

IL PERCORSO

CERCEMAGGIORE - CERCEPICCOLA - S. GIULIANO del SANNIO - ALTILIA - GUARDIAREGIA

LE CARATTERISTICHE

- lunghezza Km 35
- tempo percorrenza 10 ore
- quota partenza 957 m. slm
- quota arrivo 730 m. slm
- quota massima 1000 m. slm

 

IL RACCONTO
di

Claudio di Cerbo

Foto a cura di ALFREDO CIAMARRA

IL PERCORSO
di

Claudio Di Cerbo

1aTAPPA

CERCEMAGGIORE - CERCEPICCOLA - S. GIULIANO DEL SANNIO-ALTILIA- GUARDIAREGIA

LUNGHEZZA Km. 35
TEMPO PERCORRENZA ore 10
QUOTA PARTENZA slm 957
QUOTA ARRIVO slm 730
QUOTA MAX slm 1000

Si parte dalla piazza di Cercemaggiore, quota m. 957 slm, un centro di origine antica la cui popolazione raggiunge quasi i 5.000 abitanti e nel cui territorio le testimonianze del passato sono presenti con i resti di una cinta sannitica su Monte Saraceno, a quota 1085 slm a pochissima distanza dall’abitato, e con la chiesa di S. Maria a Monte che dal colle, a quota 1.000, protegge l’abitato.
Con lo sguardo di fronte al Matese ed a Sepino, la pianura sottostante che separa le prime propagini del Matese verso la zona sannitica di Terravecchia, ci prepariamo a incominciare il tragitto.
Dopo la visita al centro storico, la camminataprosegue verso il Santuario di S. Maria della Libera, eun sentierino scosceso, con il fondo a tratti “zeppato” o “inseliciato” ciporta a quota 730.
Il solito Lucarelli, indisciplinato come sempre, riesce ad alleggerire unapianta di prugne che protendeva i rami verso terra per ilcarico dei suoi frutti; poco distante fa bella mostra di sé inoltre uno maestoso esemplare di ornello.
S.Maria della Libera è preceduta da un bel prato alberato, dove sono in attesa i cavalieri ed in cui i cavalli si esibiscono in passi di danza. Le origini delconvento datanoprima del XV° secolo, quando un contadino rinvenne sotto terra una statuetta lignea della madonna, ora conservata all’interno della chiesa,e da dove scaturì una sorgente. All’interno del complesso del Santuario si fanno apprezzare il refettorio maggiore, unlocale unico con arredo che rievoca tipici ambienti di vita monastica, incuirisaltal’affresco dell’ultima cena opera del maestro Nicolaus de Fenico datato 1666, e in quello minore la cena di S Domenico.
La calma degli ambientiin cui si consumavano ifrugali pranzinon è pari a quella della fila che è all’esterno; siamo giàverso le otre 12, per il primo “rinfresco” della giornata.
Nei pressi della fontana monumentale in pietra imbocchiamo la strada comunale La Torre, prima, e, poi, quella della Cortine chesi sviluppano a mezza costa seguendo il Colle Cortineperdirigersi verso Cecepiccola. Oltrepassata la masseria Parente; il tracciato è tutto sufondo in asfalto perché ormai la viabilità interpoderale in zona è stata trasformata tanto daessere un valido sostituito al collegamento provinciale che passa più in alto.
Cercepiccola, comericordavamo conGiovanni qualche giorno primain cui abbiamo scoperto di esserestati compagni di scuola, anche se in classi diverse, è stato il paese di una nostra professoressa di filosofia al liceo scientifico di Isernia: la Signora Lombardi che ricordiamo per il suo carattere materno.
A Cercepiccola - posto su una collina a quota 677 slm, abitanti oltre 800, ed il cui nome sembra che derivi in epoca medioevale da quercus minor, ci arriviamo tramite un sentiero erto, appena pulito, con fondo parzialmente a gradoni e lastricato, - da classificare come un reperto visto che testimonianze simili vanno sempre più scomparendo - che ci conduce con un certo affanno alla piazza del paese con la monumentale fontana all’ingresso;vi si affacciano il palazzo ducalea pianta quadrangolare, di origine medioevalee la chiesa di S. Salvatore che ha perso le sue caratteristiche, già restaurata nel XVII secolo contiene una statua dello scultore Paolantonio Trivisonno.
In piazza l’accoglienza è festosa con unaparte dei personaggi della rappresentazione dei dodici mesi, una manifestazione con 32 personaggi tutti su cavalcature; in questa occasione è presente il mese di luglio; segue la visita al centro storico in cui, come illustra il sindaco, si è avuto cura di interventi non distruttivi ma delicati.
Sindaco, perché non adoperarsi ugualmente per evitare di demolire quella parte del centro storico più antico, senz’altro staticamente più instabile, ma che ha conservato intatti i suoi caratteri e l’impianto urbanistico? Grazie.
