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TAPPA
ROCCAMANDOLFI - CASTELPIZZUTO- LONGANO- ISERNIA
LUNGHEZZA
KM 24
TEMPO
PERCORRENZA OR E6.30
QUOTA
PARTENZA slm 850
QUOTA
ARRIVO slm 440
QUOTA
MAX slm 1230
DIFFICOLTA’per
escursionisti allenati
Questatappa, dal tracciato ben evidente, è più breve
delle altre e non presenta grosse difficoltà ad eccezione
del primo tratto, appena fuori l’abitato del paese e di
un altro nella parte centrale inforte pendenza nella discesa.La sera precedente si è giunti a Roccamandolficon il
buio, ma si è fatto più tardi sia peril piacere
della frescura che per i momenti di un’allegra compagnia
ricomposta attorno alla tavolata.La mattinadella partenzal’ospitalità continua,
prevalel’aspetto culturale, conla visita alla mostra delcostume
del paese, uno dei più belli non solo del Molise ma di
tutta Italia, come richiamato dalla De Filippis, una mia alunna
di qualche anno fa, che ha illustrato con professionalitài
gioielli e la documentazione esposta.Si riparte dal fontanile nei pressi del ponte
che scavalca il torrente Callora perinerpicarsicon una stradina
a strettitornanti che sale dalla quota 770 m slma1.000 m nel
giro di poche centinaia di metri. Il gruppo riparte a fatica
e con titubanza, allungandosi in un lungo cordone colorato
che si snoda per tutto il versante roccioso. Si ripercorreil
tracciato che proposi nella prima individuazione del “Sentiero Italia” e poi percorso dal successivo “Cammina
Italia”.Dopo il ripido strappo ed il passaggio nei pressi
della fontana del serbatoio idrico, il tracciato diventa quasi
pianeggiante, costeggiando il corso del Callora, appena visibile,
sporgendosi da qualche costone roccioso, che scorre molto più in
bassonella stretta gola.Siamo alla stessa quota del castello che appare
poco distante sul versante opposto; si può osservare e comprendere la
imprendibilità della fortezza per le alte pareti perpendicolari
di questo lato. Il sentiero è una pista erbosa che si
snoda fra prati, nei quali nel periodo estivo svolazzano vari
tipi difarfalle, a cui fa seguitouna traccia in terra battuta.Sulla destra, poco distante, la mole delMonte
Miletto appare in tutta la sua bellezza con i profondi canaloni
e le guglie rocciose ed isolate dei “Campanariegli”;
sulla destra invecele pendici del Colle di Mezzo risultano
interamente terrazzate ericordano come tutto il versante fosse
coltivato sino aglianni immediatamente successivial periodo
bellico.L’ambiente come quello della vallata sottostante al Monte
Patalecchia, che è poco più avanti, sino a un decennio
fa era intatto nella sua naturalitàe privo di viabilità che
attualmente ne stravolge i versanti anche con gli effetti conseguenziali;
tra questi lo scorrere delle acque raccolte in rigagnoli che
sembrerebbe insignificante ma, che, come verificato in loco con
la eliminazione della cotica erbosa tendono a scorrere, scavando
solchi sempre più profondi e mettendone in crisi la stabilità dei
versanti.Il gruppo, accompagnato da due amici di Roccamandolfi,
prosegue sullastradina che conducea Serra Valle Caprara, sul
versante lato Miletto, anziché sul lato opposto, verso il “Pizzuto” dove
si poteva scendere, seguendo una delle piste erbose che si snodano
sul versante a quote diverse, scendendo senza grossa pendenza
sino alla parte alta dell’abitato di Castelpizzuto.Si scollina, invece, seguendo la linea di cresta
da dove il panorama si apre sui due versanti del Callora, cheverserà le
sue acquesul versante Adriatico e del Lorda che unirà le
sue acquenell’affluente del Volturno, con visioni sino
alle Mainarde ed alla Meta, ai monti dellaMaiella .Seguendo il tracciato si scende in modo ripido
con una strada dal fondo pietroso e scivoloso, di recente realizzazione,sicuramente
a servizio dell’elettrodotto.La discesa è faticosa almeno quanto la
salita e si arriva stanchi e sudati, il sole batte forte, la
sete si fa sentire e si arriva al fondo attraversando le acque
del torrente Lorda, qui appena un rivolo, che nasce poco sopra;
da quota1100 m slm. di Serra Valle Caprara siamo discesi con
qualche manciata di minutia quelladi700m. Per arrivare al paese si pro per 1.5 km su una strada in salita
dal fondo asfaltato. Vienepercorsacon calma per recuperare letante
energie che lo scendere ha portato via, osservando con soddisfazione
il tracciato percorso.A Castelpizzuto il rinfrescoè stato preparato nell’edificio
scolastico,situato nella parte bassa dell’abitato e cosaveramente
gradita è la degustazione dell’olio sul pane casareccio
che viene prodotto ancora con il forno a legnanonchédel
formaggio locale.Qualcunoha ancoraforze persalire le rampe del
paesead ammirarel’architettura
del piccolo paesetto che presenta ancora molti edifici ricoperti
conle lastre di calcare grigio ed i paramenti in pietrame a faccia
vista; il paesetto andrebbe curato con la conservazione dei caratteri
dell’architettura che seppure povera, costituisce un esempio
coralesempre più raro da trovare anche nella nostra regione.