Ripartiamo per San Giuliano del Sannio, con oltre1200 abitanti a quota 630 slm, a soli 3Km, e percorrendo la provinciale ma comunque sempre al fresco della bosco Defenza, il gruppo si fraziona, non avendo i primiincontrato, una staffetta che conduce il resto alla visita dell’allevamento, in una tenuta privata, dei cavalli arabi. L’incontro è comunque nella piazza del paese affollato,in cuispicca un’altrabella fontana monumentale in pietra, e dove ci aspetta, dopo il breve saluto di accoglienza del sindaco, larappresentazione dei “fucilieri” e l’esibizione di un gruppo folcloristico locale. Ci piace ripetere che l’accoglienza non consiste nel solo rinfresco atteso ma come in ogni altro paese viene curatoanche l’aspetto culturale con le visite al centro abitato ed ai monumenti cittadini.
Ed una testimonianza ben conservata è il lavatoio al lato della piazza, una caratteristica del paese; qualche giorno prima, per verificare il tracciato, mi era capitato di fermarmi in un altro lavatoio, che veniva usato con allegria dalle ragazze: e chi sa quanti incontri galanti sono accaduti o quanti ricordirievocano le chiacchierementre si strizzano i panni.
Ci si incammina perAltilia.
La strada rettilinea che taglia la pianura è visibilissima; la si imbocca nei pressi della stazione ferroviaria, si attraversa il passaggio a livello e con un lungotratto pianeggiante, sarà in effetti questo l’unico pezzo di tracciato con tali caratteristiche, si taglia la vallata che ci separa dal Matese.
La fila si allunga ed è visibilissima sul giallo dei prati dopo la mietitura; oltrepassiamo alla fine di tale tratto con il sottopasso la stradaa scorrimento velocenei pressi delle masserieCase Battista - a quota 550 slm, ed ancora poco oltre, in corrispondenza delle Masserie Mutillo, svoltiamo a sinistra per incrociare il tratturo Pescasseroli - Candela. Lo percorriamo per circa 300 metri svoltando a destrain direzione di Altilia che vediamo a qualche centinaio di metri.
Vi entriamo da porta Beneventodopo aver incontrato il Mausoleo Ennio Marso.
Per molti, che non hannomai prima d’ora avuto occasione di trovarsi all’improvviso in una città di epoca romana, lo stuporeappare evidente.
Percorrendo ildecumanoci si ferma nel foro piazza e successivamente nel teatro ove le illustrazioni di Rocco, di Germano e di Lucarelliattirano l’attenzione del gruppo.
Si è fatto tardi, sono le cinque del pomeriggio, e l’itinerario prevede anche la visita allazona archeologica di Terravecchia (la Sepino preromana, posta però in alto a quota 950 slm, con i resti della fortificazione di epoca sannitica, costituita da mura in opera poligonale, lunghe 1500 metri, risalenti al IV secolo a.C.e con i resti di tre porte, quella del Tratturo, dell’Acropoli e la postierla del Matese), non possiamoperò visitarla perchè preferiamodedicareil tempo alla visita della antica città così ben conservata e valida testimonianza per comprendere il modo di vita urbano dei nostri conquistatori.
E’ veramente singolare ed appassionante osservare come un così numeroso e disomogeneogruppo possa interessarsi alle vicende dell’economia tratturale su cui Rocco, ponel’accento o alla verve di Lucarelli nel raccontare la vicinanza delteatroalle mura.
Quando si riparte, nei pressi del fontanile fuori della porta Terravecchia, preferiamoimboccare il percorso qui anziché da porta Boiano,in modo da poter osservare oltre la tipologia di alcune case rurali che in questa zona presentano caratteristiche, sulla manifattura in pietrame anche su quelletipologiche delicate con ballatoi ricoperticon strutture lignee che ne qualificano l’aspetto.
Oltre avvertiamo che per arrivare a Castelluccio, bisognerà percorrere un tratto di un vecchio sentiero fra gli spini, che inizia subito dopo la Masseria dei Vecchiarelli (restituirò appena possibile la roncagentilmente prestatami).
Il gruppo si separa, preferendo alcuni percorrere la strada con fondo in asfalto; infatti, un gruppo eterogeneo e numeroso è difficile tenerlo unito, comunque con piacere e stupore bisogna apprezzare quanti con la buona volontà e nonostante la non più giovane età, non hanno perso l’occasione di dimostrare lo spirito di superare le difficoltà.
Quandodopo essere uscita dall’intrico dei rovi percorsi per poche centinaia di metri in salita, si arriva a Castelluccio, un gruppo di case abbandonate, è ormai l’imbrunire.
Ci si rincuora perché ormai la strada in discesa è tutta praticabile, e facilmente transitabile e si snoda incontrando altri agglomerati di case abitate, oltre fontanili sino ad una splendida masseria di cui non ricordo il nome.
Da qui oramaisi osserva bene l’abitato di Guardiaregia con le luci e la sagoma del paese che si staglia sulla massa scura del monte alle spalle; per arrivarci si percorre un breve tratto con fondo zeppato sulla sinistra, si percorrere poila strada asfaltata incontrando l’altro gruppo.
È ovvio dire che a Guadiaregia la tappa si conclude conl’accoglienza del Sindaco, il rinfresco e la visita alla mostra storica sul paese.

 

ALTILIA

La comitiva, dopo avere ammirato il monumento funebre di Ennio Marso, entra in Altilia, città di epoca romana, da porta Benevento. Percorrendo il decumano, con visibili solchi lasciati nel duro basolato dalle ruote dei carri di quell’epoca, grande è lo stupore di chi per la prima volta scopre di trovarsi nel mezzo di un’area urbana ben conservatae leggibile.

Infatti l’antica Saepinum si presenta ed appare subito, inaspettatamente, per i più come una cittadina racchiusa fra le mura romane ben conservate, cui è ben visibile anche lasuccessiva stratificazione di epoca medioevale. Il nome di Altilia risale a questo periodo e, sugli edifici, costruiti con materiale in buona quantità di spoglio, è possibile leggere il passare dei secoli, la storia e le vicendedel posto.

Sulla parte destra esterna della porta verso Boiano, delimitata da due torri circolari, inciso su una lastra, c’è un importante e significativo testo, con il quale i prefetti del pretorio, Basso Rufo e Macrinio Vindice, tentano di regolamentare il transito delle greggi. I prefetti ordinano che gli addetti al controllo delle stesse, magistrati e guardie del luogo, di non compiere atti di abuso ed angheriesui transumanti.

Appena oltrepassata la superstrada, è bello camminare sul basolato del decumano e poter muoversi in unacittà di dodici ettari, con le muralunghe oltre 1200 metri, ammirare una delle tante abitazioni di tipo pompeiano, fornite di atri con impluvio, che ospitarono una popolazione, secondo stime attendibili, di cinquemila abitanti.

La città, posta in pianura e sul tratturo Pescasseroli - Candela era centro importante dipassaggio per la transumanza, con un numero di oltre 60.000 pecore oltre i muli ed altri animali al seguito. Attività artigianale e commerciale si svolgeva in essa come testimonianoil mercato dei benicommestibili - il macellum - la tintoria -fullonica - con i quattro invasi a forma di imbuto con le pareteti rivestite in mattoncini, in cui si lavavano i panni e si coloravano i tessuti: erano di moda il rosso, il nero il giallo. Posto lungo la via del foro si possono scorgere i vani ed il canale del mulino ad acqua - hydriomula - . L’acqua, scorrendonel canale, muovevala macina composta da due coni ed il grano passando fra le pareti, si riduceva in farina.

Ben presenti sono i resti delle tabernae, con accenni del bancone. In esse si potevano rifocillare i viandanti, nelle cauponae, bettole ed osterie. Per chi non voleva utilizzare l’acqua delle fontane comela Fontana del Grifo oMarso Gallo o quella del Purgatorio conl’espressivo mascherone , c’erano inoltrei thermopolia.

Non mancano gli spazi e gli edifici pubblici tra cui anche i “loca necessaria”, i gabinetti, la zona dell’area forense con i resti della basilica, di circam 31x m.20, con 8 colonne, sormontate da capitelli di ordine ionico, sui lati più lunghi e 4 su quelli corti, risalente all’epoca augustea, conilprolungamento deltribunal e dell’aula absidata .

Accanto c’è il foro in cui si svolgevano le funzioni amministrative e la vita politica, con un’ampia èplatea lastricata - area a forma di rettangolo non regolare di circa m 54x m30.

Verso il centro della platea, a grosse lettere è possibile leggere i nomi dei due magistrati che la fecero eseguire. I lati dell’area furono forniti di precise opere perraccogliere le acque piovane. Su di esso si affacciavano, sul lato opposto del decumano,alcune locali destinati ad aule, quella del culto imperiale, del comizio della curia ed un tempietto.

Si susseguono, quindi, lungo il decumano e danno uno spaccato di vita dell’epoca il mercato, il macellum uno spazio, preceduto da un porticato, con al centro la vasca con perimetro esagonale in cui si attingeva l’acqua per rinfrescare e lavare soprattutto gli ortaggi e la fruttaed ai lati iresti dei piccoli locali per la posa dei prodotti .

Attraverso il poderoso tetrapilo siamo entrati nelteatro, posto a ridosso della cinta e con le uscite direttamente collegate con l’esterno della cinta; la cavea con il diametro di 61metri, con almeno nove ordini di posti a sedere, capace di ospitare circa tremila spettatori, ha lo spazio ben conservato per l’orchestra e la scena e gli spettatori potevano stare al riparo deivelaria la copertura di telacome ogni teatro degno di rispetto.

Non mancano le terme, piccole ma complete, poste nei pressi della Porta di Boianocon ben riconoscibile la modesta piscina natatoria, e che probabilmente venivano molto utilizzate dai transumanti appena entrati nella cittadina.

 

 
Copyright: A.C. "La Terra"

Editrice de la vianova, periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della manifestazione naturalistica e socio-culturale cammina, Molise!