La strada centrale non è stata interamenteresa carrabile
con lasolita eliminazione delle gradinate e percorrendola, si
possonoscorgere angoletti da vero presepe. Qualcuno altro ci lascia, spinto dai doveri coniugali:
Giovanni Mascioli, nonostante la sua corporatura, viene delicatamente
spintodalla consorte e prole sull’auto in attesagià da
tempo, indirezione delladimora di Fossalto. La giornata è calda e, per raggiungere Longano, si decide
di percorrere la strada asfaltata più facile e più corta
lasciando il sentiero che scendendo lungo il Lorda e proseguendo,
poisull’altro versantea mezza costa, avrebbe fatto raggiungereil
paese nella parte bassa, in prossimità di un mulino ad
acqua ben conservato.Alla partenza, dopo il lungo rinfresco, ci si
sofferma a guardare il forno a legna sulladestra, e poco oltre,
sulla sinistra,non si può fare a meno di notare il mastodontico stabilimento,
che procura impattoed èancora dainaugurare, per l’imbottigliamento
della acqua denominata Castellina; con tale iniziativa si spera
di risolverel’economia del posto con l’occupazione
che potrebbederivarnesperando che non segua le sorti di qualche
altra analoga iniziativa .Isoli 5 km si percorrono in fila allungata inun’orae si è ricevutinella
piazza del paese dalvice sindaco Domenico. All’ingresso
di questa, inun edificio sul lato destro della strada,si trova
murata una croce in pietra appena visibile, una di quelle croci
su cui l’A.I.I.G.ha presentato una documentazione con foto
di tutta la regione. Lungo questo tracciato ne abbiamo incontratepiù di
una come quelle splendide di Cercemaggiore e Roccamandolfi. Longano, Castelpizzuto e Roccamandolfi sono diventati
dei capisaldi di questo tratto del “Sentiero Italia”, un tratto
che viene abbondantemente frequentato e dove l’ospitalità è diventata
di prassianche se rientra nella normalità.Dopo la ormai usuale e abbondante degustazione
di prodotti locali, si visita,accompagnati da Domenico,Longano
, le cui case si addossano alle pendici delMontelongo. Si va
dalla piazza sino alla postazione del castello, con una scarpinata
di circa cento metri di dislivello, passando innanzi la chiesadi
S. Bartolomeo, che vale la pena di visitare, sino al belvedere
da cui si dominano i tettidell’intero
abitato con irecenti e nuovi manti di copertura.Siamo ormai sul tardo pomeriggio e ci rimane da fare un solo
tratto di circa 10 km,tutto inleggeradiscesa, pergiungere ad
Isernia. Non si farà , quindi, in tempoa percorrereil tracciato
che si sviluppa trale mulattieree non si potràvisitare
la chiesetta rupestre di Santa Maria de Ru Pede, uncomplesso
religiosola cui cappella, ora in rovina, èricavata in
una grotta; una volta meta di pellegrinaggi da parte degli Isernini
che percorrevano i sentieri erbosi, appena accennati, nel bosco
sostituiti attualmente da una strada che hasconquassato i versanti
eha degradato l’ambientefermandosi a un centinaio di metri
dalla chiesetta.Probabilmente una “marziana”, solo così si
può appellare una esponente del gentile sesso che ha deciso
di far, quantomeno, rispettare l’eguaglianza, decide di
fare di corsail percorso sino ad Isernia in meno di un ora, la
scommessa è vinta e pegno, dovuto da me, è una
bottiglia di champagne.La maggioranza si avvia con tranquillità giungendo sino
a metà strada, al bivio per Sant’Agapito da dove
voltando sulla sinistra ,si scende ad incontrare il Lorda per
proseguire, utilizzando sentieri e piste lungo il suo corso,
per l’abitato di Iserniasino alla Fonte Iavennardi, al
di sotto della borgata di Santa Maria delle Monache. Da qui, è oramai
l’imbrunire, sulla strada brecciata si arriva al santuario
dei SS Cosma e Damiano: in effetti si giunge ad Isernia, che è ormai
sera senza avere incontrato l’ostacolo rappresentato dal
superamento della tangenziale.In piazza San Francesco, festosamente arredata
con gusto con tovaglie di colore rosa,ci attendono l’assessore
Buccieri e ladott. Buccominoa cui va il merito, prettamentedi
marcafemminile e squisito, nella cura dellaarredo.A tanta delicatezza non sono abituati i camminatori
chesi sentono in un primo momento fuori luogo, preferendo sedersi
sulle scalinate, masuperata latitubanzaed una voltasistemati
a tavola è difficile
rialzarsi, se non atardissima serata. |
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CASPELPIZZUTO
E’ uno dei meno popolosi paesetti del Molise ed è il
più piccolo della provincia. Attualmente conta ufficialmente
poco più di cento abitanti residenti, i presentimolto
meno,raggiunse il massimo della popolazionenel passato (con
oltre 700ab. nel 1881 e oltre 401 nel 1951)riducendosi,quindi,
in mezzo secolo ad un solo quarto;la causa è da ricercarsi
nell’isolamento geografico del paese e nel mancato adeguamento
dell’economia e dell’attivitàcui ha contribuito
l’indice di invecchiamento della popolazione.
L’abitato è posto a quota 835 slm, ai piedi del
colle la Torre; il toponimo si riferisce con evidenza ad una
fortificazionemedioevaledicui si possono scorgere i pochi resti
salendo sulla cima a quota 1300. Il luogo è ottimo punto
di avvistamento per la valle del Cavaliere e presidio per il
passo verso Castelpetroso; di frontele boscose pareti della
Selva, un fitto bosco che dal corso della Lordasi spinge sino
alle cime di Colle Catarazzi e Monte Celara.
Già in epoca medioevale aveva il nome di “Castrum
Piczutum”, forse per la forma acuminata del Colle la
Torree di esso le prime notizie risalgono all’anno 1269
quale feudo di Tommasod’Evoli,in seguito feudo dei Gaetani
e dei Pandone.
Tutto il
paesetto è un centro storico che andrebbe
conservato con il suo impianto urbanistico, con le stradine
in parte non carrabili, con vicoli e con il patrimonio edilizio
che si presenta con i paramenti delle abitazioni in pietrame
ed imolti tetti delle abitazioni ancora con le “lisce”,
le lastre di calcare di colore grigio.
L’edificio più curato nei caratteri è verso
la parte alta con un piccolo porticato d’ingresso con
due delicati archetti sorretti da colonna centrale.
Famoso
in zona per avere dato i natali a Michele Romano, (1871-1948)
cui è dedicata la biblioteca di Isernia. Egli fu deputato,
senatore e sottosegretario integerrimo alla Pubblica Istruzione
all’epoca del fascismo. La sua casa è ancora in
piedi lungo il corso, anche se abbandonata. Autore di testi
tra i quali ricordo per i toccanti accenti “PaginetteVesperali”,
pubblicato postumonel 1950.
La chiesa
di S. Agata, edificio dai caratteri semplici, posta all’ingresso sud del paese, è di origine medioevale,
fu oggetto di numerosi restauri in epoche successive; sul portale è incisa
la data del 1759 per l’opera effettuata da un certo Libetti.
LONGANO
Longano,poco
più di 800 abitanti attuali, circa 1700
all’inizio del secolopoi, in costante declino, è postoa
700 metri di altezza ai piedi del colle Montelongo ,con esposizione
sul corso del torrente Lorda.
In alto
i resti di una torrecilindricache va sempre più assottigliandosi,
sono quel che restacon altri segni di mura perimetrali del
castelloforse di epoca angioina ;feudo della famiglia Capuano
nel XIIIi secolo Verso la fine del XIV secolopassò dalla
famiglia d’Isernia ai Gaetani e quindi ai D’Evoli
e successivamenteai Gaetani sino al 1541,quando da Camillo
fu ceduta a Fabrizio Tufo.
Nel suo
territorio vi sonoantiche testimonianze risalenti anche all’epoca sannitica come la poco conosciuta cintaposta
in località Civitellao Montelongo., a quota700 m. slm.,
che si protende verso la valle del fiume Cavaliere e della
Vandra, di fronteall’abitato di S..Agapito, separata
dalle gole del Lorda .
Il paesesi
sviluppa sul versante del monte con visualeverso ilLorda
che score poco in basso E’ un
fiume che costituisce uno dei corsi fluvialicon ambiente
selvaggio e conil corso scavatofra alte pareti dei monti
cheseparaLongano da S. Agapito .
Lungoil
fiumeè presenteun mulinoin località postaalla
periferiadell’abitato, raggiungibile rapidamente con
un sentiero , è un edificio ancorain parte ben conservatoe
che, sino agli anni ‘ 60, era attivo così come
la centralina elettrica posta nella stessa costruzione e che
utilizzava la stessa acqua.
Per la
tutela ed il recuperodella strutturaè ben
attivala localeassociazioneche si preoccupa anche della eliminazione
di situazioni didegrado ambientale presenti in territorio comunale.
Il costume
femminile di Longano è uno dei più ricchi
della regione con gli splendidi addobbi e monili e viene ancora
indossato dalle persone più anziane...
La zonaè ricca di grossi alberi di guerce , veramente
spettacolariper la loro maestositàe l’idea di
robustezza che presentano, diffuseper tutto il territorio,
in cui è possibile scoprire località amene comel’ “Acquabona” circondata
da boschi di faggio o torrenti che scorrono impetuosi verso
valle.
La chiesaparrocchiale
di S. Bartolomeo apostolo, posta nella parte alta dell’abitato,recentemente restaurato, appare
tra i caseggiati, di mole decisamemte minore, con antistante
il piccolo piazzale con la vetustapianta di tiglio; il prospetto
presenta duecampanili mentrel’interno è a tre
navate
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